Lettera all’on.Mario Pepe.
Caro, onorevole Mario Pepe, ho letto sul
Quaderno una tua dichiarazione, riportata anche
nel sito ufficiale di Dario Franceschini, a
commento di sondaggi relativi alla competizione
in corso tra i candidati segretari del Pd.
In
particolare mi ha incuriosito la tua
affermazione circa le caratteristiche che devono
avere i dirigenti del Pd. Tu dici che essi
devono essere “personaggi liberi da
condizionamenti e da padroni”.
Non so se abbiamo dirigenti che non
corrispondono a questa caratteristica. Tu ne sai
più di me e forse ci sono. Ti pregherei però di
indicarli perché, se fosse vero, sicuramente non
li avremmo più come dirigenti. Abbiamo un
congresso in corso e nessun militante voterebbe
per dirigenti ricattabili e sotto padrone.
Attento. Non voglio il sangue. Mi piacerebbe
però approfondire meglio questo aspetto: quale
partito, quali dirigenti vogliamo.
Non in astratto però. Farei questa discussione
in concreto,guardando nel nostro territorio: chi
sono i dirigenti ? cosa fanno?quali argomenti
affrontano? Come si rapportano ai militanti,ai
cittadini?. Nessun deve sentirsi estraneo a
questa verifica. Anche uno come me che
“dirigente” non è, ma che tale si sente.
Io
sono “vecchio” e a me è stato insegnato che ogni
militante deve sentirsi dirigente, soprattutto
quando le cose non vanno bene.
Vediamo un modo sbagliato di dirigere il
partito.
Mi
è capitato di essere l’unica persona a
partecipare alla conferenza stampa durante la
quale il presidente e il segretario provinciale
del Pd, il capogruppo Pd alla Provincia, il
Presidente della Giunta Provinciale hanno
presentato alla pubblica opinione l’adesione al
Partito Democratico dell’on. Antonio Barbieri,
mio conterraneo. Dopo i discorsi fatti da tutti
e 2 domande del bravo giornalista Pellegrino
Giornale si è chiuso il discorso e arrivederci.
Per parte mia ho fatto gli auguri ad Antonio
Barbieri e me ne sono andato.
Caro Mario, sai quante domande si fanno i
cittadini non solo della mia zona ma di tutta la
provincia? L’avv. Barbieri è stato un “pezzo
grosso” di quelli di là. Lui rappresenta un
pezzo di Stato Maggiore che cambia schieramento.
Nell’interesse
di Antonio Barbieri e nell’interesse del Pd, ti
pare questo il modo di procedere? Dirigenti di
azione dinamica va bene ma bisogna anche
spiegare,coinvolgere. Altrimenti qualcuno che
c’era già può pensare che forse sta sbagliando
qualcosa, che se ne deve andare.
Perché la conferenza stampa a Benevento presso
la provincia? A quale circolo si è iscritto?
Perché non c’era neanche un Cerretese? E potrei
continuare. Però mi piacerebbe farlo in
pubbliche assemblee, nel territorio insieme al
compagno Barbieri.
Altro esempio. A Telese, ma si potrebbero citare
anche altri Comuni purtroppo, nelle ultime
elezioni comunali i militanti del Pd si sono
“sciolti”in tutte le liste in campo.
Cosa hanno fatto i dirigenti provinciali perché
questo non avvenisse? O si è dirigenti solo
quando si parla di Ato, di Iacp, e quant’altro?
Oppure la regola di comportamento è quella che
ognuno fa quello che gli pare?
-
Perché nei comuni dove eleggiamo i sindaci
alle elezioni europee, in genere, prendiamo
pochi voti?
-
Perché nel mio Comune quest’anno sono state
fatte solo sette tessere e negli anni
precedenti nessun dirigente provinciale si è
preoccupato di chiedersi come mai non vi
fossero iscritti ?
-
Quanti di quelli che furono candidati alle
primarie precedenti stanno svolgendo un
ruolo attivo in questa fase?
Queste domande caro Mario le faccio a te perché
hai sollevato l’argomento delle caratteristiche
dei dirigenti ma le risposte non toccano solo a
te ma a tutti noi.
Dobbiamo cambiare decisamente registro.
A
me piacciono dirigenti che quando camminano per
strada non guardano per terra o gli uccelli che
volano, magari per non vedere qualcuno che possa
fargli una domanda o porgli un problema o
semplicemente salutarlo. Mi piacciono quelli che
guardano all’altezza degli occhi.
-
Dirigenti che vanno a sollecitare i
militanti chiamandoli all’impegno,
all’azione sentendosi con essi un tutt’uno.
Tutti impegnati al fronte.
-
Dirigenti che le campagne di ascolto non le
fanno solo durante le competizioni
elettorali ma durante tutto il periodo del
loro incarico.
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Dirigenti che qualche volta si sporcano le
scarpe in qualche stalla o sanno quanto
costa la frutta al mercato e quanto tempo
rimane invenduto l’olio dei coltivatori
nonostante il prezzo di 5-6 euro al
litro;dirigenti che sanno quanto è precaria
la vita di chi se la deve sudare tutti i
giorni perché non è garantito dallo Stato e
che spesso, nelle sue varie forme, lo Stato
se lo trova contro e non al suo fianco.
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Dirigenti che sappiano farsi valere quando
seduti sulle poltrone trattano “con il
nemico” e sappiano organizzare movimenti
sul territorio non solo contro qualcosa,dove
nel Sannio siamo specializzati, ma anche per
qualcosa. Anche in maniera unitaria “con il
nemico”.
-
Dirigenti che sanno individuare e trovare
soluzioni ai problemi, che sappiano portare
“a casa” risultati.
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Dirigenti che le domande non se le fanno
fare solo dai giornalisti ma soprattutto da
coloro che vogliono rappresentare.
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Dirigenti i cui staff tecnici sappiano
distinguere immediatamente e dare adeguato
ascolto a un militante.
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Dirigenti che quando non sono più tali
restino militanti al servizio della causa
comune.
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Dirigenti che si fanno condizionare solo da
chi vogliono rappresentare riconoscendo in
essi il proprio mandante.
Cari Saluti. O meglio: fraternamente Carmine
Ricciardi
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