29 dicembre 2008
Inceneritore, questioni di metodo e merito
Alessandro Visalli

 

 

 

Questioni di metodo e merito

Alessandro Visalli

 

Prendo spunto dalle dichiarazioni dell’assessore Aceto che rivendica con giusto orgoglio la coerenza della Giunta provinciale nel mantenere gli impegni assunti in sede di campagna elettorale descrivendoli come questione di metodo e merito.

 

Nel merito richiama i suggerimenti, osservazioni, critiche venute “in termini di analisi e contributi approfonditi e scientifici” (quindi in termini correttamente argomentati) che, ancora con le sue parole, “riguardano l’impossibilità di costruire in Regione Campania tanti impianti quanti continuano ad essere richiesti soprattutto da soggetti privati”.

 

Nel metodo dichiara che “ogni programmazione territoriale va condivisa con il territorio medesimo e cioè con i cittadini e le istituzioni locali”.

 

In questa tenaglia i privati (che, ad ammissione dell’assessore, “perseguono interessi legittimi”) non possono pretendere che “i loro interessi siano prevaricanti rispetto a quelli diffusi, generali e onnicomprensivi che sono ovviamente prevalenti”.

 

Un pensiero chiaro, semplice e lucido.

 

Non proverò a contrastare i contributi “scientifici” che affermano l’impossibilità di costruire “in Regione Campania” gli impianti richiesti. Dato che ci sono oltre seicento impianti (per lo più eolici) richiesti mi sembra una affermazione abbastanza condivisibile. O, forse, si parlava solo di biomasse? In questo settore siamo tra le quindici e le venti centrali di varia taglia (solo quattro centrali di media taglia a legno) e la questione potrebbe essere più contendibile.

 

Proverò solo a dire che la Regione Campania è governata da un’istituzione che non è la Provincia di Benevento ed ha strumenti di programmazione in corso di elaborazione (tra i quali il PASER ed il PEAR) titolati a governare le scelte anche dei privati. Oppure è il Piano Energetico Provinciale che prevale su quello regionale? Anche su una materia come la produzione di energia elettrica soggetta a programmazione nazionale e regionale ma non direttamente provinciale e comunale? Il PEAR della Provincia di Benevento, a pag. 27, infatti dice: “negli ultimi anni, nel nostro Paese si è realizzato un processo di trasferimento di funzioni e compiti dallo Stato centrale alle Regioni, grazie all’attuazione del DL. 112/98 (a sua volta, in attuazione del Capo I della legge 15 marzo 1997, n.59). Tale trasferimento di poteri e di competenze ha interessato anche l'energia: la Regione va assumendo, in termini sempre più precisi, un ruolo nella programmazione energetica.”

 

Il Piano continua affermando “che quasi tutte le Regioni (con propria legge e Piano Energetico Regionale) hanno ridisegnato l’assetto regolamentare e normativo del settore, attribuendo alle Province la pianificazione nel campo ambientale ed energetico”. Quasi tutte ma non la Regione Campania, assessore. In assenza della Legge Regionale (ovvero del Piano Energetico Regionale) non può essere attivata la delega alle province sulle fonti rinnovabili ed il risparmio energetico, pur previsto all’art 31 del D. Lgs. 112/98.

 

In Regione Campania la programmazione energetica è quindi ancora in capo all’Assessorato Agricoltura ed Attività Produttive ed al Consiglio Regionale. Comunque la Provincia di Benevento fa bene a ragionare insieme sul territorio e lo sviluppo sostenibile desiderato. Meno bene ad usare tale riflessione oltre i compiti ed i poteri consentiti dall’ordinamento vigente (D. Lgs 112/98, art 30 comma 1) in assenza del Piano Energetico Regionale che deve stabilire “linee di indirizzo e coordinamento” (art 31). In tali “linee”, è evidente, potranno trovare luogo proprio anche le osservazioni scientifiche in merito alla capacità della regione e dei suoi territori ad accogliere impianti da fonti rinnovabili per adempiere agli obblighi assunti dall’Italia in merito al Protocollo di Kyoto e la Strategia 20, 20, 20. Per divagare, ad esempio, si può richiamare la recentissima (dicembre 2008) Direttiva approvata dal Parlamento Europeo (e nota come “pacchetto clima-energia”) la quale stabilisce che sono fonti energetiche rinnovabili quelle: “eolica, solare, geotermica, aerotermica, idrotermica, l’energia oceanica, la idroelettrica, la biomassa, i gas da discarica, i gas residuati dai processi di depurazione e i biogas”.

 

Fissa inoltre l’obiettivo dell’Italia al 17 % al 2020. Definisce, infine, “biomassa” (art. 2 comma e) “la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali ed animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, compresa la pesca e l’acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani”.

 

Allora sono forse i privati che, nell’ambito dei loro legittimi interessi (e come tali tutelati dalle leggi e dalla costituzione), potrebbero chiedersi quale è il livello di legittimità degli interessi che, gentile assessore, Lei qualifica come “diffusi, generali e onnicomprensivi”. Il discorso si farebbe complesso, lo riprenderemo alla fine.

 

Provo a saltare direttamente alla interessante affermazione secondo la quale “ogni programmazione territoriale va condivisa con il territorio medesimo e cioè con i cittadini e le istituzioni locali”. Questa, quando facevo il ricercatore in Pianificazione del Territorio è una frase che mi avrebbe intrigato molto. Il fatto che ogni programmazione territoriale vada condivisa anche con il territorio è tanto ovvia da essere quasi senza contenuto. E’ la chiusa che è interessante: cosa è il territorio? Lei dice: sono i cittadini e le istituzioni locali.

 

Perfetta espressione di un pensiero localista che da qualche anno è in effetti quasi senso comune. Si dice spesso che il territorio è dei Comuni, oppure è dei cittadini (intendendo i tale locuzione di nuovo gli abitanti dei comuni), allontanandosi dal modello liberale della divisione dei poteri e delle competenze che ha avuto un ruolo decisivo nell’affermazione degli stati nazione. Malgrado l’enfasi che tutti poniamo nelle elezioni cosiddette “politiche” (del parlamento nazionale e quindi del governo), quest’ultimo è schiacciato tra gli organismi sovranazionali (agenzie e UE) e le autonomie locali (regionali e poi comunali).

Questo è, per così dire, un fatto. E’ anche un bene? Più concretamente, è azionabile legittimamente questa concezione? È possibile farne scaturire scelte pubbliche da far applicare dal potere legale dello Stato?

 

Personalmente resto più affascinato da un modello habermasiano (Fatti e Norme, Guerini 1996) di democrazia “deliberativa” nella quale trova ordinato posto sia il “potere comunicativo” sia il “potere amministrativo” e il diritto. La “democrazia deliberativa” poggia infatti sulla qualità degli argomenti non sul semplice “fatto” del consenso. Il consenso può essere stato generato anche da processi di esclusione (delle persone o degli argomenti) e da distorsioni della percezione e della volontà (su questo Elster). Ad esempio, dalla forza della emozione connessa con l’insicurezza e la paura (innumerevole letteratura contemporanea di taglio sociologico). Ma c’è anche un’altra questione: quale è il corpo deliberante? Solo la cosiddetta “comunità locale” (di nuovo meccanismi di esclusione) o forse il demos regionale (come vorrebbe la legge?). Se fosse questo ultimo, il luogo nel quale portare le proprie visioni ed esigenze di parte è il Consiglio Regionale, non Provinciale (certo il Consiglio Provinciale può darsi delibere di indirizzo che avranno la forza, appunto, di indirizzare il dibattito e farsi valere, non quella di imporsi); l’arena nella quale giocare la partita è il processo di formazione del Piano Energetico Regionale e la corrispondente Legge. Solo dopo quello Provinciale, da quest’ultima legittimato ed indirizzato.

 

Allora, gli interessi “generali”, “diffusi” ed “onnicomprensivi” non saranno forse quelli rappresentati dalla dinamica regolata dalla legge e dalle procedure (e per questo legittima) tra Direttiva Europea, sua attuazione data dal Piano Energetico Nazionale, quindi dal Piano Energetico Regionale e, nel quadro di questi ultimi (e non a prescindere da loro) dal Piano Energetico Provinciale?

 

Quando tutto ciò sarà fatto non ci saranno più discussioni. Il diritto legittimo, e tutelato da leggi e costituzione, dei privati a perseguire i propri interessi nell’ambito di leggi e regolamenti sarà contenuto da decisioni pubbliche assunte e preesistenti.

 

Allo stato delle cose non siamo in questo quadro, caro assessore, i privati che hanno proposto iniziative economiche rispettando la legge e la programmazione vigente (quella valida o, se preferisce, avente effetti conformativi) in questo momento potrebbero dire, forse con maggiori ragioni, di essere prevaricati da interessi locali non certo generali, poco diffusi (anzi estremamente concentrati a poche case), decisamente non onnicomprensivi; e dalla paura.

 

 

     

 Valle Telesina


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