Raffaele Pengue
Presidente del Circolo della
Libertà “A. Parente”
Guardia Sanframondi
Con il
federalismo aboliamo le Province
Il “taglio” delle Province era
e rimane una promessa elettorale: tutti i
partiti si proclamavano favorevoli
all’abolizione delle Province, ma a distanza di
7 mesi dalle elezioni, in Parlamento ancora non
si è visto nulla. Eliminare le Province era un
impegno assunto da Silvio Berlusconi in prima
persona e in piena campagna elettorale
scrivendolo nel programma.
“La prima cosa da fare è
dimezzare il numero dei parlamentari, dei
consiglieri regionali, dei consiglieri
comunali”, aveva detto il premier, “non parlo di
Province, perché bisogna eliminarle”. Invece,
questa tendenza alla frammentazione
amministrativa-territoriale non sembra
minimamente essersi fermata: al contrario, in
Parlamento sono state presentate varie proposte
di legge finalizzate a istituire nuove Province.
Eliminare le Province
significa innanzitutto ridurre i costi sulle
spalle dei contribuenti. Perché: primo, non
servono a niente o poco più; secondo, con tale
operazione è possibile ridurre la spesa pubblica
di ben 16 miliardi l’anno.
A fronte di tutto questo
spreco di denaro sottratto a piene mani dalle
tasche dei contribuenti, quali sono le
competenze delle Province?
In parole povere: nel panorama
istituzionale contemporaneo le Province cosa ci
stanno a fare?
In via del tutto generale, si
può ricordare che le principali funzioni
attribuite alle Province sono pressoché nulle e
consistono nella gestione di molte strade
locali, nell’amministrazione di parte
dell’edilizia scolastica (con i risultati
drammatici di questi giorni), in alcune minime
attribuzioni in materia di lavoro, nonché nella
generica (quanto fumosa) “promozione del
territorio”. Ora, se nessuno nega che esistano
determinate esigenze di area vasta, e che queste
non possano essere svolte esclusivamente dai
Comuni, non si vede alcuna ragione perché debba
continuare ad esistere un ente locale ad hoc
proprio per attendere a tali esigenze. Al
contrario, le funzioni attualmente svolte dalle
Province potrebbero essere agevolmente compiute,
in buona parte, dalle Regioni e, in altri casi,
dai Comuni stessi con il coordinamento e la
supervisione delle Regioni.
Si può altresì immaginare che
ogni Comune possa liberamente organizzarsi,
anche tramite accordi con altri Comuni, per la
gestione di servizi e la soluzione di problemi
locali: da un lato, ciò produrrebbe un approccio
di politica pubblica finalmente “elastico”,
plasmabile in funzione dei bisogni di ogni
singola comunità locale; dall’altro lato,
scomparirebbe un’intera categoria di politici di
cui l’Italia farà tranquillamente a meno.
Ricordiamo a tal proposito che più di 4.200
politici vivono in gran parte della (e per la)
politica provinciale: in media ogni Provincia
costa al cittadino 1,1 milioni di euro l’anno, e
ogni figura politica, ogni “politico
provinciale”, dal Presidente di Giunta, il Vice
Presidente, gli Assessori, i Consiglieri e i
Presidenti del Consiglio, ha il suo costo che è
compreso tra i 62 mila euro l’anno di un
Presidente di Giunta e i 21 mila di un
Consigliere provinciale.
Non solo: l’abolizione
dell’ente-Provincia non significherebbe il
licenziamento degli impiegati provinciali, i
quali verrebbero proficuamente ricollocati negli
organigrammi regionali e comunali. Ciò
permetterebbe, allo stesso tempo, che le
professionalità acquisite in decenni di
amministrazione provinciale non vengano
dissipate e che Comuni e Regioni vengano
immediatamente posti nelle condizioni migliori
per attendere alle competenze attualmente svolte
dalle Province.
È vero, questa idea di riforma
è troppo complessa perché serve una legge
costituzionale. Tuttavia, la complessità non è
una buona ragione per impedire una
semplificazione istituzionale e un risparmio
strutturale di cui l’Italia ha, ora più che mai,
vitale bisogno.
Il Circolo della Libertà “Alfredo Parente” di
Guardia Sanframondi, facendo propria
l’iniziativa del quotidiano Libero - a cui, tra
l’altro, saranno consegnate le firme raccolte -,
ha attivato a tal proposito una petizione on
line
http://www.firmiamo.it/perlabolizionedelleprovince
nella quale si chiede al Presidente del
Consiglio di eliminare il carrozzone delle
Province italiane.
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