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giugno 2009 - intervento di Flaviano Di Santo
Egregio sig. Di
Vico
mi
sfranco subito da un parere nei suoi riguardi.
Apprezzo moltissimo chi come lei, ha investito
molto nella cultura e fa con passione un
mestiere complicato e di grande responsabilità
civile.
Non condivido lo stile, pur rispettandone
l’opinione, che mi ha riservato per aver
espresso semplicemente una perplessità
sull’enfasi che si pone in genere
(principalmente da interventi scritti ed in
video del sito), sull’aritmetica generazionale
dell’essere telesini. Preferisco, e non perché
le mie origini non sono telesine, parlare di
cultura di integrazione, di diritti umani
piuttosto che campanilistici. Mi aspettavo, di
avere qualche opinione in merito, al posto di un
curriculum scolastico, anche se ho
(malignamente) pensato che non aspettasse altro.
Ho
provato successivamente, ad inserirmi nel filone
che mi è sembrato più aderente alla sua passione
di ricercatore su usi e costumi locali.
Mi
è sembrato di capire che lei ha scambiato per
mie, osservazioni che ho tratto semplicemente da
un grandioso lavoro di ricerca sulle tradizioni
locali, curato agli inizi degli anni ’70 dal
prof. Satriani e dal ricercatore Mazzacane su
Guardia e del suo comprensorio, scambiandomi per
uno Zarathustra che scende dalla montagna.
Questa osservazione mi ha lasciato (ancora
malignamente) pensare che pur avendolo messo in
curriculum non lo conosce affatto e che
preferisce ancora una volta parlare di distanze
culturali personali piuttosto di argomenti che,
le assicuro, m’intrigano personalmente
moltissimo .Con questa premessa ed ispirandomi
alla prima frase con cui mi ha accolto nella
comunità telesina …direi, adesso basta…nel senso
che se vuole continuare a parlare solo di questo
citandomi ne è libero, delle sue idee e del suo
stile espressivo. Abbiamo semplicemente esaurito
l’argomento. Sono solo (sinceramente) convinto
che un suo parere di studioso di cultura locale
lo avrei trovato più interessante di una
citazione su Nietzsche e che, per fugare la mia
prevenuta malignità e pur ritenendomi tra i
punti interrogativi di De Crescenzo, avrei
gradito anteporre un benvenuto ( dal momento che
sono un nuovo residente) a quelle che poi,
rimangono, in fondo sterili polemiche.
Ricambio infine, l’affetto dell’amico Emilio
Tazza con il quale, stiamo avendo più occasioni
d’incontro virtuale che davanti ad un bel caffè.
Su
quanto dici, penso che se l’azione giudiziaria
popolare avesse avuto ragione, adesso il
passaggio (da sopra o da sotto) non ci sarebbe
stato, perché le ragioni esposte al tar
(consentimi delle imprecisioni) non erano
sull’ipotesi di concussione come tu sostieni. La
soluzione di un sottopasso (credo) è adottata
proprio per minimizzare l’impatto ambientale in
contesti di urbanizzazione esistenti (se conosci
i disegni dell'opera in cavalcavia puoi
verificarlo). I maggiori costi sono ovvi ma
quello che ci dovrebbe preoccupare come
cittadini è se l’opera è realizzata a regola
d’arte per una sua corretta fruizione e non se
almeno qualche volta, si spendono i (nostri)
soldi per una giusta causa. Poiché, come ho
riferito prima, un po’ maligno lo sono anch’io,
l’ipotesi che ci possa essere un ‘tornaconto’
non lo escludo. A partire dal negozio alimentari
che ha fatto le merende agli operai che hanno
lavorato per un paio d’anni, ai fornitori edili,
all’economia in generale di Telese. Anche se
detesto come e più di te le cementificazioni
inutili, personalmente ritengo che questa
soluzione abbia complessivamente maggiori
vantaggi dell’altra sul lago. Se avessi avuto le
tue stesse convinzioni e certezze su un’ipotesi
di concussione non avrei esitato a denunciarlo
alla magistratura. Purtroppo, è realistico
pensare che nel fare un’opera comunque molto
invasiva, a qualcuno piace poco, nella stessa
misura in cui ci si può avvantaggiare nelle
lottizzazioni dei prg. Solo che in quest’ultimo
caso non credo ci siano stati molti ricorsi. Se
c’è un Mr Tambourine che spaccia è solo perché
ci sono mille clienti che fanno uso di droga.
Chi ha maggiore colpa è un grande dilemma…di
certo entrambi . Con affetto e stima per
entrambi.
Flaviano Di Santo
P.S.
voglio esprimere il personale apprezzamento per
il lavoro e la passione di quanti si adoperano
al mantenimento di questo sito a cui indirizzo
la mia personale stima
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giugno 2009 - intervento di Flaviano Di Santo
Mr
Tambourine to Del Deo
Apprezzo molto il tono ed i contenuti di quanto
Fulvio Del Deo scrive nel rispondermi sentendosi
chiamato in causa. Mi ero fatto l’idea, in
particolare da un intervento nel quale descrive
Telese come uno dei posti peggiori in cui
vivere, che non lo considerasse affatto un
‘modello da contagio’. Me ne rallegro ed anche
per i suoi gusti musicali. Sono convinto che
questo sia uno stile giusto per un libero,
democratico e costruttivo scambio di opinioni,
che arricchisce e non isola. C’è anche chi
preferisce esprimersi con un lessico da
iniziati…mah!! Io penso che ci si poteva fermare
anche alla metafora sul bene e sul male di ‘così
parlò Bellavista’ (quella del punto esclamativo
ed interrogativo) senza scomodare Nietzsche.
Mi
piacerebbe esprimere una riflessione sul
concetto di verità. Non condivido che qualcosa
sia vero solo perché l’abbia detto Vendola o che
sia riportato su Wikipedia, premettendo che non
ho antipatie per nessuno dei due. Una verità è
quando qualcosa risponde ad una legge
scientifica e cioè osservabile, ripetibile e
dimostrabile. Nelle attività umane e
nell’analisi del suo pensiero credo sia molto
difficile definire il vero o peggio ancora, il
giusto. Spesso confondiamo il parere o
convinzione personale con la verità che è
un’altra cosa. Chissà che qualche scienziato
della materia non ci possa illuminare in merito…
Infine vorrei dare
un contributo sulla questione del sottopasso
ferroviario di cui, ci sono stati diversi
interventi.
Da
quanto scrive Emilio Tazza ( che deve ancora
ricambiarsi del vin brulé che gli ho offerto al
rifugio ‘orso bruno’ di Marilleva) credo
manchino dei passaggi.
Il
primo tracciato del sottopasso era
effettivamente in cavalcavia con lo smonto però,
in parallelo alla linea ferroviaria fino a
raggiungere il vecchio passaggio a livello in
via scafa. Questo significa che per giungere
sull’attuale via Ferrari bisognava fare una
‘esse’ che avrebbe certamente allungato il
percorso per collegare l’intera zona . Questo
progetto venne fatto visionare agli espropriati
(tra cui mio padre) con invito ad osservazioni
in merito. La prima osservazione fu di
meraviglia per la procedura innovativa di
un’opera pubblica e fu comunque fatto presente
che, pur rinunciando ad una cubatura rurale(di
proprietà di mio padre) allora esistente sul
tracciato attuale, sarebbe stato
complessivamente migliorativo un percorso
rettilineo (quello attuale).
Ricordo di aver esposto personalmente la
questione all’ing. D’Occhio, che ritenne la
proposta in linea ai criteri del prg sulla
previsione di un’asse viario esterno. Per
ragioni che francamente ignoro ma che ritengo
assolutamente migliorative, il progetto è stato
poi realizzato in sottovia. Non posso dire con
certezza se questo fosse avvenuto senza una
controproposta di mio padre che ha agito contro
i propri interessi, per un vantaggio generale ma
posso testimoniare che è un caso in cui
l’amministrazione ha fatto un buon lavoro (
sembra una cosa straordinaria ma è quello che
dovrebbe essere normale) e che si è rischiata
la vanificazione dell’opera per ostacoli creati
dai cittadini stessi.
Ricambio a Del
Deo con due canzoni: imagine (J. Lennon) e
l’isola che non c’e (E.Bennato)
Flaviano Di Santo
uApprezzo
30 maggio 2009 - intervento di Flaviano Di Santo
Ancora sulla
Telesinità
Rispondo al signor Gino Di Vico e non a un certo
signore, che non scrive in anonimo ma come
giustamente richiede la regolamentazione del
sito, si firma. Con nome e cognome.
Mi
sento molto piccolo a confronto per aver
conseguito, alle scuole serali, la sola licenza
elementare e, nell’espletare il mio mestiere di
rappresentante di cromatina, non mi rimane
abbastanza tempo per gli approfondimenti
accademici. Ciò nonostante, frequento per
amicizia, stima personale ed interessi comuni,
gli illustri professori che cita.
Condivido comunque, quello che cita su quanto
concerne i valori culturali. La mia
osservazione, sperando di essere più chiaro,
aveva un indirizzo diverso da quello
interpretato e se non l’ha colta è solo colpa
della mia scarsa capacità espressiva.
La
confusione mi è venuta fuori, ascoltando da
questo sito alcune dichiarazioni della
coalizione a cui aderisce. Ho percepito un’
esaltazione della ‘telesinità’ , dalla citazione
del numero di generazioni, come fosse una
ragione valida per chiedere il voto e parlare di
‘maddalonesi’ come una specie di minaccia
barbara alle porte pur avendo una straordinaria
storia culturale alle spalle.
Faccio una piccola parentesi personale, sperando
che le possa essere anche utile anche ai fini
dei suoi approfondimenti di cultura locale.
Ripeto di avere origini guardiesi e nella mia
infanzia, ricordo che la considerazione del mio
ambiente di formazione su Telese, era come se
fosse una specie di ‘luogo di perdizione’. Le
cause erano diverse: l’esistenza dei Rom
(comunemente ed erroneamente conosciuti come
‘zingari che rubano i bambini’), il lago allora
balneabile che faceva qualche morto all’anno ed
in particolare quel disagio che coglievo nello
sguardo di mio padre quando facevamo visita ad
alcuni conoscenti che abitavano presso il
cosiddetto ‘vialone’.
Non era sempre chiaro nello spiegarmi, cosa ci
facessero delle donne semisvestite, sul ciglio
della strada. Anche attraverso la lettura di
esperienze personali di inserzionisti telesini,
scorgo che quegli anni avevano invece una
vivacità diversa. Il clima sociale del mio paese
era allora piuttosto attivo ed era una
conseguenza di quella ‘rivoluzione 68esca’ che
arrivò, di riflesso, anche su monte Coppe.
Avevamo due cinema , attività teatrali, circoli
culturali, gruppi musicali, due radio libere,
due discoteche ed una squadra di calcio in
promozione. Per non parlare delle iniziative
come ‘festa dell’uva’, i carri allegorici e la
tradizione di musica popolare . Ometto le
manifestazioni d’ispirazione religiosa per non
tediarvi. A distanza di anni è sparito tutto e
molte di quelle straordinarie attività sono
state adottate altrove.
Per chi non lo sapesse, il primo tracciato della
Benevento- Caianello , non era su Telese ma
attraverso monte Pugliano, direttamente su
Guardia e S. Lorenzo . Il ‘terrore’
dell’esproprio, fomentò un’azione popolare dei
guardiesi tale da indurre i progettisti ad
allungarne il percorso su Telese per evitare
malcontenti politici. Abbiamo evitato solo
l’occasione di sviluppo che hanno colto altri.
Il
mio ragionamento è questo: la componente
culturale di una comunità, anche se forte,
vivace, non ha lo svantaggio di rischiare
d’innamorarsi troppo di se stessa? Quando si è
troppo innamorati non si è obiettivi. Quando non
si è obiettivi, confrontarsi è disagevole. Il
fatto che Telese abbia avuto, a differenza dei
diversi paesi limitrofi, una identità culturale
meno ‘caratterizzata’, ha favorito lo sviluppo e
la concretizzazione di idee, progetti che in
altri posti sono nate ma fallite. Non aborro la
telenisità nel suo senso culturale, esalto
semplicemente la sua straordinaria capacità di
essere più snella e concreta di altre che
implodono su se stesse. Quello che detesto è
confondere il lato nobile dei valori culturali,
con l’aspetto pseudo-xenofobo.
Ho
definito ridicolo e lo confermo, il parlare di
telesinità se s’identifica ‘solo’ del suo
aspetto numerologico-generazionale ed ammetto
d’essermi sbagliato per gli spaghetti. E’
divertente… ma lo dico col sorriso sulle labbra
e con quel pizzico d’ilarità che non vuole
indispettire…anzi, mi creda sono curioso di
conoscerne la ricetta.
Infine per
chiarire e con tutto il rispetto per la
categoria dei calzaturieri ma mi occupo
d’altro.
Flaviano Di Santo
28 maggio 2009 - intervento di
Flaviano Di Santo
Telesinità, no grazie
Cari amici di ViviTelese,
Ammetto di aver scelto un titolo in stile
giornalistico ma spero di chiarirmi in seguito.
Da quando qualche mese fa abbiamo
preso la decisione con la mia famiglia di
trasferirci a Telese ho seguito con maggiore
attenzione i dibattiti del vostro sito.
Mi rammarico di
non aver avuto la residenza in tempo utile al
voto amministrativo ma vorrei comunque esprimere
un parere in merito.
Sono convinto
che, per chi come me osserva la vostra comunità
dall’esterno pur venendo dalle vicine colline
guardiesi, può cogliere aspetti che talvolta
sfuggono a chi ci vive dall’interno.
Nella stessa misura non se ne
colgono altri che si percepiscono solo
vivendola.
Negli interventi letti, ho
apprezzato sempre il dibattito e la denuncia
costruttiva dei tanti problemi che una piccola
comunità immancabilmente può avere. Mi ha
lasciato sempre perplesso invece, l’enfasi con
cui in molti inserzionisti deplorano
puntualmente ogni cosa. E’ una postura mentale
che inverte completamente le positività che
offre le caratteristiche di Telese. Per alcuni
che conosco direttamente ed altri di cui posso
dedurne l’origine, mi è difficile pensare che
non riescano ad essere ‘realisti’ circa i mille
aspetti della società in cui viviamo, che va
tutto male e che la colpa è sempre di qualcun
altro.
Se Bologna o
Brescia, piuttosto che Perugia o Urbino vantano
un organizzazione sociale a cui spesso si fa
riferimento non è a mio avviso, per la qualità
degli amministratori ma unicamente per la
qualità dei cittadini. Esprimere una classe
amministratrice di qualità è una diretta
conseguenza e non viceversa. Trovo francamente
ipocrita la posizione di quei candidati in
diverse liste che si esprimono con disprezzo
circa lo sviluppo edilizio locale. Spesso
direttamente ma comunque di riflesso, tutti
hanno avuto e traggono un vantaggio dallo
sviluppo socio-economico che Telese ha avuto
negli ultimi 30 anni. Anche a chi ha potuto
acquistare un abitazione dignitosa con una cifra
che non gli avrebbe permesso neanche un box auto
in altre realtà cittadine. Certo, mancano
talvolta importanti infrastrutture ma
ricordiamoci gli aspetti socio-politici in cui
siamo immersi per una valutazione complessiva.
Perché i
‘catastrofisti cronici’ non si sono candidati?
Quale occasione migliore per mettere in pratica
le proprie idee? Io credo che la democrazia, con
tutti i suoi difetti lo consenta ancora . Sarà
la sensazione di rischiare i soli voti del
proprio nucleo familiare? Allora, è più comodo
sparare che rischiare di rimanere impallinati.
Tra i candidati sindaci, che ho il piacere di
conoscere e stimare personalmente ne riconosco
la passione individuale che investono nella loro
attività. Personalmente ritengo che, tanto per
Telese quanto per qualsiasi amministrazione
locale, fare il sindaco è molto facile. E’ farlo
bene che diventa complicato in quanto deve
prevalere quella rara peculiarità di
manager-pubblico e non di un semplice
‘integerrimo applicatore delle normative
comunali’. Deve essere o dimostrare di saper
essere una figura credibile, fattiva, con la
capacità di promuovere grandi progetti
territoriali, evitando di compensare il
protagonismo nelle gestioni spicciole. Quando le
cose si fanno per davvero si può anche
criticarle e giudicarle nel loro aspetto
complessivo e personalmente ritengo che, pur non
condividendo alcune delle strategie operate
negli ultimi anni, nel suo complesso nessun
comune limitrofo reggerebbe un confronto
propositivo. Poi, nessuna azione umana è
perfetta e la vera forza è saper non ripetere
gli stessi errori, nessuno è in grado di non
commetterne affatto.
Adesso devo
chiarire la ‘non telesinità’ dei telesini . Il
valore ‘tradizione’ di una comunità trascina
anche il suo lato deteriore, quale il disagio di
confrontarsi , poiché prevale il fatto di essere
‘tipici’. Raramente in Campania che io sappi, ci
sono state integrazioni stanziali Rom come a
Telese, in parallelo alle classi sociali più
disparate, con l’unica spiegazione di non dover
acquisire una nuova identità culturale per
integrarsi nel suo tessuto sociale. Il dibattito
sulla Telesinità o meno, se esso vale per due o
più generazioni o se può giustificarsi per
l'esistenza degli 'spaghetti alla telesina', lo
trovo francamente ridicolo. Telesino o meno,
rimarremo certamente Sanniti, poi Campani, poi
Meridionali ecc.L'unico concetto incontestabile
è che siamo esseri umani con pari diritti e
dignità sull'intero pianeta Terra ognuno con la
propria identità personale.
Portare la propria è, con la
capacità di sapersi confrontare, il vero valore
aggiunto.
Il mio personale auspicio è che,
chiunque sieda la poltrona di sindaco, sappi
mantenere pur perfezionandole, quelle linee di
sviluppo che sono già un innegabile successo di
questa cittadina, evitando solo di ripetere
quegli errori già commessi.
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