Festa
dell’uva. Raccogliamo il giudizio appassionato e
preoccupato di un lettore (M. P.). Lo lasciamo
così come è uscito dalla sua penna, convinti che
la sua incisività possa determinare una
riflessione ed un dibattito su quello che è
diventata la manifestazione.
“Una
originale tradizione vitivinicola con origine
nel ‘700 quando si celebrava la festa
dell’Addolorata, ripresa poi nel ‘78 con un
significato più laico ma non meno culturale,
oggi diventa ed è la strage di questa
tradizione, di uno stile di vita collettivo che
un tempo condensava l’euforia di un paese e nel
giro di alcuni anni assume le sembianze di un
quartiere generale di un benessere colpito e
quasi affondato. Ma la Pro-loco cosa fa? Nulla,
sono solo i mestatori del caos e
dell’approssimazione. Di solito di fronte alle
difficoltà ci si rimbocca le maniche e ci si dà
da fare, ma è un comportamento che non vale più.
Di sicuro questi faticheranno a rimboccarsele;
con le braccia incrociate non è facile!? Si
rendono almeno conto? Far sfilare “quattro
carri”: una scelta così demenziale non è
difficile da immaginare se pensiamo che dietro
vi sia un “unico regista”. Ma se ci fosse,
sappiamo che per “castrarlo” dovrebbero usare la
ghigliottina. Le facce di Solopaca sono tante e
si fa fatica a raccoglierle tutte in uno spazio
piccolo: sono quelle di un futuro che ha
ingoiato il passato senza rancori e talvolta con
spudoratezza mercantile. L’antica tradizione,
icona in Campania ed altrove, dove nel momento
di massimo splendore in passato lavoravano quasi
quattromila persone, è stata trasformata in una
Disneyland, in una gigantesca bolla speculativa.
La creatività e la cultura del passato
macchiata, spero non irrimediabilmente,
liquidata dall’ignoranza di una politica locale
dilagante, non riesce a vedere una solida
zattera di salvataggio per la comunità che si
avvicina a grandi passi. Buona fortuna!”
M. P.
Pro loco: nessun interesse politico, solo
volontariato
26-09-2009
“Le prime righe della lettera pubblicata
qualche giorno fa mi hanno provocato un po’ di
malinconia, ma andando avanti nella lettura mi
sono resa conto di condividere molte delle sue
parole, gentile M.P., con il quale avrei piacere
a parlare “de visu” considerando il fatto che
siamo concittadini. Tornare a Solopaca proprio
per l’occasione “Festa dell’Uva” e scoprire che
dopo qualche anno è cambiato molto nella
gestione, nell’entusiasmo, nella partecipazione
all’organizzazione, ma l’unica cosa a restare
costante è la capacità prettamente solopachese
ed innata di polemizzare a braccia conserte, mi
ferisce, considerando il fatto che fino a due
anni fa sono stata parte integrante
dell’organizzazione. Il senso della
manifestazione è molto mutato nel corso degli
anni, è vero, e lo spirito iniziale per certi
aspetti è andato perduto, purtroppo, e condivido
il suo rammarico. Ma perché prendersela sempre
con la Pro Loco? Con una Pro Loco che oggi non
esiste, che si limita ad essere formata da 4
persone che, durante il periodo antecedente la
manifestazione “icona in Campania”, è vero, si
rimboccano le maniche e tra l’organizzare la
sfilata storica, quella dei carri, convincere la
popolazione a partecipare attivamente, caricare
sedie di plastica, ingaggiare gruppi musicali ed
organizzare degustazioni, forse si dimenticano
di ricordarsi lo spirito reale della festa,
trascurando i particolari… beh, sfiderei
chiunque a farlo. Ed in tutto questo io non
leggo nessun interesse politico o qualche altra
cosa che comunque vada al di là dello spirito di
volontariato che, almeno in qualcuno è ancora
vivo. Le dietrologie sono legittime quando non
si è all’interno delle attività, e allora nel
condividere la malinconia nei confronti di
un’età dell’oro durante la quale lavoravano
migliaia di persone e nel condannare, anzi, nel
constatare la grettezza e l’ignoranza della
politica locale, esorto Lei e la popolazione
solopachese a svegliarvi da questo torpore
culturale nel quale si giace ormai da troppo
tempo e, senza voler trovare colpevoli o capri
espiatori, a rimboccarvi le maniche perché,
oltre a caricare sedie e distribuire acqua, c’è
bisogno di chi pensa, crea e costruisce da un
anno all’altro, al fine di lanciare
concretamente una zattera di salvataggio alla
comunità che effettivamente si avvicina a grandi
passi. Buona Fortuna!”
Annalisa Gambuti
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