La
popolarità delle filosofie New Age, della magia
e di tutto ciò che è alternativo, così come le
recenti azioni poste a una regolamentazione nel
campo della salute mentale, evidenziano la
necessità di principi e indicazioni per valutare
la fondatezza scientifica e i possibili effetti
- positivi e negativi - di alcuni metodi
‘esoterici’ oggi in voga, passati come buoni e
frutto di ‘nuovi metodi’ di psicoterapia.
Psicoterapie che pretendono di risolvere i
problemi del cliente facendolo "rinascere" e
allattandolo con il biberon come un neonato; di
riportarlo, attraverso la trance, alle sue
presunte vite precedenti; di convincerlo che è
stato rapito dagli extraterrestri o che è
posseduto da spiriti.
Sono da guardare con sospetto anche le religioni
e movimenti del potenziali umano –indicate come
dubbie dal CESNUR (Centro Studi sulle Nuove
Religioni)-: prime tra tutte Scientology, Frank
Natale e la Via degli Energizzatori, SoleLuna,
Il Metodo Silva, l’ Ontopsicologia, Pro Vida, l’
Istituto per l’ Evoluzione Armonica dell’ Uomo,
Bert Hellinger e le Costellazioni Familiari.
Tecniche invece apparentemente razionali e
miracolose, come la comunicazione facilitata (CF)
e la programmazione neurolinguistica (PNL),
NOT (organizzazione neurale), EMDR
(rielaborazione e desensibilizzazione dei
movimenti oculari), sono soltanto alcuni esempi
dei metodi discutibili che si vanno diffondendo
negli Stati Uniti e in Europa, metodi che il più
delle volte comportano per il cliente, già in
situazione di vulnerabilità, onerose perdite di
tempo, denaro e fiducia o, a volte, danni
psicologici ben più gravi.
“Nel giugno del 1995, all’ Accademia delle
Scienze di New York si è tenuto un congresso di
oltre duecento medici, scienziati, filosofi e
pensatori di tutto il Paese che hanno espresso
profonda preoccupazione a proposito di questa
«fuga dalla scienza e dalla ragione», come la
hanno definita. Questi studiosi preoccupati
intendevano organizzare una chiamata alle armi,
invitando tutti a difendere le metodologie
scientifiche per «contrattaccare le guarigioni
magiche, l’ astrologia, il fondamentalismo
religioso e la ciarlataneria del paranormale».
Hanno anche messo in luce l’ attuale tendenza a
utilizzare le idee scientifiche per rafforzare
il pensiero magico.[…].
Forti di quest’ ondata per la conoscenza di sé e
di questa spinta al pensiero magico, alcuni
terapeuti e «guaritori» incompetenti e non
controllati –incoraggiati dall’ ammirazione dei
colleghi, dalla gloria delle apparizioni
televisive esercitano una notevole influenza sui
loro pazienti e studenti e sull’ opinione
pubblica generale” (Singer M.T. – Lalich J.,
Psicoterapie folli. Conoscerle e difendersi, ed.
Erickson).
Le psicoterapie esposte in particolare si
fondano sul lavoro di un caposcuola autorevole,
talvolta un leader carismatico, e sono discusse
o criticate all'interno del mondo
scientifico-professionale.
I
motivi per cui sono viste con sospetto e spesso
rifiutate sono: 1. riferimenti teorici
inesistenti, o poco plausibili (almeno
rispetto a teorie psicologiche); 2. assente
documentazione della loro utilità; 3.
spiegazione di molti (o di tutti) i problemi e
disturbi psicologici sulla base di un'unica
causa generale e, di conseguenza, proposta di
una tecnica terapeutica unica e uguale per tutti
i problemi e per tutti i pazienti.
Chi approfondirà l’ argomento, troverà andare a
braccetto tra di loro, approcci –che sono
respinti in toto dalla comunità scientifica-
come il counseling sciamanico, il rapimento da
parte di alieni, le esperienze di ripetizione
della nascita o della prima infanzia.
Queste nuove terapie mortificano il paziente
anche per inadeguatezze sul piano etico e
deontologico; esse, infatti, portano
all'instaurarsi di una forte dipendenza dal
terapeuta, spingono alla sua intrusione nella
vita quotidiana del paziente e chiedono di
condividere un gran numero di convinzioni
piuttosto bizzarre (dalla reincarnazione alla
possessione da parte degli spiriti o di entità
aliene).
I lettori capiranno da sé che alcune
affermazioni sono volutamente provocatorie;
qualcuno potrà obiettare che tali realtà sono
per lo più ‘americane’ e poco comuni nel nostro
Paese.
Le differenze culturali, professionali e
normative che esistono tra i due Paesi giocano
certamente a favore di quest’ ultima ipotesi.
Negli USA la psicoterapia può essere praticata
non solo dai medici e dagli psicologi, ma anche
da un gruppo, più o meno ampio di «operatori
sociali»; l'iter formativo in psicoterapia non è
chiaro, lungo e rigoroso come in Italia. Le
norme deontologiche sono vincolanti solo per i
medici e per gli psicologi iscritti alle
associazioni scientifico-professionali
americane; se uno viene espulso da queste
associazioni per gravi mancanze deontologiche
può tuttavia continuare a esercitare la
professione.
Di
questa situazione poco regolamentata fanno le
spese ogni anno centinaia di pazienti, che
vengono privati dei loro beni, indotti ad
allontanarsi dalla famiglia e dal lavoro,
esposti ad abusi sessuali, traumi e umiliazioni,
spinti a tentare il suicidio o, più
semplicemente, impegnati in terapie di nessuna
utilità.
Questo capita non di rado nel nostro Paese e,
quando capita, vi si può porre rimedio in modo
rapido ed efficace. “Un po’ per scherzo, un po’
sul serio, alcuni hanno affermato che la platea
che si rivolge ad astrologi e chiromanti è molto
più vasta e forse più felice e fiduciosa, di
coloro che si rivolgono agli psicoterapeuti.
Sicuramente c’ è una difficoltà diffusa a
orientarsi nel vastissimo campo delle diverse
proposte psicoterapeutiche, e la sostanziale
assenza di un’ informazione di basa credibile e
corretta sulla questione non può che aver
giocato a sfavore di un chiarimento generale del
campo. Nel momento in cui si decide di
avvicinarsi alla psicoterapia emerge infatti il
primo problema da risolvere: quale terapia
scegliere e, ancora più concretamente, a chi
rivolgersi?” ( Castiello d’ Antonio A., In
terapia non ci vado, in Mente e Cervello,
Milano, ed. Somedia, gen. 2009, n. 49, pp.
72-81).
Ecco cosa scrive il prof. Paolo Michielin dell’
Università di Padova, sulla formazione e le
qualità per esercitare la professione dello
psicologo: “Nel tentativo di riassumere le
regole e di adattarle alla situazione italiana,
proviamo a proporre questo elenco:
1.
Un'adeguata, e lunga formazione in psicoterapia
e un costante aggiornamento rappresentano
insostituibili garanzie di una pratica
qualificata. È opportuno che il terapeuta
fornisca chiare e attendibili informazioni al
riguardo e comunque il paziente ha diritto di
chiederle.
2.
L'approfondimento della storia personale del
paziente e una corretta diagnosi psicologica e/o
psichiatrica sono fondamentali premesse per ogni
forma di trattamento. Il terapeuta che avvia una
terapia prima di aver approfondito il
problema/disturbo probabilmente non è in grado
di fornire un aiuto adatto e specifico.
3.
I problemi e/o i disturbi del paziente devono
essere adeguatamente concettualizzati e spiegati
a lui, utilizzando una terminologia
comprensibile ed evitando il gergo tecnico.
4.
Le tecniche terapeutiche utilizzate devono avere
un'efficacia dimostrata da studi cIinici; questo
significa che devono dare risultati migliori
rispetto alla cosiddetta «remissione spontanea»
(il semplice trascorrere del tempo o circostanze
favorevoli della vita possono, infatti,
migliorare un disturbo) e anche rispetto a una
uguale quantità di aiuto non professionale. Il
fatto che questi risultati durino negli anni,
senza ricadute, è un importante criterio di
efficacia.
5.
Ogni trattamento deve documentare la propria
efficacia e cioè la capacità di ottenere
risultati con un valido rapporto tra costi
(emotivi, economici, di durata nel tempo, ecc.)
e benefici; l'assenza di danni e di rischi è un
importante criterio di efficienza.
6.
Dalle due precedenti emerge l'ulteriore regola
della specificità delle diverse forme di
terapia: ognuna è più indicata per determinati
tipi di problemi o disturbi e più adatta a
pazienti che hanno certe caratteristiche o
esprimono determinati bisogni, poco efficace ed
efficiente in altri casi. Da ciò consegue che
non esistono tecniche adatte a tutti i problemi
e i disturbi psicologici e che si possono
utilizzare, in modo uguale, con tutti i
pazienti.
7.
Il terapeuta deve sempre considerare la
possibilità che il paziente trovi in altre forme
di trattamento un aiuto alternativo, o
integrativo, più adatto ed efficace e deve
informarlo dell'esistenza di queste opportunità.
8.
Il paziente ha il diritto di farsi chiarire gli
obiettivi, i costi e i tempi presumibili
dell'intervento; il programma di intervento deve
essere periodicamente verificato e, se
necessario, aggiustato.
9.
Il paziente deve valutare in termini concreti e
in piena autonomia la qualità del proprio stato,
il benessere soggettivo, il funzionamento
sociale e i cambiamenti ottenuti dalla terapia.
10. Vanno discusse solo le convinzioni del
paziente strettamente legate al
problema/disturbo; il terapeuta deve mostrare
grande rispetto per le convinzioni, il sistema
di valori e gli scopi personali del paziente.
Analogo rispetto meritano le sue relazioni
personali, le abitudini di vita, il lavoro,
ecc.; il terapeuta deve evitare ogni indebita
ingerenza in queste aree.
11. Le norme deontologiche che tutelano la
riservatezza, evitano ogni tipo di sopruso e
proibiscono il coinvolgimento sessuale, sono
parte costitutiva di una «buona»
terapia”(Singer- Lalich, 2000: 10-1).
Come si fa a valutare se qualcosa è valido o è
una perdita di tempo, se ha effetti positivi o
potenzialmente dannosi?
Le
persone hanno davvero bisogno di un percorso
psicoterapeutico vanno dalla persona laureata,
esperta, onesta e qualificata, alla persona
senza alcuna preparazione. Però attenzione! Il
solo fatto che alcuni terapeuti abbiano lauree e
certificati vari appesi nello studio non
garantisce che la loro condotta sia chiara,
orientata eticamente e professionale.
E’
il caso della regressione alle vite passate
attraverso l’ ipnosi. “Ai pazienti può capitare,
dopo una o due sedute, che il terapeuta
suggerisca che la regressione alle vite passate
attraverso l’ ipnosi sia il modo migliore per
comprendere l’ inconscio e scoprire l’ origine
dei loro sintomi e dei loro disturbi. Viene
detto loro che, rivivendo i traumi delle vite
precedenti, dovrebbero riuscire a capire e
quindi a liberarsi dalle paure e dai sintomi che
li affliggono.[…].Questo approccio presume che
quasi tutti i problemi emozionali e
comportamentali abbiano origine da un unico
trauma. Questo modo di ragionare presuppone
–erroneamente- che tutte le persone siano uguali
e che ci siano solo una causa e solo una cura
per ogni disturbo psicologico. Qui la causa è
sempre un trauma subito nelle vite passate e la
cura è la terapia della regressione.[…]. Il
dottor Mel Sabshin afferma:«La American
Psychiatric Association ritiene che la
regressione alle vite passate sia pura
ciarlataneria. Come in altri campi della
medicina, le diagnosi e i trattamenti
psichiatrici devono essere basati su prove
scientifiche oggettive. Non ci sono prove
scientifiche accettate che dimostrino l’
esistenza di vite passate, né tantomeno la
validità della terapia di regressione a queste
vite»“(Singer-Lalich, 2000: 68-9).
Poiché la psicoterapia nacque originariamente
dalla riflessione speculativa della medicina, i
clienti si aspettano che un terapeuta abbia una
conoscenza chiara delle discipline della salute
mentale. Il consumatore medio, tuttavia, può
rimanere spiazzato dalle differenze di
formazione e studi di psichiatri, psicologi,
counselor e altri che si definiscono terapeuti,
consulenti o guaritori. Di seguito si descrivono
brevemente le diverse figure professionali che
operano in questo campo:
-Gli psichiatri hanno una laurea in medicina,
una specializzazione ottenuta in genere
dopo quattro anni di studi e un anno di
tirocinio. Per praticare la psichiatria
occorrono quindi delle particolari qualifiche;
tuttavia, il titolo «psichiatra» può essere
utilizzato da qualsiasi medico senza
l'autorizzazione di nessuno.
Oltre a fornire diversi tipi di psicoterapia
(come altri operatori della salute mentale), gli
psichiatri, essendo medici, possono prescrivere
farmaci.
Dal mio punto di vista il ‘medico’ tende a
curare in modo farmacologico, ma la mente è ben
altro e solo la formazione cauta e lunga di uno
psicologo può accompagnare al meglio un paziente
nel corso della terapia e/o della vita. Ma
questo è il mio punto di vista personale,
appunto.
-Gli psicologi hanno una laurea in psicologia
più un anno di tirocinio in psicologia clinica,
che comprende il lavoro supervisionato in un
servizio o in un ospedale.
Come nelle altre interazioni umane, il rapporto
che si instaura tra terapeuta e cliente è più
importante della laurea, delle qualifiche e
delle altre caratteristiche del terapeuta.
Analogamente, la qualità del rapporto tra
terapeuta e cliente incide sull'esito del
trattamento più della scelta di un particolare
approccio o metodo di psicoterapia.
In particolare, inoltre, per divenire
psicoterapeuta, si ci sottopone per anni
ad un' analisi personale, sia per sperimentare
in prima persona l'applicazione della
psicoterapia e sia per individuare e risolvere
le proprie discrasie psicologiche, prima che gli
venga consentito di cominciare a seguire dei
pazienti.
Da
alcuni anni in Italia questo percorso è stato
regolamentato per legge, per cui attualmente la
specializzazione e la qualificazione in
psicoterapia, dopo la laurea, possono e devono
essere conseguite, sia presso le scuole di
specializzazione universitarie e sia presso le
scuole private che abbiano ottenuto il
riconoscimento dallo Stato. In ogni caso,
durante la fase finale di formazione, il futuro
psicoterapeuta normalmente comincia a seguire i
primi pazienti sotto la supervisione dei didatti
e normalmente è prassi diffusa e in alcuni casi
obbligo, che il terapeuta già qualificato, si
sottoponga a supervisione clinica e personale,
periodicamente, per tutta la sua vita
professionale.
Questo è un fatto che va tenuto presente quando
accenno al livello di influenza che un terapeuta
può esercitare sui pazienti.
Benché non è sempre possibile nominare persone o
istituzioni, numerosissime prove dimostrano che
eminenti figure del campo - professori,
professionisti e istituti di istruzione e
formazione molto rispettati - sono largamente
coinvolti in qualcuna di queste terapie folli,
tutt' altro che positive o innocue per i
pazienti.
Per avere ulteriore conferma della diffusione e
della popolarità di quelle che di primo acchito
appaiono teorie e tecniche assurde è sufficiente
una breve navigazioni in Internet. Usate un
qualsiasi motore di ricerca e digitate parole
chiave come rebirthing, incontro ravvicinato,
regressione alle vite precedenti, comunicazione
facilitata o sciamano, e provate a vedete cosa
compare: centinaia e centinaia di siti, a cui
ogni giorno se ne aggiungono di nuovi. Se quello
che viene discusso in Internet può essere
indicativo delle tendenze generali, allora è
opportuno leggere attentamente questo libro e
utilizzarlo come risorsa per evitare di finire
nelle mani di sedicenti terapeuti innovativi. Vi
consiglio inoltre di visitare il sito ufficiale
del Centro Studi sugli Abusi Psicologici (www.cesap.net).
Dov'è che sbagliano le terapie ‘folli’?
Nella vita ci possono essere più cause e fattori
concomitanti che determinano i vari disturbi
emozionali e disagi che inducono una persona a
rivolgersi a uno psicoterapeuta. I problemi di
ciascuno sono unici. Perciò, un terapeuta
dovrebbe assomigliare più a un sarto che
confeziona capi su misura che non a un
commerciante che vende abiti prodotti in serie.
Il sarto prende le misure del cliente, discute e
disegna con lui il taglio dell'abito, spiega
quanto tempo occorre per confezionarlo, quante
prove sono necessarie e così via, in modo che il
prodotto finale vesta poi perfettamente quella
persona.
“Le posizioni rigide da parte dei terapeuti, un
tempo molto diffuse, sono state sostituite da un
approccio più pragmatico, flessibile e attento a
considerare gli aspetti reali della vita della
persona, i suoi impegni quotidiani e la sua
possibilità di spesa. Ma questa maggiore
disponibilità dei terapeuti può anche essere
usata dai potenziali pazienti per minare alla
base un percorso terapeutico che –se fosse più
incalzante e definito- sarebbe sicuramente più
efficace. Considerando gli aspetti più intimi
della questione, sono davvero infinite le strade
che una persona, pur bisognosa di aiuto
psicologico, può decidere di intraprendere
(anche in perfetta buona fede) per evitare l’
impegno del confronto con se stessa.[…].
Qualcuno ha pur detto che per andare in analisi
bisogna essere ‘sufficientemente sani’, almeno
nel senso di riconoscerne la necessità per
mantenere la relazione per un periodo
sufficiente di tempo. Insomma, è necessaria una
motivazione personale abbastanza solida, tenendo
conto che molte persone si muovono in contesti
sociali e culturali nei quali ‘andare dallo
psicologo’ ( o, peggio ancora, dallo psichiatra
) è considerato tout court un segno di pazzia”(Castiello
d’ Antonio A.,gen. 2009: 79-81).
Ci troviamo dunque in una nuova era della
psicoterapia e in un mercato purtroppo privo di
regole. A chi cerca un terapeuta o un
trattamento, perciò, è quanto mai opportuno fare
molta attenzione. “Affidarsi a un terapeuta
sostenitore di teorie infondate o promotore di
tecniche eccentriche comporta numerosi rischi.
Troppo spesso vediamo come le fondamentali
aspirazioni dell’ uomo e della società a una
vita e mondo migliori vengano corrotte da teorie
improbabili e da procedure strampalate con cui
alcune persone si guadagnano fama e fortuna
usando i loro clienti, abusandone e facendoli
stare peggio anziché meglio. Le terapie folli
promuovono i miti e perpetuano la confusione.
Tenendo questo bene a mente, i clienti
dovrebbero dare retta al suggerimento della
scrittrice Charlotte Brontë: «Guarda bene prima
di saltare»(Singer-Lalich, 2000: 193).
Gianni Giletta |