3 febbraio 2006
Lettera aperta a Monsignor Franco
Aldo Maturo

 

 

Lettera aperta a Monsignor Antonio Franco

Aldo Maturo

Carissimo Don Antonio, mi permetta di chiamarLa, solo per un attimo, come l’ho chiamata per tutti gli anni che abbiamo lavorato insieme, giorno e notte, nella F.U.C.I. (Federazione Universitaria Cattolica Italiana), grazie a S.E. Felice Leonardi, già Vescovo di Telese-Cerreto. Aveva convocato Lei, non ancora trentenne, conferendoLe l’incarico di Assistente Spirituale e aveva chiamato me, non ancora ventenne, nominandomi Presidente Diocesano, affiancato dall’ottima e graziosa Rosetta Cofrancesco, di Cerreto, in rappresentanza delle universitarie. Tutti e tre con il compito di creare la F.U.C.I. in Diocesi. Mi permetta di sognare ricordando il passato, più bello di oggi se non altro perché legato agli anni della gioventù, dei sogni, della spensieratezza, della voglia di cambiare il mondo. Mi permetta di ricordare che i cinque anni che abbiamo trascorso insieme, dal 1964 al 1969, sono stati per me, anche grazie alla Sua guida, i più intensi e significativi di quel periodo della mia vita. Insieme avevamo costruito dal nulla una organizzazione perfetta che, pur nei difficili anni delle prime contestazioni, aveva raccolto le adesioni di decine e decine di universitari dai paesi della diocesi, contattati uno per uno, casa per casa.

 

- Festa della Matricola 1965 –

Giovani brillanti che nella sede sociale di Viale Minieri, tra il Palazzone e casa Di Meola, si esercitavano in discussioni dialettiche senza fine, riempiendo ore di riunioni indimenticabili, sormontate dal vocione ineguagliabile di Tullio Festa, sempre pronto a bacchettare a destra e a manca. Resteranno nella memoria del tempo le nostre Feste della Matricola, celebrate goliardicamente in gioiosi cortei per Telese, Cerreto ed altri paesi, le nostre tavole rotonde, le conferenze, il giornalino ciclostilato da noi due in quella sua cameretta al Seminario di Cerreto affogata di libri. Battevamo a macchina le matrici di cera sulla Sua IBM a testina rotante (modello diventato famoso anni dopo per essere stata adottata anche dalle Brigate Rosse) e poi le passavamo nel ciclostile a mano, pronti a ribatterle pazientemente quando si inceppavano ed accartocciavano. Come dimenticare la sua vecchia 500 sostituita dopo qualche anno con una brillante Wolksvagen blu, vero e proprio ufficio itinerante, sede naturale delle nostre interminabili discussioni programmatiche che ci vedevano impegnati ore ed ore, non sempre d’accordo, parcheggiati davanti a casa mia, mentre la pioggia batteva sui vetri appannati ed il freddo si appropriava a poco a poco di tutto il corpo. Come dimenticare la gita ad Alberobello, dove avevamo partecipato ad un Convegno nazionale, o la mia partecipazione alle elezioni universitarie, dove ero stato candidato insieme ad Elena Maietta. Quanta gioia nel vedere che ero risultato primo della Campania agli scrutini delle province, quanta amarezza nel vedermi estromesso per oscuri giochi elettorali condotti dai “napoletani” della Sede Centrale di Via Mezzocannone. Nel ’70 le nostre strade si divisero, ci salutammo, mi disse che sarebbe partito per Roma dove avrebbe frequentato l’Accademia Pontificia.

Fu un duro colpo alla nostra amicizia, ma bisognava arrendersi all’evidenza : la spensierata e sia pur impegnata gioventù stava sfuggendo e bisognava scegliere la propria strada in cerca di un avvenire.

Da allora non ci siamo più visti, sperduti nell’immenso mare della vita navigando su rotte diverse.

Anche io ho scelto la mia strada e forse il seme gettato in quegli anni ha condizionato le mie scelte. Festa della Matricola 1965 Rosetta Cofrancesco e Aldo Maturo

Per 31 anni ho svolto un lavoro a contatto con gli emarginati e gli ultimi della terra, un lavoro denso di piccole vittorie, non poche sconfitte, tante preziose ed ambite gratificazioni che custodisco gelosamente. Oggi, dopo 36 anni, grazie a questo sito l’ho ritrovata e non potevo non mandarLe un messaggio, sperando che in un modo o nell’altro Le arrivi, chissà, forse quando ritorna a Puglianello, nella casa di campagna dove sono stato tante volte ospite circondato dal generoso affetto del suo papà e della sua mamma. Il buon Don Antonio Franco è diventato Monsignor Franco, Nunzio Apostolico in Israele! Credo di poter dire, anche a nome di tutti quelli che l’hanno conosciuta con me in quegli anni, che siamo orgogliosi di Lei. Auguri, Monsignor Franco, che Dio Le illumini la strada, come Lei amava dirmi quando litigavamo. E’ proprio un giorno da ricordare, Monsignor Franco, anche se per me resterà sempre Don Antonio. Un abbraccio affettuoso e commosso da quell’ “ombroso” e “polemico” ragazzo, vecchio e caro amico del tempo che fu.

Aldo Maturo

 

     

 Valle Telesina


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