
Non
è la prima volta, invero, che i media
regionali si interessano al progetto
terapeutico – riabilitativo Velatamente;
già La Repubblica almeno in un paio di
occasioni cosi come l’edizione regionale
del Tg3 avevano mostrato interesse e
sensibilità per l’idea, pubblicando un
paio di articoli ad essa riferiti. Ma è
stato stamattina che, grazie
all’articolo di L.Signorini sul Corriere
del Mezzogiorno (inserto regionale del
Corriere della sera), ho realizzato che
esso ha ormai raggiunto una
consacrazione a livello regionale. Ed è
per questo che ho deciso di condividere
con voi il mio orgoglio. Ma procediamo
con ordine.
E’
piuttosto naturale alleggerire la
monotonia dal proprio turno di lavoro
scambiando opinioni e, più in generale,
interagendo col proprio collega. Si
tratta per lo più, di discorsi
professionali carichi di ambizioni e di
investimenti che però per una serie di
ragioni, piuttosto di rado hanno
l’opportunità di tradursi effettivamente
in veri e propri protocolli operativi,
ma è anche vero che se conducono
all’intuizione giusta, possono preludere
alla realizzazione di grandi progetti.
In
attesa che ciò avvenga, si continua a
discorrere e ciò è tanto più piacevole e
proficuo quanto maggiore è l’affinità
che ci lega al nostro compagno. Nel
nostro caso di fatto, io e il mio
collega siamo sempre stati accomunati
oltre che da un rapporto meramente
professionale, da numerosi altri
interessi e da una complementarietà e
una sintonia che è ben presto sfociata
in una sincera amicizia sempre più
consolidatasi nel tempo.
I
discorsi che facevamo (e che tuttora
facciamo) si nutrivano dei nostri
progetti, delle nostre aspirazioni,
delle nostre idee; una in particolare si
rivelava cosi ostinatamente presente che
alla fine decidemmo di darle
un’opportunità e ci mettemmo a lavoro
per realizzarla.
La
primavera del 2000 fu caratterizzata per
noi da mesi di frenetico lavoro, ognuno
per le sue capacità ma entrambi armati
del medesimo entusiasmo: analisi della
letteratura scientifica disponibile,
verifica della fattibilità, contatti e
mediazioni con i diversi livelli
istituzionali coinvolti, alla fine, non
senza difficoltà, approntammo un
progetto terapeutico riabilitativo che
con grande fierezza decidemmo di
sottoporre all’attenzione dei nostri
referenti istituzionali. Di li a poco il
progetto Velatamente si tramutava in
realtà operativa e la prima esperienza
di questa natura all’interno della
nostra azienda e probabilmente della
città di Napoli, muoveva i suoi passi
iniziali.
Cosi nasceva il progetto Velatamente,
“nei corridoi” dell’Unità Operativa di
Salute Mentale del DSB 52 dell’ASL
Napoli 1 per i suoi giovani utenti con
disagio importante; cosi “c’imbarcammo”
nella nostra avventura. Perché di questo
si è trattato all’inizio, un’emozionante
e affascinante avventura resa
irripetibile dalla sua unicità e dal
carattere assolutamente pionieristico.

L’obiettivo fondamentale del nostro
lavoro sarebbe stato quello di
promuovere la salute mentale degli
utenti di nostra competenza attraverso
una nuova metodologia ed una prestazione
alternativa rispetto a quella
canonicamente inscritta all’interno
delle mura dell’Unità Operativa.
Qualcosa che, facendo leva
sull’interazione con la natura, avesse
fornito ai partecipanti gli strumenti
adatti a sperimentare competenze ed
abilità occultate dalla malattia, nonché
favorito la socializzazione contribuendo
nella sua complessità ad intaccare lo
stereotipo sociale del “matto”
inaffidabile ed irrecuperabile.
Tracciare una nuova rotta usando
strumenti antichi ed elementari, nella
speranza implicita di riuscire a
dominare gli insidiosi vortici della
follia, questo era in estrema sintesi il
compito prestabilito.
Era
da tempo che le condizioni
meteorologiche non si mantenevano cosi
stabilmente belle in quel periodo, anche
per questa ragione quell’estate noi la
ricorderemo sempre come quella in cui
abbiamo imparato a governare una
imbarcazione e a dominare le brezze, a
scivolare tra le onde del mare
chiacchierando rilassati al caldo tepore
del sole. La ricorderemo per
quell’inconsueto anelito che ci
accomunava tutti, per quella sintonia
che ci rendeva sicuri di noi stessi, per
la voglia di stupirci del semplice volo
dei gabbiani e dello sciabordare delle
acque.
Molti di noi non avevano mai azzardato
tanto, ed è per questo che rievocare
quel periodo ci suscita sempre delle
piacevoli emozioni. Ed anche quando
tutto finì, cosi com’era stabilito, gli
effetti benefici di quell’esperienza
continuarono a farsi sentire nel tempo a
venire, sottoforma di coraggio, spirito
d’iniziativa, capacità di
autodeterminazione.

Fu
in quel periodo che, sull’onda del
successo ottenuto, iniziammo ad
allargare gli orizzonti della nostra
“idea”, a puntare più in alto, ad essere
ancor più ambiziosi: un progetto
Velatamente di ampio respiro, che
abbracciasse l’intera realtà sociale
cittadina cercando il coinvolgimento di
tutte le istituzioni e le organizzazioni
sensibili alla causa, prime tra tutte la
sezione di Napoli della Lega Navale
Italiana ed il Dipartimento di Salute
Mentale dell’ASL Napoli 1.
Cosi iniziammo a dare corpo a questa
nuova idea, moltiplicando i nostri
sforzi in maniera direttamente
proporzionale al nostro entusiasmo.
Anche in questo caso le difficoltà non
mancarono ma, nel frattempo la nostra
equipe di lavoro, il nostro equipaggio,
si arricchiva ulteriormente di
personalità e professionalità con cui
confrontare i pensieri e condividere la
fatica, ed il lavoro.
Nel
maggio 2007, conclusasi la fase
progettuale e di ratifica da parte degli
enti coinvolti, il progetto terapeutico
riabilitativo “Velatamente: un approccio
alla vela” si avvia concretamente con
una dimensione cittadina.

Da quel
momento ad oggi, oltre ad aver preso
parte a numerose manifestazioni sportive
e sociali, come le edizioni 2008 e 2009
della Velalonga, l’equipe di lavoro ha
intrapreso numerosi cicli di attività
coinvolgendo oltre a tutte le dieci
Unità Operative di Salute Mentale
dell’omologo Dipartimento dell’ASL
Napoli 1, tutte le organizzazioni e le
persone che si sono dimostrate sensibili
all’iniziativa: terzo settore, gruppi
familiari, sponsor di diversa natura e
caratura, simpatizzanti e semplici
cittadini, ricevendo un ottimo
riscontro.
Nel
tempo, sono stati coinvolti un totale di
circa 70 utenti, che hanno quasi tutti
mostrato di gradire ed ottenere grande
beneficio dall’attività. Non è questo il
contesto per fornire dati oggettivi a
suffragio di queste affermazioni;
basterà semplicemente evidenziare come
dai discorsi dei ragazzi (si riportano
di segutio alcuni brani) sia spesso
emerso il piacere fisico derivato dal
contatto con la natura, la brezza
marina, l’acqua, il tepore del sole
oltre la soddisfazione di veder
affiorare aspetti inattesi e piacevoli
di se e degli altri compagni. Qualcuno
ha persino confidato di essere riuscito
a gestire la propria paura come mai in
passato, grazie alla vicinanza
dell’equipe e degli altri compagni. Per
altri, invece, già “il semplice
allontanamento dalla famiglia” e dalla
solidità della terraferma è stato un
traguardo impensabile in precedenza.
Gli
aspetti positivi della mia esperienza
con il gruppo Velatamente sono stati
molti. Il primo aspetto è quello di
essere stato indipendente senza essere
influenzato troppo da mia mamma, di aver
pensato con la mia testa senza essere
influenzato troppo da altri, ma
ascoltando i consigli degli
accompagnatori, di essere stato autonomo
nelle mie cose e di essermela cavata
bene senza problemi. Il secondo aspetto
positivo è quello di essere stato
lontano dalla mia casa e soprattutto
della mie abitudini, come il ripetere
determinate azioni tutti i giorni quando
mi sveglio, quando vado a coricarmi. Il
terzo aspetto positivo è quello di aver
sentito di aver fatto parte di un gruppo
e di aver trovato due amici nuovi con i
quali uscire. Infatti in questi giorni
sto coltivando queste due nuove
amicizie.
Velatamente per me è stata un’esperienza
importante sotto diversi punti di vista.
-
La
prima cosa che mi ha fatto capire questa
esperienza è quello di saper vivere in
gruppo con le persone, che è molto
importante sia per me stesso che per gli
altri.
-
Un’altra cosa importante è stato il
contatto con il mare, perché mi sono
sentito coinvolto dalla natura che mi ha
regalato alcune sorprese che non potevo
mai immaginare come per esempio quando
abbiamo visto i delfini. L’attrazione di
queste meraviglie mi hanno aiutato anche
a livello psicologico, stando lontano i
pensieri che mi circondano nella testa;
essendo che si respirava aria pura che
ha attraverso i polmoni va al cervello
sotto forma di ossigeno che serve per
purificare il sangue e il cervello.
Io… (scrive il suo nome) sono
stato invitato al gruppo Velatamente dal
centro mentale che frequento. C’erano
molti ragazzi come me nella Lega navale
ed è stato molto interessante ascoltare
quello che ci dicevano gli operatori
sulle barche, il vento, il timone, i
nodi ecc. In alcuni giorni si è fatto un
po’ noioso però ce la siamo cavati
abbastanza bene. Il mio problema è
sempre quello che mi riesce un po’
difficile seguire i dottori e le
pillole, e le siringhe e i discorsi che
mi facevano. Bhè del resto quelle
pillole mi hanno stordito del tutto mi
portano stanchezza, sonnolenza e
irrequietezza alle gambe. Invece sulla
barca il sonno mi passava e mi divertivo
con gli altri ragazzi soprattutto quando
mi hanno fatto guidare la barca.

Nelle ultime settimane l’equipe del
progetto ha compreso di avere raggiunto
una maturità tale da poter intraprendere
un’esperienza originale e totalmente
indipendente: la “crociera Velatamente.”
Partiti da Napoli a fine maggio, sono
stati toccati i porti delle località
marittime più incantevoli della regione:
Procida, Ischia, Castellammare di Stabia,
Salerno, Amalfi, Agropoli e Marina di
Camerota dove l’evento si è concluso con
la partecipazione alla “Regata delle
Torri Saracene” che ha rappresentato
l’occasione per rientrare nel porto di
Napoli, a casa. Durante il tragitto, in
una sorta di staffetta nautica lunga più
di 400 miglia, si sono avvicendati
diversi equipaggi formati da operatori
ed utenti Il grande successo
dell’iniziativa è stato reso possibile
dalla disponibilità e collaborazione
delle sedi locali della Lega Navale e
delle Unità Operative di Salute Mentale;
ciò ha permesso ai partecipanti di
interagire e confrontarsi con realtà
omologhe e tuttavia distanti, ma anche
di cogliere sfumature inattese di
territori e luoghi famosi ma remoti.
Come quando, al largo di Procida,
l’imbarcazione si è fermata perché tutti
potessero godere con la necessaria
tranquillità lo stupendo spettacolo del
tramonto, o quando si è riusciti a
dominare un mare burrascoso ed avverso.
“Abbiam attraversato il mar a forza 7 e
l’abbiam superato… grande velatamente
forza cosi” si legge sul blog di Enzo,
uno dei ragazzi partecipanti. A parlare
con questa fierezza è la parte del suo
mondo interiore che ha acquisito
consapevolezza di mezzi e capacità e che
reagisce alle avversità attraverso una
risposta individuale e corale, per
mezzo del sostegno di un gruppo che mai
ha smesso di cooperare per mantenere
una rotta sicura e meditata.
Se
questi rappresentano i risultati
parziali di una prima pionieristica
esperienza del genere, non possiamo che
associarci al pensiero di Enzo… grande
Velatamente, forza cosi!
Per informazioni:
sorrsal@libero.it;
su Facebook, cercare Velatamente; sito
web:
www.velatamente.it
(in allestimento); blog:
http://digilander.libero.it/velatamente07
Salvatore Sorrentino