Martedì 11 agosto scorso, con
partenza da Bocca della Selva alle ore 7:00, in
onore di Sant’Antonio c’è stata l’annuale
escursione a Monte Mutria, sulla cui vetta viene
ogni anno celebrata una messa nei pressi della
statua del Santo, che vi fu posta nel 1993 ad
oltre 1.800 metri di quota.
Ad officiare, alla presenza di un
buon numero di escursionisti (soprattutto
giovani), che avevano affrontato la non proprio
semplice scalata del monte di oltre un’ora, è
stato il parroco di Civitella Licinio,
don Jonut
(don Giovanni) Pirtac, di
origine rumena.
Al ritorno, a
Bocca della Selva l’importante (e atteso)
appuntamento con “Pasta e Fagioli in Piazza”,
un’apprezzata specialità culinaria che è stata
offerta, per l’occasione, ai partecipanti
all’escursione dal “Bar – Rifugio TRE FAGGI”
di Bocca della Selva.

Monte Mutria -
celebrazione di qualche anno fa della messa
sulla vetta
Nei pressi della località dove è
stata celebrata la messa, una studentessa
liceale (Stefania Vitelli) ha
fotografato una lepre di cui viene allegata la
foto. Si tratta di una lepre di pregiata razza
autoctona, molto adatta a vivere in condizioni
difficili, in luoghi dove dall’autunno alla
primavera non sono rare le bufere di neve, con
manto nevoso anche di notevole spessore.
Prendendo spunto da ciò, vengono
allegate delle considerazioni per evidenziare la
“convenienza alla difesa
dell’“ambiente naturale” anche in funzione di
una politica occupazionale a favore dei
giovani”.

Monte Mutria -
celebrazione di qualche anno fa della messa
sulla vetta

Le lepre fotografata dalla
studentessa liceale
Stefania Vitelli
l’11 agosto 2009, ad alta quota e lontano dalle
vie di comunicazione, non è una semplice lepre
derivante da ripopolamenti, ma è di pregiata
razza autoctona, molto adatta a vivere in
condizioni difficili, in luoghi dove
dall’autunno alla primavera non sono rare le
bufere di neve, con manto nevoso anche di alcuni
metri di spessore.
Ciò vuol dire che il nostro
“ambiente naturale” consente ancora la
sopravvivenza di alcune specie animali di
“qualità”.
Però, se abbiamo un “ambiente
naturale” d’eccezione, particolarmente
adatto ad un gran numero di specie animali,
alcune delle quali già estinte altrove o anche
altrove rare o in via di estinzione, sia l’“ambiente
naturale” che la “fauna selvatica”
vanno seriamente tutelati. È non è pensabile che
la tutela venga realizzata con una vigilanza
solo teorica, cioè solo sulla carta.
Non si può salvaguardare il
patrimonio faunistico del Parco regionale del
Matese senza un minimo di vigilanza. Una
vigilanza che, ripetiamo, deve essere
“effettiva” (e non soltanto prevista ed
enunciata) e “continua” (cioè non a carattere
sporadico).

Edicola o
tempietto di S.Antonio
La natura è sicuramente un’ottima
fonte di reddito attraverso il turismo. Un Parco
regionale (come quello del Matese) ben tutelato
con la vigilanza, non può non attrarre sempre
più turisti e visitatori, se i boschi e le
sorgenti sono ben tenuti, se la fauna selvatica
è veramente protetta con una seria ed efficace
vigilanza venatoria, se viene praticata una
chiara ed efficace lotta all’inquinamento, ecc..
In altre Regioni d’Italia, un
gran numero di giovani vengono impiegati, con
compenso non eccezionale ma nemmeno
insignificante, nei “Parchi regionali” per le
attività più svariate per la difesa e la
valorizzazione della natura: difesa dei boschi,
delle sorgenti, della fauna selvatica,
promozione turistica, difesa da ogni forma di
inquinamento, vigilanza venatoria, ittica,
contro le cave e le discariche abusive, ecc..
Per la vigilanza venatoria
l’intervento dei giovani si è rivelato
efficacissimo già con l’uso del semplice
telefonino, col quale essi segnalano prontamente
la presenza di bracconieri o di persone che, in
generale, non rispettano le norme a difesa della
fauna selvatica. In tal modo i giovani
favoriscono il rapido e tempestivo intervento di
guardie forestali o di altri agenti preposti
alla necessaria azione di repressione che in
questi casi si rende necessaria.
Perché questo non deve essere
possibile anche nella Regione Campania, che ha
diversi Parchi regionali, tra cui il ”Parco del
Matese”?
Devono i giovani della Campania
considerarsi sfortunati nel trovarsi nella
Regione sbagliata anche da questo punto di
vista?
L’anno prossimo ci saranno le
elezioni regionali e c’è chi spera
che ciò induca i politici campani (stimolati,
speriamo, anche da quelli locali) a dedicare un
minimo di attenzione al problema
dell’occupazione giovanile, anche attraverso
l’impiego dei giovani nella difesa e nella
valorizzazione della natura, soprattutto nei
Parchi.
Si sono spese (e si continuano a
spendere) somme ingenti, provenienti anche
dall’Unione Europea, per la costituzione e la
gestione dei Parchi, ma a coinvolgere i giovani
anche per la soluzione del loro drammatico
problema occupazionale ci stanno pensano solo
altre Regioni, non la Campania.
Spendere per salvaguardare
l’ambiente naturale, consentendo ai giovani di
avere un minimo di reddito, vuol dire fare un
investimento molto redditizio, con almeno due
importanti obiettivi:
1)
– si rende
l’ambiente naturale molto più attraente e capace
di favorire lo sviluppo del turismo, con un
impulso molto significativo per l’economia
locale, sotto svariati aspetti;
2)
– si attua una
politica occupazionale a favore soprattutto di
una categoria di persone (i giovani), che
avvertono ancora più di altre categorie il
dramma della difficilissima ricerca di un lavoro
per “sbarcare il lunario”, per cui si parla di
giovani sempre più scoraggiati e sempre più allo
sbando (!).
24 agosto 2009
prof. Emidio Civitillo

La valle del
Titerno da Monte Mutria


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