Inceneritore a biomasse a San Salvatore Telesino:
lo Stato di Diritto.
Alessandro Visalli
L’articolo di Maria Pia
Cutillo e Maria Mucci riportato nel sito
vivitelese il 29 novembre 2008 e dal titolo
“Inceneritore a San
Salvatore Telesino: Ganapini contrario?” è,
a mio parere, estremamente interessante e merita
quindi una risposta.
Gli autori si chiedono
perché, se l’assessore è contrario all’impianto,
è stato emanato un nuovo decreto circa la
Compatibilità Ambientale (che peraltro si limita
a confermare il parere precedente in merito alla
prescrizione che riguardava il Piano Regionale
Qualità dell’Aria), quindi affermano il
principio generale che la decisione deve essere
“politica” e in tal senso le amministrazioni
dovranno comunque essere contrarie, malgrado la
compatibilità ambientale decretata.
Infine si chiedono se il tema
non rientri nelle competenze dell’unico attore
mai chiamato nel procedimento, cioè del Governo.
Questo
modo
di ragionare mi
appare interessante, come detto, per i seguenti
motivi:
·
Riconosce, questa volta a
proprio favore, come corretto e giusto che le
procedure amministrative e tecniche siano
piegate dalla volontà politica al di fuori di
qualsiasi processo istituito ed a prescindere da
questo;
·
Cerca quindi di imporre un
esito al procedimento tecnico di valutazione,
“malgrado il decreto VIA”;
·
Coerentemente con questa visione non comprende
la ragione per la quale l’espressione politica
di indirizzo non
impedisca
atti amministrativi ed il completamento di
procedure amministrative previste e regolate
dalla legge.
Al di là del merito della
questione, ciò che mi sembra meritevole di
commento è che anche la parte più attiva e
motivata della società civile in questi
interventi esprime totale mancanza di senso
istituzionale e percezione della necessità di
divisione dei poteri (ad esempio, tra indirizzo
politico ed azione amministrativa), e grave
carenza di rispetto delle procedure statuite per
legge e regolamenti. Accetta, in altre parole,
che l’interesse pubblico sia piegato dalla
volontà partitica, e dalla ricerca del consenso,
richiamando ed accettando questo effetto come
esito giusto e corretto. Gli ultimi quindici
anni, evidentemente, non sono passati invano.
A mio modo di vedere, invece:
·
La decisione amministrativa
non è “politica”, ma è riferibile alle leggi, ai
regolamenti e programmi ed alla tecnica (ovvero
alla scienza ed ai saperi consolidati);
·
La
politica ha il suo luogo di espressione nella
fissazione delle “regole del gioco”, quindi
nella statuizione delle leggi (nazionali e
regionali), nella definizione dei piani
e programmi,
nell’attività di indirizzo dell’amministrazione
sulle materie ed oggetti previsti;
·
Nel quadro delle leggi
vigenti, delle regolazioni istituite e dei
programmi approvati (come anche dei piani) la
libera iniziativa di cittadini ed imprese può e
deve trovare il suo spazio di azione; si tratta
di un diritto tutelato dalla costituzione.
Al contrario il modello implicito per il quale
la “politica” decide tutto è simile a quella
partita di croquet in “Le avventure di Alice nel
paese delle meraviglie” di Lewis Carrol.
Nel
libro troviamo, infatti, che la partita –alla
presenza della Regina- si tiene su un terreno
“curioso per giocare a croquet; era tutto a
solchi e zolle; le palle erano ricci, i
mazzapicchi erano fenicotteri vivi, e gli archi
erano soldati vivi, che si dovevano curvare e
reggere sulle mani e sui piedi.
La principale difficoltà
consisteva nel fatto che Alice non sapeva come
maneggiare il suo fenicottero; ma poi riuscì a
tenerselo bene avviluppato sotto il braccio, con
le gambe penzoloni; quando gli allungava il
collo, però, e si preparava a picchiare il
riccio con la testa, il fenicottero girava il
capo e poi si metteva a guardarla in faccia con
una espressione così buffa che ella non poteva
tenersi dallo scoppiare dalle risa.
Dopo che gli aveva fatto
abbassare la testa, e si preparava a
ricominciare, ecco che il riccio si era svolto,
e se n'andava via. Oltre a questo c'era sempre
una zolla o un solco lì dove voleva scagliare il
riccio, e siccome i soldati incurvati si
alzavano e andavano vagando qua e là, Alice
dovette concludere che quel gioco era veramente
difficile.
Gli altri giocatori,
giocavano tutti insieme alla rinfusa e
litigavano fra di loro, così che la Regina montò
su tutte le furie e cominciò a girare per il
campo da gioco urlando:
” In questo contesto (che
mi pare familiare) la povera Alice conclude
sconsolata: “Mi sembra che qui non si giochi
come si deve e che non si osservino le regole
del gioco.
Tutti gridano, litigano fra
di loro, non si riesce a capire niente e poi,
con questa storia che le palline da gioco sono
dei ricci vivi e che gli archi sono soldati
piegati in due, non si riesce a concludere
nulla. Per esempio, io stavo per dare scacco
matto alla regina con il mio riccio, e quello se
ne va da un'altra parte”. |