Si avvicina la tornata
elettorale e, com’è logico che sia in queste
occasioni, cresce il fermento in vista del
“redde rationem” da alcuni auspicato, da altri
temuto.
Umano, troppo umano avrebbe
detto il celebre filosofo nato a Lipsia.
Trapelano notizie, più o meno
fondate,filtrano nominativi e possibili
alleanze.
Tre, quatto liste con i
relativi candidati alla carica di primo
cittadino. Si, no, forse……Ipotesi al momento.
E’ prevedibile che i giochi si
chiuderanno nell’immediata vigilia, con
probabili colpi di scena dell’ultima ora,
riavvicinamenti o definitivi commiati.
Non entro nel merito, le mie
informazioni sono di seconda mano.
C’è
tuttavia un’unica certezza ossia che, ancora una
volta, l’attenzione politica viene catalizzata
principalmente da un nome: Pino D’Occhio.
Che ci piaccia o no,attirare
l’attenzione su di sè è già un risultato.
Una regola elementare di
comunicazione, ampiamente palesata negli ultimi
anni, anche in campo politico,dimostra che più
si parla di un personaggio (e per di più male,
ndr), più cresce il consenso. Berlusconi ne
rappresenta l’esempio evidente, qualora ci
fossero ancora dubbi in proposito.
Questa regola D’Occhio l’ha
capita e fa il suo gioco. Non è possibile
restare sulla cresta dell’onda per venti anni
così, per caso.
In politica, nessuno basta a
se stesso in maniera incondizionata se non a
fronte di una esplicita volontà della società
civile.
Di fronte a questo
accanimento, che a mio avviso ed in alcuni casi
esula dalla legittima disputa politica,basilare
in un sistema politico maturo e che talvolta
percepisco essere dettata da ragioni che mi
sfuggono, mi permetto di avanzare brevi
riflessioni ed alcuni interrogativi.
Com’è stato possibile che il Monarca, come è
stato definito, colui che
“emerge
su tutti in quanto protagonista
assoluto del ventennale sfasciume sul territorio
della nostra cittadina”
sia riuscito ad assolutizzare tutto,tutti?
In democrazia, nessuno può
fare e disfare a proprio piacimento se non
legittimato dal consenso popolare che gli ha
permesso di governare sostenuto da una
maggioranza.
Pertanto, sarebbe più corretto
usare il plurale e parlare almeno di
coprotagonisti che hanno sposato un progetto.
Delle due, l’una: la
maggioranza era d’accordo oppure è riuscito ad
incantare tutti con doti ipnotiche che,
sinceramente, non gli accreditavo!
O forse siamo tornati ai tempi
bui quando la democrazia era considerata un
semplice, fastidioso dettaglio? Non mi sembra,
abbiamo già dato, nonostante alcuni preoccupanti
rigurgiti in tal senso.
Ormai siamo vaccinati, come
avrebbe sostenuto Montanelli.
D’altronde i cittadini hanno
un solo modo per avere voce in capitolo: il
voto.
Chiediamoci allora perché, per
venti anni quel voto sia stato espresso in una
direzione ben precisa, sempre la stessa,
nonostante lo sforzo dell’opposizione di
accreditarsi come plausibile alternativa.
Facciamolo, soprattutto a
sinistra.
Ridurre la “disputa” ad
personam credo sia avvilente quanto
controproducente; una sana autocritica non
guasterebbe di certo.
Una persona, chiunque essa
sia, non può cambiare le regole del gioco se non
deputato a farlo in base all’esito dell’urna,
spesso plebiscitario nel caso specifico.
Dove siamo stati per tutto
questo tempo, come mai queste improvvise
amnesie??
Mettiamoci in testa, una volta
e per tutte, che lo Stato, in tutte le sue
forme, siamo noi e chi ci rappresenta,
amministra perché lo abbiamo voluto noi.
Se lo hanno fatto in una
maniera che reputiamo errata, dovremmo serbarne
memoria, presenti e coerenti a noi stessi!!
Un’alternativa seria, concreta
è possibile, non ci limitiamo a distruggere ma a
proporre.
In politica c’è sempre
un’altra possibilità ed in questo caso la si
coglie con il voto che, non lo nego, talvolta
può risultare “condizionato” da svariate
motivazioni,non necessariamente ideologiche ma,
altrettanto,non per forza interessate.
La mia è una semplice quanto
(spero) coerente constatazione di fatti storici
oggettivi che, come sempre accade, si ripetono
ciclicamente e che troppo superficialmente
vengono imputati ad una sola persona.
Nessuno ha visto, nessuno ha
fatto né sentito. Possibile che questa figura
abbia davvero amministrato come un monarca,
manovrando i sudditi a suo piacimento alla
stregua di un burattinaio??
Non ne sono convinto ma se
così fosse siamo stati noi a permetterlo con
l’incapacità di formulare progettualità
alternative quanto credibili e comportamenti
tolleranti ed a volte compiacenti.
Ricordiamocelo!
Nuccio Franco
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