Intervento riferito a: Telese, il sindaco motiva il taglio degli alberi

 

 

15 marzo 2008
Pini tagliati, "VivoTelese" e scrivo al Sindaco
Michele Selvaggio

 

 

VIVITELESE - VIVOTELESE

 

E io rimango in forse,
che no e sì nel capo mi tenciona.
DANTE, Inferno, VIII, 110-111

 



Preg.ssimo Sig. Sindaco,

Le chiedo, preliminarmente scusa se devo ancora tornare sulla datata questione dei “pini tagliati” e rivolgermi a Lei direttamente.
Come avrà certamente saputo, in questo Sito, ci sono stati altri interventi, che tra gli altri , hanno poi contribuito anche alla Sua cortese risposta istituzionale.


Avendo avuto numerose sollecitazioni a raccontare un piccolo episodio storico legato a queste piante monumentali, avevo aggiunto anche un mio commento, ancorché memore che quelli che non sanno ricordare il passato sono condannati a ripeterlo.
Sollecitato ancora una volta, e mi sorprende sempre come le questioni telesine siano anche tanto seguite a distanza dalla nostra cittadina, le devo una modesta aggiunta a quanto già scritto.
Già Epitteto, nel Manuale, diceva: “…non sono i fatti a turbare gli uomini, ma le opinioni intorno ai fatti…”.

Vede Lei è un Sindaco giovane, che ha ereditato una cittadina in tumultuoso sviluppo edilizio inscindibile da una inevitabile ritratterizzazione urbanistica, non solo, ma anche con un cambio generazionale di una classe dirigente ed un trapasso epocale sociale diffuso, per la continua e numerosa immissione di nuovi abitanti. Oltre, poi, ad un potere materiale ed ideologico definito e sedimentato nelle idee e negli Uomini.

Chi come me, e tanti Altri cittadini, ha vissuto da più generazioni e, ahimè, da più anni in questo posto, vive contemporaneamente a lei le stesse trasformazioni ed assiste alle stesse decisioni.

Questa massa che “silenziosamente” segue questi cambiamenti e, sempre, li subisce, a volte esprime, nelle forme e negli stili individuali, e nelle aggregazioni, e nelle strade, e nelle piazze virtuali come questa, una opinione, non sfoggio di esercizi letterari, ma già nei ritratti critici proposta. Gli Altri, ancor più numerosi, che non si appalesano, preferiscono, nelle questioni specifiche, seguire il consiglio di Cicerone nelle Catilinarie (8,21) ovvero: “…cum tacent clamant…”.

Ho letto, nella Sua risposta, questa percezione e, con sorpresa per un politico della Sua generazione, una comprensione verso questo diffuso sentire. Quanto è accaduto , e Lei ha compreso essere un esempio per il tutto, lascia sgomenti, oltre che per il valore in sé del bene comune, ma soprattutto per il valore simbolico di altri pezzi della nostra vita comune, che ci hanno unificato per tanti anni, che scompaiono sì velocemente. Ho apprezzato il Suo rammarico in questa specifica situazione, sì da motivarlo moralmente, e non solo tecnicamente, ciò che era apparso “immotivato” ai più. Gli alberi monumentali non ci sono più, abbatterne due o sei non era il problema e men che mai se ne può discutere dopo.

In questo Sito, ma anche in altre forme di comunicazione, parafrasando liberamente un mio libro, Le si chiede di mantenere l’impegno a rendere gradevoli le “cartoline” di Telese. Credo sia eccessivo addebitarLe da solo un eventuale insuccesso. L’espansione urbana e demografica, al netto di ossessioni eco-urbanistiche, è inevitabile. La infrastrutturazione è lenta e notevolmente complessa. Attrarre capitali e cambiare l’indole di un Paese da turistico-recettivo a prevalente centro di servizi era già in essere al Suo arrivo.

Ciò non giustificherebbe il continuare a trasformare con maldestra e pervicace casualità gli spazi sociali e naturali. Però iniziare a percepire che le trasformazioni, inevitabili tecnicamente, devono essere motivate moralmente, sempre, perché sono parte della nostra vita individuale, della nostra vita sociale quotidiana, della vita dei nostri genitori e dei nostri figli; perché sono parte della “Vita” chè trasformano i nostri gesti abituali, la percezione degli altri intorno, la nostra stessa salute, beh! Questo sembra un iniziale giusto viatico.

Molti degli interventi che compaiono su questo Sito e, comunque, propri di tanta gente appaiono a volte pacati, a volte aggressivi o sarcastici, eppure sono sempre profondamente motivati da questa esigenza, mantenere il tessuto umano ed urbano tale da far sopravvivere il senso di appartenenza ad una Comunità. E’ un sentire forte ed invincibile non abbattibile dall’incuria o dal fulmine.

Chi, a differenza Sua, non ha voluto cogliere, in questa perdita collettiva, questi sentimenti deve porre attenzione al monito di G. B. Show, in Cesare e Cleopatra: “Quando uno stupido fa qualcosa di cui si vergogna, dice sempre che è il suo dovere”.

Continuerò a collezionare cartoline. La ringrazio.



Michele Selvaggio

 

 

 

     

 Valle Telesina


Per intervenire: invia@vivitelese.it