Caro Gianluca volevo ringraziarti per la splendida immagine poetica con cui hai salutato la perdita degli alberi antistanti
l’ingresso automobilistico delle terme. Purtroppo, immotivatamente e silenziosamente, scompare un altro pezzo della storia della nostra comunità. A danno compiuto, ora è inutile recriminare.
Ho scritto ripetutamente che una Comunità senza memoria non ha futuro, non insegna il bene comune, non crea un sentire ed una appartenenza. Telese è paese troppo giovane per far sentire alla
comunità nuova e numerosa di “immigrati” questo senso di appartenenza. Non ha piazze, non ha tradizioni, non ha martiri e…direi sempre le stesse cose. I pini abbattuti hanno una storia che voglio raccontarvi (la leggerete più
compiutamente nel libro che spero di finire al più presto).
Quando l’Italia era potenza coloniale da Roma giunsero, per ripopolare la villa comunale di Benevento, alcuni vagoni ferroviari colmi di piante esotiche, per lo più palme e fiori, e tre
vagoni di pini mediterranei. Per una questione
tecnica dovettero sostare nottetempo nella stazione ferroviaria di Telese-Cerreto. Qui, ad opera di alcuni noti notabili dell’epoca, dopo concitate trattative con il capoluogo…sparirono tre vagoni. La piantumazione arricchì il parco
termale, infatti le palme rigogliose che osservate nel parco attualmente (qui mi verrebbe da essere ironico ma mi contengo) risalgono al quel “colpo di mano”, arricchirono alcune ville di notabili (V. la Villa Cusano, dopo il ponte del
Grassano sul Viale Minieri, dove sono state distrutte qualche tempo addietro) e lo spazio antistante l’allora Ufficio Postale, dove, nonostante tutto, sono ancora visibili (la casa incidente su Via Roma prima della Chiesa).
Ancora le potete osservare nello spazio antistante il
Grand’Hotel Minieri. Sono tutte coeve a quelle abbattute. Inoltre, quei pini rappresentavano, a quell’epoca, il confine del muro termale e della nascente cittadina almeno dal lato nord, in quanto l’ingresso corrispondeva all’attuale, ma
le terme vere e proprie proseguivano più internamente delle attuali ed il binario seguiva l’attuale Viale Minieri carreggiato per le auto (se vi mettete davanti alla Madonnina e guardate verso il viale vedrete la Stazione Ferroviaria
diritta davanti a Voi). Gli stessi pini,
arricchivano, insieme ai platani altri posti della nostra “ridente” cittadina. Ma questa è storia che non interessa più e ci porterebbe ad altri argomenti. Ci sono diversi (“non uguali”) posti, anche in Italia, dove le piante antiche
diventano monumenti, “cartoline”, dove i ponti dimessi, le torri antiche, le mura di acquedotti termali di epoca romana, i centri storici diventano attrazioni, creano il senso profondo di una Comunità (“amore”).
Ma queste sono scelte sulle quali nulla possiamo pur
condividendole. Sento solo il disagio dei giovani quando racconto queste cose, il fastidio per un “vecchio trombone” che racconta di storia locale, il chiedersi:
“…si ma tanto a che serve ricordare queste cose..”. La Storia ha ridato anonimato a tanti che in vita si presumevano immortali…la poesia ha attraversato le Civiltà. |