“Dicono che il crocifisso
deve essere tolto dalle aule della
scuola. Il nostro è uno stato laico che
non ha diritto di imporre che nelle aule
ci sia il crocifisso.
Però a me dispiace che il
crocefisso scompaia per sempre da tutte
le classi. Mi sembra una perdita. Tutte
o quasi tutte le persone che conosco
dicono che va tolto. Altre dicono che è
una cosa di nessuna importanza.
I problemi sono tanti e drammatici,
nella scuola e altrove, e questo è un
problema da nulla.
E’ vero. Pure, a me dispiace che il
crocefisso scompaia.
Se fossi un insegnante, vorrei che nella
mia classe non venisse toccato. Ogni
imposizione delle autorità è orrenda,
per quanto riguarda il crocefisso sulle
pareti. Non può essere obbligatorio
appenderlo.
Però secondo me non può nemmeno essere
obbligatorio toglierlo. Un insegnante
deve poterlo appendere, se lo vuole, e
toglierlo se non vuole.
Dovrebbe essere una libera scelta.
Sarebbe giusto anche consigliarsi con i
bambini. Se uno solo dei bambini lo
volesse, dargli ascolto e ubbidire. A un
bambino che desidera un crocefisso
appeso al muro, nella sua classe,
bisogna ubbidire.
Il crocifisso in classe non può essere
altro che l'espressione di un desiderio.
I desideri, quando sono innocenti, vanno
rispettati.
L'ora di religione è una prepotenza
politica. E' una lezione. Vi si spendono
delle parole. La scuola è di tutti,
cattolici e non cattolici. Perchè vi si
deve insegnare la religione cattolica?
Ma il crocifisso non insegna nulla.
Tace. L'ora di religione genera una
discriminazione fra cattolici e non
cattolici, fra quelli che restano nella
classe in quell'ora e quelli che si
alzano e se ne vanno.
Ma il crocifisso non genera nessuna
discriminazione. Tace. E' l'immagine
della rivoluzione cristiana, che ha
sparso per il mondo l'idea
dell'uguaglianza fra gli uomini fino
allora assente.
La rivoluzione cristiana ha cambiato il
mondo. Vogliamo forse negare che ha
cambiato il mondo? Sono quasi duemila
anni che diciamo "prima di Cristo" e
"dopo Cristo". O vogliamo forse smettere
di dire così?
Il crocifisso
non genera nessuna discriminazione. E'
muto e silenzioso. C'è stato sempre. Per
i cattolici, è un simbolo religioso. Per
altri, può essere niente, una parte dei
muro. E infine per qualcuno, per una
minoranza minima, o magari per un solo
bambino, può essere qualcosa dì
particolare, che suscita pensieri
contrastanti. I diritti delle minoranze
vanno rispettati.
Dicono che da
un crocifisso appeso al muro, in classe,
possono sentirsi offesi gli scolari
ebrei. Perché mai dovrebbero sentirsene
offesi gli ebrei? Cristo non era forse
un ebreo e un perseguitato, e non è
forse morto nel martirio, come è
accaduto a milioni di ebrei nei lager?
Il crocifisso
è il segno del dolore umano. La corona
di spine, i chiodi, evocano le sue
sofferenze. La croce che pensiamo alta
in cima al monte, è il segno della
solitudine nella morte. Non conosco
altri segni che diano con tanta forza il
senso del nostro umano destino.
Il crocifisso
fa parte della storia del mondo.
Per i
cattolici, Gesù Cristo è il figlio
di Dio. Per i non cattolici, può
essere semplicemente l'immagine di uno
che è stato venduto, tradito, martoriato
ed è morto sulla croce per amore di Dio
e dei prossimo. Chi è ateo, cancella
l'idea di Dio ma conserva l'idea
dei prossimo. Si dirà che molti sono
stati venduti, traditi e martoriati per
la propria fede, per il prossimo, per le
generazioni future, e di loro sui muri
delle scuole non c'è immagine.
E' vero, ma
il crocifisso li rappresenta tutti. Come
mai li rappresenta tutti? Perché prima
di Cristo nessuno aveva mai detto che
gli uomini sono uguali e fratelli tutti,
ricchi e poveri, credenti e non
credenti, ebrei e non ebrei e neri e
bianchi, e nessuno prima di lui aveva
detto che nel centro della nostra
esistenza dobbiamo situare la
solidarietà fra gli uomini.
E di esser
venduti, traditi e martoriati e
ammazzati per la propria fede, nella
vita può succedere a tutti. A me sembra
un bene che i ragazzi, i bambini, lo
sappiano fin dai banchi della scuola.
Gesù Cristo
ha portato la croce. A tutti noi è
accaduto o accade di portare sulle
spalle il peso di una grande sventura. A
questa sventura diamo il nome di croce,
anche se non siamo cattolici, perché
troppo forte e da troppi secoli è
impressa l'idea della croce nel nostro
pensiero. Tutti, cattolici e laici
portiamo o porteremo il peso, di una
sventura, versando sangue e lacrime e
cercando di non crollare. Questo dice il
crocifisso. Lo dice a tutti, mica solo
ai cattolici.
Alcune parole
di Cristo, le pensiamo sempre, e
possiamo essere laici, atei o quello che
si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro
pensiero ugualmente. Ha detto "ama il
prossimo come te stesso". Erano parole
già scritte nell'Antico Testamento, ma
sono divenute il fondamento della
rivoluzione cristiana. Sono la chiave di
tutto.
Sono il
contrario di tutte le guerre. Il
contrario degli aerei che gettano le
bombe sulla gente indifesa. Il contrario
degli stupri e dell'indifferenza che
tanto spesso circonda le donne
violentate nelle strade.
Si parla
tanto di pace, ma che cosa dire, a
proposito della pace, oltre a queste
semplici parole? Sono l'esatto contrario
del modo in cui oggi siamo e viviamo. Ci
pensiamo sempre, trovando esattamente
difficile amare noi stessi e amare il
prossimo più difficile ancora, o anzi
forse completamente impossibile, e
tuttavia sentendo che là è la chiave di
tutto.
Il crocifisso
queste parole non le evoca, perché siamo
abituati a veder quel piccolo segno
appeso, e tante volte ci sembra non
altro che una parte dei muro. Ma se ci
viene di pensare che a dirle è stato
Cristo, ci dispiace troppo che debba
sparire dal muro quel piccolo segno.
Cristo ha
detto anche: "Beati coloro che hanno
fame e sete di giustizia perchè saranno
saziati". Quando e dove saranno saziati?
In cielo, dicono i credenti. Gli altri
invece non sanno né quando né dove, ma
queste parole fanno, chissà perché,
sentire la fame e la sete di giustizia
più severe, più ardenti e più forti.
Cristo ha
scacciato i mercanti dal Tempio. Se
fosse qui oggi non farebbe che scacciare
mercanti. Per i veri cattolici, deve
essere arduo e doloroso muoversi nel
cattolicesimo quale è oggi, muoversi in
questa poltiglia schiumosa che è
diventato il cattolicesimo, dove
politica e religione sono sinistramente
mischiate. Deve essere arduo e doloroso,
per loro, districare da questa poltiglia
l'integrità e la sincerità della propria
fede. lo credo che i laici dovrebbero
pensare più spesso ai veri cattolici.
Semplicemente per ricordarsi che
esistono, e studiarsi di riconoscerli,
nella schiumosa poltiglia che è oggi il
mondo cattolico e che essi giustamente
odiano.
Il crocifisso
fa parte della storia del mondo. I modi
di guardarlo e non guardarlo sono, come
abbiamo detto, molti. Oltre ai credenti
e non credenti, ai cattolici falsi e
veri, esistono anche quelli che credono
qualche volta sì e qualche volta no.
Essi sanno bene una cosa sola, che il
credere, e il non credere vanno e
vengono come le onde dei mare. Hanno le
idee, in genere, piuttosto confuse e
incerte. Soffrono di cose di cui nessuno
soffre.
Amano magari
il crocifisso e non sanno perché. Amano
vederlo sulla parete. Certe volte non
credono a nulla.
E' tolleranza consentire a ognuno di
costruire intorno a un crocifisso i più
incerti e contrastanti pensieri” |