
associazione per la città
sostenibile contro il malaffare
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Questa la lettera inviata al Sindaco del Comune
di San Giorgio del Sannio da alcuni cittadini
che abitano vicino al capannone Barletta
incendiato due mesi fa e che è bruciato per tre
notti e due giorni, determinando una gravissima
forma di inquinamento ambientale che però, a
quanto pare, non interessa a nessuno dei
politici sangiorgesi.
Gabriele Corona
Benevento, 31 luglio 2009.
Al
DOTT. GIORGIO NARDONE
SINDACO DI SAN GIORGIO DEL SANNIO
e
p.c. ALL'ASSOCIAZIONE “ ALTRABENEVENTO PER LA
CITTA’ SOSTENIBILE CONTRO IL MALAFFARE”
Oggetto: Atto di significazione, diffida e messa
in mora.
Egregio Sindaco,
Le
scrivo, su sua richiesta, per avere notizie
delle iniziative istituzionali da lei assunte,
conseguenti all’incendio scoppiato il 23
maggio che ha distrutto il deposito della ditta
Barletta ed ha interessato anche la casa dove
vivo con mia madre e mia sorella , distruggendo
anche la mia auto ed arrecando danni ingenti
alle pareti dell’abitazione e al pannello
solare; le fiamme furono domate dopo tre
lunghissimi giorni ma, certo, non furono domate
le esalazioni tossiche ed i fumi che io e la mia
famiglia, e tutta la popolazione, persino quella
del Comune di Calvi, abbiamo respirato per oltre
una ventina di giorni.
Il
ricordo di quella notte, quando ci siamo
svegliate di soprassalto con le fiamme innanzi
alle finestre, rimane un incubo, ma ancora più
assurdo e doloroso è ciò che è successo dopo, in
questi due mesi, durante i quali aspettavamo una
sua visita, o almeno quella di un suo delegato,
che non c’è stata.
Lei, i tecnici e i funzionari comunali, siete
venuti sul posto, avete portato la solidarietà
ai titolari della ditta, ma non ci avete degnate
di uno sguardo, eppure i danni da noi subiti
sono ben evidenti. Ma NOI e LA NOSTRA CASA NON
ESISTIAMO, quasi fossimo una “complicazione”.
Credo e spero sappia che, oltre all'emergenza
diossine, si è creata in concomitanza una
gravissima emergenza igienico-sanitaria dovuta
alla putrescenza ingravescente ed irreversibile
di materiale organico all'aperto e nell'ex
capannone Barletta: il caldo rende l’aria
irrespirabile e i rifiuti ivi giacenti da oltre
due mesi dall'incendio spargono un odore
nauseabondo con il rischio, nostro, di infezioni
e di malattie imminenti.
Speravamo che lei o chiunque altro a suo nome,
ci fornisse almeno qualche informazione, sulle
ragioni della mancata rimozione del materiale
fortemente inquinante che ci costringe a
rimanere tappate in casa, oppure sui tempi
ipotizzati par accertare i danni prodotti da
quell’incendio, ma non avete avuto la
sensibilità di fare neppure questo.
Il
suo comportamento è poi diventato sprezzante ed
insopportabile, quando ieri ha rifiutato anche
la mia richiesta di contatto telefonico
considerato che non sono riuscita più volte a
trovarla in sede.
Alla luce di tutto ciò, in riferimento alla
vicenda che coinvolge direttamente la
sottoscritta ed a seguito delle precedenti
richieste di intervento da lei disattese, mi
trovo costretta, anche e soprattutto per sua
esplicita richiesta, ad invitarla e diffidarla,
formalmente, quale tutore della salute pubblica
e responsabile ex lege del rispetto del
territorio sotto ogni aspetto e quindi anche per
la tutela della salute pubblica, a comunicarmi:
-
quali provvedimenti sono stati da lei
adottati, dal 23 maggio 2009 sino
all'attualità, a tutela dell'ambiente e
della salute pubblica ;
-
quali procedure ha avviato per gestire
l'emergenza diossine per persone,
territorio, ambiente e falde acquifere;
-
quali sono i risultati dell'aerodisperso del
23 maggio 2009 eseguito dall'Arpac, ed a lei
trasmessi;
-
quali sono gli accertamenti sanitari cui io,
la mia famiglia ed altri, dobbiamo,
possiamo,ed esigiamo sottoporci, dal momento
che accusiamo malesseri vari post incendio;
-
quali provvedimenti ha adottato per la messa
in sicurezza,la bonifica ed il ripristino
ambientale ex art.177 e segg. d.lgs.3/04/2006
n.152 (T.U. ambientale),rammentandole che
tale norma pone l'obbligo dei relativi
interventi a carico dei responsabili
dell'inquinamento,demandandone però al
Comune la realizzazione d'ufficio,ove i
responsabili non provvedano;
-
quali provvedimenti ha adottato sinora per
la bonifica dell'area e per la tutela della
salute di tutti, compresi i dipendenti della
New Distribution,costretti con o senza
mascherina, a lavori massacranti.
Mi corre l’obbligo di significarle che qualora
non risponda alla sottoscritta, entro e non
oltre giorni sette dalla ricezione della
presente, mi vedrò costretta ad informare gli
organismi preposti , tra cui la Procura della
Repubblica, per le iniziative del caso nei suoi
confronti e per tutti i reati che dovessero
essere ipotizzati a suo carico.
Con la più ampia riserva.
Rosanna Carpentieri,
In
proprio ed in nome e per conto di:
Iuliano Anna Maria,
Carpentieri Carla,
Carpentieri Barbara,
Carpentieri Ilario,
Carpentieri Giovanni.
Comunicato del 4 agosto 2009
INCREDIBILE:
il
capannone Barletta è stato dissequestrato dal 2
luglio,
ma
ancora non vengono rimossi
i
materiali puzzolenti ed inquinanti lasciati alle
intemperie.
La
Conferenza dei Servizi tra Comune di San
Giorgio,
ASL, ARPAC e Carabinieri,
per decidere cosa fare, si terrà domani, 5
agosto,
dopo 74 giorni dall’incendio.
Il
23 maggio scorso a San Giorgio del Sannio, il
deposito del supermercato Barletta prendeva
fuoco bruciando ininterrottamente per tre notti
e due giorni e producendo un gravissimo
inquinamento dell’aria e di tutto l’ambiente
circostante dove vivono diverse famiglie.
Alcune signore che abitano la casa confinante
con il capannone, anch’essa danneggiata dal
fuoco che ha completamente bruciato la loro
auto, in questi due mesi si sono rivolte più
volte al Comune ed alle autorità preposte per
chiedere la rimozione dei materiali bruciati
(plastiche, carta, legno, salumi, varie
confezioni di alimentari, detergenti e prodotti
chimici) che invece sono tuttora sotto il sole
e la pioggia.
Gli Enti preposti non si sono degnati di
rispondere in alcun modo, neppure a seguito di
sollecitazioni a mezzo stampa, e qualche
amministratore ha fatto sapere, informalmente,
che nessun intervento è possibile perché l’area
è sottoposta a sequestro giudiziario.
Ma
questo non è vero! Il magistrato che cura
l’indagine, ha dissequestrato il capannone il 2
luglio scorso, ma da allora non è stato neppure
presentato all’ASL e all’ARPAC il piano per la
rimozione del materiale bruciato di cui non sono
stati neppure prelevati i campioni per gli
esami.
Sono stati posizionati dall’Arpac gli strumenti
per verificare la dispersione di alcuni
inquinanti, ma non per misurare la diossina
prodotta dalla combustione dei materiali
presenti nel deposito.
E
solo domattina, dopo
74 giorni dal disastro,
si incontreranno sul Comune di San Giorgio del
Sannio, il Sindaco, il medico della ASL, il
tecnico dell’ARPAC e il comandante della
stazione dei carabinieri, per decidere cosa
fare.
Si
tratta di ritardi gravissimi perché riguardano
la tutela della salute pubblica, ma a San
Giorgio del Sannio nessun amministratore o
rappresentate politico ne parla, né di
maggioranza né di opposizione, neppure l’on.
Mario Pepe, l’assessore provinciale
all’Ambiente, i giovani di Rifondazione
Comunista o gli aderenti al partito di Antonio
Di Pietro.
Per fortuna diversi liberi cittadini hanno
deciso di collaborare con Altrabenevento per la
presentazione di un Dossier di denuncia su
questa incredibile vicenda.
Il
presidente- Gabriele Corona

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