Un’innata curiosità, mi induce a
chiedermi quanti siano informati sulla storia di
Agostino Yasin Gentile e
Massimo Abdallah Cozzolino. Non si tratta di
iraniani, siriani, yemeniti o sauditi. No, sono
islamici, italiani, napoletani. Certamente
saranno in pochi ma non per indifferenza o
ignoranza verso un fenomeno in ascesa. La vera
ragione va ricercata più semplicemente
nell’immagine che viene rappresentata
dell’Islam, spesso deformata dai media. Parlare,
spesso a ragione, di morti e sangue fa notizia,
aumenta le vendite ma rischia altrettanto
frequentemente di mutarne la vera essenza. Da
un’indagine condotta dal un centro di ricerca
statunitense indipendente, il Pew Research
Center, i musulmani rappresentano un quarto
della popolazione mondiale, ossia 1,57 miliardi
di persone, e quasi i due terzi vivono in Asia.
La maggioranza è sunnita ma si calcola che
l’altra ramo, gli sciiti,rappresentino circa il
10%, ossia dai 154 ai 200 milioni di individui.
Cifre non trascurabili.

In Europa quattro musulmani su
dieci vivono in Russia che, con 16 milioni,
supera Giordania e Libia insieme. Quanto
all’Italia, definita uno degli Stati con "la più
piccola popolazione di musulmani in Europa, con
meno dell’1% di abitanti musulmani", i
ricercatori americani ammettono che ci sono dati
contrastanti e che il numero di abitanti di fede
islamica oscilla fra i 30 mila e 1,5 milioni.
La cifra, comunque, è inferiore
ad altri Stati europei come la Francia, con tre
milioni e mezzo di musulmani, o la Germania, che
ospita tanti islamici quanti Nord e Sud America
insieme, 4 milioni.
Agostino Yasin Gentile,
34 anni, nativo di Boscoreale. Imam della
Moschea di Piazza Mercato a Napoli, il primo
italiano laureato all' Università islamica di
Medina in Arabia Saudita. Si è convertito
all’età di 22 anni, nel 1996. Il Venerdì vanno a
pregare in Piazza Mercato, circa 1500 persone;
per mancanza di spazi molti dei fedeli sono
costretti ad occupare il tratto di strada
antistante l’ingresso principale della moschea.
Tiene spesso sermoni molto duri contro il
terrorismo, esecrando lo stesso come lontano
dall' Islam, parla con severità ai fedeli,
condanna gli attentati . Persuaso del fatto che
"bisogna partire dalle moschee per educare i
musulmani alla pace e al dialogo" Yassin si
adopera quotidianamente per l’integrazione e per
difendere il diritto ad avere un luogo di culto
dove professare liberamente il proprio credo.
Senza disturbare.
Il suo nome, tuttavia, è legato
ad un altro episodio assurto agli onori della
cronaca."Pregherò nel buio di
Auschwitz per il dialogo tra le religioni"
disse. L’ha fatto. Rivolto verso La Mecca ha
pregato per le vittime della Shoah, davanti al
muro utilizzato per le fucilazioni dei
deportati. Auschwitz : 27 gennaio, Giorno della
Memoria. Decisamente una persona fuori dagli
stereotipi, sostenitore dell’Islam, quello vero
che non siamo abituati a vedere.
Quando gli fu chiesto il perché
di quel gesto, candidamente si limitò a
rispondere che le religioni hanno il dovere di
essere vicine alle vittime. A tutte le vittime.
E hanno l’obbligo di dialogare: cristiani,
ebrei, musulmani.

"Abbiamo tutti un solo Dio"
disse.
"Ho reputato opportuno farlo
perché non è assolutamente in contrasto con il
mio credo, anzi"
aggiunse. Per lui il fondamentalismo "non è
un pericolo in quanto gli aderenti alla
comunità hanno ben altri problemi. Gli stessi
della maggior parte dei napoletani: il lavoro o
la mancanza di lavoro, la famiglia, la casa.
Sono profondamente impegnati nel sociale, sono
integrati nella vita della città. "A
Napoli" aggiunse "si respira un clima
particolarmente favorevole al dialogo tra
religioni anche se l’ideale sarebbe che questo
avesse una maggiore continuità". Per Yasin,"l’estremismo
religioso nasce dall´assenza di comprensione,
dalla strumentalizzazione dei conflitti sociali.
Germoglia quando imam venuti da chissà dove
aprono moschee senza criterio, senza controllo e
dall´ignoranza profonda di ciò che la religione
stabilisce. Dall´ignoranza dei suoi testi."
Perché l’Islam, a scapito di
quanto si possa credere, è questo,una fede di
pace; il Corano è uno scritto di pace, teso
all’affermazione della propria essenza
spirituale, non alla violenza. La maggior parte
dei musulmani è gente pacifica (n.d.r.).

Altro esempio importante di
dialogo ed integrazione, è rappresentato da
Massimo Abdallah Cozzolino
dell’Associazione culturale Zayd Ibn Thabit.
Nata nel 1997 su iniziativa di un piccolo gruppo
di musulmani italiani e nord africani che
intesero colmare il vuoto spirituale allora
esistente e nel contempo dare vita ad un centro
di assistenza per i tanti immigrati. Ha
collaborato molto con Yasin, soprattutto quando
si è trattato di allontanare elementi che, di
fatto, "ostacolavano un percorso di sviluppo
culturale e di apertura alla società" Si è
avvicinato all’islam all’età di 38 anni.
Direttore della Moschea di Piazza Mercato.
L’Associazione trae il proprio
nome da uno dei discepoli del Profeta Muhammad.
Zayd Ibn Thabit era noto per le sue capacità
intellettuali e la dedizione per la scrittura;
giovanissimo, all’età di 13 anni, chiese al
Profeta di poter partecipare alla battaglia di
Badr. Data la giovane età, non gli fu permesso
ma divenne in seguito uno dei massimi esperti
nell’interpretazione del Corano.

"Principale obiettivo
dell’Associazione è la costruzione di una
identità spirituale comune, di un agire conforme
agli insegnamenti del Corano dove credere è un
termine legato al fatto di avere un buon
comportamento, di fare il bene",
dice.
Gli immigrati provengono dalle
più diverse regioni del mondo, dall’Africa al
Medio Oriente, dall’Asia e dall'Europa dell'Est,
il che porta con sé culture e tradizioni diverse
che vengono poi sintetizzate nel modo di
intendere e di vivere la spiritualità.
L’Associazione però fa anche di
più sotto l’aspetto pratico tentando di colmare
quei vuoti per l’assistenza nel difficile
tentativo di offrire loro innanzitutto un luogo
di prima accoglienza, indicazioni legali ed
assistenza sanitaria. Non poco.
"Cerchiano di sviluppare una
educazione islamica propositiva, non solo verso
l’interno ma anche all’esterno, verso i
musulmani e non, nel tentativo di trasmettere i
messaggi più corretti possibili in un periodo in
cui c’è tanta confusione".
Ciò anche a causa del sentimento
diffuso dell'esistenza di una minaccia islamica
di cui sono i primi a pagarne le conseguenze.
Hanno aperto i locali dell’Associazione a tutte
le scuole, favorendo processi di integrazione
degli immigrati nel tessuto sociale e
lavorativo, stabilendo un rapporto di
collaborazione e reciproca, vera conoscenza con
le Istituzioni e le autorità locali.
Hanno reso partecipi le donne e i
giovani immigrati di un impegno politico,
sociale e culturale, facendo loro assumere un
ruolo di attivi protagonisti nella direzione
dell’Associazione. Se non è integrazione
questa…..
Napoli, i napoletani e la
Campania sostennero già negli anni ’80 l’ondata
di studenti universitari palestinesi,
mediorientali; venivano qui non tanto alla
ricerca di un posto di lavoro quanto per
completare gli studi.
Dalla metà degli anni ’90 si sono
avute le prime conversioni di cittadini italiani
alla fede islamica. La presenza poi della
prestigiosa Università "Orientale", all’epoca
Istituto Universitario Orientale, richiamo per
tanti appassionati di cultura e civiltà
islamica, oltre che per tanti professori di
nazionalità araba, ha esercitato un importante
canale di diffusione della cultura e civiltà
islamica nella nostra regione.
Ultima chiosa personale...Sapete
che i musulmani a Napoli ancora oggi non hanno
un cimitero consacrato alla sepoltura, secondo
il rito islamico? Solo da poco, a Salerno, è
stato realizzata l’area cimiteriale consacrata
alla sepoltura secondo il rito islamico, ma è
solo per i residenti. L’Islam è la seconda
religione in Italia. Per la legge ed il concetto
di democrazia dovrebbe avere tutti i diritti,
cosa che non è. Molti di loro hanno piena
cittadinanza ed uguali diritti, pagano le tasse,
lavorano. La negazione del diritto ad una
sepoltura conforme al proprio culto da l’idea -
con le dovute eccezioni, naturalmente - della
miopia e della scarsa sensibilità da parte delle
Istituzioni verso questo fenomeno sociale.
Non è più tempo di dispute ma di
riflessione, di una umile discussione su un
fenomeno, seppur distante (forse) dai nostri
canoni. Bisogna comprendere,interagire. Solo gli
ipocriti o i moderni crociati fanno finta che
non esista. Viceversa, si avventurano in
discorsi strumentali sullo hijab, il velo,
inefficaci a risolvere il problema. Se non lo si
comprende, non lo si capisce! Le crociate non
servirono illo tempore e non servono adesso. Gli
estremisti, i radicali ci sono sempre stati, in
ogni luogo,di ogni fede o credo politico. Sempre
una minoranza. Ora c’è solo bisogno di buon
senso e di un animo aperto alla tolleranza delle
ragioni altrui, del "diverso". Ma poi, diverso
da chi???
Nuccio Franco
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