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15
dicembre 2008 |
Telese, l'ultimo saluto alla maestra |
Nicola Sparano |
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Toronto, 14 dicembre 2008
Cari compaesani di ViviTelese,
esattamente due settimane fa e’ morta mia madre,
la signora Teodolinda Scaringi Sparano. Sono
venuto a Telese per darle l’ultimo saluto ed
intorno alla sua bara ho trovato un numero
incredibile di suoi ex alunni ed alunne. In
chiesa due persone hanno reso omaggio alla
signora maestra che in cinque anni di elementari
ha insegnato loro “umanita’, senso di giustizia,
voglia di sapere”.
Attraverso ViviTelese
vorrei ringraziare tutti coloro che hanno
omaggiato la signora maestra, mia madre. Un
grazie particolare a mia sorella Mai Pina, a suo
marito Franco e ai nipoti Laura ed Alfonso per
esserle stati vicini sino all’ultimo. Se non e’
chiedere troppo, sarei grato se rendete nota
questa mia e l’articolo ‘L’ultimo sorriso della
signora Sparano”, pubblicato dal quotidiano in
lingua italiana di Toronto (Canada), Corriere
Canadese.
Due giorni dopo la signora
Scaringi se n’e’ andato anche un altro
personaggio storico di Telese, Ciccio Pilla
detto Il Barone. Questa coincidenza mi ha fatto
riflettere sul fatto che i telesini sparsi per
il mondo dovrebbero essere informati di chi
muore, nasce o compie atti di ordinario valore.
Un suggerimento, se permettete: create
una rubrica tipo Telese piange, Telese sorride
oppure Accade a Telese. Vi ringrazio per la
disponibilta’.
Keep up the good work.
L’ULTIMO SORRISO
DELLA MAESTRA SPARANO
«Andate,
voglio riposare». Ha chiuso gli occhi ed è
spirata. Mia madre è morta così. Quando l'ho
vista io sembrava una bambolina, dal volto erano
scomparse le rughe e sulle labbra aveva aveva un
accenno di sorriso. Quel sorriso un po'
sornione, un po' malinconico con il quale
concludeva 'prediche', suggerimenti, consigli ed
anche ordini ben sapendo che non sarebbe stata
presa completamente sul serio, perché era
vecchia.
Dio, come era vecchia la mia
vecchiarella. Aveva 97 anni. E negli ultimi 40
ci saremo visti una quarantina di volte, non di
più. 40 volte in 40 anni, una volta l'anno. Io
sulla periodicità di questi incontri non ho mai
pensato molto, lei si sarà macerata il cuore.
Avere un figlio lontano è stato l'amarissimo
destino di tante madri.
L'Italia in
generale, e il meridione in particolare, è
sempre stata, e lo è tutt'ora, terra di
emigranti. In passato le mete erano paesi
lontani, oggi si va in Europa, oppure a Milano,
Torino, Bologna. Essere lontani di 500 o di
seimila chilometri per una madre in ogni caso
significa mangiare con un posto in meno a
tavola, fare il caffè con la macchinetta da una
tazza, cogliere una sola arancia dall'albero
dietro casa.
Anche mio nipote Alfonso
non ce l'ha fatta a vederla per l'ultima volta.
Non è arrivato in tempo da Bologna. Piangendo mi
ha detto: «A volte mi chiamava Nicola». Ed io a
lui: «Anche io, per lei, di tanto in tanto, ero
Alfonso». Quante chiacchierate notturne ci siamo
fatti io e la genitrice. La gran vegliarda era
lucida, pungente, sempre pronta ad evidenziare
lo sfacelo dei costumi di vita moderni.
La signora maestra aveva da dire tante cose
anche sulla scuola dove ha insegnato per
tantissimi anni. Un numero incredibile di suoi
ex alunni le ha reso di persona l'ultimo
omaggio. Questo passo fa parte di un lettera
letta in chiesa al suo funerale: «Addio signora
maestra. Continua a guidarci dal cielo e
infonderci la vitalità, la grinta, l'umiltà,
l'umanità, il senso di giustizia, l'intelligenza
acuta, la voglia di sapere, l'educazione e la
formazione che hai regalato ad ognuna di noi con
la speranza di averne cura e di lasciarli in
eredità ai nostri figli. Grazie ancora, signora
maestra».
Grazie mamma, anche da parte
mia. L'amore tra di noi non si spezzerà mai.
Farà sempre laccio ai rimpianti, ai ricordi ed
alle lacrime che tu vorresti non venissero mai.
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Valle
Telesina
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Per intervenire:
invia@vivitelese.it |
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