L'economia e la qualità della vita del
nostro territorio sono invischiate ed
affette, apparentemente in maniera
incurabile, dalla sindrome da “cane che si
morde la coda” o se si preferisce da un
circolo vizioso. Mi si dirà, che scoperta,
che banalità. Non importa, non credo faccia
male rivedere la crisi alla luce delle
nostre condizioni di vita locali,
perennemente in difficoltà a prescindere dai
trend mondiali.
I nostri ragazzi, le nostre migliori
potenzialità (spesso con laurea), sono
costretti ad accettare di lavorare per
stipendi mensili da 7-800 euro, con paghe
orarie che raggiungono i 5-6 euro all'ora,
impegnando le proprie capacità ed
intelligenze per fare il commesso in un
supermercato o a rispondere ad un telefono
in un call-center o a fare lunghi tirocini
mal pagati, magari dovendo far ricorso anche
al politico di turno per poter accedere a
queste ormai ambite “posizioni”. Non intendo
andare oltre andando a sindacare sul “cui
prodest” di questa situazione, esula dagli
argomenti trattati da questo ragionamento ad
alta voce.
In queste condizioni è
chiaro che la possibilità di “realizzarsi”
(termine che ho tirato fuori dal mio vecchio
vocabolario delle scuole medie) o di portare
un valore aggiunto qualificato alla comunità
di cui è parte è pressoché nulla. Per di
più, coi pochi soldi di cui il nostro
giovane (o più in generale il nostro
conterraneo) dispone, quali bisogni e quali
attenzione potrebbe avere se non verso la
propria sopravvivenza (vedi livello più
basso della piramide dei bisogni di
Maslow)?
Come potrà impiegare la propria retribuzione
se non al più per acquistare beni di
primissima necessità, magari senza nemmeno
poter porre troppa attenzione alla qualità
offerta?
Figurarsi se potrà pensare, come i suoi
consimili della Germania o del Nord Italia,
ad una casa, magari con tutti i crismi dell'
anti-sismica, della bio-architettura,
bio-edilizia, coi pannelli fotovoltaici o
col riciclo idrico... Quanto impegno ed
entusiasmo potrà avere nel combattere contro
un inceneritore o per far sì che funzioni
virtuosamente la filiera dei rifiuti? Quanto
gliene può fregare di una biblioteca o del
teatro ?
Tutto ciò cosa comporta?
Proviamo a mettere in fila questi
riflessioni:
lavoro poco soddisfacente e poco
qualificato → basse retribuzioni → acquisto
di beni strettamente fisiologici e poco
qualificati (livelli più bassi della
piramide di Maslow) → servizi offerti e
attività dal basso valore aggiunto in
termini di qualità della vita → lavoro poco
qualificato → basse retribuzioni → ….
Ecco, il cane che si morde la coda, per
l’appunto, e l’attuale congiuntura economica
negativa non fa altro che accentuare tale
corto-circuito, favorendo ancora di più lo
sfruttamento del lavoro.
Ebbene, compito della politica, a tutti i
livelli, a partire da quello più prossimo a
noi, vale a dire dall'amministrazione locale
è di interrompere questo circolo vizioso:
deve generare o favorire il salto su un
nuovo ciclo e farne da volano (volano, non
“padrino”).
E forse proprio la crisi economica può
essere un’opportunità di cambiamento.
Riporto, per semplicità, tre esempi basati
sul concetto di “economia verde”, come
possibili spunti di innesco e come volano:
1.
Favorire opportunamente gli investimenti
(non spese o consumi), peraltro già
incentivati a livello nazionale, nel settore
dell'edilizia di qualità, ristrutturazioni o
costruzioni ex-novo di case o immobili
secondo canoni che permettono il risparmio
energetico, o, meglio, l’autonomia - casa
passiva, se non addirittura la produzione in
eccesso da immettere in rete.
2.
Favorire la formazione di punti della
filiera per il trattamento dei rifiuti
locali nella direzione del riciclo o del
riuso, ripristinandoli come materia prima
secondaria da rivendere.
3.
Favorire l'agricoltura sostenibile, di
qualità e salubre con le opportune
infrastrutture materiali ed immateriali
necessarie a generare la filiera corta e la
vendita diretta (ma anche fattorie
didattiche, orti sociali, Gruppi di Acquisto
Solidali, ecc).
Per non parlare dell'economia indotta.
Questi tre punti cosa hanno in comune?
Necessitano tutti di nuove competenze
qualificate e stimolanti, danno la
possibilità di reddito nuovo, rompono la
dipendenza da grandi circuiti (commerciali o
pseudo-industriali) che desertificano i
nostri territori, preparano il terreno alla
nascita di nuove imprese od attività e
ultimo ma non meno importante sono utili a
migliorare la qualità della nostra vita.
Proviamo a rileggere il ciclo sulla base
degli spunti appena proposti:
formazione di tecnici e professionalità,
sensibilizzazione, stimoli culturali ed
incentivi alla popolazione locale → consumi
di più alto livello con impatto benefico e
virtuoso sul territorio → creazione di
reddito e valore aggiunto → crescita
sostenibile, qualità della vita e servizi
offerti adeguati alla nuova sensibilità →
lavoro qualificato e soddisfacente → consumi
di più alto livello...
Questi spunti, peraltro provano a rispondere
anche a domande del tipo:
Ma questi lavori servono alla comunità? Ma
questi lavori portano benefici agli
individui e crescita diffusa? Avranno un
minimo di durata (soluzione di lungo
periodo) o saranno effimeri?
Domande e, forse, risposte anche banali, ma
proviamo, a puro scopo esemplificativo, a
riflettere sulle ricette anti-crisi proposte
a livello nazionale (e non solo).
Un esempio su tutti: l'incentivazione del
settore delle auto. Ma i consumatori
(stavolta nella loro accezione originaria)
hanno DAVVERO bisogno di una nuova auto
(ammesso e non concesso che riescano a
“mantenerla”), reduci come sono da anni di
incentivi alla rottamazione? La nostra
comunità ha davvero come bisogno prioritario
un'auto nuova piuttosto che “vecchia” di
pochi anni? Siamo sicuri che sia una
risposta “strutturale” alla crisi?
E' vero, anche il più convinto degli anti-
“consumo_per_il_consumo” sarebbe tentato,
visti i prezzi così bassi. Ma siamo sicuri
che la politica non stia semplicemente
perseguendo un “principio”, anzi un “detto”,
tanto deriso dai nostri nonni quanto
attualmente poco comprensibile, vale a dire
“chi scava e riegn' nun perd mai tiemp”
(trad. lett.: “chi scava (buchi) per poi
riempirli non perde mai tempo”) ?
Cioè metto i soldi per incentivare il lavoro
nel settore delle auto (con la foglia di
fico ecologica) anche se in questa fase le
nuove auto non servono ai cittadini tanto
quanto le bonifiche dei territori
intossicati, quanto la ricerca e lo sviluppo
di una nuova economia reale e virtuosa,
quanto la ristrutturazione delle scuole,
quanto...
Francesco Pascale
Cittadini in movimento – Laboratorio di
cittadinanza attiva
http://transizionesst.blogspot.com