La beffa dei semafori spia
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19.07.2004 - da
www.corriere.it |
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Chi ha già versato i soldi non sarà rimborsato
Il Viminale ai prefetti: illegittime le sanzioni fino al 18
marzo 2004
Gli apparecchi non erano
omologati
Per capire che l’«organo accertatore» è il vigile, il
carabiniere o l’agente della stradale, occorre dotarsi di un
vocabolario italiano-burocratese. Lo stesso necessario per
scoprire, tra i deliri dei nostri codici, cosa sono il «cieco
ventesimista», le «crisi comiziali» o l’«occasionalato». Al di
là della farraginosità del linguaggio, il senso è però
chiarissimo: tutte le multe appioppate ai semafori dal «Fotored»,
l’occhio elettronico che ha immortalato centinaia di migliaia di
italiani che passavano col rosso, sono nulle. Carta straccia.
Tutti i ricorsi accolti e archiviati. E chi ha già pagato? Ciao.
La faccenda, soprattutto dopo
un’accesa puntata di «Radio a colori» di Oliviero Beha,
era da tempo al centro di un animato dibattito. Da una parte
stavanoi Comuni, decisi a dar battaglia per sostenere fino in
fondo la perfetta legittimità delle contravvenzioni comminate. |
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Dall’altra migliaia di automobilisti, alcune combattive
associazioni di consumatori e per finire larga parte dei giudici
di pace che da Udine a Catanzaro, da Modena a Santa Maria di
Leuca, avevano già emesso una gran quantità di sentenze che
davano torto alle autorità municipali e ragione ai multati.
Le leggi, si sa, non sono sempre così cristalline e facili da
interpretare. Basti ricordare come il legislatore abbia sentito
in questi anni la necessità di mettere nero su bianco alcune
definizioni che a noi appaiono così ovvie da diventare surreali.
Tipo quella finita sulla Gazzetta Ufficiale il 16 gennaio 1992:
«Per "sedile del conducente" s’intende il sedile destinato al
conducente. Per vibrazione s’intende il movimento verticale
ascendente e discendente del sedile del conducente». O quella
registrata dal regolamento del ministero della Sanità: «Si
intende per suino da macello l’animale della specie suina
destinato ad essere macellato». In questo caso, tuttavia, le
cose erano apparse subito abbastanza chiare. Tanto da spingere
addirittura la Confcommercio a presentare un ricorso al Tar nel
quale precisava che, a dispetto di tutte le multe emanate, era
già tutto scritto nel contratto di omologazione del 27 gennaio
2000 dove l’Ispettorato generale per la circolazione e la
sicurezza stradale scriveva: «Il campo di applicazione
dell’apparecchiatura deve intendersi limitato ai casi in cui si
ritenga opportuno fornire all’operatore in servizio di polizia
stradale, un ausilio per la lettura e la trascrizione manuale
delle targhe dei veicoli in infrazione e sia in funzione, oltre
l’incrocio, altra lanterna semaforica di ripetizione del
segnale, in posizione tale da poter essere inquadrata nel capo
di visuale dell’apparecchio fotografico». Chiaro? L’occhio
elettronico poteva registrare i discoli solo se c’erano lì sul
posto anche il vigile o il carabiniere in carne e ossa e se
c’era un secondo semaforo a testimoniare: ecco, questo passa col
rosso.
Quattro anni e migliaia di ricorsi, ci sono voluti, perché
venisse messa la parola fine alla guerra di carte e il Viminale
riconoscesse il 6 maggio scorso che, a proposito dell’utilizzo
di «documentatori fotografici d’infrazioni (dispositivi
rosso-stop)» i verbali notificati «prima dell’accertamento dei
requisiti d’omologazione delle apparecchiature da parte del
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (accertamento
intervenuto il 18 marzo 2004) ed impugnati dagli interessati
sono suscettibili d’annullamento». E altri due mesi (due mesi di
incassi in più, in questi anni di vacche magre per i Comuni, non
sono da buttare) perché il Ministero dell’Interno, un paio di
settimane fa, emanasse una circolare (la 51/04) a tutte le
prefetture italiane che spazza via gli ultimi dubbi.
Spiega il ministero che il nuovo codice della strada dell’estate
2003 (per capirci: quello che ha introdotto la patente a punti)
prevedeche l’accertamento del passaggio d’un automobilista col
semaforo rosso possa essere fatto anche da un’apparecchiatura
elettronica «senza l’obbligo di contestazione immediata e in
assenza dell’organo di polizia» purché però queste macchinette
siano specificamente omologate per questo uso. Le vecchie
omologazioni, quindi, non valgono più. «Alla luce di tale
modifica», prosegue la circolare, «il competente ufficio del
ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha sottoposto a
riesame le apparecchiature destinate alla rilevazione
automatica» per revocare le vecchie autorizzazioni e omologare i
nuovi «prototipi risultati idonei».
Bene: «in attesa del completamento delle suddette operazioni»,
scrive il Viminale, «alcuni organi di polizia hanno comunque
proceduto agli accertamenti delle infrazioni» con le macchinette
non ancora omologate. Risultato: una valanga di ricorsi e di
richieste di chiarimenti da parte delle prefetture. Un caos
chiuso appunto dalla circolare: «Al riguardo si ritiene che i
verbali di accertamento della violazione prevista all’articolo
146, comma 3, del codice della strada effettuati con modalità
automatica (e cioè senza la presenza dell’organo accertatore)
prima del 18 marzo 2004 per i quali è stato presentato ricorso,
siano da archiviare. Ciò in quanto le apparecchiature utilizzate
non erano debitamente omologate».
Per i giudici di pace, che dopo la decisione della Corte
Costituzionale di abolire l’obbligo per chi si appella contro
una multa di depositare il doppio dell’importo contestato, sono
stati sepolti di ricorsi, è una notizia ottima: scoprono di
colpo di avere sul gobbo migliaia di cause in meno. Per chi ha
già pagato, è una beffa. La legge è chiarissima: se paghi subito
paghi una somma ridotta, ma in cambio rinunci, qualunque cosa
accada, a ogni risarcimento. Anche se la multa è stata ingiusta.
Chiusa questa storia, gli intenditori scommettono ora
sull’apertura di un nuovo fronte. Quasi contemporaneamente alla
circolare ministeriale sulle tele-multe ai semafori, è arrivata
infatti la nuovadisciplina sulla videosorveglianza elaborata dal
Garante dellaPrivacy. Dove c’è scritto che le telecamere possono
sì essere piazzate in giro per le città ma deve essercene
davvero lanecessità: «quindi va escluso ogni uso superfluo e
vanno evitati eccessi e ridondanze». Insomma: guai ad esagerare,
sia pure in nome del traffico, mettendo a rischio il diritto
alla privacy.
Non basta: l’installazione delle telecamere deve essere
autorizzata dal Garante e «la verifica preliminare del Garante
occorre anche in caso di digitalizzazione o indicizzazione delle
immagini». Potete scommetterci: contestazioni a tutto spiano. E
non solo nelle aree ad alta litigiosità amministrativa come Sala
Consilina dove l’anno scorso i giudici di pace annullarono 302
multe su 302 ricorsi.
Spiega ad esempio il coordinatore dei giudici di pace di Milano,
Vito Dattolico: «Il Garante ci dà ragione su tutta una serie di
questioni che avevamo posto: un conto è regolare il traffico, un
altro vessare il cittadino con un eccesso di video-spie. Per non
dire degli aspetti formali. Credo ad esempio, a leggere il
Garante, che ogni verbale di contestazione dovrebbe specificare
l’autorizzazione. Io non ne ho mai vista una...».
Gian Antonio Stella per
IL CORRIERE DELLA SERA
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Per intervenire:
invia@vivitelese.it
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