Termalismo in Italia – Tra ipotesi “suggestive”
e voli pindarici
Sfogliando una rivista, mi ha incuriosito un
articolo relativo alle potenzialità della
filiera termale nel nostro Paese, dal titolo
“Patrimonio naturale per salute e benessere”.
L’ho letto con molta attenzione in quanto
relativo a specifiche argomentazioni trattate
sulla base di una (immaginaria) strategia.
Oltre alla premessa storica relativa ai romani
che già 2000 anni or sono avevano concepito le
stesse come luoghi di aggregazione sociale e di
relazione, si faceva cenno all’aumento degli
standard qualitativi delle stazioni termali.
Inoltre, veniva evidenziato come
le “nuove” terme abbiano registrato, di recente,
un maggior interesse anche da parte dei giovani
inducendo “gli imprenditori di settore a
rispondere con
un’offerta rinnovata e innovativa,modulata sulle
istanze dei curandi partendo dall’ascolto delle
loro esigenze”.
Tuttavia, l’aspetto che più mi ha meravigliato,
è stato il riferimento all’ulteriore e per molti
versi stravagante funzione che le terme
potrebbero svolgere.
Oltre che per il benessere dei cittadini,per lo
sviluppo dell’economia locale, esse potrebbero
addirittura avere un ruolo rilevante ai fini
dell’attivazione di un nuovo modello di welfare,
a tutela dell’interesse generale alla salute.
Teoricamente tutto condivisibile ma i numeri,
nella loro freddezza, ci riportano alla realtà.
Il segmento in questione, infatti, non
rappresenta uno dei punti di forza del panorama
turistico italiano, utile ad incrementare
considerevolmente economia ed occupazione nel
Paese.
Infatti,l’incidenza termale
sull’intero PIL del
comparto si assesta poco verosimilmente attorno
al 10% ed il 2008
è stato negativo per
quasi tutte
le
destinazioni termali dove si è registrato
tra il 3 e il 4% di
calo di presenze e fatturato con un picco del
5,6%
in Toscana .
La
cosa singolare è che l’autore dell’articolo sia
stato un qualificato esperto, l’Amministratore
Delegato dell’Impresa che gestisce le Terme di
Telese, ipotetico fiore all’occhiello di una
comunità, in perenne attesa di fioritura.
Il
paradosso risiede nel fatto che esse non hanno
assolutamente rappresentato l’auspicabile volano
per lo sviluppo economico del territorio, né
offerto nulla di sostanzialmente innovativo e
qualitativo da parecchi lustri, sia a livello
locale che nazionale, salvo eccezioni.
Spingersi poi a configurare un ruolo attivo
nella costituzione di un nuovo modello di
welfare mi è parso persino pretenzioso.
Alcune considerazioni…..
I giovani
– In Italia, le
politiche giovanili sono già carenti e non mi
sembra che il termalismo abbia adottato una
sistema volto ad offrire loro credibili quanto
valide alternative, tutt’altro. La maggior parte
dei complessi termali, è più propensa ad una
meno dispendiosa gestione geriatrica, piuttosto
che ad una concreta, credibile apertura ai
giovani ed alle esigenze che questi potrebbero
avanzare verso un turismo specifico come quello
in questione.
Sviluppo economico
- Vecchie foto in bianco e nero ritraevano i
bagnanti, come allora venivano definiti, che
dalla stazione ferroviaria raggiungevano
sorridenti gli stabilimenti a bordo del trenino
che percorreva il viale; i tempi cambiano ed
oggi si assiste allo spettacolo dei pullman
parcheggiati nell’area antistante il vecchio
campo di calcio. Si arriva al mattino, si fanno
le cure, colazione al sacco e via la sera.
Benefici economici inconsistenti a differenza
del passato, quando almeno si registrava un
seppur esiguo ma persistente numero di presenze.
L’unica costante è l’età media, sempre la
stessa!
Welfare
– Che il turismo termale possa rappresentare un
modello di welfare all’avanguardia è una
visione a mio avviso singolare quanto azzardata.
Ciò soprattutto in Italia, dove non si riesce a
favorire il matching fra offerta e domanda di
lavoro,l’egualizzazione del reddito secondo
ragioni di equità
e
dove il quadro delle tutele attive a favore di
giovani, disoccupati e pensionati è ridicolo.
Alcuni dei sistemi di welfare europei riescono
nel loro intento di redistribuire il reddito,
con costi inferiori in termini di incentivi,
partecipazione alla forza lavoro,crescita
sociale.
E
come si dovrebbe realizzare questo immaginifico
new deal??Con una proposta di Direttiva alla UE“che
consenta a tutti i cittadini europei di poter
godere di trattamenti termali di qualità e per
la libera circolazione dei curandi all’interno
dell’area europea”??
E’
piacevole oltre che intellettualmente stimolante
volteggiare tra i massimi sistemi concentrandosi
su iniziative che, sovente, non producono
effetti durevoli nel tempo sull’economia reale
del territorio, il benessere dei lavoratori e
della comunità.
La
realtà, tuttavia, è altra rispetto agli intenti.
Nulla è perfetto ma perfettibile quello si.
Non mi risulta, inoltre, siano mai state poste
in essere azioni di “ascolto” verso gli
utenti. Sarei il primo a compiacermi, se
necessario a congratularmi, qualora affermazioni
su temi di indiscussa valenza socio - economica
potessero trasformarsi in azioni tangibili, a
giovamento di tutti, nessuno escluso.
Quanto ad un altro argomento in voga nelle
ultime settimane, ossia quello che ipotizza la
cosiddetta “No tax region”, proposta tesa
a consentire
un’esenzione decennale dalle imposte per
le imprese che investono al Sud e la possibilità
per i lavoratori di siglare con le aziende
contratti in deroga alla contrattazione
collettiva, non mi convince, per una duplice
ragione.
La
prima, perché si rischierebbe di riprodurre una
versione riveduta ed aggiornata della Cassa per
il Mezzogiorno, tanto esecrata, con
finanziamenti a pioggia, carenti di causali
progettuali, con il pericolo di replicare le
vetuste logiche assistenziali e di falsare un
cardine dell’economia di mercato:la libera
concorrenza a parità di condizioni. Non è più
tempo di privatizzare i profitti e socializzare
le perdite.
Sarebbe invece più opportuno, a mio avviso,
tornare a confrontarsi con il mercato ed essere
coerenti con il presupposto insito nella
definizione di imprenditore ossia
il rischio del risultato
economico.
Invece si continua a reclamare il sostegno dello
Stato, sempre più forte, a prescindere dalle
attuali quanto palesi e poco rassicuranti
congiunture economiche.
Se non erro, già
per il passato lo Stato ha fatto la sua parte
concedendo incentivi, contributi a fondo
perduto, in conto capitale o interessi. Lo
stesso le Regioni.
Ciò senza considerare quanto il Servizio
Sanitario Nazionale “investa” nelle cure
termali.
La
seconda perché dietro le deroghe
ipotizzate,potrebbero nascondersi insidie per i
lavoratori dove diritti giuridicamente
riconosciuti (e talvolta ignorati…) potrebbero
assumerebbero le vesti di una “concessione” o un
opportunità irrinunciabile.
L’auspicio sarebbe quello di programmare
pensando in maniera pragmatica senza la
presunzione di attuare una nuova rivoluzione
copernicana.
Le
mie personali quanto discutibili
opinioni/proposte sul turismo termale le ho già
formulate illo tempore su questo sito. Sbaglierò
ma ho la sensazione che da allora,da quelle foto
ingiallite ed opacizzate dallo scorrere degli
anni poco sia cambiato e che ci sia ancora tanto
da lavorare per realizzare quel salto di qualità
possibile solo traducendo in realtà quello che
ad oggi, a livello nazionale e per Telese,
purtroppo è mera fantasia.
Nuccio Franco
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