Video del discorso di mercoledì 3 giugno
in via
SCafa
Video del discorso di domenica 24 maggio
in via Vomero.
3
giugno 2009 - Intervento di Gino Di Vico
Da quando la storia e la letteratura non sono
necessarie.
Egregio Sig. Di Santo,
C’è una scena nel film “Schindler List” di
Spielberg dove, a Cracovia, gli ebrei
rastrellati per essere rinchiusi nel ghetto
passano attraverso dei banchetti messi in
piazza, dove i soldati tedeschi operano una
sorta di censimento in funzione dell’
occupazione dichiarata da ognuno per avviarli al
lavoro.
Si avvicina un signore al quale il soldato, dopo
aver consultato la tessera d’identità, afferma
con tono marziale e perentorio: “Non
necessario”.
Il signore, nello sbigottimento e nello stupore
totale, mentre si allontana continua a ripetere:
“ Insegno storia e letteratura, da quando la
storia e la letteratura non sono necessarie” .
Mi permetto rispettoso di “uno stile giusto per
un libero, democratico e costruttivo scambio di
opinioni”, di dirle che penso lei stia facendo,
ancora una volta, un errore e cioè: credere che
un certo tipo di cultura perché, erroneamente
ritenuta “alta” ed ad appannaggio delle sole
classi egemoni, abbia in sé i germi della natura
di classe, cadendo così, in una sorte di
classismo al contrario sia portato a pensare
che la cultura più schietta e popolare abbia in
sé i germi dell’insegnamento democratico e sia,
o debba essere, in fondo l’unica e sola cultura
dominante .
“C’è anche chi preferisce esprimersi con un
lessico da iniziati…mah!! Io penso che ci si
poteva fermare anche alla metafora sul bene e
sul male di ‘così parlò Bellavista’ (quella del
punto esclamativo ed interrogativo) senza
scomodare Nietzsche.!
Francamente non capisco chi siano gli iniziati,
come non capisco perché, chi voglia, non possa
esprimersi come vuole: secondo i suoi studi,
secondo la sua formazione, secondo la sua
educazione, secondo il suo linguaggio, certi
tipi di censure non vedo come lei possa
conciliarle con la sua manifesta liberalità.
Ogni giorno, io professore di storia e
letteratura, avvio all’ ”iniziazione” decine di
giovani "scomodando" filosofi e letterati;
è il
“gioco eterno” dell’acculturazione e non me ne
faccio una colpa, non ne provo risentimento, non
mi fermo alla prima metafora se ce ne sono altre
mille a disposizione, credo che sia “la
civilizzazione” che vuole l’uomo perseguire “la
virtù e la conoscenza” elevandolo dalla sua
condizione di “bruto” procedendo attraverso la
trasmissione delle conoscenze qualunque esse
siano, per questo non tralascio di proporre
anche De Crescenzo se le sue conoscenze ed i
suoi insegnamenti, possano essere funzionali
alla didattica del sapere.
29
maggio 2009 - Intervento di Gino Di Vico
Adesso basta!
Cari amici di ViviTelese,
come avete avuto modo di leggere, io non mi
sono, benché candidato, mai proposto come
candidato, ho cercato di rimanere nel solco
della mia tradizione di “piccolo scrittore
telesino”. Siete stati voi a rimandare i miei
scritti negli spazi elettorali seguendo la
logica (credo giusta) di composizione del sito.
I miei scritti non hanno e non avranno, nemmeno
in seguito, il carattere della propaganda fine a
se stessa ma si limitano come sempre a muovere
da analisi personali per cercare di dare un
contributo alla discussione generale intorno ai
temi di pubblico interesse. Ebbene avverto un
senso di profonda pena per le parole di un certo
signore che definisce “ridicolo” che:
“Il dibattito sulla Telesinità o meno, se esso
vale per due o più generazioni o se può
giustificarsi per l'esistenza degli 'spaghetti
alla telesina”
Mi vedo allora, mio malgrado, costretto a
presentarmi per le mie credenziali e soprattutto
a difendere il valore della cultura che, come mi
hanno insegnato, è: ogni rappresentazione
dell’uomo e quando scrive la Bibbia e quando
cucina gli spaghetti.
Mi chiamo Gino Di Vico, sono laureato in Lettere
e Filosofia con il massimo dei voti, ho seguito
per quattro anni (avendone ottenuta la
possibilità) presso la Facoltà di Sociologia,
l’insegnamento di Antropologia Culturale con la
Professoressa Annamalia Signorelli, questo nome
forse ai più non dirà nulla, ma la Professoressa
Signorelli è stata allieva di Ernesto De
Martino, forse anche questo nome non dirà nulla,
ma Ernesto De Martino è stata il precursore
degli studi di Demologia in Italia, autore del
più grande studio mai fatto sul fenomeno del
tarantolismo pugliese “La terra del rimorso” al
quale ha preso parte la stessa Signorelli.
Ho superato ben
quattro esami di Antropologia culturale con la
votazione di 30 e lode, sarei rimasto volentieri
a fare il ricercatore se non avessi avuto altri
problemi più impellenti che volevano che
arrivassi presto al lavoro.
Sono stato allievo, nei seminari, di Lello
Mazzacane, altro nome che non dirà nulla ai più,
ma Mazzacane è il più noto documentarista delle
tradizioni popolari in Italia e all’estero.
Lello Mazzacane è molto conosciuto in zona per
aver condotto numerosi studi sui riti settennali
di Guardia Sanframondi.
Nonostante fossi iscritto a Lettere alla
Federico Secondo, ho seguito, con grande
sacrificio di luoghi ed orari ma con grande
piacere, le lezioni di Alfonso Di Nola presso
l’Istituto Orientale, altro nome che non dirà
nulla (provate a digitarlo insieme agli altri su
Internet”.
Ho appreso da questi Signori (con la S
maiuscola) il valore del folclore e del
folklorico ed ho imparato come si conduce una
ricerca, come si elaborano i contenuti
culturali.
Casa mia è piena di libri che rimandano ai miei
studi di antropologia (Lombardi Satriani, Mircea
Eliade, Alberto Cirese, Giovanni Bronzini, il
mio Professore di Università: Giuseppe Galasso,
Marcello Craveri, Pietro Camporesi, Giuseppe
Cocchiera) e mi fermo qui per non annoiarvi
oltre.
Ancora, limitatamente al tempo a disposizione,
vado alla ricerca “delle sopravvivenze
folcloriche” che, si informi qualcuno, sono
anche e soprattutto il cibo e gli usi alimentari
che danno la dimensione all’identità popolare,
la connotano, la identificano (ci sono studi sul
pane sardo che vi stupirebbero).
Il mio scritto è stato, pur nella sua, ovvia,
brevità e semplicità, condiviso da fior di
Professori che non hanno mancato di
rappresentarmi il loro apprezzamento:
Allora, di che parliamo!
22
maggio 2009 - Intervento di Gino Di Vico
Ancora, anche per queste elezioni è
ritornato come elemento di discussione
il concetto se Telese abbia o non abbia
radici, se noi siamo solo un crogiuolo
di gente messa insieme in chiave
rustico-paesana o se l'aver posto "la
prima pietra" abbia dato origini ad una
comunità con oggetti, segni, simboli,
valori, sentimenti, idee condivise. Vi
ripropongo a tal proposito uno scritto
pubblicato su ViviTelese alle scorse
elezioni e che, a mio giudizio, ben si
colloca nel dibattito attuale.
Esiste la telesinità? - 25-06-04 - Gino
Di Vico |
E’
passata, attraverso la propaganda
elettorale di alcuni candidati alle
ultime amministrative,
l’affermazione-provocazione che voleva
per alcuni ” l’essere telesino”
significare avere un qualcosa in più
rispetto ad altri che non lo erano.
Messa nel calderone della propaganda
fine a se stessa, una tale affermazione
prendeva connotazioni altre, fuorvianti,
sembrava sottintendere ad una presunta
superiorità razziale che proveniva
direttamente dall’appartenenza per
nascita alla comunità telesina.
Esiste la telesinità?
Prima di cercare di dare una risposta (
a modo mio); credo che bisogna dare una
risposta affermativa alla domanda,
soprattutto alla luce di quei tanti
telesini che benché lontani, hanno
risposto al richiamo della telesinità,
cercando a loro modo di introdursi via
internet nel dibattito socio-politico
sviluppatosi intorno alle ultime
elezioni.
Telesini che vivono la loro telesinità
come appartenenza, come nostalgia. Che
cosa è un paese? Dice il dizionario “
posto con tradizioni proprie! E cosa
sono le tradizioni? “Insieme di usi,
costumi, modi di pensare che vengono
trasmessi e mantenuti nel tempo”!
Quindi la telesinità potremmo esprimerla
come il possesso della tradizione: è
telesino chi, dalla sua nascita in poi
ha recepito e ne ha fatto cultura
personale, usi, costumi, modi di pensare
tipici della nostra comunità.
Ma a monte, la nostra comunità ha
elaborato nel tempo,usi, costumi e modi
di pensare, ha costruito una cultura
locale, ha avuto dei nuclei culturali
che potremmo chiamare di fondazione?
Per rispondere a questo ci soccorre la
storia, se prendiamo come inizio la data
del 1934, quando Telese divenne comune,
ebbene dobbiamo pensare che Telese aveva
un nucleo fondante forte, un senso di
appartenenza talmente forte ed altro (ad
esempio rispetto ai solopachesi) che li
portò a lottare per il Comune autonomo.
Si legge nelle memorie del maestro
Amilcare Di Mezza che Telese aveva,
attività economiche fiorenti, famiglie
illustri, “… una piccola e antica chiesa
e un piccolo e malmesso cimitero”, una
scuola elementare, aveva insomma
quell’insieme di “strutture e
sovrastrutture” che generano cultura.
In seguito ancora e più si sono andate
formando “ forme e contenuti” che hanno
dato ai telesini la telesinità: pensiamo
ai caduti in guerra, alle feste e riti
religiosi (culto di S.Stefano) e
addirittura alla gastronomia (tempo
addietro v’era un ristorantino che
vantava nel suo menù: gli spaghetti alla
telesina).
Infine, quindi, credo a buon diritto di
poter affermare: che la telesinità
esiste! Non certo come superiorità di
razza o di genia, ma come concetto di
appartenenza del quale non solo possono
vantarsi i telesini di nascita ma anche
quelli di adozione, poiché parafrasando
Stendhal che diceva per Milano (
milanesi non si nasce ci si diventa),
ebbene: Telesini non si nasce ci si
diventa!
Gino Di Vico
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18
maggio 2009 - Intervento di Fulvio Del Deo
Del Deo prova a rispondere a Di Vico
Signor Di Vico.
Rispondo alla
lettera aperta che mi ha indirizzato e spero
che stavolta le mie parole possano risultarLe
chiare.
Io non conosco nella maniera più assoluta né il
Suo viso, né le Sue idee politiche, né quelle
dei tempi andati né quelle di oggi; però se Lei
si definisce "comunista", allora penso che deve
aver capito giusto
il contrario di quello che ho
scritto. Ed è un po' avvilente per me
constatarlo, perché io non uso mai paroloni o
espressioni complicate!
Anzi, da quando mi sono accorto che ViviTelese è
letto anche da persone che a stento hanno preso
la quinta elementare
(e
che spesso sono le persone meno grezze e
ignoranti qui attorno) io mi
limito sempre al lessico più facile; per non
parlare poi delle
dotte citazioni, dalle quali mi
tengo sempre bene alla larga, perché
sono pallosissime per chiunque legga.
Ma veniamo al dunque: Lei si sente tirato in
ballo quando nel mio intervento dal titolo "Quando
l'unione non fa la forza" parlo dei
"traditori" dell'ultim'ora.
La invito a rileggere quel passaggio:
"quando la nave affonda
non ci si unisce a chi ha contribuito a
squarciarne la carena, e non si
sta immobili insieme a lui sul ponte ad
aspettare la Sorte!!"
Qui mi riferisco a quelle persone che fino a
ieri si sono dette dell'opposizione e che oggi
si sono schierate con Gennaro Capasso, pupillo
e continuatore della politica scellerata di un
uomo, Pino D'Occhio, indicato in questo
passaggio come "la
Sorte".
Continuiamo a leggere:
Soprattutto quando la
Sorte minaccia di
avere le inquietanti sembianze del nostro
guascone telesino, del nostro ruspantissimo
berlusconcello calabrosannita,
unico e legittimo padre naturale del Piano di
Devastazione Totale
Parlo di Pino D'Occhio, appunto,
il quale non vede l'ora di donare ai suoi pavidi
oppositori (sia a quelli di
sempre, sia ai "traditori" dell'ultim'ora) una
corona di fiori di broccolo, ecc..
Qui si parla degli oppositori che sono definiti
"pavidi" (cioè paurosi, fifoni),
perché si abbracciano tremanti sul ponte della
nave che affonda e non fanno nulla per evitarlo
(credo sia chiara la metafora della nave, no? il
nostro Comune che va in malora).
Tra questi
"pavidi oppositori" di Pino
D'Occhio ne distinguo due tipi:
-
quelli che sono stati oppositori di Pino
D'Occhio anche alle precedenti elezioni
(definiti nel mio intervento quelli
di sempre)
-
quelli che nelle passate
elezioni appartenevano alla stessa squadra
di Pino D'Occhio (definiti nel mio
intervento i
"traditori" dell'ultim'ora)
Lei, da "comunista", immagino che alle
precedenti elezioni non abbia appoggiato la
compagine Capasso-D'Occhio, perciò appartiene al
primo tipo di
pavidi oppositori, non ai
"traditori". O mi sbaglio?
Ho messo fra virgolette la parola
traditori
non perché alludessi a Lei (che, ripeto, non
conosco neanche da lontano!!), ma perché non
credo che siano davvero dei traditori, come ho
già spiegato diffusamente nel mio intervento: Il
gioco delle tre liste.
Lo rilegga con attenzione e poi
mi faccia sapere.
E adesso veniamo a noi: non si sente a
disagio un tantino tantino, a essere nella
stessa lista di quell'uomo -Gennaro Capasso- che
negli ultimi 5 anni non ha saputo fare altro che
devastare Telese così come già aveva iniziato
vent'anni fa Pino D'Occhio?
Un "comunista" come Lei non si vergogna di
essere in lista con il fascista Giovanni
Tommaselli??
Fulvio Del Deo
17
maggio 2009 - Intervento di Gino Di Vico
Caro Sig.
Fulvio Del Deo,
pur non conoscendoci bene provo un certo affetto
per la sua figura, che è lo stesso affetto che
provo per tutte quelle figure, segni, cose,
sembianze ed altro che hanno popolato la mia
gioventù e che abitano il mio mondo interiore e
ora, che sempre più, mi avvio a diventare
anziano, recupero nei miei ricordi come un
patrimonio che vorrei lasciare quanto meno ai
miei figli.
Lei mi ricorda, quei simpatici indiani
metropolitani che popolavano le piazze dove noi
comunisti , allora più per caso che per
ragione, consumavamo i riti di una stagione
“formidabile” e forse, chissà che non abbiamo
cavalcato insieme “L’orda d’oro” in quegli anni.
Sicuramente credo, non so quanto
consapevolmente, lei recuperi nelle sue
invettive quella creatività tipica di quello che
noi chiamavamo “il movimento”.
Spinto da queste considerazioni, si figuri che
sono arrivato a proporla come candidato nelle
fila della compagine con la quale avevo iniziato
questo percorso elettorale sentendomi rispondere
“Nun dicimme scemenze” (espressione che vista la
sua dimestichezza con la parlata dialettale
dovrebbe essere per lei di facile comprensione).
Vengo al fine al motivo di questa lettera, credo
che nel suo ultimo scritto quando lei virgoletta
la parola traditore mi chiami direttamente in
“ballo”, sono per questo stato assalito da un
dubbio che forse abbia ragione il mio amico
Daniele quando dice che io sia comprensibile a
pochi, perché penso che in questo caso lei non
abbia capito bene il senso delle parole di
Polibio che io recuperavo facendone un mio
pensiero (accade spesso che quando trovi chi a
mio giudizio parli e si spieghi meglio di quanto
possa fare io, lasci a loro tradurre il mio
pensiero).
Mi permetto quindi, con molto affetto e cortesia
che le posso assicurare non nasconde nessuno
retropensiero e vuol essere completamente
rispettoso della sua intelligenza di riproporle
solo un pezzo dello scritto “È invece traditore
chi al nemico consegni la città "per garantire
la propria sicurezza e per procurarsi vantaggi
personali”.
Con stima, Gino Di Vico
13
maggio 2009 - Intervento di Gino Di Vico
Cari amici di
ViviTelese,
non so, adesso che sono un candidato, come
prenderete i miei scritti ma io vorrei essere
considerato come il Gino di Vico di sempre che
ogni tanto dà sfogo alle sue smanie letterarie e
vi invia qualche sua pagina.
Quand’ero ragazzo ed iniziavo ad intendere di
politica, presi fin da subito a dividere il
mondo in buoni e cattivi. Iniziai a professare
quella religione manichea che vuole che tutto il
bene coi suoi annessi e connessi sia sempre da o
di una parte, al contrario dall’altra parte
sempre e comunque il male. Ero talmente convinto
che non ascoltavo nessuno, e come mi piaceva
cullarmi in quella convinzione così
rassicurante; e come era bello pensare di avere
sempre le risposte per tutti, le soluzioni per
tutto.
Tiravo dritto, anche quando trituravano a pezzi
le mie convinzioni, passavano sopra i miei
ideali, non tenevano in conto i miei sentimenti
o quelli di una intera generazione.
Per anni sono rimasto sull’isola a combattere
mentre la guerra era finita.
Sarà per questo che adesso provo un po’
d’invidia per quelli che ancora professano il
manicheismo, convinti come sono che ancora il
mondo si divida in buoni e cattivi e non si
accorgono che il confine è sempre più sottile,
tale che inizi ad essere buono o cattivo o più
prosaicamente “a puzzare” quando solo ti sposti
di un passo dalla parte opposta.
Provo un po’ d’invidia per quelli che hanno le
verità rivelate, che aprono il loro prontuario
di massime e regole e trovano la formula
intelligente per dire agli altri che sono
cretini soprattutto quando non gli dicono il
perché ma che sono cretini a prescindere.
Beati loro che la sera vanno a coricarsi
tranquilli, convinti di aver ancora una volta
manifestata la loro infinita saggezza e sparso
un po’ di perle per noi poveri “porci”.
Provo un po’ di invidia per le loro torri
d’avorio da dove non scendono mai per non
sporcarsi, sempre pronti a versare olio bollente
sui nemici.
A loro dedico (stavolta senza scomodare filosofi
e letterati), il testo di questa famosa canzone:
Mi ricordo che anni fa
di sfuggita dentro un bar
ho sentito un juke-box che suonava
e nei sogni di bambino
la chitarra era una spada
e chi non ci credeva era un pirata!
.... e la voglia di cantare
e la voglia di volare
forse mi è venuta proprio allora
forse è stata una pazzia
però è l'unica maniera
di dire sempre quello che mi va!...
Non potrò mai diventare
direttore generale
delle poste o delle ferrovie
non potrò mai far carriera
nel giornale della sera
anche perché finirei in galera!
.... mai nessuno mi darà
il suo voto per parlare
o per decidere del suo futuro
nella mia categoria
è tutta gente poco seria
di cui non ci si può fidare!...
Guarda invece che scienziati,
che dottori, che avvocati,
che folla di ministri e deputati!
pensa che in questo momento
proprio mentre io sto cantando
stanno seriamente lavorando!
.... per i dubbi e le domande
che ti assillano la mente
va da loro e non ti preoccupare
sono a tua disposizione
e sempre, senza esitazione
loro ti risponderanno!...
.... io di risposte non ne ho!
io faccio solo rock'n' roll!
.... se ti conviene bene
io più di tanto non posso fare!...
Gli impresari di partito
mi hanno fatto un altro invito
e hanno detto che finisce male
se non vado pure io
al raduno generale
della grande festa nazionale!
.... hanno detto che non posso
rifiutarmi proprio adesso
che anche a loro devo il mio successo,
che son pazzo ed incosciente
sono un irriconoscente
un sovversivo, un mezzo criminale!...
Ma che ci volete fare
non vi sembrerò normale
ma è l'istinto che mi fa volare!
non c'è gioco ne finzione
perché l'unica illusione
è quella della realtà, della ragione!
.... però a quelli in malafede
sempre a caccia delle streghe
dico: no! non è una cosa seria!
e così e se vi pare
ma lasciatemi sfogare
non mettetemi alle strette
e con quanto fiato ho in gola
vi urlerò: non c'è paura!
ma che politica, che cultura,
sono solo canzonette!...
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