Per chi suona il Campanile
di
Marco Lillo
Consulenze, voli, contratti, benzina e case. E
persino torroncini e panettoni. Pagati dal
giornale Udeur e usati da Mastella & C. Grazie
anche ai fondi pubblici.
Parla l'uomo dei conti
È stato l'uomo dei conti di Clemente
Mastella. Nelle sue mani teneva le
chiavi della cassa dell'Udeur e del
giornale di partito. L'ex senatore
Tancredi Cimmino nel 2006 non è
stato ricandidato ed è passato con
Antonio Di Pietro. 'L'espresso', lo
ha intervistato.
Ci racconta come
funzionavano le casse dell'Udeur e
del 'Campanile'?
"Io gestivo sia il conto corrente
dell'Udeur che quello del giornale
ed entrambi erano garantiti con le
mie fideiussioni personali. Di fatto
però decideva tutto Clemente. Lui
era il segretario politico e io ero
solo quello amministrativo. Nel
rispetto dei ruoli, se Clemente
aveva un'esigenza io, come era mio
dovere, la esaudivo".
Ma i conti sono andati in
profondo rosso.
"E già. Nel 2006 il conto
del partito aveva raggiunto uno
scoperto di 1,4 milioni di euro
mentre quello del giornale era
arrivato a 450 mila euro di rosso.
Clemente aveva deciso di candidarsi
alle primarie e c'erano state delle
spese ingenti. Io ero preoccupato,
ma lui mi diceva che dopo le
elezioni saremmo rientrati dallo
scoperto con i rimborsi elettorali.
Poi, a sorpresa, decise di non
candidarmi".
L'hanno accusata di essere
scappato con la cassa e di avere
lasciato il giornale e il partito in
un mare di debiti.
"Mi sono deciso a parlare
solo per difendere la mia famiglia e
la mia dignità da queste accuse. Non
c'è stata nessuna fuga e anche
l'Udeur non ha mai detto una cosa
simile. Il partito allora emanò un
comunicato, pubblicato dalle
agenzie, per smentire le voci.
Conservo ancora la lettera di
complimenti che mi scrisse il
presidente dei revisori per i miei
bilanci. Ho lasciato un giornale che
aveva 400 mila euro di debiti ma che
doveva incassare 2 milioni di
contributi. Non c'era nessun buco.
La verità è che ho garantito i
debiti che altri, con le loro spese,
hanno causato. Poi, quando i patti
non sono stati onorati, la Cassa di
Risparmio di Ferrara mi ha bloccato
i beni".
Ci ha rimesso del suo?
"Ovviamente no. Però sono
stato costretto a scrivere una
lettera ai presidenti di Camera e
Senato nella quale facevo presente
che l'Udeur doveva ancora pagare i
debiti e chiedevo a Marini e
Bertinotti di bloccare l'erogazione
del contributo elettorale all'Udeur
fino a quando non fossero stati
saldati i debiti pregressi. Solo
allora il partito si decise a pagare
i debiti con la banca".
La accusano anche di avere
comprato nel 2005 con i soldi del
'Campanile' una Mercedes Four Matic
3.200 di cilindrata per ben 63 mila
euro e di averla usata. Come spiega
questa spesa?
"Io sono andato via ad aprile del
2006, otto mesi dopo quell'acquisto.
La macchina aveva pochi chilometri e
ho consegnato le chiavi. Mi risulta
che la Mercedes è stata venduta dai
nuovi amministratori solo a maggio
del 2007, un anno dopo".
Loro dicono che l'auto è
stata data in uso per brevi periodi
al senatore dell'Udeur Barbato e al
direttore del 'Campanile', ma solo
al fine di venderla. Poi, a ottobre
è stata consegnata a un
concessionario ed è stata venduta
sette mesi dopo perché nessuno la
voleva. Consuma troppo.
"La vera ragione di quell'acquisto è
amministrativa. Mi arrivavano
fatture per migliaia di euro ogni
mese da pagare per i pieni fatti dal
benzinaio di Ceppaloni. Decisi di
comprare l'auto per giustificare
l'inerenza delle spese di
carburante".
'L'espresso' ha raccontato
la storia dell'appartamento che
ospita il giornale di partito e che
è stato comprato a un ottimo prezzo
dalla società Campanile Srl, dei
figli di Mastella, nel 2006.
Senatore Cimmino, ci spieghi
dall'inizio questa vicenda.
"Io avevo il 90 per cento
delle quote della Campanile Srl,
mentre il 10 per cento era intestato
a Mastella. Gli ho ceduto
gratuitamente le quote quando ho
lasciato l'Udeur perché pensavo
agisse come segretario di un partito
e non come padre di famiglia. Ora
invece scopro che i suoi figli hanno
realizzato l'affare di largo Arenula
grazie al fatto che il segretario ha
ceduto loro quelle quote a 10 mila
euro. È uno scandalo: quella società
valeva molto di più ed era
finanziata dal partito. Mastella non
poteva darla ai figli. Io ho firmato
un accordo nel quale c'era una
clausola, garantita da una penale di
500 mila euro, che prevedeva la
cessione da parte mia delle quote a
una persona indicata dal
rappresentante legale del partito.
In quella veste ho venduto a
Mastella. Altrimenti non ci sarebbe
stata nessuna ragione per regalargli
le quote".
Ora cosa pensa di fare?
"Sto consultando i miei
legali per far valere le mie
ragioni". M. L.
(01 novembre 2007)
|
Una grande nebulosa nella quale spariscono i
milioni del finanziamento pubblico e i confini
tra gli interessi della famiglia Mastella e
quelli del partito. Questo è il quadro che
emerge dall'inchiesta de 'L'espresso' sulla
gestione del giornale dell'Udeur, 'Il
Campanile'.
Per oltre un mese abbiamo spulciato i conti del
quotidiano. Prima che se ne interessasse il pm
di Catanzaro Luigi De Magistris, prima che gli
fosse scippata l'inchiesta su Mastella, abbiamo
intervistato i fornitori e gli amministratori,
verificando che una parte delle spese del
giornale finiscono nei dintorni di Ceppaloni,
borgo natio del ministro. All'ombra del
'Campanile' Clemente Mastella, i suoi familiari
e le loro società hanno ottenuto soldi e
vantaggi grazie a un giornale finanziato con i
soldi dei contribuenti. In questa nebulosa sono
finiti 40 mila euro pagati a Clemente Mastella
per la sua 'collaborazione giornalistica' nel
2004; i 14 mila euro usati per acquistare i
celebri torroncini di Benevento che spesso
finivano in regalo a politici e giornalisti,
magari con il messaggino di auguri di Sandra e
Clemente. Più i biglietti aerei per i familiari
del segretario e poi ancora i 12 mila euro
incassati dallo studio del figlio, Pellegrino
Mastella, e i 36 mila euro risucchiati in tre
anni dalla sua società di assicurazioni.
La ricostruzione delle spese del quotidiano
spiega meglio di un trattato il funzionamento di
Mastellopoli, un luogo dove, parafrasando Von
Clausewitz, la politica sembra la prosecuzione
della famiglia con altri mezzi. Il giornale del
partito costa ogni anno 2 milioni e mezzo di
euro anche se, nonostante gli sforzi dell'ottimo
direttore Paolo Festuccia, non supera le 5 mila
copie. Di queste solo 1.500 passano dall'edicola
per finire quasi sempre al macero. L'edicolante
di San Lorenzo in Lucina, a due passi dal
Parlamento, spiega:
"Da molti anni ricevo cinque copie ogni mattina.
Non ne ho mai venduta una". Questa gigantesca 'ammuina'
serve a giustificare il finanziamento pubblico:
un milione e 331 mila euro. La presidenza del
Consiglio rimborsa le spese 'inerenti alla
testata' purché non superino un tetto pari a a
circa la metà dei costi.
Un
sistema che premia chi spende di più e permette
di sistemare molti amici e parenti. Così 'Il
Campanile', con una redazione di sei
giornalisti, ha visto aumentare il suo costo del
lavoro in due anni da 345 mila a 834 mila euro.
Nel dicembre del 2005 i debiti verso i fornitori
ammontavano a 770 mila euro. 'L'espresso' ha
visionato i bilanci interni e la lista dei
fornitori stilati dal vecchio amministratore
Tancredi Cimmino nel marzo del 2006. Ne viene
fuori un quadro inquietante.
Prima è d'obbligo una premessa. Queste spese
sono state approvate quando ad amministrare 'Il
Campanile' c'era Tancredi Cimmino. Dopo una lite
furibonda con Mastella, che non lo ha voluto
candidare alle politiche, all'ex senatore è
subentrato l'avvocato Davide Perrotta. Cimmino
era anche segretario amministrativo dell'Udeur.
Ad aprile del 2006 gli è subentrato il braccio
destro di Mastella, Mauro Fabris, e a giugno il
commercialista Pier Paolo Sganga. Sia Perrotta
che Sganga ci tengono a precisare: "Tutti gli
atti compiuti fino all'aprile 2006 ricadono
sotto la responsabilità della precedente
gestione. Oggi le carte sono a posto". Al di là
delle responsabilità formali resta un dato
politico: i beneficiari di molti pagamenti
discutibili sono membri della famiglia Mastella.
40 mila euro simbolici
Il primo a dare l'esempio è il leader. Il
giornale ha accordato un bel contratto di
collaborazione giornalistica a Clemente
Mastella: 40 mila euro più i contributi nel
2004. Quell'anno il leader dell'Udeur aveva
perso il seggio da europarlamentare e le sue
entrate si erano ridotte. 'Il Campanile' pensò
bene di aiutarlo con un contratto extra. Una
scelta che l'amministrazione attuale difende a
spada tratta: "Il segretario è un giornalista
professionista che contribuisce quotidianamente
all'indirizzo politico della nostra testata
pubblicando numerosi articoli. Il corrispettivo
di 40 mila euro, regolarmente fatturato, ha
costituito quasi un atto simbolico rispetto alla
sua dedizione al lavoro".
Indovina chi decolla
Nel 2005, secondo il bilancio provvisorio
del vecchio amministratore, sono stati pagati 98
mila euro per viaggi e trasferte. Tra gli altri,
in quegli anni, secondo gli ex amministratori,
hanno volato Sandra Lonardo, Pellegrino ed Elio
Mastella e pure la moglie di Pellegrino, Alessia
Camilleri. L'ultimo decollo della premiata
coppia Alessia-Pellegrino risale al marzo scorso
quando il Campanile ha pagato ai due i biglietti
per raggiungere Sandra e Clemente Mastella alla
festa sulla neve dell'Udeur a Cortina. Gli
amministratori però giurano: "Dall'aprile del
2006 non esistono altri biglietti aerei
autorizzati, se non per ragioni professionali, a
persone esterne al giornale. Quello che è
successo prima ricade nella responsabilità della
precedente gestione. E comunque Pellegrino è un
consigliere di amministrazione del giornale". E
i voli di Elio? No comment. E Alessia? "Ha
rivestito un ruolo, in passato, nel giornale".
Natale d'oro
Nel 2005 (stando sempre ai bilanci parziali
di Cimmino) 'Il Campanile' ha pagato 141 mila
euro per le spese di rappresentanza e 22 mila
euro di liberalità. Tra pacchi, dolciumi e
torroni sono spariti 17 mila euro per il Natale
2005. Ben 8 mila e 400 euro partono dalle casse
del giornale con destinazione 'Dolciaria Serio'
di San Marco dei Cavoti, un paesino a pochi
chilometri da Benevento. Altri 6.050 euro sono
andati al Torronificio del Casale, una piccola
azienda di Summonte, il paese dei cognati del
ministro: Antonietta Lonardo (sorella di Sandra)
e suo marito, il deputato Udeur Pasquale
Giuditta. Che fine fanno tutti questi
torroncini? Al 'Campanile' giurano che servono
per "i regali del giornale a 200 colleghi e
personalità istituzionali. La famiglia Mastella
non c'entra". Eppure qualcosa non torna. Per
esempio i 2.170 euro pagati alla pasticceria
Millefoglie di Ponte, vicino a Benevento
dovrebbero riguardare: "Il tradizionale incontro
di auguri tra i vertici dell'Udeur campano e
quelli del giornale". Il vecchio amministratore
Tancredi Cimmino però cade dalle nuvole: "Ma
quale tradizione. Io non ho mai fatto nessun
incontro". E anche il pasticciere, Nicola
Zampelli, ricorda una storia diversa: "Sia nel
2005 che lo scorso anno, ho consegnato più di
200 panesilli (un panettoncino tradizionale del
beneventano) a casa di Clemente Mastella.
Probabilmente li avranno usati per fare dei
cesti. Non ho mai sentito parlare di un
rinfresco".
A sentire chi la conosce bene, sarebbe proprio
donna Sandra in persona, insieme alle sue
collaboratrici, a confezionare con grande
creatività, in quel di Ceppaloni i cesti regalo
con il meglio delle tradizioni locali. Per
comprare i pacchetti donna Sandra arriva al Cis
di Nola, un mega centro commerciale sulla strada
per Napoli. Qui nel negozio di articoli da
regalo dei fratelli Casolaro sono stati spesi
altri 1.150 euro, sempre a carico del
'Campanile'. Un cortese responsabile ci informa
che "di solito è la signora Sandra in persona a
scegliere le scatole per fare le confezioni
regalo". E anche al negozio di articoli da
regalo e borse Luna di carta nella piazza di
Benevento risulta una fattura del 'Campanile'
per 2.030 euro. "Probabilmente erano regalini.
Mi sembra di ricordare che venne una macchina a
ritirare tutto", dice il titolare. Una cosa è
certa: gli amministratori del 'Campanile'
dell'epoca con quelle spese non c'entrano. "Io
non ho mai avuto rapporti con quelle aziende di
dolci e regali. Arrivavano le fatture", spiega
il solito Tancredi Cimmino, "e mi limitavo a
firmare".
Il pozzo di San Patrizio
Ogni mese, fino all'inizio del 2006,
l'amministratore del giornale pagava conti per
spese di benzina per una media di 2 mila euro al
mese. Per metà a carico dello Stato. I
giornalisti del giornale però non c'entrano
nulla. Questa pioggia di carburante sul
'Campanile' si concentrava sulla stazione di
servizio della famiglia Parente di San Giovanni
di Ceppaloni, la frazione di 600 anime dove si
trova la villa dei Mastella, quella con la
celebre piscina a forma di cozza. Proprio così:
'Campanile' e Udeur facevano il pieno a 250
chilometri di distanza proprio alla fine del
vialetto che porta dalla villa dei Mastella al
paese. Fino all'inizio del 2006 pagava il
giornale, ora il partito. Ma chi usufruisce di
queste tonnellate di benzina made in Ceppaloni?
Il titolare, Massimo Parente, dice a
'L'espresso': "Qualche volta viene il figlio,
Pellegrino Mastella, con il suo Porsche Cayenne
che ha una cilindrata di 4 mila e 200 e fa
cinque chilometri con un litro. Mette in media
90 euro. Poi alla fine del mese viene un ragazzo
dalla villa dei Mastella. Si chiama Daniele
(Ferraro, un collaboratore di Clemente Mastella
e Sandra, ndr), e mi fa timbrare la scheda
carburante, non ricordo a chi è intestata". Il
padre, Antonio Parente, ha gestito l'impianto
fino a febbraio scorso, e ricostruisce: "Qualche
volta Daniele, fa il pieno con l'auto di
Pellegrino, più spesso con l'automobile usata
dalla signora Sandra. Io faccio il buono e poi
se la vedono loro. Compilano la scheda e non so
se mettono tutto a carico del partito". Sulle
schede non sono indicate le targhe ed è
difficile distinguere benzina privata e
pubblica. Fonti vicine alla famiglia Mastella
fanno sapere che Pellegrino avrebbe un'altra
scheda carburante intestata alla sua società
alla quale imputerebbe la sua benzina privata.
Resta il giallo su quei 100 euro di benzina al
giorno a carico prima del giornale e ora del
partito (finanziati entrambi dallo Stato). Il
segretario amministrativo dell'Udeur Pierpaolo
Sganga paga fino a 4 mila euro al mese e spiega:
"Sono legittime spese di rappresentanza riferite
all'attività politica dei collaboratori del
segretario nazionale del partito che peraltro
non riceve nessun compenso da me. Spese
giustificate, visto che in quella zona l'Udeur
consegue il massimo dei voti".
Benvenuti a Casa Nostra
La storia dell'appartamento di largo Arenula
che ospita la sede del quotidiano dell'Udeur è
un altro monumento al familismo. L'ufficio era
dell'Inail che lo aveva affittato al partito.
L'Udeur, come abbiamo già raccontato su
'L'espresso' ('Casa Nostra', n. 35) poteva
comprarlo nel 2006 a un milione e 450 mila euro,
un ottimo prezzo. Invece, dopo un tortuoso giro,
l'affare è stato fatto da una società dei figli
del segretario. In realtà quella società,
secondo Tancredi Cimmino, era un bene dell'Udeur
che l'aveva finanziata per ben 450 mila euro e
non poteva essere ceduta da Mastella ai figli.
Comunque sia, i due giovani immobiliaristi non
sono stati molto riconoscenti con il partito.
Appena hanno comprato la sede del giornale hanno
subito aumentato l'affitto da 3 mila e 500 a 6
mila euro più Iva. Bisogna capirli. Per comprare
hanno sborsato 650 mila euro cash e si sono
sobbarcati un mutuo da 1,1 milioni per una rata
mensile di 6 mila e 500 euro, quasi identica
all'affitto chiesto al giornale (amministrato
anche da Pellegrino).
Pellegrino sotto il Campanile
L'ombra del 'Campanile' segna la traiettoria
professionale del figlio maggiore. Appena
laureato, Pellegrino ottiene un contratto di
praticantato giornalistico a 'Il Campanile',
come la sua fidanzata Alessia. Presto i due
spiccano il balzo verso la professione legale:
Alessia va all'Autorità delle Comunicazioni,
nella segreteria dell'ex onorevole Udeur Roberto
Napoli, mentre lui diventa socio dello studio
Criscuolo. Gli associati sono tre: Fabrizio
Criscuolo, Mastella junior e il suo coetaneo
Davide Perrotta, il presidente del giornale.
Proprio 'Il Campanile' (quando c'era ancora
Cimmino) pagava mille euro al mese per
l'assistenza legale dello studio Criscuolo. Un
contratto chiuso da Cimmino nel 2006 come quello
della Acros, una società di brokeraggio
assicurativo della quale Pellegrino è socio al
50 per cento. Acros ha incassato 36 mila euro in
tre anni. Alla vigilia del rinnovo Cimmino ha
revocato la consulenza e così Acros quest'anno
si è dovuta accontentare di 2 mila euro per la
polizza della serata di Roberto Benigni a
Telese. "È una primaria società di brokeraggio
che ha prestato attività di consulenza in vista
della stipula di polizze per la responsabilità
degli amministratori", precisano dal
'Campanile'. Ma le polizze poi si sono fatte?
"Non se ne è fatto più nulla". Altri 36 mila
euro buttati dalla finestra del 'Campanile'.
(01 novembre 2007)
Dossier: senza grazia e senza
giustizia
FOTO:
Gita al Gran Premio
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