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Bisogna avere l'onestà intellettuale di
ammettere gli errori, anche quelli dei
propri idoli politici; di saper
contestare anche le persone che si
trovano "sedute" ai vertici.
E se l'Italia oggi è in questo stato
pietoso, di regressione e, oserei dire,
tendenza alla dittatura, la colpa è
anche del poco coraggio delle persone
che non hanno la forza di esprimere la
loro opinione. |
Ci
sono valide ragioni che spingono una persona
giovane come me, a prendere carta e penna per
dar voce alle proprie emozioni …. in questo
caso, di profondo sconforto e amara delusione!
La
scintilla è scoppiata nel momento in cui ho
appreso che, tutti coloro i quali, per ragioni
di studio, di lavoro o altro, si trovassero
fuori dal comune di residenza in occasione delle
prossime votazioni, non avranno la possibilità
di esprimere il loro pensiero!
Mi domando dunque, perché non abbiamo diritto,
in quanto cittadini, di esprimere la nostra
preferenza riguardo al questo importantissimo
referendum?
Mi
è capitato, per le scorse elezioni europee,
coincidenti nel nostro paese con le comunali, di
dover tornare a casa per esprimere il mio voto.
Ebbene dopo due settimane(grazie alle astute
macchinazioni di soldatini in camicia verde),ci
ritroviamo di nuovo alle urne; ma in un periodo
così delicato per gli studenti, che è quello
della sessione estiva di esami, mi è impossibile
tornare nel mio comune di residenza, affrontando
quindi un viaggio di 430km, per andare a votare.
Oltre al fattore economico, che è secondario,
visto che le ferrovie dello stato offrono uno
sconto sul prezzo del biglietto, andata e
ritorno, ai votanti che tornano a casa del 60
%; c’è anche il fattore tempo, che non è
assolutamente da sottovalutare. Come può una
persone che studia o che lavora, perdere una
giornata di viaggio, solo per andare a votare?
Non ho forse gli stessi diritti di uno studente
che ha la fortuna di avere l’università nella
propria città?
Non è dunque vero che andare a votare, oltre che
essere un dovere , è anche un diritto del
singolo cittadino? Non è, forse, questa,
un’espressione di democrazia?
Ebbene, questo diritto, a me, come a tante altre
persone, viene negato proprio nel momento in cui
il paese ha bisogno di una maggioranza compatta,
reale, che decida del futuro della nostra
politica.
Ci
troviamo di fronte ad una questione fondamentale
che potrebbe cambiare l’assetto del nostro
parlamento per il prossimo futuro… e cosa fanno
questi ben pensanti??? Ci negano il diritto al
voto! Non è certo democrazia questa!
Alla mia età (22 anni) nella politica, negli
ideali, ci si crede davvero. Tutti noi, (eccetto
qualche disilluso) crede sul serio che la
politica, la società possa essere cambiata dalla
democrazia, dai buoni propositi.
Volete toglierci la meravigliosa sensazione di
crederci fino in fondo? Io non ci sto … voglio
ancora sperare che la corruzione che serpeggia
tra quei banchi del parlamento possa essere
annientata, come veleno mortale, da un siero
miracoloso.
Oggi, tra uno studio e l’altro, colgo
l’occasione di buttar giù queste poche righe per
dare a tutti voi uno spunto di riflessione …
magari non ci saranno eccezionali conseguenze,
non ci saranno cambiamenti … ma da qualche parte
si deve pur cominciare; io ho scelto di
cominciare da qui, dalla mia piccola comunità!!!
Francesca Del Vecchio
E' possibile
votare anche in un altro collegio, basta fare il
rappresentante di lista. Il Comitato per il
referendum si può contattare a questo numero
06.68301569.
Insomma basta informarsi un po'. E se "nella
politica e negli ideali ci si crede davvero",
dopo aver appurato la possibilità di poter
votare anche fuori sede, consiglierei una
maggiore analisi di ciò che si va a votare.
Questo referendum rappresenta una regressione
autoritaria del Paese. Invito ad astenersi.
Giuseppe Cognetti
Gentile signor Giuseppe.
La
ringrazio per le informazioni riguardanti la
possibilità di votare fuori dal comune di
residenza, ma la invito a riflettere sul fatto
che se uno studente non ha il tempo per scendere
a casa a votare, figuriamoci se ha quello per
fare il rappresentante di lista, per di più in
una città nella quale gli studenti non residenti
saranno più di 5.000. Se facessimo tutti i
rappresentanti di lista, non finiremmo più!!!!!
per quanto riguarda invece l'astensione al voto,
ritengo opportuno andare ad esprimere la propria
preferenza, per far si che non siano sempre i
soliti politici corrotti a comandarci come
marionette.
Bisogna avere l'onestà intellettuale di
ammettere gli errori, anche quelli dei propri
idoli politici; di saper contestare anche le
persone che si trovano "sedute" ai vertici. E se
l'Italia oggi è in questo stato pietoso, di
regressione e, oserei dire, tendenza alla
dittatura, la colpa è anche del poco coraggio
delle persone che non hanno la forza di
esprimere la loro opinione.
Fare il rappresentante di lista non significa
dover stare tutto il giorno al seggio. In questo
specifico caso, il comitato promotore le avrebbe
chiesto semplicemente di presentarsi con scheda
elettorale e documento di riconoscimento
all’apertura del seggio, votare e andare a
studiare. La mia non è una soluzione ai problemi
connessi con le attuali modalità di voto, ma
semplicemente un suggerimento ad una giovane
studentessa impossibilitata a votare. Comunque,
bastava telefonare al numero indicato per
eventuali delucidazioni.
Per quanto riguarda l’astensione, pensavo fosse
palese: io non intendo l’astensione dal voto
come regola di vita “democratica”, lungi da me
dare un così cattivo esempio. Semplicemente, ho
invitato ad astenersi “attivamente” a questo
referendum beffa dopo essersi informati sui
quesiti. Una scelta legittima e, a fronte delle
parole poco lusinghiere che leggo nella sua
nota, aggiungo dignitosa: votare No al
referendum, non avrebbe “abrogato” la vigente
legge elettorale di cui molti si dichiarano
scontenti (tra questi io) ma paradossalmente
avrebbe potuto (per fortuna è fallito il quorum)
legittimarla col voto popolare; votare Sì
(almeno ai primi due quesiti) ne avrebbe
addirittura peggiorato le conseguenze. In questo
caso, astenersi significa schierarsi e lanciarsi
in una forte “contestazione alle persone che si
trovano sedute ai vertici”.
Giuseppe Cognetti
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