Lettera dagli studenti del Liceo Scientifico
di Morcone
Pubblichiamo una lettera scritta dagli
studenti del Liceo Scientifico di Morcone,
che si oppongono con rabbia all'ipocrisia di
uno Stato che rispetta la sua Costituzione
soltanto demagogicamente, che nell'oceano
dello sperpero economico non riesce a
garantire una semplice e piccola
infrastruttura che ci dovrebbe essere
garantita già di diritto (Art. 3), senza
l'elemosina delle famiglie. Grandi problemi
di una scuola senza fondi. La lettera è
indirizzata a tutte le sedi governative
territoriali, oltre che a tutti gli organi
massmediatici.
Unione degli Studenti Benevento
“Mens sana in corpore sano”
(Giovenale)
Ancora una volta lo Stato contraddice se
stesso, contraddice il suo ideale
profondamente egualitario, volto ad
eliminare ogni ostacolo che possa impedire
“il pieno sviluppo della persona umana e
l'effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all'organizzazione politica,
economica e sociale del Paese.”.
Ancora una volta lo fa lontano dagli occhi
indiscreti e fastidiosi della stampa, là
dove gli occhi delle maggioranze sono
chiusi, assorti, perché troppo occupati a
meditare nelle nuove infrastrutture
cittadine, magari “un po’ troppo scomode
perché lontane dallo snodo immenso del
trasporto pubblico”.
Ancora una volta il potere governativo, in
questo caso quello infrastrutturale, mette
gli occhi un po’ più in là, e tutto tace.
Ma improvvisamente, lo strascico della
caduta del sistema produttivo porta anche le
scuole all’ elemosina,all’ impossibilità di
garantire a livello equanime gli stessi
servizi, senza porre ostacoli di alcun tipo,
così come dice il caro Articolo 3 della
Costituzione. Lo stato, la regione, la
provincia... Le gerarchie superiori a quelle
locali sono alla ricerca costante di chissà
quale disputa politicante, che si perde nei
discorsi vuoti ed eristici tanto utili al
sostegno di un sistema tutto sommato
impopolare, eppure uno dei più costosi per
la società italiana.
Strano leggere i documenti stilati a Leuven
e Louvain-la-Neuve (incontro dei Ministri
dell’Istruzione Europei) il 28 e 29 aprile
2009: nel punto 4 si scrive: “Riteniamo
perciò che gli investimenti pubblici
nell’istruzione superiore costituiscano per
noi un’altissima priorità”, e che possano
garantire la rimozione “di qualsiasi
barriera allo studio e creare condizioni
economiche adeguate affinché gli studenti
possano beneficiare delle opportunità di
studio a tutti i livelli” (Punto 9).
Constatando ciò che sta accadendo allo stato
attuale, tutto si risolve in una
spregiudicata e palese demagogia.
Eppure, noi che protestiamo su questa
lettera, noi studenti che andranno nel loro
piccolo a costituire il futuro della società
stessa, non siamo dei qualunquisti. Perché è
effettivo ed innegabile che i fondi che
servirebbero per sostenere uno degli
elementi base della democrazia, si perdono
negli investimenti antipopolari destinati,
per esempio, al Ministero della Difesa.
Ma veniamo al punto, il perché della nostra
protesta: Giovenale pone ha creato nella sua
massima, in sostanza, anche la base per cui
le scuole praticano l’educazione fisica come
materia curricolare.
Ma il problema che ci stiamo ponendo noi,
del Liceo Scientifico di Morcone, come
partecipare a questa materia uguale alle
altre, se non abbiamo un posto dove
praticarla? E così si devono prendere dei
provvedimenti inevitabili, come pagare
qualcosa in più per svolgere quello che la
scuola dovrebbe già garantirti, ma che NON
può garantirti, visto che non ha nemmeno un
finanziamento statale che magari è stato
cercato da anni, e che adesso non si riesce
più a trovare. E così quei 140 studenti
rimangono tristemente, ed irrimediabilmente,
senza un luogo idoneo ed a norma per
svolgere una disciplina come tutte le altre,
un po’ come fare latino o greco senza il
vocabolario. E così la scuola deve
inevitabilmente contraddire l’Articolo 3
della Costituzione, visto che si pone un
ostacolo che potrebbe anche andar a
difettare quel concetto egualitario di base.
Bel paradosso per un istituzione pubblica!
In realtà dei tentativi ci sono stati: nel
2007 sono stati aperti nuovi locali
dell’edificio, dove ci sarebbe dovuta essere
la tanto agognata “palestra”. Ma nella
realtà si è chiuso un occhio, e si sono
unite due semplici aule fino a creare uno
spazio largo relativamente agli altri spazi
dell’edificio, ma del tutto non idoneo, al
limite dei livelli di sicurezza, proponibile
soltanto come luogo provvisorio, visto anche
che rendeva impossibile lo svolgimento di un
qualsiasi sport di squadra.
Ma grazie alla legge 169/2008, con la famosa
razionalizzazione del personale,
l’accorpamento delle classi, la chiusura
delle scuole con minor numero di studenti,
si arriva al sovraffollamento della classe:
l’individuo diventa uno tra tanti, un nome
lungo un appello che porta via il primo
quarto d’ora della lezione (!).
Questa famosa aula adibita a palestra,
diventa necessariamente aula di
contenimento, visto che 32 alunni, in una
scuola che come medie aveva classi di 15
alunni, sono difficili da sistemare. Si
ritorna ad avere soltanto un pugno di
polvere, e come già detto la scuola deve
tornare al sistema dell’elemosina, chiedendo
una sovrattassa che è costituzionalmente
invalida.
Coerentemente con quanto scritto dal Pál
Schmitt (ex schermidore ungherese vincitore
di due ori olimpici, e membro da 25 anni del
CIO) con una relazione commissionata dal
Parlamento Europeo, dove si sottolinea
l’importanza educativa dello sport nelle
scuole, pensiamo che si debbano delle
“priorità” che possano risolvere i nostri
problemi, lo chiediamo come cittadini
speranzosi che veramente qualcosa possa
smuoversi, e che la pratica del sistematico
ignorare o rimandare si interrompa, evitando
di avallare il processo che invece porta al
nulla di fatto.
Chiediamo anche noi di avere uno spazio
libero, utilizzabile come spazio per
praticare quella che anche voi definite
materia pari alle altre.
Chiediamo di avere, smettendola di chiedere,
se veramente il sistema politico crede in
quello che afferma quotidianamente.
Chiediamo risposte tangibili, che siano
visibili agli occhi e non solo recezioni
dell’apparato uditivo.
Chiediamo una provincia, una regione, uno
stato più presente, che sia un modello
educativo e non il simbolo
dell’inefficienza.
Chiediamo una palestra, una goccia nel mare
dei finanziamenti elargiti con la mano
facile.
Chiediamo, aspettando e diffondendo l’urlo
composto da rabbia ma anche dalla voglia di
costruire qualcosa di diverso dal classico
cristallizzarsi del progetti, che una volta
nati muoiono affogati nell’inchiostro della
burocrazia.
Grazie dell’attenzione, sperando di
rivederci in un modo un po’ più sereno.