NON CONTRO LA
“CASTA”, MA CONTRO LE CASTE
Una persuasione assai comune e
diffusa, assegna ai politici l’etichetta di
"Casta" per antonomasia, nel senso deteriore
del termine. Non c'è nulla di più distorto e
deviante che esaltare o assecondare tale
mistificazione, alimentando un clima di
qualunquismo che è molto più deleterio del male
stesso, più nocivo della corruzione e
dell'inettitudine del ceto politico. Infatti i
cittadini, indignati dai loro osceni
"rappresentanti", reagiscono con
atteggiamenti di crescente disaffezione e
distacco dalla vita politica.
L’inevitabile conseguenza per la
democrazia è che l’esercizio della professione
politica diviene un appannaggio riservato a una
cerchia sempre più elitaria, dunque più corrotta
e corruttibile dai grandi potentati economici
sovranazionali, immuni da ogni azione di
controllo esercitabile dalle masse popolari o
dagli organi parlamentari. In tal modo le
democrazie occidentali, esistenti solo sulla
carta, degenerano in forme oligarchiche
controllate da ristretti comitati d’affari,
costituiti dalle corporation multinazionali e
dai padroni incontrastati del capitalismo
bancario e finanziario internazionale.
In realtà, di caste oltremodo
corrotte e parassitarie non c’è solo quella
politica, anzi.
Nell’abbrutimento provocato
dall'alienazione e dallo sfruttamento
capitalistico, nell'imbarbarimento causato dalla
ferrea logica del profitto e dell'affarismo
economico, miliardi di esseri umani sono
costretti nella condizione più abietta e
disumana, ridotti allo stato brado: l'uomo è
condannato a diventare il più feroce tra le
belve.
Lungi da me l’idea di difendere
la casta politica, le immunità e le prerogative
esclusive di cui gode. Tuttavia, ci sono altre
caste privilegiate e parassitarie che sono
persino peggiori, molto più corrotte e potenti
della casta politica. Si pensi all'alto clero,
che usufruisce di franchigie speciali quali, ad
esempio, l'esenzione da varie tasse, tra cui la
vergognosa dispensa dal pagamento dell'imposta
ICI sugli immobili ecclesiastici.
Si pensi alle colossali rendite
godute dall'alta finanza, ai benefici totalmente
detassati che inoltre causano la rovina di
milioni di piccoli risparmiatori. In genere si
tratta di semplici e onesti lavoratori, illusi e
sedotti dalle potenti "sirene mediatiche"
degli investimenti in borsa, alla ricerca di
"facili fortune", mentre li attende solo la
peggiore delle iatture: il crack finanziario. Le
cui vittime non sono i grandi speculatori della
finanza globale, ma i milioni di piccoli
risparmiatori e investitori ingannati da
impostori e sciacalli che promuovono gli
interessi delle banche e delle società
finanziarie.
Si pensi, dunque, alle grandi
speculazioni borsistiche che, nel giro di pochi
giorni, hanno mandato in rovina intere nazioni,
addirittura intere regioni continentali come il
Sud-Est asiatico o vaste aree dell'America
Latina: si pensi al crack argentino di qualche
anno fa.
Si pensi alle popolazioni
dell'Africa, letteralmente stremate dallo
sterminio alimentare, stritolate dai debiti su
cui speculano i pescecani dell'alta finanza
internazionale. Si pensi a queste inaudite forme
di parassitismo generato dall'establishment
capitalistico globale: un insieme di caste
parassitarie e speculative che prosperano a
spese della stragrande maggioranza del genere
umano. Un sistema affaristico che schiaccia i
diritti più elementari degli esseri umani, che
stentano persino a sopravvivere fino al
tramonto.
Lucio Garofalo
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