Audio del discorso di
domenica 24 maggio
in Corso Trieste.
5
giugno 2009 - segnalazione di Maria Pia Selvaggio
E’ donna e sa
dimostrarlo ogni volta che le parole la
riconoscono, ogni volta che fa di ogni suo
giorno una missione tra spirito, passione,
essere e ogni volta senza troppi riti
consacratori di parole. Maria Pia Selvaggio, da
scrittrice di successo, conosce ogni angolo di
Telese Terme, e sa quale parte cambiare e quale
parte tenere.
Con la densità di
una pietra e i suoi respiri che annunciano
grandi obiettivi fa della sua carriera un
backstage profondamente legato alla cultura,
alla lettura, alla scrittura, al giornalismo. Ai
giovani. Da insegnante del liceo Scientifico di
Telese Terme rappresenta la cultura di un paese,
le tradizioni, gli antichi malesseri e le nuove
gioie. E ogni volta, senza né sconti, né
bavagli, né giri di parole è fermamente convinta
di ciò che è necessario e ciò che bisogna
cambiare. Perché lei la scuola la vive di
giorno, quando gli alunni sbadigliano, quando
sono alla ricerca di un si che dalla scuola
spesso non arriva.
Conosce la loro
pienezza e crede nel rapporto coi suoi alunni,
coi suoi “figli” di scuola, di piazza, di Terme,
quelli presi dalla passione della lettura, e
anche da quelli che sbadigliano e che ci credono
poco. Tutti. Li ama tutti e lo dimostra nei
corridoi. Li ama perché li conosce, li guarda,
sa chi sono. Non ha paura di farlo capire. E
ogni viso familiare è qualità da riconoscere,
anche per i meno giovani. Quelli che amano
stare in giro e guardare il mondo sotto un
taglio tutto culturale tra libertà e imposizione
personale. È lei, che conosce la popolazione
telesina di grande rilievo storico e vede le
donne di ieri come il sacrificio per quelle di
oggi. Un esempio di coraggio, di ricrescita e di
comprensione.
È lei la “nuova”
donna: libera per i suoi ideali, giusta per i
suoi modi: senza effetti speciali, né ricami.
Emozioni, legami e convergenze che crea
naturalmente, senza né tempo, né spazio, grazie
alla disponibilità che la rende protagonista.
2
giugno 2009 - intervento di Maria Pia Selvaggio
“Nudi, sdraiati raso terra ci sforziamo di
imitare il nostro cadavere, e ci lasciamo rodere
dai vermi dell”esserci”. Riti consacratori di
parole, di cui dovrebbero essere degni soltanto
i più puri, scricchiolano a caso e poi muoiono,
pallidi, e senza segni particolari. Le spalle
rigide e appena appena risalenti, le mani un po’
fredde e sudate, il peso del corpo che piomba
nell’aria con la densità di una pietra,
l’acquisto, in una falsa pienezza, del loro
senso di attributi postumi…quasi tutti ad
attraversare un progetto di programma.
L’odio inconfessato o spudoratamente concesso
rende dormiente il fondo dell’amore e predispone
tutti alla mansione di scultore…
Achille invidia Ettore , Ettore è impaurito e
Patroclo è sublime nella vuotezza infinita della
morte annunciata.
Cimentiamo i respiri a dare fiato alle trombe
per annunciare abili corpo a corpo, privi
oramai dell’ingenuità dei primi anni di guerra:
tutti vedovi di quello o quell’altro compagno
che meritava di essere un nemico.
E
l’incendio serpeggia fino al porto, giungendo a
leccare il ventre delle navi; turbe bizzarre
sbucano come fiumi e cozzano contro i tronchi e
le vele, mentre alberi fragili scelgono il
partito del fuoco che non teme di abbracciare i
morti sui letti di legna dei roghi…
E
le donne che rappresentano per gli uomini la
parte istintiva si sentono sgozzare nella
mandria, dove non riscontrano lineamenti umani.
Qualcuno prova rancore per la madre, e per
averlo portato da bambino ai bagni dello Stige ,
per immunizzarlo contro la paura, come se
l’eroismo non consistesse appunto nell’essere
vulnerabile…
Affondate nella gelatina rosa , le donne sanno
tagliare i nodi gordiani delle viscere e
,urlanti, sanno partorire la morte per la
breccia delle ferite.
Scacciamo l’incantesimo con forza, come se
lanciassimo una spada; spacchiamo l’esile
corazza di chi scortica impaziente un cadavere
d’oro…
Sosteniamo il capo di quella vittima degna di
essere un amico e non cadiamo nella gola
infernale dello stupro delle parole…
Il
delitto del pazzo è quello del
preferirsi…preferiamo chi non si spaventa di
amare.
Non tocchiamo il fondo della miseria umana:
preferiamo la menzogna all’inganno…irrigidiamo
nel dolore, ma non imputridiamo…respingiamo le
solitudini e cogliamo frutti d’universo.
Non priviamo Telese di astri, non camminiamo a
tastoni per trovare la porta dei sotterranei…non
limitiamoci al moto distratto che sbaglia i nomi
e le porte su cui bussare.
Un
qualsiasi passo falso potrebbe farci ricadere
sul nostro stesso corpo. Non accettiamo a fondo
perduto la follia d’intenti…
Inginocchiamoci ad auscultare, come dottori, i
petti…e fermiamoci su quello che batte più forte
per Telese…quello di Pino D’occhio.
Con profonda umiltà Maria Pia Selvaggio
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