Sulla Consultazione referendaria del 21 e 22
giugno 2009, l’ing. Pietro Di Lorenzo ha
rilasciato la seguente dichiarazione:
“Ecco perché votare SI’ al referendum aiuta la
democrazia nel nostro Paese
Il
1° e il 2° quesito : premio di maggioranza alla
lista più votata e innalzamento della soglia di
sbarramento. Le attuali leggi elettorali di
Camera e Senato prevedono un sistema
proporzionale con premio di maggioranza. Tale
premio è attribuito su base nazionale alla
Camera dei Deputati e su base regionale al
Senato. Esso è attribuito alla “singola lista” o
alla “coalizione di liste” che ottiene il
maggior numero di voti. Il fatto che sia
consentito alle liste di coalizzarsi per
ottenere il premio ha fatto sì che, alle ultime
elezioni, si siano formate due grandi coalizioni
composte di numerosi partiti al proprio interno.
E la frammentazione è notevolmente aumentata. Il
1° ed il 2° quesito (valevoli rispettivamente
per la Camera dei Deputati e per il Senato) si
propongono l’abrogazione del collegamento tra
liste e della possibilità di attribuire il
premio di maggioranza alle coalizioni di liste.
In caso di esito positivo del referendum,
la conseguenza è che il premio di maggioranza
viene attribuito alla lista singola (e non più
alla coalizione di liste) che abbia ottenuto il
maggior numero di seggi. Un secondo effetto
del referendum è il seguente: abrogando
la norma sulle coalizioni verrebbero anche
innalzate le soglie di sbarramento. Per ottenere
rappresentanza parlamentare, cioé, le liste
debbono comunque raggiungere un consenso del 4 %
alla Camera e 8 % al Senato.In sintesi: la lista
più votata ottiene il premio che le assicura la
maggioranza dei seggi in palio, le liste minori
ottengono comunque una rappresentanza adeguata,
purché superino lo sbarramento. All’esito
dell’abrogazione, resteranno comunque in vigore
le norme vigenti relative all’indicazione del
“capo della forza politica” (il candidato
premier) ed al programma elettorale.
Gli effetti politico-istituzionali del 1° e del
2° quesito
Il sistema elettorale
risultante dal referendum spingerà gli
attuali soggetti politici a perseguire, sin
dalla fase pre-elettorale, la costruzione
di un unico raggruppamento, rendendo
impraticabili soluzioni equivoche e incentivando
la riaggregazione nel sistema partitico. Si
potrà aprire, per l’Italia, una prospettiva
tendenzialmente bipartitica. La
frammentazione si ridurrà drasticamente. Non
essendoci più le coalizioni scomparirà l’attuale
schizofrenia tra identità collettiva della
coalizione e identità dei singoli partiti nella
coalizione. Con l’effetto che i partiti sono
insieme il giorno delle elezioni e, dal giorno
successivo, si combattono dentro la
coalizione.Sulla scheda apparirà un solo
simbolo, un solo nome ed una sola lista per
ciascuna aggregazione che si candidi ad ottenere
il premio di maggioranza. Le componenti
politiche di ciascuna lista non potranno
rivendicare un proprio diritto all’autonomia
perché, di fronte agli elettori, si sono
presentate come schieramento unico, una cosa
sola. Nessuno potrà rivendicare la propria
“quota” di consensi. E sarà molto difficile
spiegare ai cittadini eventuali lacerazioni
della maggioranza. Lo scioglimento del
Parlamento una volta che è entrata in crisi una
maggioranza votata compattamente dagli elettori
potrebbe essere politicamente molto probabile.
L’eliminazione di composite e rissose coalizioni
imporrà al sistema politico una sterzata
esattamente opposta all’attuale. Piuttosto che
l’inarrestabile frammentazione in liste e
listine, minacce di scissioni e continue
trattative tra i partiti, il nuovo sistema
imporrà una notevole semplificazione, lasciando
comunque un diritto di rappresentanza anche alle
forze che non intendano correre per ottenere una
maggioranza di Governo, purché abbiano un
consenso significativo e superino la soglia di
sbarramento.
Il 3° quesito: abrogazione
delle candidature multiple e la cooptazione
oligarchica della classe politica.Un terzo
quesito referendario colpisce un altro aspetto.
Oggi la possibilità di candidature in più
circoscrizioni (anche tutte!) dà un enorme
potere al candidato eletto in più luoghi (il “plurieletto”).
Questi, optando per uno dei vari seggi ottenuti,
permette che i primi dei candidati “non eletti”
della propria lista in quella circoscrizione gli
subentrino nel seggio al quale rinunzia. Egli
così, di fatto, dispone del destino degli altri
candidati la cui elezione dipende dalla propria
scelta. Se sceglie per sé il seggio “A”
favorisce l’elezione del primo dei non eletti
nella circoscrizione “B”; se sceglie il seggio
“B” favorisce il primo dei non eletti nella
circoscrizione “A”. Nell’attuale legislatura,
questo fenomeno, di dimensioni veramente
patologiche, coinvolge circa 1/3 dei
parlamentari. In altri termini: 1/3 dei
parlamentari sono scelti dopo le elezioni da chi
già è stato eletto e diventano parlamentari per
grazia ricevuta. Un esempio macroscopico di
cooptazione! E’ inevitabile che una tale
disciplina induca ad atteggiamenti di sudditanza
e di disponibilità alla subordinazione dei
cooptandi, atteggiamenti che danneggiano
fortemente la dignità e la natura della funzione
parlamentare. Inoltre i parlamentari subentranti
(1/3, come si è detto) debbono la propria
elezione non alle proprie capacità, ma alla
fedeltà ad un notabile, che li premia
scegliendoli per sostituirlo.
Con l’approvazione del 3° quesito la facoltà di
candidature multiple verrà abrogata sia alla
Camera che al Senato.
Benevento 18
giugno 2009
ing. Pietro Di Lorenzo -
imprenditore

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