“L’editoria è la casta più importante. Gli
editori sono i veri censori e i manipolatori
della coscienza civile. Il sistema prima
riconosce la libertà di manifestare il proprio
pensiero e poi ne impedisce l’esercizio”
Questo dice il dr Antonio Giangrande, presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie.
La
libertà di manifestazione del pensiero è una
delle principali libertà e diritto fondamentale
dell’era moderna. Tanto più se è mirata allo
sviluppo socio-economico-culturale della
comunità. Questa libertà è riconosciuta da tutte
le moderne costituzioni.
Ad
essa è dedicato l’art. 19 della Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo del 1948, come
l'art. 10 della Convenzione europea per la
salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle
libertà fondamentali, ratificata dall'Italia con
l. 4 agosto 1955, n.
848. L'art. 21 della
Costituzione italiana stabilisce che:
Tutti hanno diritto di
manifestare liberamente il proprio pensiero con
la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di
diffusione.
Tale libertà è,
tra le altre, considerata come corollario
dell'articolo 13 della stessa Costituzione della
Repubblica italiana, che prevede l'inviolabilità
della libertà personale, tanto fisica quanto
psichica.
L'interpretazione dell'art. 21 dà vita a dei
principi: Il diritto di critica e di cronaca,
oltre alla libertà di informare e la
libertà di essere
informati.
Il pensiero per
essere manifestato ha bisogno di formarsi come
merce accessibile a tutti, quindi essere
pubblicato e distribuito.
Ciò avviene in
proprio o con l’editore.
La produzione in
proprio con distribuzione porta a porta, è
un’ipotesi fallimentare. L’opera non essendo
sostenuta dalle istituzioni e non pubblicizzata
dai media, non è acquistata da una moltitudine
di utenti finali.
La produzione
tramite un editore può avvenire, in modo
improprio con la compartecipazione alle spese,
ovvero senza oneri per l’autore. Naturalmente
l’editore vaglia, corregge e censura le bozze
dell’opera, oltre che valutarne la
commerciabilità. Spesso non è importante
l’opera, ma che l’autore sia un personaggio noto
alle cronache, o che sia seguito dal pubblico,
per usufruire dei benefici di visibilità. Spesso
si privilegiano argomenti fatui e non di
approfondimento e di denuncia, perché la società
contemporanea sente l’esigenza di estraniarsi
dalla realtà quotidiana.
L’editore,
acquisendo i diritti dell’opera, la distribuisce
e la vende, riconoscendo una minima parte dei
proventi all’autore, per di più dopo molto
tempo.
Paradosso:
l’impedimento alla libertà di manifestare il
pensiero è posto proprio dal sistema che ne
prevede l’esistenza.
L’autore
autoprodotto non ha benefici, né
sovvenzionamenti, né visibilità.
L’editoria, quindi
un’attività economica privata, ha finanziamenti
pubblici e pubblicitari, benefici postali,
regime speciale IVA, sostegno dei media e delle
istituzioni.
A questo punto,
per manifestare liberamente il proprio pensiero,
si è costretti a rivolgersi ad apparati: che
conformano l’opera alle proprie aspettative; che
sono omologati, in quanto foraggiati dalla
politica e dall’economia ed intimoriti dalla
magistratura; che hanno distribuzione esclusiva
e rapporti promozionali poco trasparenti. A
riguardo è impossibile essere invitati o
premiati a manifestazioni culturali, se non si è
tutorati da qualche editore, pur avendo scritto
un capolavoro. Spesso gli editori sono
proprietari di testate d’informazione o di
emittenti radiotelevisive, quindi si parla
dell’opera o dell’autore solo se si fa parte
dell’enturage.
Inoltre per poter
pubblicare un articolo d’informazione si è
costretti a far parte di un’altra casta: quella
dei giornalisti.
C’è da dire che
non tutti gli editori sono parigrado. C’è
prevaricazione dei più forti a danno dei più
deboli. Alcuni di loro, operanti nel campo
radiotelevisivo, sono vittime di tentativi di
acquisizione illegale delle frequenze
assegnatele, con mancanza di tutela reale.
Qualcuno spera che
le opportunità tecnologiche, social network o
blog, superino la censura mediatica. Poveri
illusi. Non basta una piattaforma d’elite,
chiusa ed autoreferenziale, con tecnologie non
accessibili alla massa, oltretutto soggetta a
sequestro ed ad oscuramento giudiziario.
Nulla, oggi, per
arrivare a tutti, può soppiantare un buon
articolo, un buon libro, una buona canzone, un
buon film, o una buona trasmissione
radiotelevisiva.
In conclusione.
Con questo sistema si può ben dire che il libero
pensiero, pur lecito e meritevole di attenzione,
è tale solo quando è chiuso in una mente
destinata all’oblio, altrimenti deve essere per
forza conformato al sistema: quindi non più
libero.
Grazie dell’attenzione.
Presidente Dr Antonio Giangrande – ASSOCIAZIONE
CONTRO TUTTE LE MAFIE
099.9708396 – 328.9163996
www.controtuttelemafie.it
www.malagiustizia.eu
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