19 marzo 2008
Telese, che ne sarà del liceo?
Fulvio Del Deo

 

 

Lunedì 17 marzo presso la biblioteca comunale di Telese c'è stato un incontro con i candidati alle prossime elezioni provinciali riguardante la questione "liceo". Per cause di forza maggiore, non sono riuscito a essere lì in tempo per partecipare al dibattito e al momento non so che cosa ne sia venuto fuori.

 Che ne sarà del liceo di Telese?

 E' dal '93 che vivo qui in Valle Telesina, per scelta: la scelta di chi, alla ricerca di una vita più a misura d'uomo, opta per la provincia meno popolosa della Campania, illudendosi che sia un posto tranquillo che non fa parlare di sé nei media, se non per le buone notizie.
 
Oggi, a distanza di 15 anni, mi ritrovo padre di un ragazzo che frequenta la terza media e che l'anno venturo sarà al liceo.
 
Vista la condizione in cui versa il liceo di Telese, mi sono subito attivato insieme ad altri genitori per chiedere delle risposte concrete in merito al Presidente della Provincia, con lettera aperta sottoscritta da oltre 400 persone.
 
La domanda si aspettava un riscontro immediato. Che non ci è mai stato! O meglio: l'unico riscontro che ha avuto è stato il silenzio, l'indifferenza, la noncuranza. E noi sappiamo bene che la noncuranza è il peggior disprezzo. Noi cittadini abbiamo chiesto attenzione e le Istituzioni ci hanno ripagato col disprezzo.
 
E' evidente quanto da queste parti sia ignorato il significato della parola Democrazia.
 
Vivendo qui in provincia di Benevento, mi sono reso conto di quanto contino poco i suoi abitanti, e di quanto la vita di ognuno sia condizionata da un numero di persone che si possono contare sulle dita di una sola mano.
 
L'immagine che i media regionali e nazionali offrono del Sannio, è molto spesso un'immagine falsa, plasmata ad arte in ossequio di questa stessa ristretta cerchia di persone.
 
Si dipinge un'isola felice che in realtà non esiste affatto, essendo la corruzione diffusa e capillare, penetrata talmente nell'animo umano, al punto di far ritenere ormai "normali" dei fenomeni che normali non sono affatto.

 (Un esempio preso a caso fra tutti? il tristissimo record nazionale di falsi invalidi.)
 
In realtà, noi siamo qui coi nostri problemi più o meno gravi... e la questione "liceo" è un'inezia in confronto a cose ben più terribili, come -giusto per fare un esempio- il progetto di localizzare un inceneritore di rifiuti nel cuore di una natura incontaminata, primaria fonte di reddito per una grossa fetta della popolazione, a due passi da allevamenti, caseifici e vigneti d.o.c..

 E mentre noi siamo qui coi nostri problemi, per tutta risposta, ci tocca assistere allo spettacolo indecoroso di Nardone che si gigioneggia in tivù al microfono di Nico De Vincentiis, vantando successi da fantascienza e nascondendo tutto il resto sotto al tappeto.
 
Con rispetto per gli eventuali lettori latino-americani, direi che la nostra provincia ricorda un po' le vecchie dittature del Sud America: pochi uomini che decidono le sorti del paese, con l'appoggio garantito dei mezzi d'informazione più potenti.
 
Ma torniamo al liceo: non vedendo alcuna prospettiva di soluzione del problema liceo a Telese, mi sono visto costretto a iscrivere mio figlio a una scuola distante 25 Km da qui.
 
E adesso metto il dito in un'altra piaga: il trasporto pubblico nella nostra Provincia.
 
Cerco di contattare le autolinee. Finalmente trovo un numero di telefono su internet. Chiamo. Mi risponde una donna anziana: «Eh no, ccà è 'a casa. Vuie avita chiammane a figliemo abbascio a u garace! Mo' ve donco u nummero...»
 
Conclusione: non esiste in quegli orari un autobus che possa portare mio figlio a scuola. Di conseguenza, per i prossimi 5 anni dovrò percorrere 4 volte al giorno quei 25 Km. 100 Km al giorno.
 
Supposto che un anno scolastico sia di almeno 200 giorni effettivi, ne consegue che io percorrerò in un anno 20.000 Km solo per accompagnare mio figlio a scuola. 100.000 Km in 5 anni, sperando che sia sempre promosso.
 
So benissimo che ai nostri candidati alle elezioni provinciali poco importano i miei problemi.

 Non mi faccio illusioni: sempre più di rado c'è coerenza fra pensiero, parola e azione in ognuno di loro. E soprattutto, in loro manca completamente una cosa che normalmente anche i bambini conoscono: il senso del pudore, quello che fa vergognare di dire le bugie e di promettere il falso.
 
Ormai è prassi diffusa l'uso distorto che si fa degli strumenti della democrazia, dall'alto, fino a far divenire "casta" coloro che dovrebbero invece essere al servizio del popolo, rappresentandolo nelle Istituzioni. Ed è di questa casta che io ho vergogna. Perché io ce l'ho, il senso del pudore, e talvolta mi fa vergognare perfino della cittadinanza italiana che è scritta sui miei documenti.

 Il diritto di voto a suffragio universale è stato conquistato col sangue, con lotte compiute da gente apparentemente come tutti noi, ma intimamente molto diversa dalla maggior parte di noi.
 
Se si continua a usare il voto come una merce si sputa su ciò che i nostri padri hanno costruito con sacrificio.
 
Scegliere un candidato che ci promette come favore personale qualcosa che è nostro diritto, oppure scegliere qualcuno che promette un occhio di riguardo per noi (facendoci magari intravedere la prospettiva di un posto di lavoro pubblico, un appalto ecc.), vuol dire usare in maniera distorta e truffaldina uno strumento della democrazia; significa cadere nella trappola di un ciarlatano.
 
Dopo, sarà inutile continuare a versare lacrime da coccodrillo, come solitamente si fa, dicendo che i nostri politici valgono poco: siamo noi che li abbiamo scelti così scadenti!

 
E concludo riportando quanto ha scritto in questi giorni
Roberto Saviano:
  
 


 
Finora tutti sembrano ignorare una questione fondamentale che si chiama "organizzazioni criminali" e ancor più "economia criminale".
 
Non molto tempo fa il rapporto di Confesercenti valutò il fatturato delle mafie intorno a 90 miliardi di euro, l'equivalente di cinque manovre finanziarie.
 
Nessuna parte politica sino a oggi è riuscita a prescindere dalla relazione con il potere economico dei clan. Mettersi contro di loro significa non solo perdere consenso e voti, ma anche avere difficoltà a realizzare opere pubbliche.
 
Non le vincerà nessuno, queste elezioni. Perché se non si affronta subito la questione delle mafie le vinceranno sempre loro. Indipendentemente da quale schieramento governerà il paese. Sono già pronte, hanno già individuato con quali politici accordarsi, in entrambi i schieramenti.
 
Non c'è elezione in Italia che non si vinca attraverso il voto di scambio, un'arma formidabile al sud dove la disoccupazione è alta e dopo decenni ricompare persino l'emigrazione verso l'estero. E' cosa risaputa ma che nessuno osa affrontare.

 



Fulvio Del Deo

 

 

     

 Valle Telesina


Per intervenire: invia@vivitelese.it