Mi chiedo se siamo d'accordo su
alcuni punti inamovibili, ovvero su alcuni
concetti di fondo. A partire dal ragionamento
elementare che stabilisce i parametri per
valutare l'onestà in materia economica e
fiscale.
A quanto pare, in Italia non
siamo d'accordo sull'idea stessa del valore da
attribuire all'onestà, che viene scambiata
normalmente per "fessaggine". Ebbene, per
accertare chi è onesto e chi non lo è dal punto
di vista economico e fiscale, non occorre essere
filosofi. Basta verificare chi paga le tasse e
chi le evade.
Di certo i lavoratori dipendenti,
i salariati del settore produttivo privato,
anzitutto gli operai delle officine e dei
cantieri, nonché gli impiegati della Pubblica
Amministrazione, i tanto vituperati
"fannulloni" rappresentati egregiamente dal
ministro Brunetta, le tasse le pagano tutte
mediante le ritenute fiscali trattenute
direttamente alla fonte, cioè sulla busta paga,
come sanno persino i bambini delle elementari.
Invece, qualcun altro evade sistematicamente il
fisco e froda l'erario pubblico, dunque truffa e
deruba la collettività intera, soprattutto i
lavoratori onesti nel senso che pagano le tasse.
E' evidente che per la categoria
degli evasori e dei criminali abituali, quelli
che riciclano il denaro sporco trafugando
all'estero i capitali ottenuti illegalmente, in
uno Stato serio (non mi riferisco
necessariamente ad un sistema di tipo
"sovietico" e "bolscevico", ma penso
anche solo agli Stati Uniti) le conseguenze non
possono essere quelle, assolutamente irrisorie,
previste dallo "scudo fiscale", vale a
dire una vera e propria amnistia dei reati
commessi, ma bisognerebbe comminare pene severe
ed esemplari quali l'arresto ed il carcere per
molti anni almeno.
Tale rigore è assolutamente
necessario ad uno scopo anzitutto educativo e
deterrente.
Lucio Garofalo
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