Rapporto Aie: si stampano più libri, ma gli
italiani leggono poco – Intervista a Marco
Missiroli, vincitore “Premio Campiello Opera
prima 2006”
Italiani, popolo di santi,
poeti,navigatori ed eroi,recita un’ iscrizione
sulla facciata del Palazzo della Civiltà del
Lavoro di Roma. Certamente non di lettori.
E’ quanto emerge dal rapporto
AIE (Associazione Italiana Editori) che con 420
soci ricopre circa il 90% del mercato librario
italiano che ha recentemente pubblicato il
rapporto 2006 – 2007 sullo stato dell’editoria
in Italia.
Nonostante l’incremento del
mercato del libro – seppur di pochi decimi di
punti percentuali - nel 2007 il 43,1% della
popolazione italiana con più di sei anni di età,
pari a circa 24 milioni di persone (su
55.189.000), ha dichiarato di aver letto almeno
un libro non scolastico nei dodici mesi
precedenti. È un valore che per la prima volta,
dopo otto anni, mostra un segno negativo
(-21,2%).
Certamente non gratificano i
dati relativi agli italiani che pur
dichiarandosi lettori, quasi la metà (il 46,2%),
è costituita da lettori “deboli”. Ovvero oltre
11 milioni di individui che non leggono più di
tre libri all’anno. Nulla a che vedere con Paesi
quali la Svezia, la Danimarca e la Germania dove
si raggiungono picchi anche del 72%.
E la media è ancora più
bassa se riguarda la Campania: in questo caso i
lettori sono il 30,1%,in pratica un lettore su
tre. Solo Sicilia, Calabria e Puglia fanno
registrare risultati peggiori contro il
ragguardevole 55% del Trentino ed un
apprezzabile 53% della Lombardia.
Molteplici le variabili che caratterizzano la
situazione della lettura nel nostro Paese:
il lettore è sempre più donna, un laureato su
due non legge, diminuiscono i lettori tra gli 11
e i 17 anni, al Nord legge (sempre) più della
metà della popolazione, al Sud solo un terzo con
una differenza percentuale del 20%.Abissale.
Difficile pensare che si
tratti esclusivamente di una “freddezza”
ricollegabile al più generale quadro economico,
italiano ed internazionale,che continua a essere
caratterizzato da fattori di incertezza, da
minacce inflative, dalla crescita dei prezzi di
servizi e prodotti e da un contesto in cui
continuano a mancare interventi strutturali a
favore della pubblica lettura.
Ne
abbiamo discusso con Marco Missiroli, riminese,
28 anni, vincitore dell’edizione 2006 del Premio
letterario “Campiello Opera Prima” con il
romanzo “Senza coda”
libro
che narra
“di un’infanzia che si misura angosciosamente con
il mondo adulto, con le sue sopraffazioni e
violenze, varcando la linea d’ombra che conduce
ad una pensosa maturità”.

D – Allora
Marco,innanzitutto grazie per la tua
disponibilità. I dati oggettivamente ci dicono
che la situazione non è esaltante, anzi. Il
libro è ancora considerato un bene voluttuario,
la gente preferisce levità, mancanza di stimoli?
Quali, secondo te, le cause di questa scarsa
propensione alla lettura, soprattutto tra i
giovani?
R -
Credo
sia dovuto a più fattori. Il primo dipende
sicuramente dall’educazione: gli italiano non
crescono con i libri giusti, anzi i libri che
vengono proposti durante la prima fase di
formazione tendono ad allontanare dal piacere
della lettura perché troppo distanti e
complessi. Mi riferisco soprattutto ai grandi
classici che invece di far innamorare distolgono
i ragazzi a cui vengono proposti. Manca in
Italia un processo educativo e di avvicinamento
alla lettura che sia graduale: primi dovrebbero
essere i libri alla portata, “empatici”, con
grande attrazione verso chi li sta leggendo in
quel momento; solo successivamente potrebbe
essere il momento di Dostoevskij&Co. A questa
iniziale variabile educativa dobbiamo aggiungere
quella più “terra-terra”: l’offerta di
passatempi istantanei cresce di giorno in
giorno: internet, tv, cinema, videogiochi…
l’italiano è molto più portato ad accettare
questo genere di offerte rispetto alla “strada”
meno veloce della lettura.
D – Al Nord
si legge molto di più rispetto al Centro – Sud,
ulteriore dimostrazione di un Paese “diviso”,
senza alcuna allusione politica. Come valuti
questo dato e quali le ragioni: sociali,
culturali, economiche o cosa??
R -
Probabilmente il nord gode
di una matrice educativa diversa, più “ferrea”.
L’età scolare viene sempre rispettata e
l’offerta culturale è molto varia (mostre,
iniziative culturali, numero delle librerie…).
Inoltre la possibilità di occupazione è molto
più alta rispetto al Sud e ciò porta un
innalzamento della soglia di scolarizzazione e
di ricchezza (non dimentichiamo che i libri
costano!).
R – Infine,
quali potrebbero essere, a tuo avviso, le
migliori strategie per invertire la tendenza??La
scuola, i media potrebbero esercitare un ruolo
positivo e propositivo in tal senso?
R -
Come già detto, in primis
la scuola: bisognerebbe dire ai maestri e
professi di consigliare sul momento più “Io non
ho paura” e meno “Delitto e castigo”. Poi verrà
il tempo di Dostoevskij. E poi un ruolo chiave
lo dovrebbe avere televisione e internet: quante
trasmissione dedicate ai libri si vedono? Quanti
programmi e iniziative sono legate alla lettura
“divertente”?
Grazie Marco ed in bocca al
lupo per il tuo futuro, certi che saprai ancora
emozionarci con i tuoi racconti.
Pasquale Franco
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