Ci
voleva forse l’ultima ondata di arresti
eccellenti, con il coinvolgimento, anche se per
adesso in via marginale, dei vertici politici
regionali, per accendere di nuovo i riflettori
sulla questione morale e sulla grave incidenza
del (male)affare nella vita politica e
amministrativa. La sanità, l’edilizia, i
finanziamenti facili per le industrie, la
formazione professionale, i grandi appalti, la
manutenzione, e per finire, le energie
alternative: bocconcini troppo appetibili per
lasciare indifferenti gli apparati deviati dei
partiti con la collaborazioni di imprese che
ormai hanno abbandonato la “retta via”.
Il caso della centrale a biomasse di Pignataro
Maggiore è l’emblema di un meccanismo fin troppo
evidente di corruzione che, parte dall’alto, e
raggiunge finanche il piccolo politico locale.
Non si parla più della superiorità morale di un
partito rispetto all’altro, ed allora dovrebbe
essere più facile affrontare la questione,
contrastare cioè in modo chiaro ed evidente la
corruzione della vita pubblica.
In
genere, nel passato, si diceva che per
contrastare la corruzione bastava rendere
trasparenti i vari percorsi amministrativi.
Forse in parte è vero, ma non basta. Anche i
tanti assessorati alla trasparenza costituiti
nelle amministrazioni pubbliche non sono stati
affatto sufficienti a contrastare efficacemente
il fenomeno, diventando solo uffici
“passacarte” senza incidere efficacemente sul
malaffare che, come abbiamo visto, si espande
sempre di più.
Finanche il Procuratore della Repubblica
Giandomenico Lepore, in una recente audizione
con la Commissione Parlamentare Antimafia, in
visita a Napoli, ha affermato che “almeno il 30%
dei politici della nostra regione, sono collusi
con la camorra”. Con un simile marchio è quanto
mai difficile per una persona “seria” occuparsi
(come si dice) di politica. Sono tanti i casi di
comunità locali che esprimono una sola lista,
senza opposizione. Siamo sicuri che si tratta di
governabilità? Ma senza alternativa c’è vera
democrazia? E con una forte corruzione che fine
farà la vera politica, quella che consente alle
nostre comunità di esprimere il meglio e
difendere quei valori che da sempre sono la
forza dell’Italia?
È
forse il caso di aprire finalmente gli occhi su
una realtà che ormai si presenta con tutta la
sua drammaticità.
Si
parla anche della necessità di rendere
trasparente l’attività delle lobby, così come
avviene negli Stati Uniti d’America, ma forse la
molla che muove gran parte della corruzione si
annida proprio all’interno degli apparati
pubblici. Una risposta univoca non c’è, ma
certamente bisogna continuare a tenere alta la
guardia e contare sull’azione giudiziaria e di
denuncia contro questi veri e propri delinquenti
che danneggiano il mondo delle imprese ed
infestano la vita pubblica. Fino ad oggi bisogna
dire grazie ai cittadini, alla instancabile
voglia di denunciare dei vari comitati ed alle
forze dell’ordine. Speriamo che un giorno, non
troppo lontano, potremo dire grazie anche agli
apparati dei partiti, che finalmente
affronteranno la cosiddetta “questione morale”?
Prima che sia troppo tardi!
Benevento 11 maggio 2009
ing. Pietro Di Lorenzo -
imprenditore

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