Campagna elettorale maggio-giugno 2009

Telese Terme

Elezioni Amministrative 2009 

I commenti dei cittadini

 

 

in alto gli interventi più recenti

 

5 giugno 2009 - intervento di Emilio Tazza

 

Il veto a Gianluca Aceto.

 

Ho letto l’intervento del candidato a sindaco Giovanni Liverini che dichiara di non esserci mai stato alcun veto alla partecipazione di Gianluca Aceto nella sua lista. Sostenere il contrario, come ha fatto Aceto nel comizio del 2 Giugno, sarebbe un’affermazione “totalmente falsa e mistificatrice dei fatti”.

 

Penso di poter offrire qualche elemento di chiarezza sulla questione del “veto” essendo stato io stesso un testimone diretto della vicenda.

 

Lo faccio raccontando i fatti partendo dal punto in cui Liverini si è fermato.

 

Mercoledi 6 Maggio 2009 (prima della presentazione delle liste prevista per le ore 12.00 del Sabato successivo) il Partito della Rifondazione Comunista di Telese Terme convocò (alle ore 20.00) un’assemblea straordinaria degli iscritti e dei simpatizzanti per definire la posizione del partito in occasione delle elezioni amministrative del 6-7 Giugno 2009.

 

Nell’assemblea prevalsero due posizioni:

 

-     Appoggio esterno alla lista Liverini (posizione sostenuta da Gianluca Aceto);

-     Presentazione di una lista di partito (posizione sostenuta dall’assemblea).

 

Io ero presente come elettore del Partito Democratico e sostenni la necessità di convogliare Rifondazione Comunista nella lista Liverini. Le mie argomentazioni, dopo non pochi sforzi, spostarono il baricentro della discussione sull’opportunità di aderire alla lista Liverini. La proposta passò a maggioranza e fui delegato, con ampia possibilità di manovra, per raggiungere lo scopo. Sulla base di tale mandato, ho contattato Liverini subito dopo l’assemblea (ore 22.00) che, dopo qualche ora, si è incontrato con Gianluca Aceto alla presenza mia e di Alfonso Grillo. Nell’occasione fu concordata la candidatura di Gianluca Aceto in lista e ci lasciammo con l’intesa di risentirci la mattina successiva (Giovedi 7 Maggio) condividendo con Liverini la necessità di subordinare la decisione finale all’approvazione del suo gruppo.

 

Da qui il veto a Gianluca Aceto.

 

Se c’è qualcuno che mi può smentire su questi fatti  si faccia avanti.

 

 

 

3 giugno 2009 - intervento di Emilio Tazza

Ciao Flaviano,

 

Ho letto il tuo intervento sul sottopasso ferroviario e prendo atto che sull’argomento abbiamo opinioni divergenti.

 

Tu ritieni che il sottopasso sia “complessivamente migliorativo” rispetto al cavalcavia perché garantisce un “percorso rettilineo” eliminando un tratto ad “esse” che avrebbe allungato il percorso. Sulla base di questo unico motivo affermi di poter testimoniare che “… l’amministrazione ha fatto un buon lavoro…”. Troppo poco.

 

Io invece ritengo il sottopasso assoggettabile a pesanti censure. E ho anche spiegato i vantaggi del cavalcavia. Li ripeto a me stesso riportandoli così come li ho già esposti nel mio intervento del 18.05.09 su Vivitelese:

 

-     Tempi di realizzazione molto più rapidi rispetto alla sottovia

-     Abbattimento notevole dei costi e della manutenzione

-     Minore impatto ambientale e tutela delle parametrazioni urbanistiche.

 

Si tratta, nel complesso, di una rendicontazione d’indiscusso vantaggio per l’intera comunità.

 

Non ho dubbi sulla bontà del tuo intervento ma penso che la chiave di lettura dell’intera “operazione sottopasso” la offra tu stesso laddove affermi:  “Per ragioni che francamente ignoro… il progetto è stato poi realizzato in sottovia”.

 

Ecco, proprio qui sta il punto!

 

Io, diversamente da te, non ignoro affatto le ragioni per le quali è stato fatto il sottopasso in sostituzione del previsto cavalcavia.

 

Su queste delicate ed inquietanti ragioni mi esprimo meglio.

 

Dirottare maggiori flussi finanziari per sovradimensionare inutilmente un’opera favorisce il saccheggio delle risorse pubbliche a vantaggio delle lobby che hanno potere d’interdizione sulla politica degli affari connessa agli appalti.

 

Va bene così? E’ più chiaro?

 

Ti saluto con affetto.

      Emilio Tazza

 

 

P.S. Mio caro Flaviano, prova a raccontarlo ai cittadini di via Scafa, Via Ferrari e di tutta Telese l’aspetto migliorativo del sottopasso se, alla prima pioggia, le auto vi restano bloccate per allagamento. T’informo che proprio questa notte - e per l’ennesima volta - tutti i cittadini sono stati allietati dalla stramaledetta sirena del sottopasso reso inagibile dalla pioggia. Con buona pace del collegamento tra le due zone. Forse valeva proprio la pena di realizzare un cavalcavia con una “esse” in più ma con molti “inconvenienti”  in meno.

 

 

 


 

 

A proposito del sottopasso ferroviario

di Emilio Tazza - 29 maggio 2009 

 

 

Gli interventi su Vivitelese sono tutti preziosi perché, oltre ad offrire lo spunto per esporre il proprio punto di vista, consentono di fare opportune precisazioni.

 

E a proposito del sottopasso ferroviario, tirato in ballo qualche giorno fa su questa piazza virtuale, non voglio lasciarmi sfuggire la ghiotta occasione d’intervenire.

 

La vicenda - iniziata nel 2002 - coinvolse un’ampia fascia di cittadini che costituirono anche un comitato civico per opporsi alla realizzazione dell’opera. Io stesso fui tra i promotori e, all’epoca, ebbi modo di scrivere che “L'opera non può definirsi una scelta operata nell'interesse dei cittadini e nemmeno una soluzione urbanistica sbagliata, essa è semplicemente una porcheria sponsorizzata da pochi amministratori in spregio agli interessi generali” (v. intervento del 22.08.02 su Vivitelese).

 

L’opinione nasceva da una semplice osservazione fatta sulla cartografia del Piano Regolatore Generale dove, per collegare le due zone di Telese divise dalla ferrovia, non era previsto alcun sottopasso ma un cavalcavia da realizzarsi alla Via di Piani, (distante qualche centinaio di metri dall’attuale sottopasso). La costruzione del cavalcavia presentava innegabili vantaggi:

 

-     Tempi di realizzazione molto più rapidi rispetto alla sottovia;

-     Abbattimento notevole dei costi e della manutenzione;

-     Minore impatto ambientale e tutela delle parametrazioni urbanistiche.

 

Apparve subito chiaro che con l’opzione del sottopasso, adottata in difformità al PRG, alcuni amministratori miravano ad escludere dal tracciato originario alcune aree che non dovevano essere espropriate. L’aumento dei costi, poi, garantiva una maggiore movimentazione di danari, tale da saziare gli appetiti che normalmente ruotano intorno al meccanismo degli appalti.

 

Tuttavia, penso che la scelta scellerata del sottopasso abbia provocato un disastro ancora più grave.

 

Aver abbandonato il progetto che prevedeva il cavalcavia ha sovvertito l’impostazione generale del P.R.G. e, conseguentemente, il reticolo di strade previsto nelle zone di espansione della ferrovia non potrà più essere collegato con la zona esterna del paese per decongestionare il carico urbano. Con buona pace del traffico che continuerà ad essere indirizzato verso l’unico sbocco obbligato che è il quadrivio al centro del paese.

 

Sono convinto che se ci fosse stata una più ampia partecipazione dei cittadini ed una maggiore consapevolezza del problema, si sarebbe potuta evitare l’ennesima iniezione di cemento al paese.

 

Emilio Tazza

 

 

 

 

 

 

Risposta "multipla" per ViviTelese

di Emilio Tazza - 22 maggio 2009 

 

Confesso che dopo le osservazioni al mio intervento del 18 u.s. da parte di Daniele Marra, Luciano Frittelli, Michele Clarizia e Fulvio Del Deo, ho riletto quanto avevo scritto e ho tirato un sospiro di sollievo nel verificare che non c’era spazio a fraintendimenti. Posso quindi rilevare qualche inesattezza e fare alcune precisazioni.

 

Daniele Marra mi attribuisce l’idea di una politica assente a Telese Terme in contrapposizione alla sua opinione (“Eppure, a mio avviso, la politica è presente…” dice). In verità io sostengo l’assenza di uno schieramento politico compatto e l’assenza di indicazione di voto da parte dei partiti politici. Non sostengo l’assenza della politica. Tutt’altro!

 

Mai come questa volta, gli assetti delle tre liste sono stati la conseguenza di scelte fortemente influenzate dallo scacchiere politico provinciale e regionale. Lo sanno bene gli uomini di partito scesi in campo (siano essi candidati o meno) il cui destino politico è saldamente legato al risultato di queste elezioni amministrative. L’apparente disordine in cui si muovono i partiti e le posizioni sparpagliate dei singoli preludono, in realtà, alla resa dei conti. Chi vince fa cappotto e prende tutto: governerà il comune, gestirà il partito di appartenenza, avrà diritto di prelazione su future candidature. La posta in gioco è alta e chi pensa che i partiti resteranno fuori dalla partita è un ingenuo o in malafede.

 

Per quanto concerne i candidati a sindaco, di cui non mi sfugge l’appartenenza di partito, ho già detto che la necessità di attrarre consensi a tutto campo non promette loro di esporsi con connotazioni politiche. Ho anche detto che gli schieramenti politici disseminati nelle tre liste non consentono scelte di appartenenza. Ma siccome Daniele Marra mi tira per i capelli (che non ho) richiamandomi a tutti i costi al senso dell’appartenenza politica, sono costretto a ricordargli che, nonostante le fatiche per rafforzare la lista Liverini con l’ingresso di Rifondazione Comunista, ho dovuto prendere atto, con profondo rammarico, che un uomo di sinistra ha dovuto subire il diktat della destra per escludere l’allargamento a sinistra della sua lista. Si tratta di un errore che peserà molto sulla scelta di voto di una fascia non trascurabile di elettori e sul quale lo stesso Marra sorvola sbrigativamente (“…nonostante gli errori e quant’altro…”).

 

Il veto a Rifondazione Comunista è un errore al quale anche il buon Luciano Frittelli fa riferimento laddove riporta che sulle motivazioni dell’esclusione “l’analisi politica impone di valutare a fondo queste motivazioni, e che quindi la posizione di Aceto poteva essere considerata diversamente”. Salvo poi archiviare la questione come “giochetti politici” di scarso rilievo. Appare evidente che un minimo di strategia politica non avrebbe guastato.

 

Sulla passerella della “deputazione sannita” del PdL a sostegno di Capasso che tanto ha allarmato gli avversari, suggerisco di non scandalizzarsi più di tanto dal momento che tutti i partiti spesso intervengono a favore dei propri candidati per rinforzare l’intera lista civica a cui appartengono. Lo fanno con lo scopo preciso di dare un’indicazione di voto al proprio elettorato e per legittimare i candidati in caso di conflittualità interna ai partiti. Da questo Capasso ne esce elettoralmente e politicamente rafforzato.

 

A Michele Clarizia mi sento di rivolgere un ringraziamento particolare perché mi eleva immeritatamente al rango di opinionista, anche se con qualche dubbio e con la pittoresca immagine del tifoso. Mi attribuisce un ruolo impegnativo che viene riservato a chi ha particolare competenza sugli argomenti in discussione. Mi sopravvaluta di certo. Peccato solo per quella illazione con la quale s’insinua che io possa scrivere sotto dettatura per mutuare l’altrui pensiero (“…qualche spiegazione, tramite qualche dubbio supporter opinionista, si tenta di darla…”). Sarà la tensione del clima elettorale - che in verità trovo per il momento assai sereno - a indurlo a deduzioni insensate di questo tipo.

 

Con Fulvio Del Deo ammetto una difficoltà di risposta perché mi piacciono le sue vignette argute e graffianti che dicono più delle parole.  A volte fanno sorridere, spesso fanno pensare e riflettere. L’originale candidatura di Igino Amitrale, fu Egisto la trovo brillante e acutissima. Pur avendo opinioni diverse sulle elezioni amministrative (io voto Capasso e lui no) non nascondo simpatia e solidarietà per il suo impegno.

 

Concludo con qualche riflessione che ritengo non marginale.

 

Capisco la dialettica e la necessità della propaganda elettorale tesa a discreditare l’avversario politico ma faccio osservare ai quattro amici sopra citati e compagnia che mentre noi ci esercitiamo in acrobazie lessicali contro due candidati, il terzo resta incolume dagli strali e procede a tappe forzate rastrellando voti nelle case. Non penso sia fuori luogo ricordare a me stesso innanzitutto - e a tutti coloro che auspicano il cambiamento – che, se dopo il voto tutto resterà come prima, a nulla servirà stracciarsi le vesti e cospergersi il capo di cenere perché: “Si è sempre responsabili di quello che non si è saputo evitare”.

 

Con affetto.

 

 

Emilio Tazza

 

 

 


 

 

Perché bisogna votare Capasso

di Emilio Tazza - 18 maggio 2009 

 

 

A Telese Terme, nelle elezioni amministrative degli anni precedenti, siamo stati abituati a liste civiche che pur non essendo espressione diretta di un partito erano, tuttavia, espressione di schieramenti politici in contrapposizione tra loro, in linea di massima centrosinistra contro centrodestra.

 

Questa volta, in occasione della prossima tornata elettorale del 6-7 Giugno, le tre liste civiche in competizione rappresentano, invece, una novità assoluta per l’assenza di uno schieramento politico di riferimento e per la mancata indicazione di voto da parte dei partiti politici.

 

Il “liberi tutti” che ne è derivato, ha determinato una sorprendente frammentazione delle rappresentanze che, spalmate nelle tre liste, non consentirà allo stupefatto elettore di aggrapparsi a partiti o a schieramenti politici di riferimento com’è successo nel passato.

 

Non so se queste straordinarie novità siano un fatto positivo ma, a mio modesto parere, condizioneranno profondamente la scelta dei cittadini che punteranno più che mai sulla credibilità e competenza delle persone così come farò io.

 

E’ indubbio che, in tale contesto, assume particolare rilevanza la personalità e la storia dei candidati a Sindaco Capasso, D’Occhio e Liverini ai quali non può essere attribuita alcuna connotazione di schieramento dovendo garantire il ruolo di “super partes” al multiforme drappello di candidati ed agli elettori.

 

Sull’influenza del voto peseranno più di prima anche i rapporti interpersonali e familiari con i candidati; io stesso non ne sono immune dal momento che ho qualche parente in lista, sono amico di Pino D’Occhio ed ho profonda stima per Giovanni Liverini.

Ma siccome il giudizio politico si fonda su altri parametri, ha prevalso in me l’idea di votare per Gennaro Capasso che, tra l’altro, conosco personalmente solo da pochi giorni.

 

Provo ad riportarne le motivazioni tratteggiando un mio personale e schematico profilo dei tre candidati a sindaco, nella consapevolezza che la sintesi mi potrebbe esporre all’approssimazione.

 

  • Capasso ha il merito di essersi affrancato dall’ingombrante presenza di tutti coloro che hanno tentato di imporgli un’agenda politico-amministrativa non condivisa. Si è svincolato da una squadra che gli era stata costruita intorno sapientemente per imbrigliarlo e questo, oltre a fargli onore, lo rende credibile nella sua proposta di una nuova progettualità amministrativa per Telese. Ritengo fuorviante e strumentale attribuirgli come sindaco uscente le responsabilità della gestione amministrativa di questi ultimi cinque anni. Con la sua candidatura, rinuncia a posizioni di rendita mettendosi in discussione in una campagna elettorale difficile quando, invece, sarebbe potuto restare tranquillamente su comode poltrone di potere a sua scelta se solo avesse chinato il capo. Ritengo che un voto alla sua lista sia un voto utile perché all’esperienza amministrativa si aggiunge la capacità di contrastare con efficacia la restaurazione politica rappresentata dalla lista D’Occhio.

 

  • Liverini ha sfiorato la vittoria cinque anni fa dimostrando grande capacità di aggregazione ma oggi su di lui, oltre la responsabilità di non aver saputo mantenere coeso il gruppo d’opposizione al comune, pesa come un macigno anche lo sfaldamento della società civile che gli si era stretta attorno nella passata competizione elettorale. Gran parte dei soggetti che lo sostennero in quell’esperienza sono oggi delusi e non lo voteranno. Sul mio giudizio, inoltre, pesa il veto che alcuni componenti della sua lista hanno posto alla candidatura dell’Assessore provinciale all’ambiente di Rifondazione Comunista a cui Liverini non è riuscito ad opporsi.

 

  • D’Occhio ha già governato il paese per circa 25 anni con una politica basata su un’espansione edilizia disordinata che ha stravolto la pianificazione urbanistica, paesaggistica e ambientale del paese. E’ stato responsabile dell’immobilismo amministrativo di questi ultimi cinque anni ostacolando con la sua potente delega di assessore ai lavori pubblici ogni progetto alternativo alla cementificazione. Ritengo imperdonabile la sua posizione sulla battaglia contro il termovalorizzatore dove ha brillato per la sua assenza. La ventennale gestione del potere gli ha conferito grande capacità di persuasione legata più alla giostra delle clientele che ai risultati di una buona amministrazione. E’ elettoralmente temibile per la sua esperienza ma dubito che gli elettori possano decidere di votarlo senza tener conto, come diceva Truman, che “non si mette una volpe a sorvegliare i polli solo perché ha molta esperienza in fatto di pollai”.

 

E’ sulla scorta di queste brevissime considerazioni - e libero da condizionamenti di partito e di schieramento politico - che mi accingo a votare per la lista Capasso.

 

Tale scelta rappresenta una scommessa, un investimento e non un’illimitata apertura di credito, nella speranza che essa possa determinare quel cambio di passo di cui tutti noi sentiamo il bisogno.

 

 

Emilio Tazza

Elettore del Partito Democratico

 

 

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Per intervenire: invia@vivitelese.it