“Quella che non c’è” –
denuncia il Dr Antonio Giangrande, presidente
dell’Associazione Contro Tutte le Mafie,
www.controtuttelemafie.it
.
Sicurezza
strutturale, bullismo, uso di droghe e fumo,
baby prostituzione, precariato e assenteismo dei
docenti.
Sicurezza strutturale.
Un terzo delle
scuole pugliesi è stato costruito in zone
inquinate. Ben 937 sedi scolastiche, su un
totale di 2.627, sono nate all’interno o nelle
vicinanze delle aree industriali (131), sotto le
antenne di radio e televisioni (632), a confine
con le discariche (42) o gli aeroporti (29),
sopra gli elettrodotti (103). L’inquinamento
elettromagnetico mette ogni giorno in pericolo
la salute di migliaia di studenti e insegnanti.
I mali della scuola non vanno perciò ricercati
esclusivamente negli edifici che cadono a pezzi,
nelle richieste di manutenzione ordinaria e
straordinaria indispensabili a garantire la
funzionalità degli edifici, nei banchi e nelle
sedie rotte, nelle palestre spesso chiuse perché
inagibili. Sicurezza è anche vivere in un
ambiente sano, al riparo da smog, radiazioni
prodotte da cavi elettrici e reti per i telefoni
cellulari, inquinamento acustico.
Il crollo al liceo
Darwin di Rivoli ha messo in evidenza la
mancanza di controlli sulla sicurezza delle
scuole. La legge (D. Lgs. 626/94 e succ.
modifiche), in questo settore, è carente: i
controlli obbligatori sono pochi, solo per le
nuove costruzioni si parla di valutazione dei
progetti, e troppo di rado di controlli "a
sorpresa" sulle strutture una volta completate e
in funzione. Più grave la situazione delle
scuole più vecchie, dove la manutenzione è
spesso carente e i lavori non sempre eseguiti a
regola d'arte. È il caso di Rivoli, dove il
controsoffitto era stato fatto in traversino e
non in cartongesso. E quando viene fatta
qualunque modifica a strutture esistenti,
bisognerebbe prevedere controlli ad hoc, perché
gli interventi potrebbero avere ripercussioni
negative sulla sicurezza.
I controlli agli
istituti scolastici dovrebbero poi servire per
verificare che non ci siano altre situazioni di
pericolo. Così come in tutte le strutture e gli
edifici aperti al pubblico: troppe volte nelle
nostre inchieste abbiamo visto porte di
sicurezza con maniglioni antipanico bloccate o
lucchettate, ostacoli che impedivano la fuga,
tende o pannelli che nascondevano le vie per
uscire.
Anche l'area che
circonda la scuola deve essere organizzata in
modo tale da garantire la massima sicurezza,
perché chi scappa non deve rischiare di farsi
male o essere investito non appena esce dal
portone. Così come l'arrivo dei soccorsi deve
essere il più possibile agevolato.
Invece le
statistiche fornite dall’INAIL ci dicono che in
un anno 90.000 ragazzi e 13.000 adulti
(insegnanti e bidelli) si sono feriti nelle
scuole. Dati impressionanti.
Il Presidente
della Repubblica solleva inquietanti
interrogativi sulle garanzie a presidio della
sicurezza negli istituti scolastici. Per il
ministro dell’Istruzione, “il problema della
sicurezza nelle scuole italiane è una emergenza
nazionale”.
Secondo un
rapporto di Legambiente, il 42% degli edifici
scolastici non sarebbe agibile o, per lo meno,
mancherebbe del certificato di agibilità.
In realtà, in
Italia 9 mila scuole non sono costruite con
criteri antisismici delle 22 mila che si trovano
in zone sismiche. Le scuole italiane sono tutte
molto vecchie e, quindi, ad alto rischio. Nel
nostro paese i terremoti non sono infrequenti e
anche gli edifici a norma di legge, spesso, non
assicurano l’incolumità a chi vi abita.
Figuriamoci un vecchio edificio scolastico già
fatiscente.
E’ stato
presentato il Rapporto di Cittadinanzattiva
sulla situazione delle scuole, da cui emerge
una condizione diffusa di insicurezza: crolli di
intonaco, certificazioni mancanti o non
disponibili, scarsa manutenzione. Mancano
controlli adeguati sul rispetto delle norme
edilizie, sui lavori effettuati e sul rispetto
dei tempi. Il certificato di agibilità statica è
presente solo nel 34% delle scuole, quello di
agibilità igienico-sanitaria è disponibile nel
39% dei casi, quello di prevenzione incendi nel
37%. Anche la segnaletica è spesso carente: una
scuola su quattro non ha la piantina con i
percorsi di evacuazione e le uscite di emergenza
non sono segnalate nel 17% dei casi. Negli
istituti che hanno laboratori scientifici, solo
il 63% ha cartelli informativi sulle precauzioni
da seguire e l'84% possiede armadi chiusi per
riporre sostanze e attrezzature pericolose.
Assai scarsa è la formazione del personale: nel
dettaglio, una scuola su quattro non attua corsi
sulla sicurezza del lavoro, il 17% non fa le
prove di evacuazione, ben il 42% non fa corsi di
primo soccorso né di prevenzione incendi e
addirittura l'83% non ha svolto alcun corso
sulla sicurezza elettrica.
Inoltre gran parte
degli edifici scolastici italiani sono stati
costruiti prima degli anni ’70 quindi, oltre ad
essere vecchi risentono dell’uso di materiali e
criteri edili inadeguati che provocano la
preoccupante diffusione dello sfondellamento dei
solai e del crollo di parti di esso; 14.700
edifici scolastici (quasi uno su tre) insistono
in zone a rischio sismico; la manutenzione
ordinaria da parte di Comuni e Province degli
istituti scolastici risulta essere sempre più
inadeguata e approssimativa sia per la scarsità
dei fondi a disposizione, sia per la grave
sottopercezione che si ha circa l’importanza di
investire sulle strutture scolastiche.
Mense scolastiche.
Cibo
scadente, norme igieniche non rispettate, locali
e apparecchiature non a norma. Circa un terzo
delle mense scolastiche ispezionate in tutta
Italia dai carabinieri del Nas è risultato
irregolare.
Bullismo.
"Il
bullismo e la violenza dei
ragazzi sono diventati un problema di sicurezza
e di ordine pubblico. Non possiamo preoccuparci
della violenza che viene dall’immigrazione e
fare finta di non vedere la violenza che nasce
nei nostri giovani italiani; sono due facce
dello stesso problema e la risposta dello Stato
deve essere unica, forte e severa". A dirlo è il
Presidente del Senato intervenendo al convegno
di Palazzo Giustiniani 'Dal bullismo al crimine
commesso: quando occorre tutelare i minori dai
loro pari. Riflessioni e proposte sulla
punibilità del minore'.
La seconda carica
dello Stato ha ricordato che i nostri giovani
"sono stati capaci di azioni inimmaginabili:
dare fuoco ad un indiano che ancora, dopo un
mese, lotta tra la vita e la morte, e farlo per
gioco, è una azione che turba le nostre
coscienze perchè quei ragazzi, fino a quando non
avevano commesso quella terribile azione, erano
considerati normali".
Nel corso del
convegno, inoltre, sono stati
diffusi alcuni dati sul bullismo in Italia: sono
40mila i minori denunciati ogni anno in Italia.
Uno
studente su due dichiara di
essere stato, almeno una volta, vittima di
bullismo. Questo il risultato dell’inchiesta sul
fenomeno lanciata dal mensile Studenti
Magazine, attraverso ‘Studenti.it’, alla
luce dei più recenti fatti di cronaca, alla
quale hanno partecipato 3.200 alunni delle
scuole superiori. Oltre al 50%, che ha detto di
aver subito atti di bullismo, c’è anche un 16
per cento che afferma di non averne subiti, ma
di esserne stato spettatore.
Aggregando i
due dati si scopre che il 66%,
circa due terzi, degli intervistati sono stati,
anche solo una volta, testimoni attivi e passivi
di atti di bullismo.
Sms offensivi,
minacce via cellulare, video e foto molesti che
finiscono su internet: uno studente su tre
subisce atti di bullismo online, nel 70% dei
casi a scuola e soprattutto durante l’anno
dell’esame di maturità.
A lanciare
l’allarme una ricerca condotta
su 700 studenti delle scuole medie superiori di
Chieti dalla cattedra di Psichiatria
dell’Università di Chieti, in collaborazione con
la Cooperativa Lilium di
accoglienza e recupero di minori provenienti da
tutta Italia.
Droga.
Uso
e abuso di droga: un fenomeno pericolosamente
radicato fra i più giovani, che hanno creato un
vero e proprio mercato interno agli istituti
scolastici superiori. Le sostanze più richieste
sono anfetamine, hashish, eroina; poca cocaina,
troppo costosa. Lo spaccio si consuma durante
l'intervallo e le richieste vengono effettuate
direttamente dagli studenti tramite frasi in
codice su Messanger e via sms. Prova: una
video-inchiesta realizzata da Repubblica TV,
nelle scuole italiane e tra i ragazzi di alcuni
istituti romani. Di questa inchiesta si parla
sul Quotidiano Repubblica e attraverso di essa
vengono fuori elementi sconvolgenti. Non solo
infatti la percentuale di ragazzi che farebbero
uso di stupefacenti è in continuo e graduale
aumento, ma ormai il fenomeno dello spaccio
avverrebbe tranquillamente all'interno della
scuola e addirittura nelle aule durante le
lezioni. In uno di questi video viene
addirittura filmato un gruppo i ragazzini che si
fumano tranquillamente alcuni spinelli, a pochi
metri da una volante della polizia,
probabilmente di fronte alla scuola per i
controlli antidroga.
Prostituzione.
Attraverso un sms si danno appuntamento nelle
zone più nascoste della scuola per avere un
rapporto sessuale e se non ricevono il permesso
di uscire dall'aula si fanno cacciare fuori. Il
sistema è uguale in tutti gli Istituti di
Milano. Il cliente, al massimo un diciassettenne
e la baby prostituta, a volte anche di tredici
anni, entrambi studenti, abbassano la suoneria
del telefonino e si mandano un sms per
confermare gli accordi presi il giorno prima.
Non sempre a incontrarsi sono soltanto un lui e
una lei. Il sesso, rapido, può essere anche di
gruppo. Dipende dai desideri e da cosa offre il
momento. È quanto emerge da una inchiesta del
Comune di Milano pubblicata dal quotidiano "La
Stampa". «Non è neppure
indispensabile conoscersi: i ragazzini possono
contare su una “lista elettronica”, fatta
circolare sui telefonini e sui blog via internet
- si legge - che descrive la disponibilità della
studentessa. Oltre al nome, cognome e numero di
telefono, anche il prezzo e il tipo di
prestazioni fornite: rapporti orali, sessuali
completi, anali, con singoli o coppie, durante
le lezioni, soltanto nell'intervallo, in cambio
di vestiti firmati, ricariche per i cellulari e
compiti.
Il
precariato della scuola.
Attualmente, in Italia, sono 304 mila i
supplenti iscritti nelle graduatorie provinciali
permanenti. Una consistente fetta (il 42 per
cento circa) ogni anno riesce a conquistare una
delle 130 mila supplenze per l'intero anno
scolastico. Coloro che si trovano in fondo alle
graduatorie vivacchiano con le supplenze brevi e
temporanee saltellando da una scuola all'altra
cercando di mettere assieme più punti possibili
per scalare le fatidiche graduatorie.
Il
precariato è un problema, anzi è un dramma, una
tragedia, dunque occorre evitare che si formi il
precariato. Se l’insegnante di ruolo non facesse
finta di ammalarsi specie negli ultimi anni
della propria carriera (e non solo), eviterebbe
di contribuire alla nascita del precariato e dei
precari, i quali si devono ammalare di meno. Se
non si ammalasse costantemente e puntualmente il
15 giugno di ogni anno in occasione degli esami
di Stato (lo si fa da decenni impunemente), il
“ruolino” non contribuirebbe all’arrivo nelle
aule di supplenti chiamati a salvare il sedere a
una scuola lasciata in braghe di tela dai
“ruolini” tanto pregni di ideali e di
“attaccamento alla funzione docente”. Ci
sarebbero meno precari e meno precariato se i
docenti di ruolo non perpetrassero i famigerati
passaggi di cattedra; se non affollassero, pur
essendo di ruolo, quelle graduatorie permanenti
tanto disprezzate; se non prendessero in
ostaggio per anni e per decenni cattedre
lasciate alle supplenze perché si preferisce,
per anni e per decenni, fare il sindacalista, il
sindaco, l’assessore, il parlamentare, il
ministro, il viceministro o il sottosegretario;
se non si rendessero complici di quello
straordinario strumento devastante per la
qualità degli apprendimenti rappresentato dai
corsi di riconversione in materie di cui si è
incompetenti; se non si abbandonasse la
cattedra di sostegno di ruolo per passare su
quella di disciplina. Ci sono insegnanti precari
che sono andati in pensione senza essere
riusciti a passare di ruolo.
Presidente Dr. Antonio Giangrande
ASSOCIAZIONE
CONTRO TUTTE LE MAFIE
099.9708396 – 328.9163996
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