L'EDITORIALE di
Oltre alle accuse al sindaco di Telese (con
tanto di tesi difensive originali e bizzarre),
quanti altri amministratori adottano
immoralmente cartelli d'imprese ed altri metodi
poco leciti ed ortodossi?
Quante amministrazioni sono completamente pulite
in provincia di Benevento?
TENETELI...D'OCCHIO!!!
Tanto tuonò che piovve. Anzi è il caso di dire
che diluviò. La notizia che ha fatto il giro
delle sette chiese la conoscete sicuramente
tutti: il sindaco di Telese Terme è stato
arrestato per associazione a delinquere
finalizzata alla corruzione e alla truffa nella
gestione degli appalti pubblici nella Valle
Telesina. Insieme ad altre 14 persone, tra
funzionari pubblici e titolari d'azienda. Accuse
gravissime per il pluri-sindaco di Telese, per
il mostro “a sette bocche” (com'è stato
amabilmente ed ingordamente definito in
un'intercettazione telefonica).
Due risposte sconcertanti emergono finora. La
prima è quella di un amico che ammetterebbe una
frase di D´Occhio: “devono vincere le nostre
imprese sennò arrivano quelle dei Casalesi”. In
pratica lui avrebbe creato un cartello d'imprese
che si aggiudicasse gli appalti comunali per
spirito di sacrificio e magnanima generosità.
La
salvezza di tutti doveva passare attraverso un
peccato originale. Non proprio l'immagine del
cavaliere duro e, soprattutto, puro. Il nobile
motivo era scongiurare un'invasione di campo da
parte della camorra. Tesi piuttosto singolare.
Combattere il male facendo del male. Ammesso che
tale giustificazione fosse vera, non si possono
utilizzare metodi criminali per combattere i
criminali, non si possono usare metodi sbagliati
per un fine giusto. Non si può combattere un
reato, mettendone in piedi altri due.
Sarebbe come creare un altro clan in
contrapposizione a quelli già esistenti. O
sarebbe come continuare, in un certo senso, il
lavoro del clan che già opera, magari in
simbiosi con lo stesso. Soluzione anti-camorra:
la truffa a fin di bene. Come dire, il
“cartello” l'ho anche creato ma le mie ragioni
sono nobili e le mie intenzioni elevate.
E'
come se uno stupratore per giustificarsi
dicesse. “Guarda, quella donna l'ho violentata,
ma solo perché si sentiva sola e aveva bisogno
di compagnia”.
La
seconda risposta l'ha data direttamente il
sindaco di Telese durante l'interrogatorio,
quando ha affermato che le presunte tangenti,
percepite da alcune ditte, in realtà erano il
compenso in nero pagato per le sue consulenze.
Lavoro in nero al quale sarebbe stato
“costretto” perché il suo lavoro di ingegnere
era incompatibile con l’incarico di presidente
presso l’Autorità di Bacino.
D'Occhio ha ammesso, quindi, che erano parcelle
per lavori pagati in nero. Dopo il sistema
anti-camorra, il sistema anti-incompatibilità:
il lavoro in nero a causa di un incarico
pubblico. Profumatamente pagato, tra l'altro.
Come dire, ho percepito soldi in nero ma solo
perché costretto dalle circostanze e solo per
alcuni lavori. Seconda tesi originale.
E'
come quella donna che, ad un'amica che le chiese
se fosse incinta, le rispose: “Sì, sono incinta,
ma appena appena”.
Quello del lavoro in nero è solo la punta
dell'enorme iceberg che si sta sciogliendo. Un
paio di gocce rispetto alla marea di reati di
cui D'Occhio dovrà rispondere. Se è colpevole,
dovrà pagare.
Ma
oltre alle accuse al sindaco di Telese, quanti
altri amministratori adottano immoralmente
cartelli d'imprese ed altri metodi poco leciti?
Quante amministrazioni sono totalmente pulite in
provincia di Benevento? Possiamo mettere le mani
sul fuoco su tutte le altre?
Con questo non si vuole distogliere l'attenzione
dalle eventuali responsabilità e colpe di
D'Occhio. Che, se provate, lo inchioderanno. Né
dal chirurgico e paziente lavoro degli
inquirenti. E' solo un invito ad esaminare tutte
le situazioni dubbie.
Sappiamo che forse non serve dirlo perché
magistrati e forze dell'ordine fanno il loro
dovere fino in fondo. E' solo un esortare, uno
spronare chi di dovere a stare col fiato sul
collo di chi usa metodi poco trasparenti ed
ortodossi.
Teneteli d'occhio!!! |