L’UNICA
DEMOCRAZIA OGGI POSSIBILE E PRATICABILE NELLA
SCUOLA
E’ LA DEMOCRAZIA
A PARTECIPAZIONE DIRETTA
L’esperienza di
lavoro, più che decennale, nella scuola pubblica
italiana (ma credo che il discorso valga a
maggior ragione anche per quella privata) mi ha
insegnato, attraverso frequenti casi e
circostanze assolutamente negative, che
attualmente non esiste più alcun margine, né
spazio di agibilità e libertà sia democratica
che sindacale, e tantomeno politica, nella vita
e nel funzionamento dei cosiddetti “organi
collegiali”, a partire dal Collegio dei
docenti, che ironicamente ho ribattezzato
“degli indecenti”.
Come si è
verificato in molteplici occasioni, persino le
idee e le proposte che sono indubbiamente da
apprezzare nel merito, in virtù delle finalità
dichiaratamente a favore degli alunni,
inevitabilmente finiscono per suscitare reazioni
di perplessità, di critica e dissenso rispetto
alle modalità impiegate, che non costituiscono
un aspetto secondario o marginale, né un
elemento di pura formalità procedurale, in
quanto i metodi e le regole formano la base su
cui poggia un’autentica democrazia collegiale.
Tale deficit, ovvero l’assenza di regole e di
trasparenza democratica, si avverte sempre più
spesso sia in fase di elaborazione e di
creazione progettuale, quindi in fase di
discussione e di approvazione formale, sia in
fase di esecuzione pratica e operativa.
Per citare un
caso recente ed emblematico, che investe la
scuola dove (ahimè) insegno, una delle
circostanze più amare, spiacevoli ed infelici
che ho registrato, concerne le modalità e le
procedure decisionali adottate in merito ai
cosiddetti “Corsi di recupero”.
Premesso che tali
interventi compensativi sono un’iniziativa senza
dubbio valida e persino eccellente, essendo
finalizzata al recupero a beneficio degli alunni
che nel corso dell’anno hanno evidenziato
lacune, lentezze o difficoltà sul piano degli
apprendimenti e dei contenuti disciplinari, è
quantomeno da obiettare che la proposta sia
supportata da un’ampia condivisione della base
collegiale. Infatti, sono di imprescindibile
necessità quelli che ad altri appaiono
evidentemente come oziose e noiose procedure
burocratiche da eliminare o rimuovere. Mi
riferisco a quei preziosi momenti di
riflessione, dibattito e partecipazione
collettiva che sono valori essenziali tanto, se
non più del merito stesso di un’idea o di un
progetto, per quanto nobile, originale e
impareggiabile possa essere.
Le procedure
democratiche del confronto, della partecipazione
e della ratifica collegiale non possono essere
sminuite o degradate al livello di un arido
formalismo burocratico, come ormai accade in
molte realtà scolastiche, laddove i Collegi dei
docenti sono esautorati di ogni potere di
controllo e decisione, sono privati della
libertà di discutere e confrontarsi sulle
questioni. In tali contesti le delibere non
scaturiscono da un confronto sincero, né
poggiano su basi di compartecipazione e
corresponsabilità corale. Ormai è evidente che
gli organi collegiali sono stati svuotati e
ridotti a luoghi privi di ogni libertà
democratica, divenendo centri di mera ratifica
formale delle decisioni assunte altrove.
Nella scuola
odierna, più che in quella del passato, è
possibile, oltre che necessario, ripristinare e
rilanciare un metodo di gestione effettivamente
corale e partecipativo. In tale ottica conta
molto più il metodo che la finalità di un
progetto, in quanto è più importante il modo in
cui si raggiunge uno scopo, ossia il come,
anziché il cosa. Nel nostro caso, il
metodo da recuperare si chiama “democrazia
partecipativa”, o “democrazia diretta”:
è la democrazia suprema dell’autonomia
personale, il massimo possibile di democrazia in
una società come la nostra e in una scuola come
la nostra.
In tempi di
transizione e di passaggio epocale come quelli
che stiamo vivendo, la democrazia è un organismo
estremamente fragile e precario, nella misura in
cui le inquietudini e le insicurezze derivanti
dalla grave recessione economica in atto e dalla
crisi sociale, mettono seriamente a repentaglio
le libertà individuali. L’attuale situazione
economico-politica nazionale e internazionale
evidenzia simili rischi; infatti, sono in grave
pericolo i diritti e le libertà democratiche
delle persone.
Ebbene, in simili
fasi storiche di transizione e trapasso, segnate
da una profonda crisi sociale, economica e
politica, l’unica democrazia effettivamente
possibile non è quella formale e rappresentativa
di stampo borghese, basata sul meccanismo della
rappresentanza liberale, ovvero la democrazia
delle deleghe elettorali, su cui poggia il
sistema politico-istituzionale tuttora vigente.
Oggi l’unica democrazia davvero possibile e
praticabile, da rivalutare, è esattamente la
democrazia a partecipazione diretta.
Nella scuola
questa formula è incarnata nella democrazia
collegiale, l’unico esempio di democrazia
realmente possibile e praticabile. Non esistono
altre forme o modalità organizzative.
L’alternativa sarebbe semplicemente l’assenza di
democrazia, di regole condivise e di
trasparenza, ovvero la deriva verso il
personalismo e l’autoritarismo, il dirigismo e
il verticismo, la censura e la manipolazione
delle idee e delle persone.
Pertanto, è
necessario riscoprire ed applicare un metodo di
gestione politica basato sulla più ampia
partecipazione e condivisione collettiva
possibile, un metodo di organizzazione e di
direzione collegiale da mettere in pratica sin
dalle fasi iniziali di elaborazione e creazione
di qualsiasi progetto o iniziativa scolastica
che investe l’istruzione e la formazione delle
giovani generazioni.
Lucio Garofalo
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