Caro Gennaro, la consuetudine, coltivata fin
dalla adolescenza, di dedicare al termine della
giornata una ventina di minuti al riordino dei
pensieri, ha favorito in me la riflessione sulle
vicende della mia giornata e mi ha aiutato ad
analizzare criticamente azioni mie e di terzi,
aiutandomi a scindere quelle apprezzabili da
quelle deprecabili.
La
mezz’ora di stasera (ormai stanotte) mi trova
stanco per una giornata intensa, ma emozionato.
Certo non sono mancati motivi di indignazione
per ricatti e minacce di ritorsioni per rifiuti
di adesioni, il che non aiuta a non essere
incazzati. Ma la gioia di un evento e la
tenerezza per un simbolo questa notte
prepotentemente mi impongono di non soffermarmi
su atteggiamenti da lestofanti.
Stamattina, ormai
ieri mattina, mentre consumavamo un caffè,
velocemente perché Tu avevi urgenza di andare a
Benevento (l’evento), ho avuto la necessità di
tirar fuori la penna (il simbolo) per annotare
un numero telefonico. Il recente risveglio, di
quelli che ti vedono ancora distante dalle cure
della giornata, mi ha indotto una riflessione su
“quella penna” e Te l’ho esternata.
Era la penna di
mio Padre, uomo che ha dedicato una vita di duro
e convinto impegno al servizio dello Stato,
intorno alla quale da ragazzo vagheggiavo di
quali cose importanti potesse scrivere. Tu, a
volte forse male interpretato per ruvida
apparenza, ma certamente portatore di un
bagaglio di valori alquanto fuori dall’ordinario
quotidiano, mi hai detto di slancio: “Sarebbe
bello se tra due ore con questa penna potessi
firmare il Protocollo della legalità con il
Prefetto!”.
Mi hai lasciato
un attimo interdetto al pensiero che avrei
dovuto separarmi per qualche ora dalla penna che
non si è mai allontanata da me, da quando la
detengo, per più di venti centimetri. Comunque
non ho esitato e Te l’ho affidata con entusiasmo
per l’amore che Ti ho letto negli occhi per
l’impegno che saresti andato a sottoscrivere e
per la gioia di sapere che “quella penna”, dopo
più di trent’anni, sarebbe stata utilizzata per
un atto di tale importanza, e finalizzato per
giunta a sancire un impegno per il ripristino a
Telese, dopo circa cinque lustri, di una pratica
– la legalità – ormai in disuso.
Un attimo di
commozione mi ha colto quando, intorno alle 10 e
30, mi hai telefonato per dirmi che “quella
penna”, la penna di mio Padre, era stata
utilizzata per la sottoscrizione anche dal
Prefetto.
Con la stessa
penna, al Tuo ritorno, ho certificato la
passione trasfusa nella sottoscrizione della Tua
lista!
Grazie Gennaro,
per avermi fatto vivere la giornata che si
chiude avvolta in un gradevole velo di
malinconia.
Grazie per
aiutarmi a coltivare il sogno che Telese saprà
riconoscerTi adeguato merito per il coraggio e
la tenacia di un’idea, che vuole il definitivo
sconvolgimento di un metodo di gestione che vede
prosperare le fortune di pochi, a danno del
patimento dei più.
Coraggio,
Gennaro, “quella penna” aspetta di sottoscrivere
ancora tanti atti che segnino il vero risveglio
di Telese!
Ti abbraccio.
Alessandro
Telese Terme, 8/9
maggio 2009
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