PRIVACY. Futuro
lavorativo compromesso dalle tracce lasciate sul web.
Ogni anno aumenta il numero dei giovani che inseriscono i propri dati personali su siti di social network, come YouTube, Facebook e Myspace. Per i giovani è molto importante 'essere online'. Negli ultimi anni, infatti,
sempre più giovani pubblicano abitualmente sul web contenuti personali, senza preoccuparsi delle impronte elettroniche che si lasciano dietro.
Lo si apprende da una nota del Garante della privacy Italiano, che sul suo sito pubblica una ricerca dell'Information Commissioner's Office (ICO), l'Autorità britannica per la protezione dei dati personali, condotta sui
ragazzi inglesi d'età compresa tra i 14 e i 21 anni.
Dalle interviste è emerso che i due terzi dei giovani, oltre a non pensare alle conseguenze di ciò che pubblicano sul web, accettano persone perfettamente sconosciute come 'amici' e più della metà dice di lasciare
intenzionalmente indizi del proprio profilo personale per attrarre nuove persone. Inoltre, sempre secondo i dati diffusi dall'Autorità britannica, il 75% degli intervistati non sembra preoccuparsi dal fatto che il
profilo pubblico possa essere visto da estranei, anzi un 7% di loro pensa che la riservatezza non sia importante e vuole far vedere a chiunque il proprio profilo.
Tuttavia, il prezzo da pagare per i dati inseriti sul web potrebbe essere molto alto se si scoprisse qualcosa di poco desiderabile. A pagarne le conseguenze potrebbe essere la carriera futura, soprattutto visto che
sempre più datori di lavoro, college e università prima di assumere cercano sul web informazioni sui potenziali lavoratori o studenti.
In conclusione, secondo quanto rilevato dalla ricerca, il pericolo che si corre nell'inserire i propri dati personali sul web, come data di nascita, indirizzo di casa, tipo di lavoro, ecc., informazioni preziose per chi
commette identity theft (furti d'identità), non riguarda più solo le frodi ai danni degli utenti in caso di accesso a prodotti e servizi virtuali, quali comunità, conti bancari e acquisti ondine, ma anche i danni alle
prospettive lavorative future dal momento che le aziende, prima di assumere, cercano in rete le informazioni sul candidato.
Data Protection, Topline Report
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