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Dunque gli insegnanti di religione cattolica,
l'unica insegnata nella scuola pubblica italiana
e peraltro a carico del pubblico bilancio, sono
"stati rimessi in gioco", come è stato sritto,
da un provvedimento ministeriale, tramite DPR,
che oltrepassa temporaneamente la sentenza del
TAR del Lazio, almeno sino al pronunciamento del
Consiglio di Stato.
Un saggio modo di governare dovrebbe cercare
soluzioni tendenti all'armonia tra le varie
componenti della società e questo provvedimento
non pare proprio destinato a ciò, apparendo anzi
propedeutico ad ulteriori ricorsi e divisioni.
Dinanzi a questa sorta di "prova di forza", dai
contorni peraltro grotteschi visto che taluni la
vogliono correlare alla presunta difesa di una
"maggioranza" che in quanto tale è già di per se
ampiamente tutelata, viene spontaneo chiedersi
perchè non ci si attivi invece, come avviene in
altri paesi, per diversificare la gamma di
insegnamenti religiosi nella scuola pubblica ed
introdurre, per quanti non interessati o non
credenti, reali materie alternative.
Gadi Polacco,
Consigliere
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
http://www.livornoebraica.org/
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