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11
giugno 2009 |
Inceneritore, il comitato civico risponde a
Visalli
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Maria Pia Cutillo - Maria Mucci |
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Comitati Civici di San Salvatore Telesino e
Guardia Sanframondi contro la costruzione di
un’Inceneritore a San Salvatore Telesino
Bettoni ha perso a Bergamo a
favore della Lega,
Creta ha perso a San Salvatore
T., Nardone non c'è più da tempo,
Cicchiello da prima ancora…
non è che questo inceneritore
porta anche un po' sfiga?
Gentilissime signore Cutillo e Mucci,
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Spettabile Architetto
Visalli,
perché si rivolge solo
alle signore? I nostri due comitati
civici ed i cittadini attivi sono molto
più delle compagne Cutillo e Mucci.
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la
vostra breve lettera al signor Corbo,
che certo non ha bisogno della mia
difesa, mi ha colpito per la chiara
riproposta di argomenti già più volte
esaminati nei nostri frequenti dibattiti
indiretti (e non).
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Eravamo davvero in ansia
per il Suo silenzio, perché Le siamo
grati ogni volta per l’attenzione che
puntualmente ci dedica.
Effettivamente il signor
Corbo, giornalista di Repubblica, non ha
bisogno della Sua difesa e avrebbe
dovuto risponderci personalmente. Per
Lei, invece, quello che abbiamo scritto
è solo un ottimo pretesto per attaccarci
e tentare di ridicolizzarci.
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Naturalmente qui non è in gioco la
convinzione circa valori, o fatti, ma
un’azione concreta. Quindi concreti
interessi e desideri.
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Del suo scritto non ci
appassionano molto i Suoi desideri ma
piuttosto i Suoi interessi
(che coincidono però) e
che Lei definisce evidenti nel loro
scopo, e cioè di portare avanti il ‘Suo
progetto’, l’inceneritore a San
Salvatore Telesino.
Per quanto ci riguarda, i
nostri interessi sono sempre gli stessi,
cioè difendere il nostro bene personale
ed egoista: difendere la nostra salute e
il nostro territorio con la sua
agricoltura, una decente salubrità, una
inconfutabile bellezza paesaggistica e,
perché no, cambiare anche questo
modello di sviluppo ormai insostenibile.
Lei non ci capisce e ci dispiace perché
in effetti ha studiato tanto.
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I miei
sono noti ed evidenti, non faccio nulla
per nasconderli: sono uno dei consulenti
del proponente, è il mio lavoro, cerco
di farlo con convinzione e passione,
oltre che con professionalità,
competenza e saggezza. Potrei fare molti
lavori ed occuparmi di molte cose,
faccio questo perché credo che sia utile
e necessario ristrutturare profondamente
il nostro modello di sviluppo e il suo
cuore: il modello energetico.
Oggi
produciamo oltre l’80 % dell’energia
termica ed elettrica facendo un uso
dissennato, squilibrante, ineguale e
iniquo delle risorse fossili del
pianeta. Tra l’altro in questo modo
immettiamo in atmosfera gas
climalteranti che furono sottratti
milioni di anni fa, modificando
l’equilibrio termico che è il primario
bene comune (tale alterazione è tra
l’altro la causa della perdita di
fertilità agricola e dell’aggravarsi
della fame nel mondo). Inoltre teniamo
acceso il motore delle guerre di
sopraffazione e rapina che la nostra
parte del mondo compie sulle altre.
Superare tale modello, stupido e
ingiusto, non sarà facile. Un intero
mondo è costruito su di esso: decine di
migliaia di miliardi di euro di
investimenti accumulati nel tempo;
carriere e competenze, intere discipline
scientifiche e tecniche si sono
sviluppate per ottimizzare il ciclo del
petrolio; aziende quasi onnipotenti con
assetti multinazionali pervasivi e
grandissime capacità di convinzione e
mistificazione; l’immenso potere
dell’abitudine. Tutto cospira per non
mutare lo status quo. Il petrolio, si
dice, non finirà in tutto il nostro
secolo (troveremo altri depositi, poi
useremo gli ultrapesanti, le sabbie
bituminose, …); quindi potremo adoperare
il nucleare di terza-quarta generazione
e poi sul finire del secolo la fusione
(calda); qualcun altro dice che bisogna
solo risparmiare o solo decrescere (come
è evidente lo stiamo facendo da quasi un
anno, non sembriamo molto contenti).
Io credo
che bisogna spostare gli equilibri
consolidati e valorizzare altre risorse.
Tutte. Cercare di passare dall’80 % al
70, 60, 50, … arrivare a metà del secolo
al 50 e poi andare oltre. Bisogna farlo
per il riscaldamento globale, ma anche
per cambiare il modello distributivo e
alleviare le tensioni del mondo. Dopo
aver combattuto e vinto (o perso) la II
guerra mondiale per il petrolio, aver
combattuto, per tutto il resto del
secolo, la III a bassa intensità (si fa
per dire), aver aperto la transizione di
secolo con la I e II guerra irachena
(contro il “mostro” seduto sul petrolio)
e vedere esercizi iraniani in corso,
bisogna staccare la spina. Per staccarla
bisogna produrre energia distribuita,
dal sole, dal vento, dalle maree, dalle
biomasse, dalla terra, dagli scarti e
sottoprodotti… Tutta l’energia che si
può, perché non sarà mai abbastanza.
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Siamo molto contenti del
nobile intento di salvare il mondo che
afferma essere alla base della Sua
scelta lavorativa. Ci permetta, da
semplici cittadini sensibili ai temi
dell’ambiente, di esprimere dei dubbi
sulla bontà di tanti progetti
alternativi. Nessuno, a questo punto,
può difendere un modello di sviluppo
ormai insostenibile. Molti tecnici come
Lei hanno dovuto puntare su strade
alternative al petrolio per necessità,
non certo per convinzione. La crisi
ambientale è ormai riconosciuta da
tutti, come da tutti è riconosciuta la
necessità di cercare fonti di energia
alternative al petrolio. Di certo sono
più facilmente finanziati progetti e
tecnici che sbandierano l’uso di fonti
alternative. Sempre da semplici
cittadini sensibili ai problemi
ambientali, ma anche agli squilibri
creati da un sistema di sfruttamento
delle risorse e di consumo dissennato,
non ci fidiamo di chi afferma che
l’energia prodotta da fonti rinnovabili
può garantire gli stessi stili di vita
ed i livelli di consumo attuali ed
evitare, nello stesso tempo, i problemi
causati dallo sfruttamento del petrolio.
Per noi è proprio questo il problema. Se
si deve produrre energia da fonti
alternative per continuare a consumare
quanto e più di adesso, allora non va
bene la piccola centrale a biomassa;
occorrono megaimpianti, anche a costo di
stravolgere interi territori. Il nostro
territorio, per fortuna, ancora non si
avvia alla desertificazione, ed è per
questo che non vogliamo impianti che
possano inquinarlo e distruggerne
l’equilibrio. La desertificazione, la
fame, le guerre si evitano difendendo i
terreni agricoli e sistemi di vita più
sobri e sostenibili, non asservendoli ad
altri usi ad essi estranei. Col suo
“approccio strumentale”, esteso a
livello globale, banalmente si
sostituirebbe la guerra per l’energia
con una più grave: quella per la fame.
La fame nel mondo si evita recuperando
terreni per l’agricoltura, non per farne
coltivazioni per produrre, per esempio,
biocarburanti o combustibili sostitutivi
del petrolio. Ci sembra quantomeno
mistificante giustificare un
inceneritore in un territorio agricolo
per produrre energia da biomasse come la
nuova frontiera della lotta alla lobby
del petrolio ed ai danni che ha causato
e causa all’intero pianeta. Per Lei non
esistono le nuove lobby legate al
business dell’energia “pulita“? Basta
pensare a tutte le centrali a biomassa
(da dove arriveranno?) previste in
Campania per rendersene conto.
Poi, non sia superficiale
quando sentenzia sul risparmio e sulla
decrescita: non significano banalmente
calo del PIL (né questi ne è un indice)
ma riduzione consapevole, serena,
intelligente e controllata dei consumi.
Tutte le risorse del
pianeta sono finite ed i processi di
rigenerazione naturale non stanno più
dietro ai ritmi di consumo dell’uomo:
basta leggere i dati sui rifiuti
prodotti e sul fabbisogno energetico
pro-capite entrambi in crescita
vertiginosa. Che dice, Le sembra
sostenibile un sistema a crescita
infinita dove la produzione detta i
consumi e non viceversa?
Torniamo a noi: scalando
la questione e portandola oltre i
confini del nostro territorio, il nostro
conflitto con Lei si potrebbe anche
sintetizzare così: noi auspichiamo che
Le manchi il combustibile per il Suo
impianto perché crediamo nella
riduzione, di contro Lei ha bisogno che
i rifiuti, gli scarti ed i sottoprodotti
aumentino per massimizzare i MWh
prodotti e quindi i certificati verdi.
Che ne dice, che fine fa , o fa finta,la
Sua sostenibilità? |
Questi
sono, nella necessaria sintesi, i miei
interessi e desideri. Il mio lavoro.
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La Sua vita deve essere
alquanto arida però. Lei non mangia
fresca insalata appena colta né i dolci
fichi conosciuti e apprezzati già dai
romani. Non beve acqua fresca di pozzo
nè sorseggia del buon vino genuino, non
va al bar con gli amici, non apprezza
Pasolini e non conosce l’amore?
Interessi, desideri e lavoro: come
sopravvive?
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Quali
sono i vostri? Perché vi sta “a cuore”
la vicenda e avete fatto “enormi
sacrifici personali”? Certo la vicenda è
una bella arena, induce senso di
comunità e spirito di gruppo, questo è
emozionante e gratificante. Spiega
l’intonazione affettiva e coinvolgente
dei vostri interventi. Spiega anche
qualche forzatura polemica che nelle
conversazioni private non sempre emerge.
Diventare leader locale di una grande
battaglia per la democrazia e la libertà
è straordinario. Può esserlo tanto più
in una comunità come la vostra. Questa è
una parte della spiegazione
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Lei dimostra, o fa finta,
di conoscere davvero poco la nostra
realtà locale. Nessuno di noi è
diventato un leader locale, anzi. Lei ci
accusava precedentemente di avere
velleità da candidatura e, adesso che
L’abbiamo delusa, ripiega su questa
seconda ipotesi.
Non vogliamo diventare
famosi.
Non volevamo diventare
famosi nemmeno quando raccoglievamo le
firme contro la privatizzazione
dell’acqua e nemmeno quando cerchiamo di
contrastare le installazioni selvagge di
antenne UMTS vicino ai cimiteri, che
però sono vicine anche alle case e alle
scuole, in dispregio di una chiara
normativa urbanistica nazionale, e
nemmeno quando cerchiamo di organizzare
un Forum ambientale regionale.
Piuttosto Le spieghiamo
in che cosa consistono gli “enormi
sacrifici personali” che sembra
disprezzare: lunghe attese e insistenti
sollecitazioni a sindaci, assessori o
impiegati della pubblica amministrazione
per ottenere informazioni e documenti
relativi alla beneamata e legalissima
procedura Vocem che, diversamente, non
sarebbero stati resi noti ai cittadini e
che, più di ogni nostro scritto,
spiegano le tante “stranezze” e le
omissioni in termini di informazione e
coinvolgimento dei cittadini nella
gestione dei propri territori.
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Ma non
credo ci sia solo questo: se non sbaglio
alcuni dei “cittadini attivi” abitano a
brevissima distanza dal luogo del
potenziale impianto. Come sa credo
chiunque, un impianto termico con un
alto camino ha effetti per ricadute di
fumi di combustione principalmente a
qualche chilometro di distanza.
L’effetto temuto credo sia più concreto:
la perdita dei valori immobiliari
potenziali. Perché non dirlo? Se si ha
paura che gli investimenti di una vita
siano danneggiati da una iniziativa
industriale, perché parlare solo di
“democrazia” e “salute”? Forse perché è
un argomento egoistico? Di dubbia
legittimità?
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Lei è molto abile anche
dal punto di vista retorico a tentare di
squalificare un problema di tutti ad un
problema personale di pochi, ma i danni
dovuti alla ricaduta dei fumi e quelli
all’economia all’alto camino (non
dimentichiamo le nano-particelle, il
microclima alterato, le diossine
accumulate ) in termini di svalutazione
degli immobili e delle attività fondate
sull’agricoltura ed il turismo
coinvolgono una vasta area ed una
comunità di persone ben più ampia e
numerosa del “nostro” comitato o dei
“cittadini attivi”. Non dimentichi che
nel solo comune di San Salvatore sono
state raccolte 2000 firme nel giro di 3
giorni, non dimentichi tutte le delibere
contrarie alla costruzione
dell’inceneritore da parte di tutti i
comuni della Valle Telesina.
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Quando
infatti con fondi pubblici, o privati,
si fa una strada o un’infrastruttura
(es. un parcheggio, un centro
commerciale, un cinema o teatro, un
centro sportivo) che aumenta il valore
immobiliare delle aree limitrofe allora
nessuno protesta, tutti “portano a
casa”. Quando un’opera legittima e di
pubblico interesse (se non altro del
pianeta) rischia di danneggiare un
interesse concreto allora diventa un
“attacco alla democrazia”.
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Se avessimo avuto noi la
possibilità di decidere in materia di
pianificazione e uso del territorio
avremmo di certo limitato la
realizzazione di supermercati, pseudo
industrie sovvenzionate e inceneritori,
e avremmo contrastato le speculazioni
edilizie salvaguardando invece la
vocazione agricola del nostro territorio
e la filiera corta cui dobbiamo una
superiore qualità della vita che nessuno
sviluppo e conseguente aumento di
reddito, per lo più appannaggio di pochi
“benefattori” del pianeta, potrebbe mai
compensare.
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Proviamo
a dare alle cose il loro nome?
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Appunto! Per favore, lo
chiami INCENERITORE e non
termovalorizzatore come da dizionario
della lingua italiana! La legislazione
europea non riconosce il termine
termovalorizzatore. E le biomasse in
questione le chiami rifiuti speciali
come Lei onestamente richiede nella
autorizzazione.
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Cambiando
argomento, e scusandomi per la veemenza
dalla quale a volte mi lascio
trascinare, mi spiegate perché “di certo
non è una centrale a biomassa”? Qui
bisognerebbe mettersi d’accordo, altri
dicono che deve fare la procedura
energetica (che io ho proposto di non
fare nel 2005) perché tutti gli scarti
richiesti sono biomasse. Tutti gli
scarti sono rifiuti. Quindi è un
inceneritore, ma non vi stancate di
giocare con le parole? È un impianto
industriale che trasforma legna vergine
e di scarto (cioè al termine del suo
ciclo di utilizzo) in energia elettrica
e termica.
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Come lei stesso ci ha
ricordato nell’assemblea del 1.12.2008
ad Amorosi solo il 30% del combustibile
in ingresso nell’impianto sarà
costituito da legno vergine mentre il
resto sarà prelevato da materiale
legnoso di scarto con annesse colle,
vernici, etc, e non avete nemmeno ancora
deciso dove reperire tutti questi
scarti….
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Ma
soprattutto: in che stato e struttura di
governo vivete? In un paese nel quale
assemblee autoconvocate decidono per
acclamazione di tutte le questioni
tecniche, politiche, distributive,
morali?
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Che la Vocem abbia
seguito le “procedure stabilite dalla
legge” è discutibile. Lo dimostrano i
numerosi ricorsi al TAR e le opposizioni
al progetto di tutte le Istituzioni
comunali e provinciali democraticamente
elette (ripetiamo, democraticamente
elette e non lobbisticamente).
Come Le ricordavamo, solo
a San Salvatore T. abbiamo raccolto più
di duemila firme di cittadini,
consegnate agli uffici della Regione
Campania, con cui essi dichiarano la
loro contrarietà al ‘Suo’ inceneritore.
Tutto ciò non crediamo
possa essere definito come il risultato
di un’assemblea auto-convocata e
auto-referenziale.
Ma poi, Le sembra così
strano che delle persone, piuttosto che
riunirsi per stabilire come degradare un
territorio per il profitto di pochi
privati (magari ipocritamente mascherati
da benefattori del pianeta), o starsene
a casa, passivi, si riuniscano in
assemblee per partecipare alla
determinazione del proprio futuro ? Noi
la chiamiamo democrazia e della migliore
specie, quella PARTECIPATA.
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Un simile
paese non fa parte della tradizione
occidentale. Non è democratico, ma
populista (anzi è la macchietta del
populismo). I cittadini sono
comproprietari del territorio o decidono
del suo ‘uso’ solo nelle forme stabilite
dall’ordinamento e secondo le procedure
sancite democraticamente. Secondo i
vincoli della legge ed il rispetto dei
diritti istituiti (tra cui quello
dell’impresa), un progetto industriale è
tenuto a presentarsi ai cittadini nelle
forme previste dalla legge, che nel caso
di Vocem sono state integralmente
rispettate. Poi, volontariamente, può
andare oltre e fare eventi,
presentazioni, pubblicazioni. Ma non è
un obbligo e non inficia la legittimità
dell’iniziativa.
Vi invito
a leggere con attenzione “Fatti e Norme”
di Jurgen Habermas. Quando volete ne
parliamo nel dettaglio, era in effetti
oggetto della mia tesi di dottorato in
pianificazione del territorio.
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Non è che ne abbiamo un
cosi forte desiderio da prendere un
preciso appuntamento con Lei.
Del resto non ci risulta
che Habermas sia stato l’ispiratore
della Costituzione italiana o delle
“procedure sancite democraticamente” di
cui Lei sembra un cosi appassionato
sostenitore.
La convenzione di Aarhus,
invece, è stata recepita dallo Stato
italiano e dovrebbe essere rispettata
sempre, anche dalle Istituzioni del
nostro paese che dal 2004 hanno
interloquito con la Vocem e con Lei
tanto spesso.
(Comune di San salvatore
T., Provincia di Benevento, Regione
Campania, Governo,…)
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Un
progetto corretto e legittimo dialoga,
nelle forme dovute, con il Presidente
della Provincia in carica, con i suoi
delegati e quelli del Presidente della
Provincia di Bergamo, dialoga o comunica
- se può e vuole- con il Presidente
della Regione Campania in carica e avvia
l’iter chiedendo al sindaco in carica e
all’assessore al ramo.
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Certo un progetto
“corretto e legittimo” dialoga anche con
il Sottosegretario alla PCM, Letta, e
con il Sottosegretario alla protezione
Civile Bertolaso, che, però, in Campania
si occupa, guarda caso, solo di rifiuti
urbani e non di rifiuti speciali. Noi ci
chiediamo allora che succede, mentre i
giornalisti, secondo Lei, possono
scrivere qualsiasi cialtroneria che noi,
zitti e muti, li dobbiamo rispettare e
sorbirci anche le Sue velate minacce
perché non siamo stati abbastanza
rispettosi verso il giornalista in
questione.
Ci spiega gentilmente
cosa vuole dire o insinuare con “se può
e vuole” ?
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Se
l’impianto è “invasivo e deleterio per
le persone”, se permettete, signore, lo
decideranno le sedi competenti e non
un’assemblea autoconvocata e nella
quale, peraltro chi non è d’accordo
–come me- viene minacciato fisicamente
di botte se vuole civilmente (lei sa,
signora Cutillo che io lo sono sempre)
parlare.
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Architetto, crediamo
davvero che adesso Lei esageri. Botte e
minacce (?) anche a Lei come a
Cicchiello (?). Queste cose si
denunciano all’autorità giudiziaria, non
si affidano al gossip giornalistico.
Parla della sera in cui Le abbiamo
offerto una birra al bar? O della volta
prima in cui Le abbiamo spiegato che se
voleva illustrarci la bellezza
dell’impianto o i vantaggi economici
doveva farSi organizzare la conferenza
stampa dalla provincia di Bergamo perché
all’assemblea del comitato non eravamo
interessati ad ascoltarLa?
Eh sì, la mitica
conferenza stampa sempre promessa ma mai
vista…Hanno solo Lei a difenderli e,
effettivamente, fa bene il Suo
desiderato-interessato-lavoro.
Dove erano i suoi
avvocati? Poteva denunciarci allora… se
davvero L’abbiamo minacciata.
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Comunque
sono curioso: in che senso è
“antieconomico”? Perché è incentivato?
In questo mondo nel quale viviamo è
“economico” solo il petrolio, il carbone
ed il gas. Quindi la vostra posizione è,
in definitiva: nessuna fonte
rinnovabile, restiamo come stiamo.
L’energia elettrica facciamola solo
quando è economico nelle condizioni date
dal mercato (cioè con il gas in una
turbogas e il carbone in una grande
centrale).
Mi
permetto di non essere d’accordo.
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Non credo dobbiamo
spiegarLe noi che solo chi possiede
impianti di questo tipo ne trae un
vantaggio economico grazie al meccanismo
dei certificati verdi o dal CIP6 (pagati
direttamente o indirettamente dai
consumatori), e non certo per la
convenienza nella cessione in rete
dell’energia prodotta. L’unica
differenza, non trascurabile, rispetto
alle vere rinnovabili per cui vale
certamente la pena ricorrere a costi
aggiuntivi (solare in tutte le sue
forme, eolico, idro-elettrico, e ci
aggiungiamo anche il risparmio
energetico che fruisce di detrazioni
fiscali) è che in questo caso chi ci
rimette è solo la comunità che si
ritrova l’impianto addosso, senza alcun
rischio per chi “intraprende” o lo
sponsorizza, dato che si trova a Bergamo
o a Napoli.
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Chiudo,
anche se ci sarebbe molto altro da dire,
con la richiesta all’arbitro di un
cartellino “giallo” ed uno “rosso”: va
tutto bene, si può non essere della
stessa opinione o difendere gli stessi
interessi, si può essere avversari e
fare di tutto per far prevalere la
propria volontà e desiderio, non bisogna
perdere il rispetto. Non mi sono
piaciuti alcuni passaggi: per definire
qualcuno (soprattutto un giornalista) in
“mala fede” bisogna essere certi. Se
“sembra”, cioè non si è sicuri, è meglio
astenersi e rispondere nel merito, non
credete?
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In effetti il “sembra” ci
è scappato (lo ritiriamo, d’accordo?)
oppure dobbiamo ritenere che costui non
conosce l’ABC del buon giornalista:
documentarsi prima di scrivere. Non
sappiamo cosa sia peggio in questi casi.
Il giornalista Corbo
avrebbe dovuto, secondo noi, leggere il
Suo studio di impatto ambientale, la
corrispondenza Bergamo-Benevento e
alcuni documenti protocollati a San
Salvatore. Avrebbe dovuto, ad esempio,
leggere come da Bergamo si chiedeva a
Cicchiello e a Nardone di “armonizzare”
un importante atto della pianificazione
provinciale come il PEA con un impianto
di incenerimento. Il giornalista avrebbe
dovuto leggere una lettera dell’ex
assessore in cui si diffidavano le due
province e poi chiedere allo stesso che
cosa lo avesse convinto ad andare avanti
con lo stesso progetto e poi ancora
cambiare idea e addirittura dimettersi.
Invece il giornalista ha riportato la
notizia, incerta e non verificabile
riguardo a presunte botte e minacce
all’assessore… Come quelle fatte a Lei,
architetto Visalli. Corbo poteva leggere
le dichiarazioni dell’ormai ex
presidente della provincia di Bergamo,
Bettoni, che avrebbe voluto aiutare la
Campania a liberarsi di un po’ di
rifiuti nel VOSTRO inceneritore. Il
codice deontologico avrebbe dovuto
spingerlo ad informarsi, sentire diverse
posizioni sull’argomento e non
riportare, in modo superficiale, le
rivelazioni di un uomo che ormai da
oltre 3 anni non dovrebbe più occuparsi
di questa questione essendosi dimesso
sin dal febbraio del 2006.
Le sembra?
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Accusare,
senza avere prove e presentarle, persone
incaricate di pubblico servizio, come un
sindaco o un assessore, di aver tentato
senza successo di farsi corrompere e di
aver cambiato posizione perché non si è
trovato un accordo di tale natura merita
invece il “cartellino rosso”. Credo che
se fossi coinvolto personalmente il mio
avvocato avrebbe del lavoro (che di
questi tempi è sempre benvenuto).
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Prima di mettere in
dubbio la malafede abbiamo chiesto
chiarimenti: in due anni né il sindaco,
né l’ex assessore hanno partecipato alle
“ assemblee autoconvocate”. Dicevano che
venendo sarebbero venuti a “farsi
massacrare”.
L’ex assessore aveva
promesso di chiarire dei punti oscuri e
di procurare delle ‘carte’. Stiamo
aspettando fiduciosi. Premesso che si
era dimesso quando era ormai urgente la
sua firma sulla convenzione tra il
nostro comune e la Vocem, per noi
sarebbe importante conoscere le ragioni
delle dimissioni e quello che è successo
in quei giorni tra lui, l’ex sindaco
Creta e la Vocem. Perché si è interrotto
un rapporto tanto appassionato? Non
abbiamo, però, mai pronunciato la parola
corruzione.
Noi ci siamo
semplicemente chiesti come mai i nostri
amministratori abbiano cambiato la loro
posizione e non una volta sola. Essendo
i cittadini sempre all’oscuro di tutto,
non Le sembra che tre anni di trattative
meriterebbero un qualche chiarimento?
Ora vuole chiamare i Suoi
avvocati?
Con l’occasione ,
architetto Visalli, Le chiediamo ancora
una volta di rispondere ad alcune
domande sull’inceneritore:
1) Vorremmo conoscere il
luogo (una cava?) scelto per stoccare le
scorie e le ceneri tossiche
dell’inceneritore;
2) Come sarà trattata e
smaltita l’acqua necessaria per il
raffreddamento dell’impianto?
3) Quale sarà la
provenienza della “materia prima” che
sarà incenerita nell’impianto?
4) Quale convenzione
sarebbe stata sottoscritta con il
Comune?
5) Nel caso in cui il
“nostro” impianto seguisse il destino di
quello di Pozzilli, trasformato
nottetempo da bruciatore di biomasse
“virtuose” a inceneritore di CDR, - sa
di questi tempi, ci sarebbe qualche
interesse affinché questo accada - chi
si opporrebbe? Lei? …
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I nostri nuovi amministratori,
che in campagna elettorale, evidentemente
interpretando il comune sentire della gente, si
sono impegnati a contrastare in ogni sede, in
rappresentanza degli INTERESSI dei CITTADINI,
il progetto dell’inceneritore di San Salvatore
Telesino, ribadiranno, presumibilmente, la
posizione contraria del Comune alla costruzione
dell’inceneritore.
Crediamo che dovrebbe cominciare
a riconoscere che l’opposizione al suo progetto
non è la voce isolata di un comitato civico, ma
la posizione dell’Istituzione, democraticamente
eletta e più direttamente interessata.
P.S.: Per chiarezza, architetto
Visalli: anche questo articolo, inviato a
Vivitelese da Maria Pia Cutillo e Maria Mucci, è
frutto, come sempre, del lavoro collettivo dei
membri dei 2 Comitati.
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Per intervenire:
invia@vivitelese.it |
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