Comitati Civici di San Salvatore Telesino e Guardia Sanframondi
contro la costruzione
di un Termovalorizzatore/Inceneritore a San Salvatore Telesino
08.gennaio.2008
I palliativi della società moderna
Siamo oramai agli sgoccioli di
quello che, ogni anno, si dimostra essere il periodo d’oro del consumismo che, detto così, sembra esser quasi un movimento di quelli socio-culturali che di tanto in tanto rinfrescano lo scenario storico ma
che, in realtà, non è altro che una moda, uno stile di vita, una piaga che già da sessant’anni scompagina il tessuto sociale.
In tutto
ciò, neanche a volerlo, l’aumento dei consumi di generi vari che puntualmente si è registrato in queste vacanze natalizie è stato accompagnato da un non meno vistoso incremento delle volumetrie dei rifiuti depositati un
po’ ovunque in tutto il territorio campano, visto l’esaurimento degli appositi cassonetti.
A questo è seguito un boom mediatico che, a nostro parere, avrebbe molto di più giovato nell’estate rovente in cui ci siamo trovati a combattere tenacemente, in cui abbiamo
insistentemente cercato di alzare il tono della conversazione, tentando di portare la nostra voce ai piani alti della politica, spesso invano.
Si torna
così al punto di inizio, si torna a parlare di inceneritori; anzi, non pochi cittadini campani, pur nauseati dai terribili odori, intimoriti dal rischio di malattie o semplicemente incazzati neri, ogni giorno, con molta
industria, si danno da fare allestendone diverse decine, qua e là, del tipo artigianale, un po’ come i falò che per primi allestirono gli uomini della preistoria, seppur per ben più nobili cause (e pensare che c’è ancora
chi, come persino Achille Bonito Oliva, pensa che incenerire è progresso!).
Il nostro parere è che, vista l’emergenza rifiuti, visto il polverone mediatico suscitato negli ultimi giorni, visto un improvviso interessamento politico (sarà per le
imminenti elezioni primaverili?), visto il malcontento generale, mai come in questo momento siamo ad un passo dalla realizzazione di ulteriori impianti di incenerimento dei rifiuti.
Sì, il
sistema è malato e noi siamo pronti ad offrire non una soluzione radicale alla sua malattia, bensì un palliativo, un semplice sintomatico che, magari, mascheri anche l’incalzante incedere della malattia stessa sino al
tracollo. È vero, un ascesso dentario si cura, in acuto, anche con un potente anti-infiammatorio; ma ciò è inutile (se non addirittura pericoloso) senza una concomitante terapia radicale del problema, un antibiotico o un
drenaggio chirurgico. Curare un ascesso, il nostro ascesso, con il solo anti-infiammatorio è un rischio che non possiamo correre: per un po’ non sentiremo dolore e intanto la malattia subdola starà crescendo, erodendo
tessuto vitale fino alla nuova riacutizzazione, stavolta più violenta, intrattabile anche con il più potente dei palliativi.
In poche parole: il tracollo del sistema. Fuor di metafora, temiamo fondatamente che i nostri politici (spinti dall’incontrollabile voglia di ingraziarsi l’elettorato, tanto
più ora) siano pronti ad offrirci il palliativo più semplice ed efficace in acuto ad attenuare nel più breve tempo possibile il problema che ci attanaglia, noncuranti del fatto che questa non è una soluzione ma che, al
limite, è una sorta di tamponamento di una falla che continua a rimanere dov’è, ad ingigantirsi, ad aprirsi nuove strade intestine. Ci chiediamo: cosa faremo quando i loro anti-infiammatori non ci daranno più nessuna
miglioria o ci avranno procurato un’ulcera? Cosa faremo quando gli inceneritori saranno insufficienti allo smaltimento dei nostri rifiuti e l’aria sarà ormai satura dei veleni che avremo immesso nell’atmosfera?
Da queste
riflessioni nasce l’esigenza di ribadire le posizioni di quanti, come noi, la pensano diversamente; di quanti pensano che l’inceneritore non abbia a che fare con la politica ma la sua realizzazione vi sia legata in un
fitto intreccio di interessi economici e finanziari; di quanti temono seriamente che la gente, ormai stanca dei cumuli di spazzatura che adornano i centri abitati e non solo quelli, possa ora accettare anche di buon
grado la soluzione ‘inceneritore’.
La nostra posizione è quella del medico preparato e scrupoloso, che va alla radice del problema palesato da vari sintomi che devono essere individuati e discriminati con
criterio. La nostra posizione è votata ad una soluzione radicale del problema: non abbiamo bisogno di anti-dolorifici se rimuoviamo la causa del dolore. Certo, le soluzioni che proponiamo, i nostri ‘farmaci’, hanno
un’azione più lenta dell’inceneritore e forse non trovano ancora la massima accettazione da parte di tutti, ma riteniamo che a lungo andare, nella visione futuristica del benessere di ognuno di noi, essi siano gli unici
a garantire una guarigione vera e senza ricadute.
In primis c’è sempre la raccolta differenziata, unico prezioso strumento volto all’abbattimento delle masse di rifiuti che effettivamente rimangono tali. Non ci stancheremo
di ripetere che essa va sempre incoraggiata e resa più appetibile e trasparente al cittadino e mai disincentivata, come accadrebbe nel caso estremo della realizzazione di un inceneritore (che senso ha separare se poi si
brucia tutto?).
Perché non utilizzare i soldi degli impianti di incenerimento per la riconversione di industrie dedicate alla lavorazione della carta, del vetro, della plastica e quant’altro
ancora? Poi ci sono sempre le care e ormai ‘vecchie’ fonti di energia rinnovabile che andrebbero ricercate, adattate e “compatibilizzate” al territorio, incentivate magari dirottando verso il loro impianto quei fondi che
lo Stato sembra essere ben propenso ad erogare per la costruzione di eco-mostri.
Ma, alla fine, crediamo fermamente che il tutto passi indiscutibilmente per una profonda autocritica che ci porti tutti ad un cambiamento generale di forma mentis, che si
rifletta in un altrettanto incisivo cambiamento dello stile di vita, meno votato al consumismo sfrenato e allo spreco e più avvezzo all’utilizzo razionale e scrupoloso delle risorse, al rispetto dell’ambiente, inteso non
più come contenitore dalle inesauribili risorse di approvvigionamento e smaltimento, ma come un delicato sistema, facilmente perturbabile e drammaticamente già all’esaurimento.
Forse un’accurata prevenzione avrebbe evitato quest’ascesso? |