27 ottobre 2008

Telese, il futuro sta nei numeri?

Fulvio Del Deo

 

 

Per dirla come dicono tutti oggi in Valle Telesina, stavo andando a sedermi su di un progetto (vedi: Telese, sediamoci sui progetti del sindaco), quando squilla il telefono che mi impedisce di "interpetrare" in santa pace.

Un tempo lo squillo dei telefoni era verace, di martelletto contro campanella, e ciò conferiva all'accaduto un nonsocché di solenne; oggi invece è uno stupido suono elettronico da videogioco che sembra voglia sfottere, e ciò rende ancora più odioso andare a rispondere, soprattutto quando ti preme "interpetrare", magari sfogliando comodamente il catalogo di IKEA. Fortuna che almeno esistono i cordless.

«Pronto?»
«Shalom, Fulvio, anì Aliza. Ma shlomkhà?»
«Aliza, akhotì abkhorà! Anì tov, todà. Ve atà?» 

E, dopo i convenevoli, mi dice: 

«Adesso che le feste varie sono passate, eccomi qua: io sono di parola e ogni mia promessa è debito...», e m'invita a connettermi su messenger con tutto l'armamentario attivato, webcam compresa, perché c'è una sorpresa. E che cosa sarà mai?

Io le dico di aspettare cinque minuti, con la scusa che ho il computer spento. In realtà voglio finire di "interpetrare".


Vado al computer, mi collego ad Aliza... e cosa mi appare? Un faccione sfocato in primo piano, reso irriconoscibile dalla troppa vicinanza alla webcam.

«Chi è?»
«Indovina indovinello...», fa Aliza. 

Intanto il capoccione barbuto si allontana un pochino dall'obiettivo e si lascia inquadrare meglio. Così lo riconosco: è il famosissimo maestro Momò Vedìm, un nome che è una garanzia: in Ebraico ha la stoffa di re Salomone e in Napoletano ha l'occhio rapido di uno scugnizzo. Inutile dire che sono emozionatissimo, non capita tutti i giorni di trovarsi a chiacchierare con una personalità così imponente! Eppure ha un'aria molto familiare.

Sicché Aliza davvero ha mantenuto la sua promessa. (vedi: Telese, il 3° posto di "Cartoine 2009")

 

In Ebraico ha la stoffa di re Salomone
(Momò, diminutivo di Shlomo = Salomone; Vadìm = "stoffe")
In Napoletano ha l'occhio rapido di uno scugnizzo
(mommò vedimmo = "all'istante vediamo")

 

«Shalom, maestro!»
«Comme jammo?», mi fa lui in Napoletano.

E, con la sua particolarissima erre moscia, prende a spiegarmi la ghematrià, che è lo studio numerologico delle parole scritte in caratteri ebraici ed è uno dei metodi di analisi utilizzati nella Cabbalà. La premessa della ghematrià è la peculiarità dell'alfabeto ebraico, il quale un tempo veniva utilizzato anche come sistema di numerazione. Sicché a ogni lettera corrisponde un numero e ogni parola possiede un suo valore totale.

L'alfabeto ebraico è composto da 22 consonanti (più altri cinque segni corrispondenti a quelle consonanti che a fine parola cambiano lievemente forma).

«Ad ogni parola espressa nell'alfabeto ebraico può essere associato un numero, ottenuto sommando i valori numerici di ogni singola lettera. Facciamo subito un esempio col tuo nome: FULVIO DEL DEO. Lo traslitteriamo nell'alfabeto ebraico e lo scriviamo da destra a sinistra. Come sicuramente già saprai, l'Ebraico si scrive da destra a sinistra affinché le parole puntino sempre verso il cuore. Sia nel bene sia nel male. Poi associamo a ogni lettera un numero e infine sommiamo i valori.»

«Dal tuo nome otteniamo il numero 184, che può essere scritto così impulso, battito, come il battito del cuore. Vuol dire anche bussare, bussare alla porta, ma anche picchiare. Altre parole con la stessa ghematrià del tuo nome sono:

  •    comandare, ordinare, affidare, incaricare, dirigere, ispezionare, sovrintendere
  •    inserire i punti, i segni delle vocali (che normalmente in Ebraico non si mettono); un po' come "mettere i puntini sulle i"
  •   lamentazione, lutto

Non posso negare di riconoscermi nelle definizioni trovate; anche nell'ultima: conoscendo la storia dell'umanità e visto come continua ad andare il mondo, io davvero mi sento sempre un po' a lutto.

«Be', ora che sai come si fa, divertiti a calcolare la ghematrià di tutti i nomi e le parole che vuoi, ma ricorda che le parole toccano il cuore solo quando vanno da destra a sinistra; le altre sono come foglie al vento.  E non dimenticare che nella ghematrià non c'è nulla di magico, se non quanto di altrettanto magico possa esservi in un fiore che sboccia, in un arcobaleno, in un tramonto, in un amore che nasce. La magia, quella di stregoni, chiromanti, cartomanti, quella di che pretende di prevedere il futuro o di cambiarlo con una pozione è solo una credenza da stolti. Il futuro è nelle nostre mani. E' come se fosse dietro alle nostre spalle perché non lo vediamo, ma è nelle nostre mani, se vogliamo che sia così. Gli esseri umani perdendo l'Eden conquistarono la libertà di scelta, il libero arbitrio. Da quella presa di coscienza a oggi sono passati diversi millenni. Oggi, sono GIUSTI coloro che sentono l'obbligo di scegliere con determinazione il bene contro il male e di non restare indifferenti. Ma continua a esistere chi vuole illudersi di essere ancora nell'Eden, e ancora non prende coscienza di questo obbligo: manca di coraggio e si lascia illudere dai prepotenti che vantano di saper mantenere l'equilibrio di beata felicità di cui godevano Adamo ed Eva, pretendendo così di sostituirsi alla potenza divina. Questo è molto grave perché è presunzione di trovarsi molto in alto rispetto agli altri. Ma i superbi hanno solo una ridicola fiamma di paglia che appare come gran luce solo agli occhi di chi è vile


Congedati gli amici, mi metto a riflettere sulle parole abbinate al mio nome: impulso, battito, sovrintendere, mettere i puntini sulle "i", lutto...  Tutto ciò è alquanto suggestivo, così decido di mettermi subito all'opera, per trovare la ghematrià di altri nomi. Non so perché il primo nome che mi viene in mente è il più orrendo che ci sia: Adolf Hitler. Voglio proprio vedere sa corrisponde a 666 come dice qualcuno.

Fa 1098. Forse è meglio così, evidentemente il Demonio è solo un povero diavolo in confronto al führer... 

Poi calcolo il Berlusca. Vuoi vedere che è 1098 pure lui!!?

No, meno male, fihuu!! Silvio Berlusconi fa 582, che scritto in lettere ebraiche è .

Questa espressione al maschile significa "NELLA NAVE", "IN CROCIERA", e tutti noi sappiamo che il Cavaliere ha iniziato la sua vita lavorativa cantando nelle navi da crociera. Se invece la parola בפך  la consideriamo al femminile, il suo significato è "NEL VASO"... Benigni diceva che un tempo si scendeva in campo per fare la cacca e solo in seguito questa s'è fatta nel vaso.

Questo gioco comincia a piacermi sul serio. Così decido di passare alle tre stelle più luminose del nostro firmamento.


1.    Gennaro Capasso

Il nostro Gennarino fa 518, che bel numero! Scritto in lettere ebraiche è  termine medico che sta a indicare il sorriso nei suoi stati patologici, in espressioni quali "palato fesso" e "labbro leporino". Seppur vero che il nostro Sindaco non soffra di tali patologie, c'è comunque da dire che di certo non ha un buon rapporto col suo sorriso. 

Altre parole con ghematrià 518 sono:

  •  altro termine medico che vuol dire ipersensibilità, allergia. Per ipersensibilità gli si scatenano tic nervosi quando mi vede, perché è allergico a ciò che io gli ricordo: è allergico al la parola che si mantiene, e che non vola come foglia al vento.
  • significa sordo, non udente. E' innegabile quanto lui abbia ripetutamente dimostrato più volte di essere il peggior sordo, quello che non vuol sentire.

2.    Giovanni Caporaso

Ghematrià 472  corrispondente a che, come sostantivo maschile, significa fobia, paura irrazionale. Al femminile diventa invece tempo, stagione, epoca. Può essere anche verbo, in quel caso significa terrorizzare, allarmare. Un'altra parola con stesso valore numerico è , termine burocratico che sta per domandare, richiedere (es.: richiesta di pagamento), perseguire (legalmente), citare, chiamare in giudizio, reclamare i danni (assicurazioni).

Non so che cosa c'entri la fobia, perché non so se ne soffra o meno il nostro vicesindaco con deleghe a Sport, Turismo, Spettacolo, Vigilanza, Viabilità, Edilizia Sportiva, ma di certo so che le polizze sono il suo pane quotidiano!!

Caro Giovanni, so che fra politica e lavoro vivi quotidianamente a stretto contatto con le bugie, e probabilmente penserai che anch'io mi stia inventando tutto; perciò ti invito a fare questa prova: inserisci la parola nel dizionario online http://milon.morfix.co.il/Default.aspx
e verifica coi tuoi stessi occhi.
(N.B. i caratteri ebraici sono presenti nei set di caratteri di stampa più classici e puoi produrli con la maggior parte dei programmi di scrittura mediante l'opzione "inserisci simbolo")
Dopo aver cliccato sul pulsante della traduzione, facilmente riconoscibile perché già selezionato (l'altro pulsante attiva il motore di ricerca), ti apparirà il risultato che ho copiato qui in basso: la parola che ci riguarda è quella in alto (l'altra ha la prima lettera a destra differente
). Non fare caso ai segnetti sotto, si mettono solo nei vocabolari e servono a capire come si pronuncia (la tua parola si pronuncia TAVA).
Ora leggi coi tuoi occhi: "(insurance) to claim; to require". 

Mi vengono i brividi sulla schiena. Io non credo alla magia, ma dev'esserci qualcosa di magico in tutto ciò, almeno quanto di altrettanto magico c'è in un fiore che sboccia, in un arcobaleno, in un tramonto, in un amore che nasce.

Andiamo avanti.


3.    Pino D'Occhio

 

Ghematrià 272 =  che significa gonorroico, sgocciolante, sbavante. Altri termini con la stessa ghematrià sono:

  • sterminare, distruggere, incendiare
  • colpo grosso, rapina
  • fame, carestia
  • violare, trasgredire; passato, archivio, fedina penale
  • sera
  • un quarto

No, no... qualcosa non quadra... Spero che il diretto interessato non se ne abbia a male e non mi quereli per calunnia e diffamazione!

Ah, ecco dov'è l'errore: il suo vero nome è Giuseppe, non Pino. E meno male!

Ohps, il risultato non è assai diverso, s'invertono solo le cifre: ghematrià 227 = che in realtà non è una singola parola ma un'espressione che significa "nel falco", oppure "nel prendere in giro", "nel prendersi gioco di", "nel disprezzare"... mha!? 

Altri vocaboli ebraici con stessa ghematrià sono:  

  •   piscina, stagno (e fin qui è molto telesino); saluto, benedizione
  •   memoria, ricordare, ma anche maschio
  • atterrire; spaventare

Adesso lo riconosco: viene a salutarci e a darci la benedizione in piscina (me lo immagino alla Gocciolioni con un costume ascellare a fiori) e, per rinfrescarci la memoria, ci atterrisce ricordandoci che è un maschiaccio... E bravo a Giuseppe! Ma mi raccomando: non far germogliare mai il Pino che è in te!

 

Per fortuna il nostro assessore ai lavori pubblici si chiama Giuseppe. Se si chiamasse Pino, secondo la ghematrià, sarebbe un albero dai pessimi frutti!

 


Per concludere, proviamo con TELESE:

 

Fa 51 = , che significa completato a metà, semicrudo; oppure vi prego!, vi supplico!

Altri vocaboli ebraici con ghematrià 51 sono:  

  • mangiato, divorato, distrutto 
  • differenziare, separare 
  •  maggio

Anche in questo caso mi sembra che la numerologia ci abbia azzeccato non poco: Telese è un paese con lavori perennemente lasciati a metà. Intanto c'è chi lo divora e lui implora: «Vi supplico, lasciatemi stare!». Ma non si può fare di tutt'erba un fascio, bisogna saper cogliere le differenze e separare il grano dalla gramigna. 

A questo punto mi chiedo: cosa accadrà a maggio? Maggio è il mese in cui la natura dà il massimo di sé, con i suoi colori, i suoi profumi e i suoi suoni. 

Forse anche Telese un giorno avrà il suo maggio, quando finalmente, presa coscienza di non essere più nell'Eden, conquisterà la sua libertà di scelta, il suo libero arbitrio, e finalmente avrà il coraggio di fare la proprie scelte, rifiutandosi per la prima volta di farsi guidare dalla ridicola fiamma di paglia dei superbi, che appare come gran luce solo agli occhi di chi è vile. 

Maggio è il mese della speranza. 

Fulvio Del Deo

 

 

     

 Valle Telesina


Per intervenire: invia@vivitelese.it