Partiamo dalla
riunione dell’Ecofin (il Consiglio che comprende
i Ministri dell'Economia e delle Finanze dei 27
stati membri dell’Unione europea) svoltasi nel
maggio scorso, quando Berlusconi
annunciò la
linea dura per contrastare la
speculazione finanziaria e il ministro Tremonti
dichiarò di voler imitare Obama mettendo a punto
una lista nera dei “paradisi fiscali”,
cioè dei vari staterelli come il Principato di
Andorra, il Principato di Monaco, il Granducato
di Lussemburgo, ma anche Gibilterra e la
Repubblica di San Marino, solo per citare
gli esempi più noti in Europa, che concedono
enormi vantaggi fiscali ai proprietari dei
capitali trafugati all’estero. Ebbene, dopo
quelle parole e quei facili annunci di stampo
demagogico, i fatti si sono visti nei giorni
scorsi. Analizziamoli.
Anzitutto, cos’è
un “paradiso fiscale”? Riporto la
definizione tratta da
Wikipedia:
“Un paradiso fiscale è
uno Stato che grazie a un regime fiscale
privilegiato può garantire un prelievo in
termini di tasse minore rispetto al paese di
origine, o addirittura nullo. La ragione di una
scelta del genere è più che altro politica:
attirare capitale proveniente dai paesi esteri,
fornendo in cambio una tassazione estremamente
ridotta.”
La legge sullo
“scudo fiscale”, appena approvata in
Parlamento, è a tutti gli effetti un condono dei
reati commessi contro il pubblico erario ed è
passata grazie all’assenteismo nei ranghi della
minoranza. I voti favorevoli sono stati 270, i
contrari 250. Il via libera si è avuto con
appena 20 voti di scarto. Ciò significa che, se
l’opposizione fosse stata al completo, il
provvedimento non sarebbe passato. Ma nelle fila
dell’opposizione si contavano ben 29 assenti, di
cui 9 assolutamente ingiustificati, e la legge è
passata. I vertici del Partito Democratico hanno
annunciato che saranno decise ''severe
sanzioni'' a carico dei deputati assenti
ingiustificati al momento del voto finale sullo
scudo fiscale.
Un altro motivo
di aspra polemica è stato fornito dalla
“straordinaria rapidità con la quale il
Presidente della Repubblica ha firmato il
decreto ’salva ladri’ con cui questo governo
Berlusconi ha voluto garantire l'impunità ai
peggior criminali d'Italia”, così si legge
in una nota del presidente dell'Italia dei
Valori, Antonio Di Pietro.
A questo punto si
può discutere ed opinare se il presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano si sia comportato
in maniera conforme o meno alla sua carica
istituzionale, ma il capo dello Stato non può
affermare che i doveri che la Costituzione gli
impone sono inutili, in quanto vanifica il senso
stesso del suo ruolo col rischio di farlo
decadere.
Ad ogni buon
modo, con la ratifica del cosiddetto “scudo
fiscale”, che a dire il vero non è la prima
amnistia concessa in Italia a favore dei reati
fiscali, tra cui figura anche il falso in
bilancio, il nostro Paese si conferma come un
vero paradiso per i grandi evasori e i grandi
criminali, quelli che riciclano abitualmente il
denaro sporco trafugandolo all’estero,
trasferendo i capitali di origine illecita in
depositi di banche consenzienti o colluse, per
non dire complici, che fanno la fortuna di
numerosi micro-stati sparsi in Europa e nel
mondo, che offrono condizioni assolutamente
vantaggiose in campo fiscale.
Il regime di
indulto introdotto dallo “scudo fiscale”
permetterà di depennare molti reati commessi in
materia fiscale, nella misura in cui verrà
esclusa la punibilità per le violazioni commesse
al fine di evadere il fisco e trasferire il
denaro all’estero, nonché l’emissione di false
fatture e il falso in bilancio, che potranno
essere sanati con il pagamento di una somma pari
al
5% dell’imposta evasa.
In tal modo saranno condonate tutte le
infrazioni connesse al trafugamento dei grandi
capitali all’estero. I colpevoli godranno ancora
una volta dell’impunità e saranno esentati da
imposte che superino l’aliquota del 5%, ma
soprattutto saranno dispensati da ogni sanzione
di ordine penale.
Si tratta,
dunque, di un indulto
al contrario,
che scarcera e premia chi ha derubato il fisco e
la collettività, grazie ad un provvedimento
varato da un governo che ha fatto della
sicurezza il suo cavallo di battaglia. La stessa
legge, invece, penalizza i lavoratori onesti e
indifesi, quelli che percepiscono redditi fissi,
vale a dire i redditi generati dal lavoro
produttivo come i salari operai e gli stipendi
degli addetti al pubblico impiego (i cosiddetti
“fannulloni”), i quali resteranno gli
unici ad essere tassati al 50-60% attraverso le
ritenute fiscali trattenute direttamente alla
fonte, cioè in busta paga.
Al di là di ogni
argomentazione utilitaristica e pragmatica, è
evidente che il varo della nuova legge rischia
di trasmettere un messaggio assolutamente
diseducativo e deleterio a livello etico e
culturale, cioè che l’Italia si riconferma il
regno dei furbi, dei rei e dei colpevoli che la
fanno franca e restano puntualmente impuniti.
Dipende solo dall’entità del reato: più il reato
è grande più rimane impunito, specie se trattasi
di un reato economico-finanziario, nella
fattispecie compiuto contro l’erario dello
Stato, cioè contro gli interessi della
collettività nazionale e dei servizi sociali
erogati ai cittadini.
Tali esempi sono
innegabilmente immorali e negativi sul versante
educativo e culturale, in quanto contribuiscono
a diffondere una cultura di tipo criminogeno,
nel senso di un malcostume che genera e
autorizza comportamenti illegali, alimentando il
senso dell’impunità del reato, una cultura
lacerante per il tessuto civile e democratico
già fragile e precario di uno Stato come
l’Italia, in quanto è una cultura portatrice di
modelli egoistici ed anti-sociali, una cultura
devastante e criminale in cui si inserisce
soprattutto la mentalità mafiosa, che è la
mentalità di chi evade sistematicamente il fisco
e trasferisce all’estero i capitali ottenuti con
attività e traffici di natura illecita.
La logica
machiavellica che ispira simili provvedimenti, è
la medesima che giustifica i tagli finanziari
imposti dal governo alla scuola e alla sanità
pubblica. Ebbene, gli ingenti fondi ricavati da
quei tagli sono stati semplicemente sottratti
all’interesse generale dello Stato per essere
dirottati altrove, a beneficio esclusivo degli
interessi privati ed affaristici delle banche e
delle grandi imprese industriali come la Fiat.
Ancora una volta
il governo Berlusconi si è comportato come una
sorta di “Robin Hood alla rovescia”: ruba
ai poveri per dare ai ricchi, in questo caso
alle banche e alle grandi imprese economiche e
finanziarie, soprattutto di stampo criminale e
mafioso.
Lucio Garofalo
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