11 giugno 2009

Inceneritore, il comitato civico risponde a Visalli

Maria Pia Cutillo - Maria Mucci

 

 

 

Comitati Civici di  San Salvatore Telesino e Guardia Sanframondi   contro la costruzione di un’Inceneritore a San Salvatore Telesino

 

 

Bettoni ha perso a Bergamo a favore della Lega,

Creta ha perso a San Salvatore T., Nardone non c'è più da tempo,

Cicchiello da prima ancora…

non è che questo inceneritore porta anche un po' sfiga?

 

Gentilissime signore Cutillo e Mucci,

 

Spettabile Architetto Visalli,

perché si rivolge solo alle signore? I nostri due comitati civici ed i cittadini attivi sono molto più delle compagne Cutillo e Mucci.

 

la vostra breve lettera al signor Corbo, che certo non ha bisogno della mia difesa, mi ha colpito per la chiara riproposta di argomenti già più volte esaminati nei nostri frequenti dibattiti indiretti (e non). 

 

Eravamo davvero in ansia per il Suo silenzio, perché Le siamo grati ogni volta per l’attenzione che puntualmente ci dedica.

Effettivamente il signor Corbo, giornalista di Repubblica, non ha bisogno della Sua difesa e avrebbe dovuto risponderci personalmente. Per Lei, invece, quello che abbiamo scritto è solo un ottimo pretesto per attaccarci e tentare di ridicolizzarci.

 

Naturalmente qui non è in gioco la convinzione circa valori, o fatti, ma un’azione concreta. Quindi concreti interessi e desideri.

 

Del suo scritto non ci appassionano molto i Suoi desideri ma piuttosto i Suoi interessi

(che coincidono però) e che Lei definisce evidenti nel loro scopo, e cioè di portare avanti il ‘Suo progetto’, l’inceneritore a San Salvatore Telesino.

Per quanto ci riguarda, i nostri interessi sono sempre gli stessi, cioè difendere il nostro bene personale ed egoista: difendere la nostra salute e il nostro territorio con la sua agricoltura, una decente salubrità, una inconfutabile bellezza paesaggistica e, perché no, cambiare anche questo modello di sviluppo ormai insostenibile. Lei non ci capisce e ci dispiace perché in effetti ha studiato tanto.

 

I miei sono noti ed evidenti, non faccio nulla per nasconderli: sono uno dei consulenti del proponente, è il mio lavoro, cerco di farlo con convinzione e passione, oltre che con professionalità, competenza e saggezza. Potrei fare molti lavori ed occuparmi di molte cose, faccio questo perché credo che sia utile e necessario ristrutturare profondamente il nostro modello di sviluppo e il suo cuore: il modello energetico.

Oggi produciamo oltre l’80 % dell’energia termica ed elettrica facendo un uso dissennato, squilibrante, ineguale e iniquo delle risorse fossili del pianeta. Tra l’altro in questo modo immettiamo in atmosfera gas climalteranti che furono sottratti milioni di anni fa, modificando l’equilibrio termico che è il primario bene comune (tale alterazione è tra l’altro la causa della perdita di fertilità agricola e dell’aggravarsi della fame nel mondo). Inoltre teniamo acceso il motore delle guerre di sopraffazione e rapina che la nostra parte del mondo compie sulle altre.

  Superare tale modello, stupido e ingiusto, non sarà facile. Un intero mondo è costruito su di esso: decine di migliaia di miliardi di euro di investimenti accumulati nel tempo; carriere e competenze, intere discipline scientifiche e tecniche si sono sviluppate per ottimizzare il ciclo del petrolio; aziende quasi onnipotenti con assetti multinazionali pervasivi e grandissime capacità di convinzione e mistificazione; l’immenso potere dell’abitudine. Tutto cospira per non mutare lo status quo. Il petrolio, si dice, non finirà in tutto il nostro secolo (troveremo altri depositi, poi useremo gli ultrapesanti, le sabbie bituminose, …); quindi potremo adoperare il nucleare di terza-quarta generazione e poi sul finire del secolo la fusione (calda); qualcun altro dice che bisogna solo risparmiare o solo decrescere (come è evidente lo stiamo facendo da quasi un anno, non sembriamo molto contenti).

Io credo che bisogna spostare gli equilibri consolidati e valorizzare altre risorse. Tutte. Cercare di passare dall’80 % al 70, 60, 50, … arrivare a metà del secolo al 50 e poi andare oltre. Bisogna farlo per il riscaldamento globale, ma anche per cambiare il modello distributivo e alleviare le tensioni del mondo. Dopo aver combattuto e vinto (o perso) la II guerra mondiale per il petrolio, aver combattuto, per tutto il resto del secolo, la III a bassa intensità (si fa per dire), aver aperto la transizione di secolo con la I e II guerra irachena (contro il “mostro” seduto sul petrolio) e vedere esercizi iraniani in corso, bisogna staccare la spina. Per staccarla bisogna produrre energia distribuita, dal sole, dal vento, dalle maree, dalle biomasse, dalla terra, dagli scarti e sottoprodotti… Tutta l’energia che si può, perché non sarà mai abbastanza.

 

Siamo molto contenti del nobile intento di salvare il mondo che afferma essere alla base della Sua scelta lavorativa. Ci permetta, da semplici cittadini sensibili ai temi dell’ambiente, di esprimere dei dubbi sulla bontà di tanti progetti alternativi. Nessuno, a questo punto, può difendere un modello di sviluppo ormai insostenibile. Molti tecnici come Lei hanno dovuto puntare su strade alternative al petrolio per necessità, non certo per convinzione. La crisi ambientale è ormai riconosciuta da tutti, come da tutti è riconosciuta la necessità di cercare fonti di energia alternative al petrolio. Di certo sono più facilmente finanziati progetti e tecnici che sbandierano l’uso di fonti alternative. Sempre da semplici cittadini sensibili ai problemi ambientali, ma anche agli squilibri creati da un sistema di sfruttamento delle risorse e di consumo dissennato, non ci fidiamo di chi afferma che l’energia prodotta da fonti rinnovabili può garantire gli stessi stili di vita ed i livelli di consumo attuali ed evitare, nello stesso tempo, i problemi causati dallo sfruttamento del petrolio. Per noi è proprio questo il problema. Se si deve produrre energia da fonti alternative per continuare a consumare quanto e più di adesso, allora non va bene la piccola centrale a biomassa; occorrono megaimpianti, anche a costo di stravolgere interi territori. Il nostro territorio, per fortuna, ancora non si avvia alla desertificazione, ed è per questo che non vogliamo impianti che possano inquinarlo e distruggerne l’equilibrio. La desertificazione, la fame, le guerre si evitano difendendo i terreni agricoli e sistemi di vita più sobri e sostenibili, non asservendoli ad altri usi ad essi estranei. Col suo “approccio strumentale”, esteso a livello globale, banalmente si sostituirebbe la guerra per l’energia con una più grave: quella per la fame. La fame nel mondo si evita recuperando terreni per l’agricoltura, non per farne coltivazioni per produrre, per esempio, biocarburanti o combustibili sostitutivi del petrolio. Ci sembra quantomeno mistificante giustificare un inceneritore in un territorio agricolo per produrre energia da biomasse come la nuova frontiera della lotta alla lobby del petrolio ed ai danni che ha causato e causa all’intero pianeta. Per Lei non esistono le nuove lobby legate al business dell’energia “pulita“? Basta pensare a tutte le centrali a biomassa (da dove arriveranno?) previste in Campania per rendersene conto.

Poi, non sia superficiale quando sentenzia sul risparmio e sulla decrescita: non significano banalmente calo del PIL (né questi ne è un indice) ma riduzione consapevole, serena, intelligente e controllata dei consumi.

Tutte le risorse del pianeta sono finite ed i processi di rigenerazione naturale non stanno più dietro ai ritmi di consumo dell’uomo: basta leggere i dati sui rifiuti prodotti e sul fabbisogno energetico pro-capite entrambi in crescita vertiginosa. Che dice, Le sembra sostenibile un sistema a crescita infinita dove la produzione detta i consumi e non viceversa?

Torniamo a noi: scalando la questione e portandola oltre i confini del nostro territorio, il nostro conflitto con Lei si potrebbe anche sintetizzare così: noi auspichiamo che Le manchi il combustibile per il Suo impianto perché crediamo nella riduzione, di contro Lei ha bisogno che i rifiuti, gli scarti ed i sottoprodotti aumentino per massimizzare i MWh prodotti e quindi i certificati verdi. Che ne dice, che fine fa , o fa finta,la Sua sostenibilità?

Questi sono, nella necessaria sintesi, i miei interessi e desideri. Il mio lavoro.

 

La Sua vita deve essere alquanto arida però. Lei non mangia fresca insalata appena colta né i dolci fichi conosciuti e apprezzati già dai romani. Non beve acqua fresca di pozzo nè sorseggia del buon vino genuino, non va al bar con gli amici, non apprezza Pasolini e non conosce l’amore? Interessi, desideri e lavoro: come sopravvive?

 

Quali sono i vostri? Perché vi sta “a cuore” la vicenda e avete fatto “enormi sacrifici personali”? Certo la vicenda è una bella arena, induce senso di comunità e spirito di gruppo, questo è emozionante e gratificante. Spiega l’intonazione affettiva e coinvolgente dei vostri interventi. Spiega anche qualche forzatura polemica che nelle conversazioni private non sempre emerge. Diventare leader locale di una grande battaglia per la democrazia e la libertà è straordinario. Può esserlo tanto più in una comunità come la vostra. Questa è una parte della spiegazione

 

Lei dimostra, o fa finta, di conoscere davvero poco la nostra realtà locale. Nessuno di noi è diventato un leader locale, anzi. Lei ci accusava precedentemente di avere velleità da candidatura e, adesso che L’abbiamo delusa, ripiega su questa seconda ipotesi.

Non vogliamo diventare famosi.

Non volevamo diventare famosi nemmeno quando raccoglievamo le firme contro la privatizzazione dell’acqua e nemmeno quando cerchiamo di contrastare le installazioni selvagge di antenne UMTS vicino ai cimiteri, che però sono vicine anche alle case e alle scuole, in dispregio di una chiara normativa urbanistica nazionale, e nemmeno quando cerchiamo di organizzare un Forum ambientale regionale.

Piuttosto Le spieghiamo in che cosa consistono gli “enormi sacrifici personali” che sembra disprezzare: lunghe attese e insistenti sollecitazioni a sindaci, assessori o impiegati della pubblica amministrazione per ottenere informazioni e documenti relativi alla beneamata e legalissima procedura  Vocem che, diversamente, non sarebbero stati resi noti ai cittadini e che, più di ogni nostro scritto, spiegano le tante “stranezze” e le omissioni in termini di informazione e coinvolgimento dei cittadini nella gestione dei propri territori.

 

Ma non credo ci sia solo questo: se non sbaglio alcuni dei “cittadini attivi” abitano a brevissima distanza dal luogo del potenziale impianto. Come sa credo chiunque, un impianto termico con un alto camino ha effetti per ricadute di fumi di combustione principalmente a qualche chilometro di distanza. L’effetto temuto credo sia più concreto: la perdita dei valori immobiliari potenziali. Perché non dirlo? Se si ha paura che gli investimenti di una vita siano danneggiati da una iniziativa industriale, perché parlare solo di “democrazia” e “salute”? Forse perché è un argomento egoistico? Di dubbia legittimità?

 

Lei è molto abile anche dal punto di vista retorico a tentare di squalificare un problema di tutti ad un problema personale di pochi, ma i danni dovuti alla ricaduta dei fumi e quelli all’economia all’alto camino (non dimentichiamo le nano-particelle, il microclima alterato, le diossine accumulate ) in termini di svalutazione degli immobili e delle attività  fondate sull’agricoltura ed il turismo coinvolgono una vasta area ed una comunità di persone ben più ampia e numerosa del “nostro” comitato o dei “cittadini attivi”. Non dimentichi che nel solo comune di San Salvatore sono state raccolte 2000 firme nel giro di 3 giorni, non dimentichi tutte le delibere contrarie alla costruzione dell’inceneritore da parte di tutti i comuni della Valle Telesina.

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Quando infatti con fondi pubblici, o privati, si fa una strada o un’infrastruttura (es. un parcheggio, un centro commerciale, un cinema o teatro, un centro sportivo) che aumenta il valore immobiliare delle aree limitrofe allora nessuno protesta, tutti “portano a casa”. Quando un’opera legittima e di pubblico interesse (se non altro del pianeta) rischia di danneggiare un interesse concreto allora diventa un “attacco alla democrazia”.

 

Se avessimo avuto noi la possibilità di decidere in materia di pianificazione e uso del territorio avremmo di certo limitato la realizzazione di supermercati, pseudo industrie sovvenzionate e inceneritori, e avremmo contrastato le speculazioni edilizie salvaguardando invece la vocazione agricola del nostro territorio e la filiera corta cui dobbiamo una superiore qualità della vita che nessuno sviluppo e conseguente aumento di reddito, per lo più appannaggio di pochi “benefattori” del pianeta, potrebbe mai compensare.

 

Proviamo a dare alle cose il loro nome?

 

Appunto! Per favore, lo chiami INCENERITORE e non termovalorizzatore come da dizionario della lingua italiana! La legislazione europea non riconosce il termine termovalorizzatore. E le biomasse in questione le chiami rifiuti speciali come Lei onestamente richiede nella autorizzazione.

 

Cambiando argomento, e scusandomi per la veemenza dalla quale a volte mi lascio trascinare, mi spiegate perché “di certo non è una centrale a biomassa”? Qui bisognerebbe mettersi d’accordo, altri dicono che deve fare la procedura energetica (che io ho proposto di non fare nel 2005) perché tutti gli scarti richiesti sono biomasse. Tutti gli scarti sono rifiuti. Quindi è un inceneritore, ma non vi stancate di giocare con le parole? È un impianto industriale che trasforma legna vergine e di scarto (cioè al termine del suo ciclo di utilizzo) in energia elettrica e termica.

 

Come lei stesso ci ha ricordato nell’assemblea del 1.12.2008 ad Amorosi solo il 30% del combustibile in ingresso nell’impianto sarà costituito da legno vergine mentre il resto sarà prelevato da materiale legnoso di scarto con annesse colle, vernici, etc, e non avete nemmeno ancora deciso dove reperire tutti questi scarti….

 

Ma soprattutto: in che stato e struttura di governo vivete? In un paese nel quale assemblee autoconvocate decidono per acclamazione di tutte le questioni tecniche, politiche, distributive, morali?

 

Che la Vocem abbia seguito le “procedure stabilite dalla legge” è discutibile. Lo dimostrano i numerosi ricorsi al TAR e le opposizioni al progetto di tutte le Istituzioni comunali e provinciali democraticamente elette (ripetiamo, democraticamente elette e non lobbisticamente).

Come Le ricordavamo, solo a San Salvatore T. abbiamo raccolto più di duemila firme di cittadini, consegnate agli uffici della Regione Campania, con cui essi dichiarano la loro contrarietà al ‘Suo’ inceneritore.

Tutto ciò non crediamo possa essere definito come il risultato di un’assemblea auto-convocata e auto-referenziale.

Ma poi, Le sembra così strano che delle persone, piuttosto che riunirsi per stabilire come degradare un territorio per il profitto di pochi privati (magari ipocritamente mascherati da benefattori del pianeta), o starsene a casa, passivi, si riuniscano in assemblee per partecipare alla determinazione del proprio futuro ? Noi la chiamiamo democrazia e della migliore specie, quella PARTECIPATA.

 

Un simile paese non fa parte della tradizione occidentale. Non è democratico, ma populista (anzi è la macchietta del populismo). I cittadini sono comproprietari del territorio o decidono del suo ‘uso’ solo nelle forme stabilite dall’ordinamento e secondo le procedure sancite democraticamente. Secondo i vincoli della legge ed il rispetto dei diritti istituiti (tra cui quello dell’impresa), un progetto industriale è tenuto a presentarsi ai cittadini nelle forme previste dalla legge, che nel caso di Vocem sono state integralmente rispettate. Poi, volontariamente, può andare oltre e fare eventi, presentazioni, pubblicazioni. Ma non è un obbligo e non inficia la legittimità dell’iniziativa.

 

Vi invito a leggere con attenzione “Fatti e Norme” di Jurgen Habermas. Quando volete ne parliamo nel dettaglio, era in effetti oggetto della mia tesi di dottorato in pianificazione del territorio.

 

Non è che ne abbiamo un cosi forte desiderio da prendere un preciso appuntamento con Lei.

Del resto non ci risulta che Habermas sia stato l’ispiratore della Costituzione italiana o delle “procedure sancite democraticamente” di cui Lei sembra un cosi appassionato sostenitore.

 

La convenzione di Aarhus, invece, è stata recepita dallo Stato italiano e dovrebbe essere rispettata sempre, anche dalle Istituzioni del nostro paese che dal 2004 hanno interloquito con la Vocem e con Lei tanto spesso.

(Comune di San salvatore T., Provincia di Benevento, Regione Campania, Governo,…)

 

Un progetto corretto e legittimo dialoga, nelle forme dovute, con il Presidente della Provincia in carica, con i suoi delegati e quelli del Presidente della Provincia di Bergamo, dialoga o comunica - se può e vuole- con il Presidente della Regione Campania in carica e avvia l’iter chiedendo al sindaco in carica e all’assessore al ramo.

 

Certo un progetto “corretto e legittimo” dialoga anche con il Sottosegretario alla PCM, Letta, e con il Sottosegretario alla protezione Civile Bertolaso, che, però, in Campania si occupa, guarda caso, solo di rifiuti urbani e non di rifiuti speciali. Noi ci chiediamo allora che succede, mentre i giornalisti, secondo Lei, possono scrivere qualsiasi cialtroneria che noi, zitti e muti, li dobbiamo rispettare e sorbirci anche le Sue velate minacce perché non siamo stati abbastanza rispettosi verso il giornalista in questione.

 

Ci spiega gentilmente cosa vuole dire o insinuare con “se può e vuole”  ?

 

Se l’impianto è “invasivo e deleterio per le persone”, se permettete, signore, lo decideranno le sedi competenti e non un’assemblea autoconvocata e nella quale, peraltro chi non è d’accordo –come me- viene minacciato fisicamente di botte se vuole civilmente (lei sa, signora Cutillo che io lo sono sempre) parlare.

 

Architetto, crediamo davvero che adesso Lei esageri. Botte e minacce (?) anche a Lei come a Cicchiello (?). Queste cose si denunciano all’autorità giudiziaria, non si affidano al gossip giornalistico. Parla della sera in cui Le abbiamo offerto una birra al bar? O della volta prima in cui Le abbiamo spiegato che se voleva illustrarci la bellezza dell’impianto o i vantaggi economici doveva farSi organizzare la conferenza stampa dalla provincia di Bergamo perché all’assemblea del comitato non eravamo interessati ad ascoltarLa?

Eh sì, la mitica conferenza stampa sempre promessa ma mai vista…Hanno solo Lei a difenderli e, effettivamente, fa bene il Suo desiderato-interessato-lavoro.

Dove erano i suoi avvocati? Poteva denunciarci allora… se davvero L’abbiamo minacciata.

 

Comunque sono curioso: in che senso è “antieconomico”? Perché è incentivato? In questo mondo nel quale viviamo è “economico” solo il petrolio, il carbone ed il gas. Quindi la vostra posizione è, in definitiva: nessuna fonte rinnovabile, restiamo come stiamo. L’energia elettrica facciamola solo quando è economico nelle condizioni date dal mercato (cioè con il gas in una turbogas e il carbone in una grande centrale).

Mi permetto di non essere d’accordo.

 

Non credo dobbiamo spiegarLe noi che solo chi possiede impianti di questo tipo ne trae un vantaggio economico grazie al meccanismo dei certificati verdi o dal CIP6 (pagati direttamente o indirettamente dai consumatori), e non certo per la convenienza nella cessione in rete dell’energia prodotta. L’unica differenza, non trascurabile, rispetto alle vere rinnovabili per cui vale certamente la pena ricorrere a costi aggiuntivi (solare in tutte le sue forme, eolico, idro-elettrico, e ci aggiungiamo anche il risparmio energetico che fruisce di detrazioni fiscali) è che in questo caso chi ci rimette è solo la comunità che si ritrova l’impianto addosso, senza alcun rischio per chi “intraprende” o lo sponsorizza, dato che si trova a Bergamo o a Napoli.

 

Chiudo, anche se ci sarebbe molto altro da dire, con la richiesta all’arbitro di un cartellino “giallo” ed uno “rosso”: va tutto bene, si può non essere della stessa opinione o difendere gli stessi interessi, si può essere avversari e fare di tutto per far prevalere la propria volontà e desiderio, non bisogna perdere il rispetto. Non mi sono piaciuti alcuni passaggi: per definire qualcuno (soprattutto un giornalista) in “mala fede” bisogna essere certi. Se “sembra”, cioè non si è sicuri, è meglio astenersi e rispondere nel merito, non credete?

 

In effetti il “sembra” ci è scappato (lo ritiriamo, d’accordo?) oppure dobbiamo ritenere che costui non conosce l’ABC del buon giornalista: documentarsi prima di scrivere. Non sappiamo cosa sia peggio in questi casi.

Il giornalista Corbo avrebbe dovuto, secondo noi, leggere il Suo studio di impatto ambientale, la corrispondenza Bergamo-Benevento e alcuni documenti protocollati a San Salvatore. Avrebbe dovuto, ad esempio, leggere come da Bergamo si chiedeva a Cicchiello e a Nardone di “armonizzare” un importante atto della pianificazione provinciale come il PEA con un impianto di incenerimento. Il giornalista avrebbe dovuto leggere una lettera dell’ex assessore in cui si diffidavano le due province e poi chiedere allo stesso che cosa lo avesse convinto ad andare avanti con lo stesso progetto e poi ancora cambiare idea e addirittura dimettersi. Invece il giornalista ha riportato la notizia, incerta e non verificabile riguardo a presunte botte e minacce all’assessore… Come quelle fatte a Lei, architetto Visalli. Corbo poteva leggere le dichiarazioni dell’ormai ex presidente della provincia di Bergamo, Bettoni, che avrebbe voluto aiutare la Campania a liberarsi di un po’ di rifiuti nel VOSTRO inceneritore. Il codice deontologico avrebbe dovuto spingerlo ad informarsi, sentire diverse posizioni sull’argomento e non riportare, in modo superficiale, le rivelazioni di un uomo che ormai da oltre 3 anni non dovrebbe più occuparsi di questa questione essendosi dimesso sin dal febbraio del 2006.

Le sembra?

 

Accusare, senza avere prove e presentarle, persone incaricate di pubblico servizio, come un sindaco o un assessore, di aver tentato senza successo di farsi corrompere e di aver cambiato posizione perché non si è trovato un accordo di tale natura merita invece il “cartellino rosso”. Credo che se fossi coinvolto personalmente il mio avvocato avrebbe del lavoro (che di questi tempi è sempre benvenuto).

 

Prima di mettere in dubbio la malafede abbiamo chiesto chiarimenti: in due anni né il sindaco, né l’ex assessore hanno partecipato alle “ assemblee autoconvocate”. Dicevano che venendo sarebbero venuti a “farsi massacrare”.

L’ex assessore aveva promesso di chiarire dei punti oscuri e di procurare delle ‘carte’. Stiamo aspettando fiduciosi. Premesso che si era dimesso quando era ormai urgente la sua firma sulla convenzione tra il nostro comune e la Vocem, per noi sarebbe importante conoscere le ragioni delle dimissioni e quello che è successo in quei giorni tra lui, l’ex sindaco Creta e la Vocem. Perché si è interrotto un rapporto tanto appassionato? Non abbiamo, però, mai pronunciato la parola corruzione.

Noi ci siamo semplicemente chiesti come mai i nostri amministratori abbiano cambiato la loro posizione e non una volta sola. Essendo i cittadini sempre all’oscuro di tutto, non Le sembra che tre anni di trattative meriterebbero un qualche chiarimento?

Ora vuole chiamare i Suoi avvocati?

 

Con l’occasione , architetto Visalli, Le chiediamo ancora una volta di rispondere ad alcune domande sull’inceneritore:

1) Vorremmo conoscere il luogo (una cava?) scelto per stoccare le scorie e le ceneri tossiche dell’inceneritore;

2) Come sarà trattata e smaltita l’acqua necessaria per il raffreddamento dell’impianto?

3) Quale sarà la provenienza della “materia prima” che sarà incenerita nell’impianto?

4) Quale convenzione sarebbe stata sottoscritta con il Comune?

5) Nel caso in cui il “nostro” impianto seguisse il destino di quello di Pozzilli, trasformato nottetempo da bruciatore di biomasse “virtuose” a inceneritore di CDR, - sa di questi tempi, ci sarebbe qualche interesse affinché questo accada - chi si opporrebbe? Lei? …

 

 


 

I nostri nuovi amministratori, che in campagna elettorale, evidentemente interpretando il comune sentire della gente, si sono impegnati a contrastare in ogni sede, in rappresentanza degli INTERESSI dei CITTADINI,  il progetto dell’inceneritore di San Salvatore Telesino, ribadiranno, presumibilmente, la posizione contraria del Comune alla costruzione dell’inceneritore.

Crediamo che dovrebbe cominciare a riconoscere che l’opposizione al suo progetto non è la voce isolata di un comitato civico, ma  la posizione dell’Istituzione, democraticamente eletta e più direttamente interessata.

P.S.: Per chiarezza, architetto Visalli: anche questo articolo, inviato a Vivitelese da Maria Pia Cutillo e Maria Mucci, è frutto, come sempre, del lavoro collettivo dei membri dei 2 Comitati.

 

 

 


     

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Per intervenire: invia@vivitelese.it