In
sintesi:
Nascosti tra gli alberi, posizionati subito
dopo una curva. Oppure, in strade dove il
limite di velocità massimo si dimezza, quasi
come una trappola, nel giro di pochi
metri così da rendere impossibile rallentare
ed evitare la multa.
È stato evidenziato un sistema che, come
sottolineano le forze dell’ordine, «creato
dai Comuni e dalle ditte, in violazione
di legge, rappresentava un modo di
facile, ingiusto e rilevante profitto».
A far nascere i primi sospetti due
circostanze quanto meno anomale:
Amministrazioni comunali con appena uno o
due vigili urbani riuscivano a elevare in un
anno settemila contravvenzioni per eccesso
di velocità grazie alle apparecchiature
autovelox e, di contro, poche decine – o
nemmeno una – per guida di motocicli senza
casco o guida di veicoli senza cintura, in
totale spregio della legge sulla
sicurezza della strada.
Al centro dell’inchiesta le modalità di
affidamento del servizio da parte di 29
comuni del Casertano (compresa la città
capoluogo) alle ditte private, la non
corretta indicazione in bilancio delle somme
provento di sanzioni, le illecite
modalità di accertamento, l’omessa
comunicazione alle autorità al fine del
decurtamento dei punti sulla patente,
l’irregolare trattamento dei dati personali.
Truffa, abuso d’ufficio, turbativa
d’asta, falsità ideologica, omissione di
atti d’ufficio, soppressione e occultamento
di atti, i reati ipotizzati dalla
Procura di Santa Maria Capua Vetere che ha
coordinato gli accertamenti per episodi
risalenti sin al 2006.
Intercettazioni telefoniche avrebbero
anche evidenziato accordi diretti con le
ditte per l’installazione e il funzionamento
delle apparecchiature e non attraverso
regolari bandi di gara. In alcuni casi, la
constatazione delle infrazioni attraverso i
riscontri fotografici non sarebbe stata
effettuata dai vigili urbani e dunque da un
pubblico ufficiale ma da dipendenti delle
stesse società che gestivano gli impianti, i
quali provvedevano anche a redigere i
verbali apponendo la firma digitale di
agenti di polizia municipale.
Nel corso della conferenza stampa - alla
quale hanno partecipato anche il sostituto
procuratore Silvio Marco Guarriello, il
comandante della Polstrada provinciale
Michele Pascarella, il dirigente del
compartimento di Polizia stradale della
Campania e Molise, Ciro Nobile e il
comandante dei carabinieri di Caserta
Carmelo Burgio - sono stati resi noti alcuni
dettagli dell’inchiesta che è in corso di
approfondimento e che potrebbe portare al
coinvolgimento di altri enti locali,
oltre ai primi 29 comuni già interessati dai
provvedimenti. Tra gli indagati, ci sono
anche i rappresentanti di tredici ditte che
fornivano gli autovelox (con sedi tra il
Casertano e altre regioni d’Italia).
«Secondo le disposizioni del Codice della
strada, il 50 per cento degli importi
introitati dai comuni deve essere destinato
e utilizzato per opere finalizzate
all’accrescimento della sicurezza stradale,
ma ciò non è accaduto quasi mai. Le somme
hanno avuto altre destinazioni, quasi a
conferma di un sistema utilizzato quasi
esclusivamente per fare cassa».
A fondo pagina le notizie complete riferite
alla sintesi
fonte foto:
http://www.vitulazio24ore.it/

Autovelox, la truffa
s'allarga: altre 14mila multe
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=372328
Napoli -
Sequestrati 14mila verbali redatti dal 2007
a oggi per presunte violazioni ai limiti di
velocità, con sanzioni indebite per circa 3
milioni di euro, quattro persone indagate
per reati che vanno dalla truffa all’abuso
di ufficio. Oggi nel mirino della guardia di
finanza di sala Consilina, nel salernitano,
finisce il comune di Camini, in provincia di
Reggio Calabria, dove sono stati sequestrati
due apparati per la misurazione della
velocità, uno dei due revisionato
fittizziamente e non in un centro Sit
accreditato, l’altro clone di un analogo
autovelox utilizzato nello stesso arco di
tempo in un comune del Nord Italia.
Oltre 70 i Comuni sotto
inchiesta
L’operazione si inserisce nell’inchiesta
delle fiamme gialle salernitane sulla
installazione e gestione degli autovelox
gestiti dalla società bresciana "Garda
segnale srl" che nei mesi scorsi ha già
condotto a sequestri in tutto il territorio
nazionale. L'operazione si era avviata
all'inizio di giugno. Un’indagine partita da
Sala Consilina (Salerno) scopre un giro di
autovelox clonati. I comuni sotto inchiesta
sono una settantina e oltre 50 gli autovelox
sequestrati. Apparecchi con lo stesso numero
di matricola erano usati in diversi comuni,
senza autorizzazione e omologazione.
L’indagine riguarda oltre 81mila verbali
degli anni 2007, 2008 e 2009, con sanzioni
per oltre 11 milioni. Solo a Camini nel 2008
erano state fatte 13mila multe.
I semafori intelligenti
Truffa sulle strade anche grazie ai semafori
truccati. Arrestato a gennaio
l’amministratore della società che ha
fornito a decine di comuni l’apparecchio "T-red",
installato sui semafori e fornito di
telecamera. Il giallo era volutamente troppo
breve e così molti automobilisti erano
costratti a passare con il rosso. Alcuni
Comuni hanno visto un aumento del 300% delle
entrate per le multe. Tra i 109 indagati 63
comandanti di polizia municipale, 39
amministratori pubblici e sette di società
private. I Comuni del Centro Nord coinvolti
nell’inchiesta sono 80. Il caso era
scoppiato per la prima volta ad Altavilla,
dove però il Comune li aveva poi ritirati.
Autovelox in Calabria e
macchine fai da te al Nord
Nel 2008, in pochi mesi, emergono in
Calabria diverse irregolarità. A maggio è
sequestrato un autovelox irregolare a Cirò
Marina (Kr), a giugno a Crucoli (Kr), a
luglio la procura di Cosenza apre
un’inchiesta sull’uso degli autovelox nei
comuni di San Fili, Piane Crati, Rovito,
Figline Vegliaturo, San Pietro in Guarano,
Malito e Belsito. Non manca l’episodio
curioso: a luglio 2007 sono arrestate tre
persone che si appostavano sull’autostrada
A4 nel tratto Milano-Bergamo con
apparecchiature tipo autovelox e spedivano
ai proprietari delle auto troppo veloci
verbali falsi e bollettini ’verì ma
intestati ad un loro conto corrente,
chiedendo il pagamento di multe inesistenti.
AUTOVELOX
TRUCCATI, 2 SEQUESTRI E 4 INDAGATI IN
CALABRIA
(AGI) - Napoli, 6 ago. - La Guardia di
finanza di Sala Consilina, nel salernitano,
ha proceduto al sequestro di due apparati
per la misurazione della velocita' nel
territorio del comune di Camini, nel
reggino, su mandato del pm della Procura di
Locri Giorgia De Ponte. Uno dei due apparati
"Traffiphot III sr", composti da
attrezzature informatiche, rilevatori ottici
e rilevatori fotografici, e' stato
revisionato fittizziamente e non in un
centro Sit accreditato, mentre l'altro e'
risultato essere il clone di un analogo
autovelox utilizzato nello stesso arco di
tempo in un comune del Nord-Italia. Sotto
sequestro anche 14mila verbali redatti dal
2007 ad oggi per presunte violazioni ai
limiti di velocita' con sanzioni per circa 3
milioni di euro, secondo gli inquirenti
indebite. Quattro sono le persone indagate
per reati che vanno dalla truffa all'abuso
di ufficio. L'operazione si inserisce
nell'inchiesta delle fiamme gialle
salernitane sulla installazione e gestione
degli autovelox gestiti dalla societa'
bresciana "Garda segnale srl" che nei mesi
scorsi ha gia' condotto a sequestri in tutto
il territorio nazionale.
VASTO. Associazione a delinquere
finalizzata alla truffa aggravata. Poi
ancora abuso e peculato.
http://www.primadanoi.it/modules/bdnews/article.php?storyid=21910
E' questa l'ipotesi di reato che la Procura
di Vasto contesta a numerosi amministratori
dei Comuni della vallata del Trigno (alcuni
non più in carica), a conclusione di una
lunga e laboriosa indagine sull'utilizzo
delle apparecchiature per il controllo
elettronico della velocità sulla fondovalle
Ss 650.
In questi giorni i Carabinieri della
compagnia di Atessa, in particolare i
militari delle stazioni di Schiavi di
Abruzzo e Castiglione Messer Marino, hanno
notificato gli atti di conclusione indagine.
L'attività degli uomini dell'Arma non è
passata certo inosservata nei centri del
Vastese, anche se al momento le istituzioni,
la Procura e la stessa compagnia Carabinieri
che ha coordinato le operazioni, non
lasciano trapelare alcun dettaglio.
Una quindicina le persone coinvolte, che
dovranno rispondere, a vario titolo in base
alla propria posizione, di associazione a
delinquere finalizzata alla truffa
aggravata, abuso d'ufficio e peculato.
Tra queste, sindaci e amministratori, 4
vigili urbani dei vari Comuni interessati
(sospettati di aver abusato del loro ruolo
di pubblico ufficiale per “graziare” amici e
conoscenti) compreso uno di Trivento, e i
privati che noleggiavano le apparecchiature
autovelox.
Per i sindaci, invece, l’accusa mossa è
quella di aver messo in piedi una serie di
illegittimità per strappare percentuali più
alte su quanto avrebbero fatto incassare le
multe con gli autovelox.
L’indagine, avviata nel 2006 e condotta dal
Nucleo operativo della Compagnia di Atessa e
dagli uomini delle stazioni di Schiavi e
Castiglione, è stata fatta di centinaia di
ore di lavoro spese in perquisizioni,
appostamenti e intercettazioni ambientali, e
che ha portato alla luce il meccanismo delle
cosiddette transazioni.
Secondo la Procura si tratta di una vera e
propria associazione a delinquere
finalizzata alla truffa, una situazione che
agli automobilisti pareva chiara da tempo, e
cioè che gli autovelox sulla fondovalle
Trigno vengono utilizzati esclusivamente per
fare cassa.
Francesco Bottone
01/08/2009
del 6 agosto 2009
Avvisi di garanzia per 200 persone.
I sindaci si difendono: rispettate tutte le
procedure «Facevano cassa con le multe»
Inchiesta della Procura di Santa Maria:
autovelox con il trucco, bufera su 29 comuni
Nascosti tra gli alberi, posizionati subito
dopo una curva. Oppure, in strade dove il
limite di velocità massimo si dimezza, quasi
come una trappola, nel giro di pochi metri
così da rendere impossibile rallentare ed
evitare la multa. Autovelox col trucco al
centro di un’operazione che vede indagate
più di 200 persone nel Casertano tra cui
sindaci, amministratori locali, comandanti
delle polizie municipali di 29 Comuni tra
cui il capoluogo Caserta. Le indagini hanno
avuto l’epilogo con carabinieri del comando
provinciale di Caserta e agenti della
Polstrada che hanno coperto con teli neri
una trentina di autovelox e photored
ponendoli sotto sequestro. È stato
evidenziato un sistema che, come
sottolineano le forze dell’ordine, «creato
dai Comuni e dalle ditte, in violazione di
legge, rappresentava un modo di facile,
ingiusto e rilevante profitto». Al centro
dell’inchiesta le modalità di affidamento
del servizio da parte dei Comuni alle ditte
private, la non corretta indicazione in
bilancio delle somme provento di sanzioni,
le illecità modalità di rilevazione delle
infrazioni.
Sequestrati oltre trenta impianti in 29
comuni.
Bloccati dieci milioni di fondi. I pm:
truffati i cittadini
LORENZO CALÒ
A far nascere i primi sospetti due
circostanze quanto meno anomale: Comuni
piccoli, con poche migliaia di abitanti e
appena due vigili urbani in organico capaci
di «fatturare» migliaia di contravvenzioni
l’anno per il superamento dei limiti di
velocità; e un eccesso di contestazioni a
presunti automobilisti indisciplinati mentre
pochi, pochissimi verbali redatti per guida
senza casco o senza cintura. E così,
carabinieri e polizia stradale, hanno
cominciato a spulciare atti e documenti di
gara relativi all’affidamento, da parte di
numerosi comuni del Casertano, dei
dispositivi per la rilevazione elettronica
delle infrazioni al codice della strada
scoprendo così l’affare autovelox.
Ieri il blitz con la notifica di 200
informazioni di garanzia (coinvolti sindaci,
amministratori, comandanti delle polizie
municipali), perquisizioni in 14 ditte
operanti in tutta Italia nell’installazione
e nella gestione dei sistemi di rilevamento,
il sequestro di 33 impianti fra autovelox e
photored non a norma e il blocco di somme di
denaro per oltre 10 milioni di euro fra
soldi incassati dagli enti locali e fondi
destinati alle imprese del settore. Al
centro dell’inchiesta le modalità di
affidamento del servizio da parte di 29
comuni del Casertano (compresa la città
capoluogo) alle ditte private, la non
corretta indicazione in bilancio delle somme
provento di sanzioni, le illecite modalità
di accertamento, l’omessa comunicazione alle
autorità al fine del decurtamento dei punti
sulla patente, l’irregolare trattamento dei
dati personali. Truffa, abuso d’ufficio,
turbativa d’asta, falsità ideologica,
omissione di atti d’ufficio, soppressione e
occultamento di atti, i reati ipotizzati
dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere
che ha coordinato gli accertamenti per
episodi risalenti sin al 2006.
«Il sistema - spiegano gli inquirenti - ha
consentito alle società private
concessionarie del servizio di percepire
facili ed elevati profitti e ai Comuni di
fare cassa (reale o artificiosa) in modo
quasi occulto». Agli amministratori locali
viene contestata l’installazione di
autovelox e photored (spesso nascosti) senza
uno studio sulla effettiva pericolosità
delle strade e sull’intensità del traffico.
Intercettazioni telefoniche avrebbero anche
evidenziato accordi diretti con le ditte per
l’installazione e il funzionamento delle
apparecchiature e non attraverso regolari
bandi di gara. In alcuni casi, la
constatazione delle infrazioni attraverso i
riscontri fotografici non sarebbe stata
effettuata dai vigili urbani e dunque da un
pubblico ufficiale ma da dipendenti delle
stesse società che gestivano gli impianti, i
quali provvedevano anche a redigere i
verbali apponendo la firma digitale di
agenti di polizia municipale. Ora si attende
una valanga di ricorsi (con annesso
risarcimento del danno) contro le
contravvenzioni elevate negli ultimi tre
anni.
Ecco i 29 comuni coinvolti nell’inchiesta
della Procura di Santa Maria Capua Vetere.
Si tratta di Caserta, Tora e Piccilli,
Pastorano, Villa di Briano, San Felice a
Cancello, Marzano Appio, Francolise, Piana
Monteverna, Pontelatone, Pratella, Orta di
Atella, Castelmorrone, Rocca d’Evandro,
Grazzanise, Villa Literno, Cancello Arnone,
Ruviano, Teverola, Vairano Patenora, Valle
di Maddaloni, San Cipriano, Capua, Ciorlano,
Pietravairano, Calvi, Bellona, Alvignano,
Vitulazio e Pignataro.
IL BLUFF SULLE STRADE
Inchiesta della Procura di Santa Maria:
indagate 200 persone fra sindaci,
imprenditori, assessori e vigili urbani
BIAGIO SALVATI
Amministrazioni comunali con appena uno o
due vigili urbani riuscivano a elevare in un
anno settemila contravvenzioni per eccesso
di velocità grazie alle apparecchiature
autovelox e, di contro, poche decine – o
nemmeno una – per guida di motocicli senza
casco o guida di veicoli senza cintura, in
totale spregio della legge sulla sicurezza
della strada. Un’anomalia segnalata in un
esposto giunto qualche anno fa a una
stazione dei carabinieri dell’agro aversano
e approfondita – su impulso della
magistratura di Santa Maria Capua Vetere -
dagli uomini della Polizia stradale e
dall’Arma, tanto da svelare un vero e
proprio «affare» dei photored e degli
autovelox tra società appaltanti e comuni.
Truffa, abuso d’ufficio, turbativa d’asta,
falso ideologico, soppressione di atto
pubblico, omissione d’atti d’ufficio e
violazione della privacy i reati contestati,
a vario titolo, ai circa 200 indagati (tra
sindaci, comandanti delle polizie municipali
e assessori al ramo di vari comuni del
Casertano) finiti nell’inchiesta
«Autovelox». Gli inquirenti hanno accertato
numerose irregolarità sia nelle modalità di
affidamento del servizio di rilevamento
automatico della velocità da parte dei
Comuni alle ditte private, sia nella
successiva elevazione dei verbali. «Nessuno
mette in dubbio l’utilità dei sistemi di
controllo della velocità e delle
contravvenzioni applicate a coloro che
violano i limiti imposti dalla legge – ha
chiarito ieri, nel corso di una conferenza
stampa, il procuratore aggiunto Luigi Gay –
ma è necessario che tutto ciò avvenga nella
massima correttezza e rigore procedurale».
Nel corso della conferenza stampa - alla
quale hanno partecipato anche il sostituto
procuratore Silvio Marco Guarriello, il
comandante della Polstrada provinciale
Michele Pascarella, il dirigente del
compartimento di Polizia stradale della
Campania e Molise, Ciro Nobile e il
comandante dei carabinieri di Caserta
Carmelo Burgio - sono stati resi noti alcuni
dettagli dell’inchiesta che è in corso di
approfondimento e che potrebbe portare al
coinvolgimento di altri enti locali, oltre
ai primi 29 comuni già interessati dai
provvedimenti. Tra gli indagati, ci sono
anche i rappresentanti di tredici ditte che
fornivano gli autovelox (con sedi tra il
Casertano e altre regioni d’Italia). Gli
investigatori hanno accertato che, in
qualche caso, il servizio costava ai comuni
più di quanto introitavano e che gli incassi
(anche virtuali) venivano messi all’attivo
nel bilancio comunale. I verbalizzanti,
inoltre, erano gli stessi addetti delle
ditte (che ricevevano percentuali sulle
multe) e non rappresentanti della polizia
municipale mentre sono in corso di verifica
la regolarità di alcuni segnali indicanti i
limite di velocità di 50 km/h su strade a
scorrimento veloce. La Procura, inoltre,
contesta anche l’omessa comunicazione alle
autorità, necessaria al fine di decurtare i
punti dalla patente.
Pascarella «Trascurata la sicurezza»
L’indagine condotta dalla Procura di Santa
Maria Capua Vetere sull’utilizzo distorto
degli autovelox e dei photored in provincia
di Caserta ha fatto emergere il dilagare di
una patologia sconcertante: strumenti come i
misuratori elettronici di velocità il cui
fine è prevenire gli incidenti e regolare la
circolazione stradale, sono troppo spesso
impiegati per fare soldi in modo improprio.
Ma l’inchiesta ha messo in luce anche un
altro grave aspetto, come conferma il
comandante provinciale della Polstrada,
Michele Pascarella. Di che si tratta,
comandante? «Secondo le disposizioni del
Codice della strada, il 50 per cento degli
importi introitati dai comuni deve essere
destinato e utilizzato per opere finalizzate
all’accrescimento della sicurezza stradale,
ma ciò non è accaduto quasi mai. Le somme
hanno avuto altre destinazioni, quasi a
conferma di un sistema utilizzato quasi
esclusivamente per fare cassa». Comandante
Pascarella, a quanto ammontano le
transazioni accertate? «Ad oggi (ieri, ndr)
il flusso di danaro accertato si attesta su
circa dieci milioni di euro ma le proiezioni
portano a ipotizzare una somma di oltre 15
milioni di euro». E quanti autovelox sono
stati «incappucciati»? «Finora abbiamo
sequestrato oltre trenta apparecchiature ma
il numero è destinato certamente ad
aumentare». bi.sa.
La lista nera da Caserta a Capua e il
prefetto avvertì: basta abusi
Sono ventinove i comuni (per il momento) e
13 le società appaltanti gli auotovelox
finite nel mirino della magistratura
nell’ambito di un’inchiesta iniziata nel
2004 e che prende in esame ipotesi di reato
relative al periodo che va dal 2006 ad oggi.
Oltre al capoluogo Caserta, la «black list»
dei comuni comprede Tora e Piccilli,
Pastorano, Villa di Briano, San Felice a
Cancello, Marzano Appio, Francolise, Piana
di Monteverna, Pontelatorne, Pratella, Orta
di Atella, Castel Morrone, Rocca d’Evandro,
Grazzanise, Villa Literno, Cancello Arnone,
Ruviano, Teverola, Vairano Patenora, Valle
di Maddaloni, San Cipriano d’Aversa, Capua,
Ciorlano, Pietravairano, Calvi Risorta,
Bellona, Alvignano, Vitulazio e Pignataro
Maggiore. Le 13 ditte sono invece la Sercom
(di Bellona), la Romatek e Roma Service (di
Santa Maria Capua Vetere) e poi altre
società con sedi in diverse regioni: Soes, Citiesse, Consorzio Gives, Idea Luce srl,
Garda Segnale, Gruppo Trade, Ditta All
Service srl, Electra Service, Società Lta
Partners srl, Dealers Group srl e Tec
Service. Sulla irregolarità degli autovelox
e dei photored installati dai Comuni del
casertano, soprattutto sulla strade statali
e provinciali, tra l’altro, non segnalati
adeguatamente come prescrive il codice della
strada, è intervenuto in più occasioni il
prefetto di Caserta, Ezio Monaco.
Lo scorso mese di dicembre Monaco con una
circolare indicò ai sindaci della provincia
alcune linee guida per il corretto impiego
degli autovelox e dei photored e ciò, due
mesi prima che un dossier del quotidiano «Il
Sole 24 Ore», pubblicato il 10 febbraio
scorso, collocasse Caserta al secondo posto
in Italia, dopo Roma, tra le città italiane
dove si elevano più multe. «A questa
Prefettura - si leggeva nella circolare del
prefetto Monaco - perviene un numero
elevatissimo di ricorsi per l’annullamento
di verbali di contestazione della violazione
dei limiti di velocità. L’unico scopo
dell’utilizzo di questi strumenti, deve
essere quello di garantire la sicurezza
della circolazione stradale. Non è
ammissibile, pertanto, che i predetti
strumenti di rilevazione automatica assumano
invece diverse funzioni, in difformità dalla
spirito e dalla lettera della normativa,
divenendo in pratica soltanto una fonte
atipica di incremento per le entrate
comunali e finendo per non assolvere allo
scopo per il quale sono stati previsti». Due
mesi fa, inoltre, la Prefettura di Caserta
aveva disposto la sospensione del
funzionamento degli apparecchi di
rilevamento della velocità e delle
infrazioni, imponendo, tra l’altro,
segnalatori luminosi in prossimità delle
postazioni fisse di controllo, da installare
in posti ben visibili dagli automobilisti.
bi.sa.