CHI
ERANO LE JANARE?
Donne vissute nel Sannio nel
1500 e perseguitate per stregoneria.
Attraverso le loro storie è
possibile aprire una porta alle donne in cerca
di sé stesse.
Un
viaggio nella memoria del sannio che permette un
viaggio interiore attraverso le nozioni perdute
e quelle sopravvissute della psiche più
profonda
risvegliata in
questo particolare momento storico di crisi
sociale ed esistenziale per il mondo femminile
che è chiamato a farsi carico in prima persona
delle sorti della umanità.
la Janara
emerge dal profondo della nostra storia ,le
donne del passato di Benevento, che, nel XVI
secolo sono state oggetto di campagne
persecutorie: le "janare", donne colte,
erboriste,guaritrici, conoscitrici dei misteri
della galassia e della luna segreti e nozioni
ereditati e tramandate da madri, nonne e
trisavole,donne legate alla medesima catena di
dolore.
Nella
ricerca
si intuisce la vera
essenza della femminilità che si esprime
attraverso la anima delle donne, nella energia
mentale che si realizza in uno stato di
solitudine utile a ritrovare la essenza della
natura intuitiva,intensa e piena di talento, che
da alle donne poteri eccezionali, intuito
interiore che le rende creature magiche e
infernali.
Esiste ingente materiale di
ricerca,da raccogliere ed approfondire sulla
materia, una mole di nozioni , una serie di
elementi che riemergono dalla nostra più
profonda memoria, detti sentiti dai nostri
nonni, che solo nella meditazione riemergono,
sapere interiorizzato che costituisce
l’architrave della nostra psiche.
Le
Janare sono uno
spunto alle donne
moderne per riflessioni diverse che permettono
di ricostruire pezzi mancanti pezzi perduti,
capaci di riattivare un sapere e una passione
ancestrale.
Consente il ritrovamento
della parte più ferina e al contempo materna
rappresentata dalla natura madre delle donne.
La danza delle Janare è la
danza del ritmo femminile, la ciclicità delle
donne che segue i cicli della natura, il moto
delle stagioni, il moto silenzioso dei pianeti,
il ciclo “vita morte vita”.
La Sannita è Donna appassionata,
è donna alla ricerca delle proprie radici,nella
fase della vita del ritorno a casa, un luogo
mentale per accettare le fasi della propria
esistenza meglio se con coraggio determinazione
e pazienza.
La Sannita preferisce in questo
momento rimanere nell’ambito del culturale e del
religioso, è presente vigile e attenta, ma
decisamente lontano dal modello della caricatura
di donna che si va proponendo nel mondo della
politica e della satira, dalla femminilità da
“baraccone” proposta dei media.
Importante è la storia delle donne che ci hanno
preceduto per riunirsi a quella parte di sé per
ritrovare la propria appartenenza, stare con
sicurezza e orgoglio nel proprio corpo che
cambia …
, per parlare ed
agire per proprio conto, in prima persona e
ritrovare i poteri femminili innati dell’intuito
e della percezione ,riprendere i propri cicli.
Donna,
non è la pelle che
fa le rughe,né i capelli che diventano bianchi,
donna è quello che non cambia,la sua essenza:
è intuito,veggenza,colei che
sa ascoltare, impulso, sentimento e memoria.
Lia Buono
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