LE
DITTE SIMULAVANO ANCHE LE OFFERTE DEI 30
CONCORRENTI.
UN
USCIERE CONFESSA
Telese, 7 anni di appalti truccati da sindaco e
"cartello" di imprese
di
Antonio Corbo
http://espresso.repubblica.it/
Un
indagato: 486 mila euro in cantina, ne dichiara
6 mila
TELESE - L'ultima tangentopoli è crollata al
numero 1 di via Forche Caudine, alle sei e
mezzo. A Telese, settemila abitanti, paesotto
elegante che vive di turismo intorno alle terme
e al centro benessere con albergo di lusso, la
Finanza ha arrestato il sindaco.
Pochi minuti dopo, altri 14 tra dipendenti
comunali e imprenditori. Giuseppe D´Occhio, 53
anni, per 25 sindaco o assessore, lista civica
di centrodestra, è accusato di aver pilotato un
sistema per truccare appalti di opere pubbliche.
L´accelerazione alle indagini avviate nel 2002
risale al 2006, quando il pm Antonio Clemente
appena arrivato dalla Procura di Napoli apre il
filone che porta al blitz. Poteva essere anche
più vasta la retata: dei 38 provvedimenti
richiesti, il gip Maria Di Carlo ha concesso 15
arresti, 3 domiciliari, 3 interdizioni. Indagati
55 imprenditori e 5 dipendenti comunali. Totale,
78.
Le
perquisizioni scoprono a San Salvatore Telesino
nella cantina di uno degli indagati non
arrestati dal gip, 456 mila euro in contanti e
assegni per 41 mila. Vincenzo Domenico Maturo,
41 anni, risiede in via del Lavoro. Tutto da
dimostrare che quel danaro abbia una illecita
provenienza, certo.
In
attesa delle nuove indagini, affidate al
capitano Vincenzo Pesapane, il comandante
provinciale Gianni Palmacci ha fatto controllare
la sua dichiarazione. Sorprendente il dato:
l´imprenditore avrebbe un reddito di seimila
euro l´anno, appena 500 al mese. Non ha potuto
finora spiegare l´origine di quella somma,
perché la nascondesse, e se fosse tutta sua.
Rischia almeno una denuncia per evasione
fiscale. L'indagine può svelare altri
retroscena.
Da
Napoli il comandante regionale Giuseppe Mango ha
messo a disposizione della Procura di Benevento,
diretta da Giuseppe Maddalena, una task force di
finanzieri. Vanno definiti altri passaggi di
danaro e collegamenti, spiegate frasi criptiche
delle intercettazioni, appare chiaro invece agli
inquirenti il sistema: un cartello di imprese
per aggiudicare gli appalti di lavori pubblici
sempre alle stesse, con la supervisione del
sindaco D´Occhio, di Antonio Antonuccio,
dirigente dell´Ufficio Tecnico e sempre
"responsabile unico del procedimento".
È
indicato anche come collettore delle tangenti.
Solo nel 2005 il "cartello" delle imprese non si
è aggiudicato due appalti, su 17 opere. Dal 2002
al 2007 hanno sempre vinto le stesse ditte tutte
le gare. In media, 25 su 25. Un fiume immenso di
danaro pubblico per manutenzioni di strade,
impianti ed edifici, persino una caserma dei
carabinieri, per riqualificare intere zone, come
il viale principale Eduardo Minieri dove ha sede
il Comune, costruire i cavalcavia che hanno
eliminato il disagio di tre passaggi a livello
ferroviario.
Centrale nell´indagine l´impresa di materiale
edile "Coedil Fap" di Almerico Fasano,
arrestato. La madre e la fidanzata, Lucia
Cutillo e Paola Biondo, danno con le loro
telefonate un ampio scenario. Associazione per
delinquere, turbativa d´asta, corruzione, frode
nelle forniture i reati più gravi. Sistema quasi
perfetto. Minato però dalla ingenuità.
Un
usciere del Comune, tenuto all´oscuro, va a
ritirare i plichi delle offerte. Non lo manda il
Comune, ma dagli stessi imprenditori che li
avevano spediti. Il pm Antonio Clemente con il
capitano Vincenzo Pesapane chiede la prova
grafica. E si dimostra che la stessa persona
compilava le offerte per la sua azienda e quelle
concorrenti. Le inviava. E sempre dallo stesso
ufficio postale, e in numero successivo. Come
rivela il registro delle raccomandate.
La
regia di questa megatruffa rispettava nei
dettagli il bando: almeno 30 dovevano essere le
offerte perché la gara fosse valida. E almeno 30
pervenivano al Comune. L'avidità ha tradito i
concorrenti. Come i periti hanno accertato, i
ribassi in quel tipo di opere vanno dal 15 al 29
per cento sulla cifra indicata dal bando. La
certezza di vincere in questa competizione
fittizia induce l´imprenditore predestinato al
successo finale a proporre ribassi
insignificanti, intono allo 0,40 per cento.
Neanche questa anomalia poteva sfuggire in tanti
anni a magistrati e finanzieri.
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