Una delle caratteristiche dei governi
dittatoriali è il controllo
dell'informazione. Deve passare solo quello
che fa comodo: tutto va bene madama la
marchesa.
Internet è l'ultimo baluardo rimasto
completamente libero in cui le idee possono
diffondersi e prolifere. E' naturale che lo
si voglia controllare, e ci riusciranno
anche (siamo vicini al sonnolento agosto) se
non ci sarà una vigorosa levata di scudi.
Al potere interessa che noi uomini della
strada pensiamo solo ai telequiz, ai talk
show, ai reality e via dicendo. L'uomo della
strada non deve pensare: potrebbe venirgli
qualche dubbio impertinente!
commento inviato il 14-07-2009 alle 19:57 da
Palmerio
http://www.ilmessaggero.it/
Antonio Di Pietro non è da
meno: sul suo blog campeggia il megafono
arancione che l’ex pm commenta con
convinzione: «Il mio blog aderisce allo
sciopero dei blogger contro il bavaglio alle
intercettazioni e all’informazione, promosso
dalla legge criminale del ministro Alfano, e
contro la norma del »diritto di rettifica
entro 48 ore« per tutti i siti, norma
ribattezzata dalla Rete »ammazza Internet«.
http://www.lastampa.it/
Lo sciopero, attuato
oggi 14 luglio, prevede il
silenzio
stampa dei blogger,
i quali hanno pubblicato sui propri portali
solo il logo della protesta, con un link al
manifesto per il
Diritto alla Rete.
Qui saranno mostrati anche alcuni video
amatoriali di blogger "imbavagliati". Hanno
aderito all'iniziativa blogger di ogni area
politica (ma anche non politici) ed
esponenti di diversi partiti e associazioni.
L'iniziativa ha anche l'obiettivo di
aprire un tavolo di confronto tra il mondo
della Rete e la politica,
che tenga conto della libertà di espressione
e di informazione, e soprattutto delle
necessità di chi la Rete la vive ogni giorno
come utente e cittadino.
http://notebookitalia.it/
Il ddl Alfano,
per quanto concerne la diffusione di notizie
sul il web, sostanzialmente ha lo scopo di
rendere adattabile anche a qualsiasi altra
forma di comunicazione o diffusione di
informazioni online - sia essa amatoriale o
professionale, per scopo personale,
informativo o commerciale - l'art. 8
della legge sulla stampa, 1948.
Articolo che prevede una forma di
obbligo di rettifica "dei soggetti
di cui siano state pubblicate immagini od ai
quali siano stati attribuiti atti o pensieri
o affermazioni da essi ritenuti lesivi della
loro dignità o contrari a verità, purché le
dichiarazioni o le rettifiche non abbiano
contenuto suscettibile di incriminazione
penale", da esercitare pubblicando la
rettifica nello stesso spazio dello scritto
incriminato; il tutto
entro 48 ore, pena una
sanzione che può oscillare tra 15 ed i 25
milioni delle vecchie lire.
La problematica è
stata affrontata anche fuori dall'Italia. Il
Kazakistan proprio da ieri ha una legge atta
a controllare il web e a limitare
internauti.
Il presidente Nursultan Nazarbayev ha
firmato il decreto restrittivo riguardante
la rete, decreto che l'Ocse (istituzione di
controllo intergovernativa che si occupa di
sicurezza e diritti umani) aveva considerato
repressivo. La normativa consentirà
ai tribunali locali di bloccare siti web
considerati inadeguati, compresi
quelli stranieri, e di classificare chat e
blog come organi di informazione. Il
governo del Kazakistan sostiene che
l'obiettivo del provvedimento di prevenire
disordini e di preservare i diritti delle
persone ma, già da oggi, diverse
pagine e indirizzi internet, tra cui il
celebre blog LiveJournal.com, sono
inaccessibili per diversi utenti locali.
Agnese Amoruso | News ITALIA PRESS
Contro il
decreto Alfano, il 14 luglio, per la prima
volta nella storia della Rete, i blog
osserveranno una giornata di silenzio. «Una
protesta della Rete italiana contro un
provvedimento che avrà l’effetto di
disincentivare l’uso dei blog e delle libere
piattaforme di condivisione dei contenuti»
dice una nota dei promotori dell’iniziativa:
i blogger Enzo Di
Frenna,
Alessandro Gilioli
e Guido
Scorza,
docente di diritto informatico; a cui ha
subito aderito fra gli altri anche
l'associazione
AltroConsumo.
Al posto dei consueti post, i blog italiani
pubblicheranno solo un banner di protesta
contro il provvedimento, «in particolare
contro quella parte che soffoca la libertà
della Rete con il pretesto dell’obbligo di
rettifica».
«I blogger - dice la nota - sono già oggi
del tutto responsabili, in termini penali,
di eventuali reati di ingiuria, diffamazione
o altro: non c’è alcun bisogno di introdurre
sanzioni insostenibili per i ’citizen
journalist’. Chiediamo ai blog e ai siti
italiani - conclude - di fare una giornata
di silenzio, con un logo che ne spiega le
ragioni, nel giorno in cui anche i giornali
e le tv tacciono. È un segnale di tutti
quelli che fanno comunicazione che, insieme,
dicono al potere: ’Non vogliamo farci
imbavagliare'».
Anna Masera
http://www.lastampa.it/
I blogger contro un comma del disegno di
legge sulle intercettazioni
Il logo di un
megafono arancione si aggira per la rete.
Rimbalza attraverso i blog, alimentando
discussioni sul “14 luglio”.
Ma che cos’è? Dal 2 luglio è in discussione
al Senato il disegno di legge Alfano
sulle intercettazioni: per quanto
riguarda il mondo di internet, il testo
stabilisce l’obbligo di rettifica entro 48
ore per tutti i “gestori di siti
informatici” (comma
28, lettera a, articolo 1).
Nel caso dei blogger, in
particolare, è un obbligo che riguarda post
e commenti: se, quindi, una persona chiede
la rettifica di una notizia che la riguarda,
entro due giorni il blog deve pubblicarla.
Altrimenti, sarà necessario pagare
una sanzione dai 7700 ai 13mila euro.
È un problema che interessa anche altri
spazi web, come YouTube e Facebook.
Google
da tempo si è schierata contro il
maxiemendamento perché renderebbe
estremamente difficile la gestione di
milioni di interventi al giorno sulle sue
pagine online (per esempio, i commenti ai
video di YouTube).
Finora l’obbligo di rettifica
è stato previsto per quotidiani, periodici,
radio e televisioni: organizzazioni
professionali che hanno alle spalle grandi
gruppi editoriali. E dove sono rari i
contenuti prodotti in modo amatoriale dal
pubblico. Come i blog, appunto.
Il disegno di legge sulle intercettazioni,
approvato
alla Camera
l’11 giugno, ora è in esame al
Senato: la discussione, però,
è stata rinviata a settembre.
Per il 14 luglio il sindacato dei
giornalisti aveva indetto uno
sciopero per protestare contro le
modifiche alla norme, poi revocato. Dovrebbe
essere anche il giorno del silenzio sul web:
i blog che aderiscono all’iniziativa hanno
deciso di restare muti. Ma il dibattito è
aperto.
Il primo a sollevare la questione è stato
Guido Scorza,
docente alla facoltà di Giurisprudenza a
Bologna. Il passaparola tra blogger ha fatto
il resto: in pochi giorni è partita una
campagna, promossa anche da due giornalisti,
Alessandro
Gilioli dell’Espresso
e
Enzo di
Frenna, direttore di
Netdipendenza.
Restano alcune
ambiguità: spesso nelle conversazioni online
l’obbligo
di rettifica è confuso con la diffamazione:
i blogger, come tutti i cittadini, non sono
in alcun modo protetti da eventuali querele.
Luca Dello Iacovo
http://blog.panorama.it/
Intercettazioni, De Magistris (Idv): In
piazza con blogger
Roma, 14 lug (Velino) - “L’attacco
all’informazione libera realizzato con
freddezza e lucidità dal Governo merita una
risposta decisa attraverso una decisa
mobilitazione, politica e della società
civile”. Lo afferma in una nota
l’eurodeputato dell’Italia dei valori Luigi
de Magistris. “Il disegno di legge sulle
intercettazioni –prosegue - momentaneamente
sospeso dopo la levata di scudi da parte
dell’opposizione, in particolare dell’Italia
dei valori, deve essere contrastato senza
alcuna timidezza. Pieno sostegno dunque allo
sciopero indetto oggi dal popolo della Rete
e alla manifestazione di piazza Navona, dove
coloro che credono alla comunicazione libera
si riuniranno per urlare il loro ‘no’ a un
provvedimento che, se approvato, li
imbavaglierebbe”.
"L’obbligo di
rettifica anche per i blog, previsto nel ddl
Alfano – insite De Magistris -, non potrà
infatti che limitare la libera espressione
internet, cioè l’essenza stessa della Rete.
Berlusconi controlla televisioni e
quotidiani, dando vita ad un conflitto di
interessi che rappresenta una gravissima
anomalia in Europa, ma evidentemente non gli
basta. Ecco allora che l’attenzione rapace
del presidente del Consiglio si rivolge
anche alla rete: un boccone ghiotto da
divorare, per il carattere di libertà e di
indipendenza che la contraddistingue”.
http://www.ilvelino.it/
Roma - Nelle ultime settimane è cresciuta in
rete una protesta contro il decreto Alfano
sulle Intercettazioni voluto del governo
Berlusconi che si concretizzerà il prossimo
14 luglio in una manifestazione a Piazza
Navona. Il "rumoroso silenzio" dei
partecipanti alla iniziativa è nato
dall'iniziativa di Alessandro Gilioli, Enzo
Di Frenna e Guido Scorza ed ha rapidamente
raccolto attenzione e consensi, avvicinando
per una volta attorno alla protesta su un
decreto del governo giornalisti, blogger e
navigatori della rete.
La parte sostanziosa del decreto riguarda in
realtà l'attività giornalistica e l'utilizzo
delle intercettazioni, non solo nell'azione
penale ma anche nella correlata attività
informativa dei media, mentre un unico
articolo contenuto nel testo prevederebbe un
improbabile e demenziale "obbligo di
rettifica" esteso ai gestori di tutti i siti
web, in una ormai ben nota e strumentale
parificazione fra una pagina qualsiasi su
Internet ad un giornale. Da qui la protesta
nata in rete ad affiancare la comprensibile
contrarietà professionale dei giornalisti.
Nel frattempo, dopo le perplessità del capo
dello Stato, l'approvazione del decreto
Alfano ha subito un momentaneo stop e gli
organizzatori della protesta sul web si sono
trovati di fronte al dilemma se continuare o
rimandare le iniziative previste.
Per quanto mi
riguarda vedo con grande simpatia
l'aggregazione in rete attorno a tematiche
che riguardano i diritti dei cittadini e
questa iniziativa va certamente in questa
direzione. Nel caso specifico la discussione
avvenuta nelle ultime settimane a margine
del decreto ha in parte superato le
rivendicazioni e i rischi, visto che
contatti
fra esponenti della rete e parlamentari,
prima del rinvio tecnico, avevano reso
concreto il possibile stralcio dell'obbligo
di rettifica, meglio specificando la sua
necessità "solo" nei casi di testate web
registrate. Se questo avverrà nei termini
corretti (e non dietro improbabili e vaghe
rassicurazioni interpretative), per quanto
riguarda le tematiche di rete il decreto
Alfano perderà molto del suo interesse,
rimanendo una norma assai discutibile e
pericolosa per l'informazione in generale.
Se anche così fosse l'aggregazione attorno
alla piattaforma Ning "Diritto
alla Rete"
potrebbe essere la scusa per iniziare a
costruire quello che in Italia in questi 15
anni non c'è mai stato, vale a dire una
sorta di movimento trasversale e partecipato
attento alle tematiche del diritto
all'accesso, capace di dar voce al punto di
vista degli utenti di Internet, così come di
supportare mille altre meritorie iniziative:
un esempio per tutti, sull'onda della mai
troppo citata
EFF
americana, proteggere anche legalmente
cittadini della rete ingiustamente accusati.
L'altro aspetto potenzialmente positivo di
questa protesta potrebbe essere quello di
una nuova vicinanza fra giornalisti e
blogger, sfiatati da molti anni di
incomprensioni e accuse reciproche.
Comprendere che la comunicazione dei
cittadini per i cittadini ed il giornalismo
abitano in Rete territori contigui, spesso
intersecati fra loro, non è poi così
complicato e le critiche al Decreto Alfano
potevano essere una sorta di palestra di una
nuova vicinanza non tanto ideologica quanto
puramente geografica. Nel caso specifico,
complice anche lo sgonfiarsi della
discussione legata al rinvio, l'unico
effetto palese notato è stato quello dei
molti titoli sui giornali che citavano "i
blogger" scesi in campo accanto ai
giornalisti. Il che, come è noto,
esattamente non è.
Il diritto all'informazione è un diritto di
tutti e come tale va tutelato e difeso in
egual misura sia quando si ipotizzano norme
che immaginano di regolare i professionisti
dell'informazione sia quando invece si mette
a rischio la semplice libera espressione dei
cittadini su Internet. Si tratta di una
sacralità diffusa che va compresa e
condivisa e sarebbe ingiusto oggi non
ricordare che nel decennio trascorso molte
volte simili libertà dei cittadini in questo
paese sono state limitate ed offese nella
sostanziale indifferenza di quegli stessi
media che oggi invece invocano e
sottolineano vicinanza ed azioni comuni.
I tempi cambiano, fortunatamente, conosco
personalmente molti degli animatori e
sostenitori della iniziativa di "Diritto
alla Rete" e so bene della autenticità delle
loro iniziative. Conosco anche, e non da
ieri, i limiti e la esile persistenza delle
proteste virtuali: mettersi un bavaglio e
fotografarsi con la webcam è certamente
significativo ma da solo non basta. Così
forse avrà senso andare a Piazza Navona
martedì prossimo, nella speranza che
lentamente, anche in questo paese, sulla
spinta di gente come Gilioli e Scorza e di
qualche parlamentare illuminato, cresca la
coscienza sociale della centralità della
rete nelle nostre cose di tutti i giorni.
Massimo Mantellini
Manteblog

Obbligo di rettifica, rimandato a settembre
PI - News
di Gaia Bottà
Roma - Non ci stanno i cittadini della rete,
si oppongono i blogger, alzano la voce i
gestori di "siti informatici": il DDL sulle
intercettazioni con cui si vorrebbero
imporre ai tenutari di qualsiasi spazio
online gli stessi obblighi di rettifica
richiesti alle strutture giornalistiche non
deve passare inosservato, non deve diventare
legge. E mentre ferve l'organizzazione per
le proteste, l'esame del DDL è stato
rinviato a settembre.
La rete, lo hanno ribadito anche le
istituzioni europee in occasione del voto
riguardo alle disposizione contenute nel
Pacchetto Telecom, dovrebbe essere un canale
della libertà di espressione e uno strumento
che consente alla società civile di
informarsi e di modellare le proprie
opinioni. Le disposizioni contenute nel DDL
Alfano, con cui si decreta che chiunque
gestisca uno spazio online sia costretto a
procedere alla rettifica nel giro di 48 ore
dalla richiesta e con cui si stabilisce che
chi non assolva all'obbligo venga multato
con sanzioni consistenti, possono rischiare
di far inceppare il meccanismo. Possono
spingere i cittadini della rete al silenzio,
possono indurre i gestori delle piattaforme
online a soffocare la voce dei propri
utenti.
Da giorni i netizen sono in fermento: il
testo del DDL ha mobilitato le folle
connesse, risolute a difendere il proprio
stato di non professionisti, la libertà di
esprimersi e il proprio diritto a lasciarsi
docilmente correggere qualora necessario con
strumenti più morbidi di quelli imbracciati
nei confronti dei tradizionali operatori
dell'informazione. Alla preoccupazione degli
esperti è seguito l'appello rivolto alle
istituzioni, una lettera aperta sottoscritta
da quasi 3mila cittadini della rete. Si
chiede al Palazzo di ritornare sui propri
passi, si chiede di legiferare con più
consapevolezza rispetto alle dinamiche e
agli strumenti della rete. All'appello ha
fatto seguito una propulsione propositiva:
un manipolo di cittadini della rete ha
lavorato a mezzo wiki in maniera partecipata
al testo di un potenziale emendamento con
cui si potrebbe rendere inoffensivo il DDL
limitando l'obbligo di rettifica ai soli
siti web sottoposti all'obbligo di
registrazione.
Alla voce della società civile connessa ha
fatto eco quella di alcuni rappresentanti
dei cittadini: gli onorevoli Palmieri e
Malan si sono mostrati disponibili a
presentare un ordine del giorno in cui si
richiama l'attenzione sulla questione e si
ricorda che, come proposto nel
wiki-emendamento, sarebbe opportuno
estendere l'onere della rettifica ai soli
siti web che dovrebbero essere registrati.
L'Italia dei Valori ha inoltre fatto proprio
l'emendamento con cui si tenta di
disinnescare l'estensione indiscriminata
dell'istituto della rettifica: "Nel mondo
globale l'informazione del web deve essere
libera - scrive il senatore Belisario -
L'Italia non è né la Cina né l'Iran. Ma con
una legge del genere il nostro sarebbe il
primo paese democratico del mondo a
censurare la libera informazione sulla
rete".
Il confronto sarà però rimandato a
settembre: il DDL sulle intercettazioni non
verrà esaminato nei prossimi giorni, come
inizialmente programmato. Ma i cittadini non
demordono: per non lasciare che le
manifestazioni del proprio pensiero
rimangano invischiate nella
burocratizzazione voluta dal DDL, per non
lasciare che l'incombente obbligo di
rettifica li confini nell'autocensura, si
sono dati un punto di riferimento: si stanno
imbavagliando per poter continuare ad
animare la rete con la propria voce.
Gaia Bottà
http://punto-informatico.it/
DDL intercettazioni, il sonno
della ragione digitale
Roma - La
rete è animata da dinamiche differenti da
quelle che sorreggono i media tradizionali.
Ma nel DDL che dovrebbe disciplinare le
intercettazioni è contenuta
una disposizione
che impone a blogger e gestori di siti web
di
comportarsi come direttori di testate
giornalistiche,
di pubblicare rettifiche qualora incappino
in errori o diano voce a parole lesive
dell'altrui reputazione. La rete più matura
di quanto si creda: non c'è bisogno di
regolamentare per legge quello che online
già avviene spontaneamente, e con più
puntualità rispetto ai media tradizionali.
Soprattutto quando nel contempo il governo
punta a tracciare un netto distinguo tra
professionisti dell'informazione e chi opera
per passione. Ma c'è dell'altro: le rigide
disposizioni con cui il DDL guarda alla
privacy faranno stagnare le indagini. Ad
approfondire con Punto Informatico
è Giuseppe Corasaniti,
cittadino della rete e magistrato,
presidente dal 2005 al 2007 del Comitato
consultivo permanente per il diritto
d'autore presso il Ministero dei beni e le
attività culturali, l'unico autore in Italia
ad
aver approfondito
l'istituto della rettifica, con una
monografia e con una voce sulla Enciclopedia
Giuridica Treccani.
Gaia Bottà
http://punto-informatico.it/
Alcuni
cittadini della rete
ha lavorato
a mezzo wiki in maniera partecipata al testo
di un potenziale emendamento con cui si
potrebbe rendere inoffensivo il DDL
limitando l'obbligo di rettifica ai soli
siti web sottoposti all'obbligo di
registrazione:
Egregio Presidente,
il ddl
1415A approvato alla Camera dei Deputati
l’11 giugno u.s. ha, da più parti, sollevato
numerosi dubbi e perplessità in ordine alla
sua legittimità costituzionale e, più in
generale, all’opportunità degli interventi
normativi che, attraverso esso, si intendono
realizzare.
Vi è,
tuttavia, un profilo, sin qui, rimasto
nell’ombra e poco approfondito nei dibattiti
di questi giorni: si tratta del contenuto
del comma 28 dell’art. 1, la cui infelice
formulazione - ammesso anche che tale non
fosse l’effettiva volontà del suo estensore
- rischia di determinare un’inammissibile
limitazione della libertà di manifestazione
del pensiero in Rete che spingerebbe,
rapidamente, l’Italia in una posizione ancor
più arretrata di quella che attualmente
occupa (è quarantaquattresima) nelle
classifiche internazionali sulla libertà di
informazione.
La citata
previsione, infatti, sembrerebbe
assoggettare il responsabile di qualsiasi
"sito informatico" allo stesso obbligo di
rettifica che la Legge sulla stampa (n. 47
dell’8 febbraio 1948) pone a carico del
direttore responsabile delle testate
giornalistiche.
L’omesso
adempimento a detto obbligo entro 48 ore -
esattamente come accade nel caso di una
testata giornalistica - comporterebbe per il
responsabile del sito informatico la
condanna ad una sanzione pecuniaria fino a
25 milioni di vecchie lire.
Come
comprenderà, tuttavia, non si può esigere da
chi fa informazione on-line in modo non
professionistico l’adempimento ad un obbligo
tanto stringente quale quello di provvedere
alla rettifica di ogni inesattezza
eventualmente pubblicata sul proprio sito
informatico e, egualmente, non si può
pretendere che a ciò provvedano i
responsabili di siti informatici che
ospitano contenuti pubblicati da soggetti
terzi.
Difficoltà facilmente intuibili di ordine
tecnico, organizzativo ed economico,
infatti, ostano al puntuale adempimento ad
un simile obbligo ed esporrebbero, pertanto,
in modo pressoché automatico, i responsabili
dei "siti informatici" al rischio di vedersi
irrogare sanzioni pecuniarie che, nella più
parte dei casi, appaiono idonee a
determinare l’immediata cessazione di ogni
attività di informazione on-line.
La Rete
costituisce il primo mezzo di comunicazione
di massa nella storia dell’uomo capace di
dare concreta attuazione alla libertà di
manifestazione del pensiero e la possibilità
di utilizzarla è stata di recente definita
dal Parlamento Europeo e dal Consiglio
Costituzionale francese - sebbene sotto
profili diversi - un diritto fondamentale
dell’uomo e del cittadino.
A quanto
precede deve essere aggiunto che l’istituto
della rettifica - già anacronistico ed
inefficace nel mondo dei media tradizionali
- risulta privo di ogni utilità nel contesto
telematico nell’ambito dei quale ciascuno è
- salvo casi eccezionali - sempre libero di
contrapporre ad un’informazione, un’altra
informazione di segno opposto ed idonea,
come tale, a rettificare quella originaria
senza l’esigenza di alcuna collaborazione da
parte dell’autore di quest’ultima.
Alla luce
delle brevi considerazioni che precedono,
pertanto, Le chiediamo di presentare e
votare - non appena il ddl 1415A approderà
al Senato - un emendamento idoneo a chiarire
che l’obbligo di rettifica di cui al comma
28 dell’art. 1 del DDL c.d. Intercettazioni
deve applicarsi esclusivamente ai siti
informatici di testate telematiche soggette
all’obbligo di registrazione alla stregua di
quanto disposto dalla Legge n. 47 dell’8
febbraio 1948 ovvero ai soli siti internet
attraverso i quali vengono diffuse
informazioni prodotte nell’ambito di un
processo professionale realizzato
nell’ambito di una struttura imprenditoriale
e redazionale.
In
assenza di tale intervento, il Senato della
Repubblica, si assumerà la responsabilità -
da condividere con il Governo e con quanti
alla Camera dei Deputati hanno votato a
favore del ddl in questione - di aver
contribuito a scrivere una delle pagine più
buie della storia moderna di un Paese che,
come il nostro, ambisce a considerarsi
democratico: quella attraverso cui si
saranno privati i cittadini italiani
dell’utilizzo di uno strumento che avrebbe,
invece, loro potuto restituire l’esercizio
effettivo di quella libertà di
manifestazione del pensiero che la nostra
Corte Costituzionale ha già definito "pietra
miliare di ogni ordinamento democratico".
Augurandoci che vorrà sottrarre il Senato
della Repubblica a tale responsabilità e che
pertanto darà seguito alla nostra richiesta,
Le porgiamo i nostri più cordiali saluti,
Istituto per le Politiche
dell’Innovazione
http://ddl1415a.intodit.com/