Quando arriva la
ripresa economica ed il rilancio delle attività
produttive?
I capannoni
sempre più vuoti e semideserti, le saracinesche
abbassate dei negozi che aumentano ogni giorno
ed il blocco dei cantieri, rappresentano l’amara
realtà di una crisi che continua a persistere. I
proclami e gli annunci non sembrano sortire
alcun effetto. Anche le proteste estreme di
alcune categorie produttive, come la consegna
delle chiavi delle aziende o lo sciopero della
fame, rischiano di sfiorare addirittura nel
ridicolo. La moltitudine, sempre più numerosa,
di rappresentanti della “casta politica” che ci
governa, non sembra voler imbroccare la strada
giusta.
Si preferisce
continuare a credere in qualcosa che se proprio
si deve fare, è opportuno che lo faccia qualcun
altro. Ed ecco quindi che si assiste al
paradosso di uomini politici che per fare
qualcosa giungono perfino a “scioperare” a
fianco dei cittadini, a manifestare la propria
incondizionata solidarietà nei confronti delle
imprese, per ritornare poi ad amministrare
rilanciando provvedimenti che non sostengono né
il mondo produttivo e non incoraggiano neppure
la ripresa economica.
Durante poi i
dibattiti televisivi è un rincorrersi di insulti
e promesse con ribaltamenti di ruoli tra gli
opposti schieramenti. Le proposte del
centrodestra sono osteggiate quando la
maggioranza al governo è di centrosinistra e
sono poi portate alla ribalta dalla sinistra
dall’opposizione quando comanda il centrodestra.
A turno viene
quindi osannato il ruolo della piccola impresa,
come vero motore dello sviluppo italiano, ed
effettivamente hanno ragione. La piccola impresa
è il fulcro dell’economia del belpaese.
L’impresa italiana ha però bisogno di meno
chiacchiere e più fatti. E questi devono essere
compiuti dalle istituzioni. Si invoca da anni
una serie di moderne riforme strutturali che il
Governo non sembra voler fare, nonostante gli
annunci, forse, per questo, c’è ancora tempo.
Poi in Campania è
pressante, quanto inascoltata, la richiesta di
sicurezza e di infrastrutture. Da troppo tempo
si denuncia che i fondi comunitari spesi finora
hanno rappresentato una delusione per le
aspettative e le attese che s’erano create.
La
moltiplicazione degli interventi è stata forse
la principale causa del fallimento. Con i fondi
2007/2013 è stato annunciato un cambiamento di
rotta. Ma non è da escludere che l’attuale
classe politica, faccia anche peggio della
precedente. Una speranza potrebbe forse esserci
con le elezioni regionali del prossimo anno.
Abbiamo il diritto di crederci!
Ing. Pietro Di Lorenzo

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