Squisiti lettori e succose lettrici.
Io mi debbo scusare con voi perché
per un
frangente temporale
non mi sono fatto sentire per
qualche giorno e ne sento una forte
rammaricazione.
Ma in questo tramentre mi si sono
susseguiti fatti che era meglio che
non si facevano susseguire.
Il primo fra tutti, che poi è stato
la causa anche degli altri di dopo,
è stato l'arrivo nella
MIA cella di un
altro detenuto. E coi tempi che
corrono, non sai mai con chi rischi
di avere a che fare!
Eppure
IO avevo parlato
chiaro al direttore del carcere: con
me non ci voglio nessuno, chesenò
faccio succedere uno
sferisterio. Lui si
è scusato e -poveretto- non era
colpa sua, ma qua in Italia in
galera c'è sempre troppa gente, e
non saranno indulti e indultini a
risolvere il
pobblema, ma ci
vuole una
drasticistica eliminazione dei reati
che sono fonte di accumulo di gente
in prigione. Su questo ci conto,
perché il nostro Berlusconi l'ha
capito e sta facendo di tutto per
depenalizzare tante cose
che in un paese moderno come il
nostro non si capisce perché sono
considerati ancora reati!
Con la sorte che negli ultimi tempi
mi sta
martorizzando, mi è
capitato in cella un depresso
manicheo pieno di manie,
che si credeva trasparente:
questo si piazzava sempre davanti
alla televisione e non mi faceva
vedere niente. E io gliel'ho detto
una, due, tre, quattro volte «Lievate
'a nanze, NON SEI TRASPARENTE!»
Ma lui -essendo sempre la
depressiona- ogni
volta si piazzava davanti lo stesso.
E poi si pigliava le medicine per la
testa che gli
discombussolavano i visceri
e quando andava
sul progetto a interpetrare
appuzzolentava l'aria che nemmeno i
cani.
Per non
dilungarvi troppo di parole,
una mattina i secondini ci vengono a
svegliare per la colazione a letto,
e lo trovano morto sulla sua branda:
suicidio per incaprettamento.
Continuando con la mia sfortuna,
nessuno ci ha voluto credere che
s'era
incaprettato per
depressiona e io
sono finito per una settimana in
cella di isolamento, senza
televisione e senza internet!!
Per fortuna a Poggioreale c'è anche
mio figlio Giorgio
che ha potuto seguire i fatti dalla
sua postazione web. E lui ha deciso
che
Gennaro Capasso non doveva vincere
l'elezioni perché
aveva in lista un elemento non
all'altezza del compito:
Giovanni Nicola Tommaselli.
Questo chiamiamolo-candidato non ha
superato l'esame che il mio figlio
Giorgio gli ha
sottomesso per via
l'imeil.
Trattavasi di una serie di 100
domande a risposta multipla che mio
figlio aveva già posto a tutti gli
altri candidati di Capasso. I quali
candidati avevano ottenuto i
seguenti punteggi:
Gennaro Capasso
Francesco Bozzi
Pasquale Carofano
Carmine Covelli
Luigi Di Vico
Grazia Fasano
Sirio Festa
Maria Carmela Fucci
Donato Marcuccio
Luigi Materazzo
Lorenzo Meglio
Antonio Pucella
Filippo Sardisco
Michele Selvaggio
Patrizia Tanzillo
Valerio Vallone
Giovanni N.Tommaselli |
32/100
64/100
53/100
41/100
25/100
83/100
78/100
81/100
27/100
28/100
46/100
67/100
35/100
80/100
72/100
84/100
52/100 |
Il minimo per essere ammessi era
25, così sono
riusciti a entrarci tutti,
perfino Luigi Di Vico
per la rottura della scuffia.
Ma allora qual era il
pobblema? E mo' ve
lo spiego.
Una delle 100 domande
vertizzava sulla
città di
Predappio e voleva
sapere in che provincia si trova. E'
vero che uno aveva la libertà di
sbagliare 75 domande su 100, ma quel
Tommasiello là è andato a sbagliare
proprio quella. E mio figlio
è piantato su tutte le furiosità quando se n'è
accorto e ha detto come disse il
Duce:
«Su questo non transigo!»
E così abbiamo deciso di scegliere
Pino D'Occhio. Lo
so, non è docile come Capasso, ci
darà un bel daffare questo qua...
ma però poi c'è
anche più soddisfazione quando uno,
una cosa se la deve faticare un po'.
Io e Pino già ci affrontammo una
volta,
ve l'ho già raccontato:
"...Fra loro c'era un uomo col
sorriso fisso e con tanti peli nel
naso. Ho capito al volo che il capo
doveva essere lui, senza ombra di
dubbio. Quando l'ho visto mi sono
tirato un pelo dal naso e l'ho
invitato a fare altrettanto. Così,
armati di quei due peli rigidi, ci
siamo affrontati in un fioretto
amichevole. L'ho disarcionato
dopo due battute, ma lui si è saputo
ben difendere e ha perso con
onorevolezza. E questa è stata
l'occasione per diventare buoni
amici e per mettere in chiaro chi
sono io. A me, mi piace
comunicare così, che ti devo
dire...."
Perciò saluto il nuovo Sindaco e gli
faccio i miei più
ferventi auguri e
prometto che cercherò di evadere
al più prima da
questa cella (che mo' mi comincia a
stufare) per
venirlo a congratularsi con me
e stringerci la mano di persona.
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