Al termine del
summit internazionale tenutosi a L'Aquila nei
giorni scorsi, Silvio Berlusconi ha proclamato
con la consueta alterigia ed enfasi retorica:
"Il G8 è stato un successo, sono stati stanziati
20 miliardi per l'Africa". In realtà, il
vertice de L'Aquila si è concluso con una serie
di clamorosi fallimenti rispetto agli ambiziosi
obiettivi fissati nell'agenda. Sorvoliamo il
tema dei mutamenti climatici, non tanto perché
secondario o marginale, quanto per concentrarci
sul nodo centrale dell'economia globale
rappresentato dalla frattura sempre crescente
tra Nord e Sud del mondo e dalle iniziative
politiche a favore soprattutto del continente
africano e contro la fame nel mondo. Ebbene, su
tale versante il G8 ha annunciato solo vaghi e
generici impegni e proclami verbali che, come
ormai succede puntualmente, verranno smentiti
dai fatti.
Dunque, il
vertice del G8 si è rivelato come
l’ennesima operazione mediatica sbandierata come
un evento persino filantropico e umanitario, con
uno scopo liberale quanto pragmatico, almeno
stando agli scopi dichiarati e alle enunciazioni
di principio, quale la cancellazione del debito
economico che strangola i paesi africani. Al di
là della buona fede e delle buone intenzioni,
reali o presunte, di qualche ingenuo spettatore
tendenzialmente credulone e sprovveduto, a chi
è per indole, vocazione e formazione
intellettuale sempre vigile e
critico, diffidente e malpensante, non è
sfuggito il vero carattere, per nulla
caritatevole e misericordioso, di tale
avvenimento, ossia una finalità ipocrita e
strumentale di mera propaganda ideologica. Come
altre precedenti iniziative persino
spettacolari, anche questo annuncio “buonista” appare
assolutamente funzionale, o comunque
strumentalizzabile, ai fini di un disegno
ideologico e propagandistico teso, tra l’altro,
a “ripulire” la coscienza sporca della
"ricca e opulenta" civiltà occidentale, per
procedere infine a riabilitare un sistema
economico di rapina, di espropriazione e
sfruttamento materiale e intellettuale imposto a
danno di miliardi di esseri umani, un sistema
economico planetario che da anni è precipitato
in una grave perdita di consensi, oltre che in
una fase di profonda crisi strutturale.
A questo punto,
mi sorge spontanea una domanda: ma chi sono i
veri debitori e i veri creditori? Mi spiego
meglio. L’Africa, culla del genere umano e delle
prime civiltà storiche, è uno sterminato
continente ricco di risorse umane e ambientali:
forza-lavoro, acqua, petrolio, oro, diamanti,
avorio e altre preziose materie prime. Queste
immense ricchezze - non solo materiali, se si
pensa al saccheggio culturale che ancora oggi
subiscono le popolazioni africane - per secoli
sono state depredate ed estorte ai legittimi
proprietari, ossia gli africani, da parte di una
ristretta schiera di superpotenze
economico-imperialistiche (soprattutto europee,
con l’aggiunta degli Stati Uniti, mentre il
Giappone ha sempre mirato al dominio e allo
sfruttamento coloniale del continente asiatico)
che, in nome di una pseudo-legalità
internazionale, continuano a pretendere la
restituzione del cosiddetto debito economico
accumulato da regimi locali dispotici e
corrotti, collusi con lo strapotere occidentale,
in seguito ad incessanti acquisti di armi da
guerra, i cui principali produttori ed
esportatori mondiali sono, non a caso, i
suddetti Stati occidentali. Se leggiamo bene la
storia dell’Africa (e dell’intero pianeta) ci
rendiamo perfettamente conto che è il "ricco
e civile" mondo occidentale ad essere
debitore, sia sotto il profilo materiale che
culturale, verso i popoli africani, non il
contrario. Eppure, chi espone le cose come
realmente sono, ossia crudamente e senza
ipocrisie, è criticato e bandito quale
“nemico” dell’occidente.
Dal canto suo, il
G8 ha creato uno dei paradossi più assurdi che
si siano mai conosciuti, ma che esprime
emblematicamente ed efficacemente la follia e le
violente contraddizioni che sono alla base
dell’assetto economico sociale vigente su
scala planetaria. Infatti, mentre da un lato i
capi di Stato riuniti nel G8 hanno pomposamente
annunciato di voler abbattere il colossale
debito economico (che ammonta a svariate
migliaia di miliardi di dollari: una cifra
spaventosa) che affoga i paesi africani e
che in effetti non potrà mai essere estinto
completamente dato che solo gli interessi annui
stanno letteralmente strozzando lo sviluppo di
quei popoli, soprattutto dell’Africa
sub-sahariana e centro-meridionale, dall'altro
lato dietro i proclami retorici si
annidano nuove, pericolose liberalizzazioni in
ambito economico internazionale.
A parte le
condizioni di estrema povertà materiale in cui
versa oltre un miliardo di persone che vive con
meno di un dollaro al giorno, occorre
evidenziare la catastrofe sanitaria provocata
dalla crescente diffusione di perniciose
malattie epidemiche quali l’Aids, che in
occidente sono ormai debellate o sotto
controllo, mentre in vaste zone del continente
africano stanno causando un vero e proprio
sterminio di massa a causa degli alti costi dei
vaccini imposti dalle multinazionali
farmaceutiche. Ebbene, il mio profondo
scetticismo scaturisce esattamente dall’analisi
dell’esperienza storica, che mi induce a
dubitare del valore di simili iniziative che
servono, probabilmente, solo a rimuovere i sensi
di colpa e la cattiva coscienza del mondo
occidentale. Non è un caso che l’immenso fiume
di denaro devoluto finora ai paesi poveri, sia
finito in parte nelle tasche dei ceti ricchi dei
paesi poveri, in parte è ritornato ai ricchi dei
paesi più ricchi in termini di interessi
(usurai) sul debito oppure attraverso la vendita
di armi.
Allora, si dirà,
come sono “bravi, buoni e generosi” i
bianchi occidentali, che sono persino disposti
ad azzerare il debito finanziario che uccide
l’Africa e il Terzo mondo in generale! Ma,
domando, quale strozzino ha mai estinto, di sua
spontanea volontà, il debito (o una parte di
esso) contratto dalle proprie vittime? Nessuno.
Eppure siamo pronti a credere che una cosa del
genere possa improvvisamente accadere agli
usurai dell’economia globale, soltanto perché lo
ha detto la Tv, solo perché lo hanno annunciato
alcuni capi di stato. Ma che ingenuità
sovrumana! Inoltre, seguendo i telegiornali, ad
un certo punto ho visto scorrere le immagini dei
potenti del G8, alla stregua di un vero e
proprio spot elettorale. Ciò mi ha ulteriormente
confermato che un obiettivo strategico di simili
iniziative “benefiche”, condotte a
livello verticistico, è quello di sottrarre
l’iniziativa ai movimenti di base e alle masse,
che evidentemente possono solamente svolgere
un ruolo da spettatrici, per assegnare invece
una funzione decisiva e primaria agli statisti
del G8 i quali, grazie anche ai loro giullari e
servitori addetti alla propaganda, possono
riacquistare la credibilità e il prestigio
perduti.
Tuttavia, i capi
di stato del G8 non sono tanto potenti e
determinanti quanto lo sono, invece, altri
centri di comando e dominio “imperiale”,
ovvero: le multinazionali, soprattutto quelle
petrolifere, degli armamenti, dei farmaci, il
Fondo Monetario Internazionale, la Banca
Mondiale e altre strutture del potere economico
sovranazionale. Pertanto, le migliori campagne
di sensibilizzazione non si promuovono
organizzando eventi di pura retorica e demagogia
politica, o allestendo megaspot elettorali a
beneficio dei presunti padroni della Terra,
bensì costruendo dal basso percorsi di lotta, di
elaborazione, riflessione e progettazione
politica, in cui le masse popolari riescano ad
esercitare un ruolo di protagonismo reale,
attivo e consapevole, e non quello di semplici
spettatori e consumatori passivi di ciò che
ormai è diventato soprattutto uno dei
tanti mega-spettacoli dello starsistem politico
internazionale. Ovviamente, mi riferisco al
summit del G8.
Questa è l'umile
opinione di un cittadino del mondo che non
intende conformarsi agli schemi politici e
culturali dominanti, ma cerca di sfuggire alle
facili suggestioni suscitate dai mass-media e da
iniziative prettamente propagandistiche. In
buona sostanza, il mio intento è di smascherare
la natura ipocrita e mistificante di tali
operazioni di portata planetaria che vengono
spacciate come attestati di solidarietà e di
amicizia universale, ma in realtà approfittano
della buona fede e delle speranze dei popoli.
Non sono un mago né un profeta, per cui non
conosco né intendo suggerire la “soluzione”
rispetto ai gravi problemi che affliggono gran
parte dell’umanità, come la drammatica emergenza
della povertà estrema in cui versano i popoli
africani. A tale scopo, comunque, non servono le
iniziative quali il G8, che celano e perseguono
altri interessi, orientati a vantaggio dei
decisori del G8 e di quel 20 % di ricchi che
consumano oltre l’80 % del reddito materiale
prodotto dall’intero pianeta.
Lucio Garofalo
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